Description
SANGUE NELLA FIRENZE
di FRANCESCO I DE’ MEDICI
IL GIALLO del cinquecento che coinvolse il granduca
La vicenda di Bianca e Pietro risulta sempre divisa in due storie, divise fra il 14° capitolo, titolato Breve racconto come pervenisse la Sig.ra Bianca Cappelli Gran Duchessa di Toscana, e il 15° capitolo, Morte di Pietro Bonaventuri marito di Bianca Cappelli.
Essi sono simili a due di più scritti che pervennero in possesso del Marchese Gino Capponi, come riportato dal catalogo di Carlo Milanesi, oltre alla lettera sulle Esequie fatte a Francesco I e alla Bianca Cappello sua moglie, in varie copie nei diversi codici. Ma esso cita anche una Istoria della signora Bianca Cappello e di Pietro Bonaventuri suo marito e una Vita e morte della signora Bianca Cappelli di Venezia, Granduchessa di Toscana, pagine rinvenute sempre in quei codici. Scrive Milanesi che «questo racconto fino a pag. 66 è cavato dalla novella 84 e 85 della parte 2.a delle novelle del signor Celio Malespini, stampate in Venezia l’anno 1609 al segno dell’Italia».
Su questi torneremo e cerchiamo di capire se i due racconti sono gli stessi che conobbe Corona, sviluppando da una parte l’assassinio del marito e dall’altra la storia di Bianca.
Gli altri due capitoli ricopiati e posseduti dal Capponi sono una Istoria come pervenisse la signora Bianca Cappelli, nobile veneziana, Granduchessa di Firenze, e quello Successo della morte di Piero Buonaventuri, della signora Bianca Cappello, che ci riportano a quanto tenesse Minieri Riccio. Ma il Marchese ebbe fra le mani anche lo Sposalizio e morte della signora Bianca, e del serenissimo Granduca Francesco, anzi, «questo ultimo scritto, benchè non in tutto simile, si raffronta in gran parte a quello ch’è nel Codice 233, col titolo di Vita di Bianca Cappello».
Per dirla con le parole di Emmanuele Antonio Cicogna, nel suo Bianca Cappello: cenni storico-critici, pubblicato in Venezia da Picotti nel 1828, scriveva ai suoi «leggitori» che «dopo la lunga serie degli scrittori che e in verso e in prosa in ogni tempo dissero di Bianca Cappello gentildonna Viniziana parrà forse inutile ch’io voglia qui ridestare la sua memoria. In effetto larga messe di notizie su di lei (per lasciare i più antichi) trovansi ne’ recenti autori; fra’ quali meritano particolar ricordazione il Sanseverino: Storia della vita e tragica morte di Bianca Cappello, Berlino 1776. Questa stà pure in lingua francese con qualche variazione dal testo italiano nel Tomo II, p. 180 e seg. del libro Les vies des hommes et des femmes illustres d’ Italie, Yverdon 1768. Evvi I.P.Siebenkees, che scrisse Descrizione della vita di Bianca Cappello de’ Medici granduchessa di Toscana compilata sopra documenti originali. Gotha presso il librajo Ettinger 1789, in lingua tedesca, libro pochissimo noto fra gli italiani, e che bellissime particolarità conserva.
Un’opera francese scritta a foggia di commedia è intitolata: Histoire de la vie et de la mort de Bianca Capello noble venitienne et grande duchesse de Toscane, Paris. 1790, vol. 5». Cicogna lesse anche Sismondo Sismondi nell’articolo Cappello Blanche inserito nella Biographie Universelle stampate a Parigi, e nella traduzione veneta vol.IX, p.558, Come pure la novella Bianca Cappello e Pietro Bonaventuri, in Venezia nel 1815, scritta da Giulio Bernardino Tomitano da Oderzo.
«Ignazio Neumann de Rizzi, mio cugino, nell’opuscolo Narrazione degli amori di Bianca Cappello, Venezia, Picotti 1822, il quale pur fece alcune osservazioni all’articolo del Sismondi nella veneta traduzione della detta Biografia Universale.
Da questi scrittori, e da quelli più antichi ricordati nella Serie d’autori di opere risguardanti la celebre famiglia Medici del ch.canonico Domenico Moreni, Firenze 1826, 8, si potranno avere notizie a dovizia su Bianca».
