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UNA VISCONTI PER NUORA E UN GIOCATORE D’AZZARDO PER COMANDANTE
Una guerra, senza soldi, non può essere sostenuta. E non avendo il nemico, Re Carlo III, ottenuto dai feudatari i fiorini promessi, ripulì la dogana napoletana dei panni dei commercianti Fiorentini, Pisani e Genovesi. E’ così che vestì i suoi crociati per condurli verso la Puglia contro l’esercito di Luigi I, l’antiré avversario che era in attesa del suo nuovo Generale Enguerrando, passato per la Toscana in cerca di moneta per rinfrescare le truppe.
Enguerrano VII di Coucy, personaggio di spicco della corte francese, fece il possibile per intrecciare rapporti con aiuti nell’immediato. Il 2 agosto 1384, a Milano, addirittura riuscì a far sposare per procura il piccolo Luigi II d’Angiò, nominato erede del padre, con Lucia Visconti di Milano, partecipando alla cerimonia di persona e con al seguito i rinforzi militari.11
Luigi d’Angiò, vista la situazione in Francia, ebbe grossi problemi per calare in Italia con risorse sufficienti, sebbene alla fine ottenne l’appoggio del papa di Avignone Clemente VII e di Bernabé Visconti, in cambio del matrimonio di uno dei suoi figli con una figlia di Barnaba.
Il 30 aprile 1384, dopo lunghe trattative, gli ambasciatori di Maria si partirono da Avignone per Milano, al fine di condurre ad Angers la giovane Lucia Visconti, figlia di Bernabò, che sulla carta aveva sposato il giovane figliolo, Luigi II d’Angiò, cioè per procura, in cambio dell’appoggio familiare nella conquista del Regno e di Napoli.
Il matrimonio di Lucia con l’erede, però, sarebbe stato da intralcio. Ecco perché Bianca di Savoia (Chambéry, 1336 – Pavia, 31 dicembre 1387), moglie di Galeazzo II Visconti e con lui signora di Milano, amareggiata per la dipartita del fratello Amedeo VI, il Conte verde, fu invece pronta a sostenere solo le ragioni del nipotino Amedeo VII, figlio dell’erede adottivo di Luigi I d’Angiò.
Ecco perché Bianca sollecitò soltanto il figlio Gian Galeazzo a fermare la potenza dello zio Visconti, che aveva puntato tutto sullo sposalizio della cugina col duchino e su Rodolfo di S.Giorgio al Palazzo, per mettere le mani sul Sud.
Enguerrand varcò le Alpi nel luglio 1384 e si recò prima a Milano per celebrare per procura le nozze precedentemente concordate tra gli Angioini e i Visconti, attraversando poi con maggiore difficoltà il territorio di Firenze, per raggiungere il Regno.
Fatto è che il 2 agosto 1384 i milanesi si convinsero a far sposare Lucia al piccolo Luigi II d’Angiò — nominato erede in vita del padre e della Regina Giovanna —, partecipando alla cerimonia di persona, con amici e parenti, con al seguito i rinforzi militari. Sappiamo che Lucia fu anche in procinto di partire per raggiungere l’amato duchino, ma il colpo di stato attuato da Gian Galeazzo Visconti, che catturò e rinchiuse nel castello di Trezzo lo zio Bernabò coi figli Ludovico e Rodolfo, mandò a monte le nozze e i suoi sogni di diventare Regina. Le sue truppe devastarono il territorio e presero Arezzo, ma a quel tempo Luigi d’Angiò era già morto, e prima di lui Amedeo di Savoia.
Nella sua avanzata verso Napoli subì gravi attacchi istigati da Carlo III Durazzo, che gli fecero perdere gran parte del suo tesoro. Ma ancora più tremendo fu l’inverno, senza riuscire a provocare il suo rivale per farlo scendere in battaglia.
I provenzali davvero erano ridotti male. Lo stesso Luigi, avendo speso tutto il danaro portato dalla Francia, possedeva una vecchia veste d’arme di tela dipinta, e per argenteria una sola tazza, mentre un suo altro uomo fidato, Pietro di Craone, mandato in patria a chiedere aiuti, si sollazzava per strada, sostando nella voluttuosa Venezia.
A Pierre de Craon (circa 1345 – 1409 ) si affezionò al D’Angiò, fra la moltitudine di guerrieri che lo seguirono scialacquarono il suo immenso tesoro di Francia, tanto è vero che Craon mandasse alla moglie somme considerevoli, invece di portarle a Re Luigi, e che anzi trascorse giorni di follia a Venezia, immerso nel gioco d’azzardo e nella dissolutezza, mentre l’esercito francese era assediato da carestia e malattia.
L’infedeltà di Craon suonò gli ultimi ritocchi alle disgrazie del Re Luigi d’Angiò, ferito dal dolore, al punto che la spedizione fu seguita da lunghi disastri. Era ancora a divertirsi quando, a duca morto, seppe che i soldati tornavano dall’Italia tenendosi per mano e chiedendo l’elemosina. Fu allora che Craon riapparì alla corte di Francia.
Il Duca di Berry, nel vederlo entrare al consiglio, esclamò, pieno di rabbia: «Ah! falso traditore, malvagio e sleale, tu sei la causa della morte di mio fratello. Prendetelo e che sia fatta giustizia».
Solo che nessuno si fece avanti per eseguire quest’ordine e Craon si affrettò a scomparire. Tuttavia, secondo altri, sembra che Pierre de Craon in realtà sia stato fatto prigioniero durante tutto l’anno 1384 nel Principato di Ragosa e rilasciato solo nell’aprile 1385. In realtà non è chiaro quando sarebbe potuto andare a Venezia per spendere le somme cospicue che gli vennero addebitate….
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