Nonostante ciò egli non volle restare immune da questo affascinante intrigo, e perciò avvisa i lettori che ne detterà «succintamente la storia», col necessario confronto con i libri a suo tempo già dati alle stampati, e con i «mss. da me veduti», egli aggiunge, per «rettificare, discutere alcuna cosa da altri non detta, oppur detta erroneamente, specialmente intorno alle epoche che Bianca riguardano. E a ciò in fatti mi danno motivo primieramente i pubblici registri, dell’ I. R. Archivio Generale Politico, che mediante superiore graziosa permissione e la esperienza dell’erudito e cortese signor Iacopo Chiodo direttore, ho potuto esaminare. A’ quali registri aggiungo più codici cioè, uno dello scorso Secolo XVIII posseduto dal consigliere Giovanni Rossi contenente la vita di Bianca compilata dalle storie già stampa te, e varii documenti ad essa relativi. Un codice Marciano dello stesso secolo intitolato: Memorie del N. U. Francesco Molin de c Marco delle cose successe a suoi tempi in Venezia dal 1558 al 1621, pag. 74 e seg. Un codice pur della Marciana libreria scritto nello stesso XVIII Secolo che varie notizie racchiude su Bianca tratte in diverse copie, e da diverse fonti: imperciocchè evvi la storia di lei cavata dalle due novelle LXXXIV, LXXXV, di Celio Malespin; (parte seconda p.275-278 ); alcuni squarci della Cronaca mss. di un Valerio Rinieri, le lettere del Granduca e della Granduchessa al Doge, e le risposte di questo; i decreti del Senato; altre notizie circa i parenti di Bianca dalla parte del Bonaventuri; un albero genealogico del ramo onde uscì la Cappello; notar dovendosi che alcune di queste cose furon date al possessore o raccoglitore di questo codice dal celebre Domenico Maria Manni, cosicchè sembrano essere degne di fede. Finalmente quattro altri codici mss. miscellanei del detto Secolo XVIII ho esaminati presso il patrizio Teodoro Corraro ricco eziandio di cose nostre. In ognuno de’ quali son replicate quelle notizie che già vidi nel codice Rossi, e nel Marciano, e sono aggiunte alcune altre particolarità che in quelli non si trovano».
Fu talmente bravo a ricostruire i fatti salienti che merita di introdurre la trascrizione del capitolo su Bonaventuri tratta dal manoscritto dei Corona.
1.
l’omicidio nelle «memorie»
della moglie bianca cappello
— Il manoscritto murato in casa del tipografo
— Quel romanzo come un diario di viaggio
— Le Memorie scritte da Bianca nel 1585
— Lei ama il Principe, il marito ha Cassandra
— Cassandra Ricci vedova Bongiani: l’amante
— Lo sposo scopre il complotto per cacciarlo
— Pietro e Cassandra assassinati da Ricci
2.
la cronaca originale di pietro
nel manoscritto originale
— Historia di Silvio e Ascanio Corona
3.
la cronaca dell’assassinio
e’ «vera istoria» 20 ANNI DOPO
— Delle Novelle di Celio Malespini
appendice documentaria.
la cronISTORIA ottocentesca
SULLA BELLA VENEZIANA IN FUGA
di EMMANUELE ANTONIO CICOGNA
— Sposa Bonaventura ma perde l’eredità
— Bianca ama il Granduca e Pietro la Ricci
— Marito e amante uccisi dai parenti di lei
— Bianca ama il Granduca che resta vedovo
— La Veneziana diventa Granduchessa
— Bianca e il fratello abusano del potere
— Il Papa le dona la rosa e lei premia il Tasso
— La morte dei Granduchi: chi il 19 e chi il 20
— Bianca offuscata dal successore Ferdinando
— Le medaglie con l’effigie della Granduchessa
note bibliografiche
note appendice documentaria
(1) Emmanuele Antonio Cicogna, Bianca Cappello: cenni storico-critici, pubblicato in Venezia da Picotti, Venezia 1828, pagg.1-45.
(2) Il matrimonio di Bartolommeo con Pellegrina successe nel 1544, come dalle autentiche Nozze libro mss, di Marco BarbaMarco. L’albero della famiglia Cappello messo insieme da Domenico Maria Manni e inserito nel Codice Marciano dice che Bianca nacque nel 1545. Ma siccome dal registro originale in pergamena degli Avvogadori di Comun, che citerò più abbasso, apparisce che Bianca, quando fuggì, cioè nel 28 venendo il 29 novembre 1563, vix 16 etatis annum contava, così è forza conchiudere che venne al mondo nel 1548. Per la qual cosa sbagliarono quelli che dissero essere Bianca fuggita nel 18, ovvero 19 anno della età sua, oppure nel 20 anno, come segna il Siebenkees (p. 1.); e sbaglid ‘poi di molto il Neumann che la fa nata intorno il 1554 (p. 11.)
(3) Così s’esprime Francesco Molin nelle sue memorie manuscritte. p. 74.
(4) La comune opinione è che il palazzo dove nacque Bianca, sia quello ch’ era già de’ Trevisani, ed oggi della famiglia patrizia Mora, posto nella parrocchia già di s. Giovanni in Olio, ora di s. Zaccaria, sul Rio di Canonica; palazzo magnifico, l’architettura del quale è sullo stile di alcuno della famiglia de’ Lombardi o di Guglielmo Bergamasco, e di cui venne intagliato il prospetto nel vol. I, p. 103 delle Fabbriche Venete. É anche opinione comune che i Salviati tenessero il loro banco nella casa dirimpetto di qua del Rio suddetto, oggi abitata da’ nobili Sangiantoffetti. Ma questo è un solenne sbaglio: imperciocchè rilevasi dalla querela presentata da Bortolo padre di Bianca, ch’esso colla figlia abitava allora a s. Apollinare al ponte storto (che v’è tutt’ora) e che per dritta linea era posta la casa dei Bonaventuri; da’ Registri dell’ Avvogaria ricavasi che Pietro Bonaventuri e suo zio Giambatista abitavano nella contrada stessa di s. Apollinare, e che una Marietta, complice della fuga, abitava in domuncula posita in confinio sci Apollinaris apud domum v. n. Bartol. Capello. E solamente nell’anno 1578 Bartolommeo colla famiglia passò ad abitare nel detto_palazzo de’ Trivisani, leggendosi in uno de’ codici Corraro miscell. fol. a p. 567 la seguente nota: Istrumento di donazione fatto dalla gran duchessa di Toscana Bianca Cappello a 12 maggio 1578 dello stabile in Canonica a c Vettor Cappello di lei fratello. In atti Antonio Calegarini nod. Veneto = acquistato esso stabile dalla sud.a duchessa dal N. H. ç Domenico Trevisan q. c Anzolo K. sotto 4 ottobre 1577 in atti del d. Calegarini nod. veneto. Vedi la nota 36.
(5) Il Sismondi scrive che fuggì nel dicembre 1563. Ma i Registri dell’ Avvogaria dicono che nella notte 28 di novembre 1563 evase dalla casa paterna. Può esser peraltro che sia stata nascosa alcuni dì, e che nel decembre a’ primi sia di Venezia fuggita. Egli è quindi errore evidente quello del Neumann scrivente che fuggì nell’ anno 1573 (p. 21. 31.)
(6) Ciò dice il Sismondi e il Siebenkees (p. 5.) Ma lo nega il Neumann, il quale sostenta che la fuga non fu concertata, ma fu l’ effetto di un avvenimento impreveduto, perlochè Bianca non avrebbe avuto tempo di munirsi innanzi delle gioje. Io starei col Neumann, non per questo motivo, giacchè io tengo per una favola l’avvenimento, di cui qui sotto dirò; ma perchè dal titolo delle imputazioni, che vedremo in seguito, non apparisce che al padre di Bianca sieno mancati effetti preziosi.
(7) Questo avvenimento del fornajo è narrato dal novellatore Celio Malespini, che (per quanto so) è il primo a contarlo (Novella LXXXIV. p. 275. tergo. Venezia 1609 4.) Il signor de la Lande nell’ Histoire singuliere de Bianca Cappello inserita nel capo XVII. p. 251. del Tomo II del suo Voyage en Italie. Geneve 1790. 8. rinnova questa istoriella appoggiando alle voci del volgo Fiorentino, il quale certamente si rammentò della novella del Malespini. Il Neumann (p. 20. 21.) non presta fede a tal racconto, ma è sua opinione, che Bianca stessa, nel_partire di casa, tirasse a se l’uscio troppo fortemente, e senza avvedersene, lo chiudesse. Ma il Molino che molte particolarità veridicamente registra, non ne fa motto; e poi dalle cose or ora dette nelle note precedenti, dal tenore della querela del padre, che vedremo, e dalli originali Registri dell’ Avvogaria, si riconosce chiaramente, che la fuga fu addietro concertata, e non già l’effetto di un impreveduto avvenimento.
(8) Dal Registro Criminale n. XI del Consi glio di X pag. 140, 140 tergo. Anno 1563 die IIII Xbris in cons. X. Che il caso della figliuola del n. homo e Bortholamio Capello. ec. Anno 1563. die vis dicti, in Cons. X. che la querela del n. h. c Bortholamio Capello ec…. contra Pietro e Gio. Batta di Bonaventuri, fioretini (così) et altri complici intervenendo la figliuola del detto e Bortholamio Capello.
Nel Codice Marciano, cavata da carte originali uscite dalla casa Cappel lo evvi copia fedele della querela. Ne ripor to alcuni squarci. Essa comincia.
Sono cosi semp dispiaciute le violentie usate alle case de nobeli et citadini…. perciò confidato io Bth.io Capello brevem.te gli espuonerò non senza lagrime il crudel et atroce caso commesso alla casa mia ppria a meggia notte alli 29 di novemb. passato, che suol ess. refugio securo di cadauno che habita in questa cità p gli sceleratissimi Piero Buonaventuri con cosenso di Gio. Batta suo barba et altri a me incogniti complici, quali havendo una casa alquanto discosta dalla mia, dove habito a s.to Aponal al ponte storto, ma che facilm.te però si puol veder p retta linea p via del canal: questi scelerati et pfidi, havendo io una ‘unica figla d’età d’ani xv3 in c.a con mali et detestandi muodi a tempo di notte sono intrati in casa mia et condutta via la fig. in ca¿sa soa et poi strabalzata (cioè passata da un uogo all’ altro per nasconderla) et rubbata all’altro con grandiss. offesa et vgogna di tutta casa, mia… domanda che sieno banditi i due rapitori, colla taglia solita, e che la figla. sia ritornata et reposta in un monasterio de questa cita.
Avvi poi una giunta alla querela, ed è:
Per dar sazzo a V. Ecc. S.rie che gli nominati nella querela siano colpevoli intendo giustificar qualmente Gio. Batta di Bonaventuri fator di fiorentini ha confessato come lui s’era accorto che piero suo nepuote faceva l’amor all’infelice mia figla et che avendolo mandato via, si come lui asserisse p questa causa, dapoi l’ habbia ritornato a pigliar in casa et tenuto p alquanti giorni fin al tempo ch’ è stà strabalzata et che lui era conscio che detto piero suo nepuote l’haveva menata da Andrea Fiorelli fiorentino sansar de cambij; dandone speranza per intenerirmi de farne haver la putta nelle man, et ultimamente ha fatto intender che la putta era tre miglia lontan da Ferrara.
(9) Tutto ciò si ricava dagli originali Registri dell’ Avvogaria, le cui interessanti parole io voglio qui riportare al solo oggetto che si conoscan le precedenze, e che la fuga non fu un pensiero del momento, ma cosa concertata in conseguenza de’ primi falli.
Anno MDLXIII die III ianuarii. Petrus de Florentia nepos Joannis Baptistae de Bonaventuris Florentini solitus hic venetiis cum ipso habitare in confinio sci apollinaris absens. In quem per contrascriptos D. Advocatores in contrascripto cons. XL. crimin. processum fuit uti culpatum quod fuerit adeo insolens et temerarius quod nullo respectu venetae nobilitatis sciens Blancham filiam v. n. c. Bartholomei Capello opulenciae non mediocris heredem esse, et propterea reputans haec bona in sua potestate se habere posse si puellam ipsam aliqua ratione falleret, ausus fuerit dum prius ipsam vix 16 aetatis annum agentem modis pluribus fallaciisque variis decepisset, ex domo primum eius patris nocte sequenti diem 28. novembris prox. praeteriti secumq. postea e venetiis quo sibi libuerit abducere, ita contaminando p.ti v. nob. sanguinem et domum; haec scilicet perpetrando contra leges ac bonos civitatis mores, et in contemptum domus et familiae predict. nobilis viri; ob quod crimen cum p.us Petrus diligenter prius conquisitus comprhedi non potuisset ec. segue il bando colle solite forme, chiudendosi : et si ullo unquam tempore captus fuerit conducatur Venetias ubi die et hora solita in medio duar. columnarum super solario eminenti per ministrum justitiae sibi caput a spatulis amputetur ita quod moriatur ec… Eadem die 3. januarii 1563. Constitutus in off. v. n. c. Bartholomeus Capello q. d.mi K. Hieron.mi adnotare requisivit qualiter ultra taleam imponendam per ex.mum Cons.m de XL. ad crim. contra Petrum Zanobii de Bonaventuris Florentinum proclamatum et absentem imputatione abductionis Blanchae ejus filiae promittit dare in prompta et numerata pecunia omni exceptione remota cuilibet personae quae consignaverit in vires justitiae vel interfecerit praedcum Petrum etiam in terris alienis, facta fide legitima de interfectione per fidedignas personas, libras sex mille parvorum ultra alias taleas de propriis ejus bonis.
E fu pubblicato il bando a’ di genn. 1563 (cioè 1564) sopra le scale di Rialto ec. come a pag. 75 tergo delli Registri Raspe dell Avvogaria nell’ anno suddetto in pergamena in fol.
Die XX. septembris MDLXIIII. Joannes Baptista de Bonaventuris Florentinus habitator venetiis in confinio sancti Apollinaris; Joannes Donatus de Longhis et Cittadella sensarius; Joanna ejus uxor; Marietta uxor Hieronymi barcarolí: et Maria filia p. Joannis Donati de Longhis… quod viderentur opitulati eidem Petro ad ea quae fecit facienda fuisse ec.
E’ questa una lunga sentenza contra le dette persone imputate di ajuto prestato al delitto. Vedesi che Giambattista Zio, Pietro, e Giovan Donato de Longhi morirono in carcere prima della espedizione del processo; e che le tre donne, sebbene poste a tormenti, non avendo confessato, e non essendovi prove a lor carico, furono sciolte dal carcere e dichiarate innocenti. Il titolo della imputazione è steso quasi colle stesse parole del sopraddetto; ma però più particolarmente è descritta la imputazione di Maria figlia di Gian Donato;
uti culpata (si legge) quod fuerit adeo perfida et temeraria quod dum esset ancilla in domo v. n. d. Bartol. Capello ausa fuerit ad instantiam Petri de Bonaventuris filii Zanobii Florentini ut ejus animum et libidinem expleret laeno cinium praestare in fallendo et ad id alliciendo Blancham filiam prdict. v. nob. ex quo ipsa Blancha non solum habuit rem cum praedicto Petro sed etiam cum ipso ex domo ejus patris et e venetiis aufugit ec.
come a pag. 131. tergo 132. dello stesso Registro Raspe dell’Avvogaria all’anno 1564.
(10) Una mia cronaca mss. del secolo XVI alla fine scrive di Bianca:
si partite di Venetia vittuperosamente bandita, che se la veniva fusse fatta morire.
Ciò conferma anche il Molin nelle sopraindicate Memorie mss. a pag. 74, e lo dicono gli scrittori e lo stesso Siebenkees p. 6, e 20; il qual ultimo a p. 5 aggiunge che le furono confiscati li sei mila ducati. Io però ne’detti Registri delle Raspe non ho trovato il bando di Bianca, la quale certamente deve essere stata processata, ed è probabile che una sentenza sia nata anche contro di lei, sebbene il padre suo, come vedemmo nella nota 8, non abbia richiesto se non che venisse posta in un convento. Ma gli atti del Processo per indagini fatte non si trovano, e il motivo il vedremo di seguito.
(11) Siebenkees, p. 11. 19. 20. 21.
(12) Intorno all’epoca certa dell’ ammazzamento di Pietro varie sono le opinioni. Il Sismondi il dice avvenuto nel 1570. Il Neumann nell’ agosto o settembre 1574. Il codice Marciano nel principio lo pone nel 28 agosto 1572. La Cronaca mss. di Valerio Rinieri citata nel codice Marciano, dice nel 1576 a 20 di agosto la mattina sul far del giorno. Siebenkees nella notte 21 dicembre 1569 (p. 29. 30. 31.)
(13) Siebenkees, l. c.
(14) Sanseverino, p. 96.
(15) Siebenkees p. 57. 58. 59. Il Rinieri nella cronaca citata dice che del 1578 al 10 aprile mori Giovanna; gli altri scrittori però dicono agli undici di quel mese; piccolo divario, perchè sarà forse la morte succeduta la notte del 10, venendo l’undici aprile.
(16) Nel codice Marciano si riporta copiato dall’ originale l’atto in cui il Francescano frater Masseus Antonii de Bardis fa fede qualmente die V. iunii MDLXXVIII in majori palatio tanquam parochus fu presente al le nozze contratte tra Francesco e Bianca alla presenza de’ testimonii frate Nicolò a Cortonio francescano e D. Pandolfo di Alberto de’ Bardi; e l’atto stesso colla stessa data è confermato nel pubblico latino istromento erettosi nel 12 ottobre del vegnente anno 1579 per gli solenni sponsali, che nello stesso Marciano codice precede in copia il detto atto. Cosicchè non essendovi dubbio sulla data 5 giugno 1578, sbagliaron quelli che assegnano allo sposalizio di Francesco l’ anno 1579. 5. giugno, fra’quali lo stesso Siebenkees (p. 68. 69) che scrive essere segui to clandestinamente in occasione di una malattia di Francesco, nella quale Bianca lo assisteva. Il Sismondi segnò giustamente l’ epoca suddetta 5 giugno 1578. La nuova però sembra non essersi pubblicata che nel giugno del seguente 1579, trovandosi nel Rinieri: 1579. 3. giugno. Viene nuova come don Francesco de Medici G. D. di Toscana ha sposata la sig. Bianca Capello Veneziana prima sua concubina; ed essendo corse in quel mese ed anno le lettere di partecipazione come qui sotto vedremo.
(17) Ne registri secreti del senato N. LXXXII agli anni 1579 1580, sotto il dì XVI. giugno 1579 a p. 50 tergo evvi il decreto, in cui: essendo piaciuto all’ill. et ecc. sig. Granduca di Toscana di eleggere per sua moglie la s.a Bianca Capello gentildonna di casa nobilissima di questa città ornata di quelle pclarissime et singolarissime qualità che dig.ma la fanno di ogni gran fortuna… si ordina che sia creata vera et particolar figliuola della repub. Sotto il di XVII. giugno 1579 a p. 31. 31. tergo, e 52 sonvi: Due lettere di risposta del senato al Granduca e alla Granduchessa, i quali avevan participato il loro matrimonio alla Repubblica; il decreto con cui l’ambasciatore Mario Sforza è presentato di una cathena d’ oro de valor di mille scudi; e il decreto con cui Bartolommeo e Vittorio vengono creati cavalieri. Nelli codici Marciano, Rossi, e Corraro trovansi in copia le lettere del Granduca e Granduchessa l’una e l’altra in data 10 giugno, e altre lettere relative all’avvenimento. Siebenkees (p. 73) sbagliò nel porre sotto il mese di Luglio anzichè di Giugno la data delli suindicati decreti.
(18) Ciò testifica il Molin nelle Memorie mss. p. 74 e segg. che descrive l’addobbamento del palazzo Cappello, ed osserva qualmente in questa occasione fu dato a vedere al mondo quanto gli huomini siano facili in seguir la ruota della prospera fortuna, perciocchè quando questa gran donna (Bianca) era in pouero stato e fuoruscita i suoi più congiunti negavano n’anco conoscerla, o haverla mai conosciuta, et a questo tempo per trouar parentella li huomini investigavano fin li ottavi e decimi gradi.
(19) Nella Filza Parti secrete del Con. di X si legge quanto segue in un foglio volante: 1579. 23 zugno in Zonta. Che sia commesso alli avvogadori nri de Comun che facciano. depennar dalla bergamina del loro off.” le sntie del cons.° nro de XL al crim. delli 3 gennaro 1563 e 20 sett5 1564 nelle quali e nominata la nob. do. Bianca Capello de c.. Bort. hora granduchessa di Thoscana si che non si possano legger, et parim.te le facciano depenar de ogni altro loco oue se ritrouassero et il processo, ouer processi in tal materia formati siano portati alli capi di qsto cons.° da quali siano imm.te posti nel casson di esso Cons.° de onde non possano in alcun tempo esser cavati se non con tutte le ballotte di qsto Cons. In fatti gli Avvogadori obbedirono al Decreto; depennarono dai soprariferiti Registri delle Raspe a pag. 75 151 152 anno 1565-1564 alcuni passi che riguardavano specialmente i titoli delle imputazioni, e i nomi di Bianca e di Bartolommeo, e scrissero in margine Decreto Cons. X depenata accepto processu. Ma siccome questa cancellazione non fu fatta abradendo col ferro le linee, ma solo con altra penna ed altro inchiostro, non già imbrattando di tutto nero le parole, ma alterandole solo di aspetto e di forma; cost mercè la bravura e il fino occhio del paleografo nob. sig. Marco Solari si son potuti leggere indubbiamente i passi depennati, e son quelli che ho nella nota 9 riportati. In quanto agli atti del processo, inutili furon le indagini per rinvenirli.
(20) A pag. 55 t. de’ Registri secreti del Senato n. LXXXII anno 1579-1580 sotto il dr 6 di ottobre 1579 avvi lettera agli ambasciatori suddetti Antonio Tiepolo, e Gic. vanni Michiel con cui per accondiscendere al desiderio delle loro altezze che nella ceremonia dello sposalizio sia dagli ambasciatori veneti posta in testa alla Granduchessa una corona ducale in segno ch’ella sia vera figliuola della repub. nra secondo che fu già creata et dichiarita dal senato nro, ordina che uno di essi debba pubblicamente porle in testa una corona ducale dicendo con voce alta che sia in segno ch’ella è vera et particolar figliuola della rep. pra. E a p. 56 evvi giunta di lettera agli ambasciatori in cui loro s’ inculca che debban dire le parole predette con voce cosi alta che siate ben intesi dalli circonstanti et però le direte a tempo che non siate impediti da strepiti, da trombe, o d’ altro. Da ciò apparisce che Bianca fosse incoronata solamente come figliuola della repubblica, e ciò tanto più viene confermato dal sapersi che prima che avesse principio la solennità il Nuncio del papa fece una protesta supponendo che si volesse coronar Bianca a Granduchessa di Toscana; ma venne assecurato che si coronava unicamente come figliuola della repubblica (Siebenkees p. 85, 84). Peraltro il Rinieri nella cronaca mss. scrive che del 12 ottobre 1579 Bianca Cappello fu coronata G. D. di Toscana in Firenze; tutti gli scrittori le danno il titolo di Granduchessa; e il Molino nelle più volte ripetute sue Memorie dice che fu anco solennemente coronata in gran duchessa di Toscana. Ha poi sbaglia. to di grosso il sig. Sanseverino il quale a p. 115 narra che gli ambasciatori veneti fecero leggere ad alta voce il Diploma che dichiarava Bianca Capello Regina di Cipro, e che Antonio Tiepolo (il Siebenkees dice il Michiel) a nome del senato le pose pubbli camente sul capo la corona di quell’isola proclamandola legittima reiná. Lo sbaglio nel Sanseverino provenne dallo avere storpiate le parole del Sansovino ch’ egli medesimo riporta a p. 147. nota XX, cioè che gli ambasciatori dichiararon Bianca figlia adottiva della signoria di Venezia con l’esempio di Caterina Cornaro gentildonna Veneziana e Regina di Cipro.
(21) Il Siebenkees dice malamente che seguì l’ incoronazione nel di 13 anzichè 12. Vegga si il Gualterotti che tutta la solenne funzio ne descrisse ( Feste ec. Giunti 1579, p. 7. ) Vari poi sono i libri in così solenne occasione pubblicati, come può vedersi nella Se rie sopracitata del Moreni a p. 143, 158, 171, 257, 536, 557. Io noterò che anche il veneto cittadino Agostino Michele dedicò il Trattato della grandezza dell’acqua e della terra (Venezia 1585, 4) al Gran duca Francesco rammemorando le nozze sue sempre felici et gloriose, e dolendosi di non poter essere stato anch’ egli presente alla splendidezza degli apparati, e alla magnificenza delle feste, delle quali rendeva in Venezia testimonianza fragli altri Pietro Badoaro celebre orutore che v’era intervenuto, e che tanto era di sua altezza servitore, quanto del Michele gratioso padrone.
(22) Siebenkees p. 83.
(23) Era costume che gli ambasciatori dovessero chiedere al senato la grazia di poter trattenere e godere de’ doni lor fatti da’ Sovrani presso cui erano stati. Ma in questa occasione, avendone essi chiesto la permissione, fu a maggiorità di voti rigettata la domanda, come risulta dalla Parte 9 novembre 1579, e dalle Memorie del Molino, il quale conghiettura ciò essere avvenuto perchè que sta lor legatione fu fatta con pochissimo dispendio; conghiettura però differentemente il Siebenkees ( p. 84 ) che, cioè, abbia voluto per tal forma la repubblica mostrare la sua disapprovazione della condotta tenuta dagli ambasciatori, forse perchè avevan dato troppo peso alla protesta che avea fatta il Nuncio del papa e che abbiamo accennata nella nota 20.
(24) Frate Geremia da Udine nominato dal Siebenkees, che tutta questa storia narra a p. 103, 104, 105, altri non è certamente se non se Geremia Bucchio da Udine minore conventuale, uomo di pronto e fervido ingegno, vissuto dopo la metà del secolo XVI, protetto dal Gran duca Francesco, e dalla Granduchessa Bianca; che fu più d’una volta carcerato, e che mort del 1587; del quale siccome autore di varie opere impresse estese un articolo il Mazzuchelli nel vol. II. par te IV. pag. 2261 degli Scrittori d’Italia.
(25) Le cose in aggravio del Cappello narransi pure nel codice Rossi, ed altre trufferie a suo carico si aggiungono. Il Molino nelle sue Memorie scrive, che Vettor Cappello era ammesso persino nei più secreti consigli di stato con sua grande riputazione et aspettazione di honorata riuscita… Ma questi favori si raffreddarono nel Gran duca pochi mesi dopo, e di modo che fece ritornare Vettore a vivere in Venetia; non si sa di certo che ne fusse cagione. Fu detto che per pro cedere egli con qualche gonfiezza vedutosi in tale stato donasse materia di farse odiare dai grandi e consiglieri di quel principe et a ció l’ inducessero Altri conoscendolo prudente e co tesissimo imputano alla mutabilità della volontà di quel principe sottoposta come sono quelle di quasi tutti gli huomini grandi a facilmente passare dall’amore alla satietà e rincrescimento.
(26) Nel mss. Rossi Bianca dipinta viene con assai cattivi colori: Ella haveva sempre attorno una combricola di gentaglia ordinaria, anzi abominevole come Ebrei, fattucchieri, distillatori, indovini, e fra le altre una Giudea famosa, la quale non piaceva punto a veruno, anzi si bisbigliava che si stud.assero incantesmi, e fatture et imbrogli per mantenersi l’affetto del marito et il predominio sopra di esso, e certasse il modo di far figliuoli ec… Dice poscia: Altro di laudevole non si trovò haver fatto questa gran duchessa se non d’aver lasciati scudi mille annui d’entrata sul monte delle Graticole ai frati di s. Francesco delli zoccoli, da ripartirsi in beneficio di tutti i conventi della Toscana dove siano religiosi di detta regola. Col mezzo di Bianca gli ambasciatori Veneziani, che tornavan da Roma nel 1585, poterono passando per Firenze avere molti colloquii col Granduca onde levare i dispareri che erano tra esso e la Repubblica per la troppa licenza delle galere Toscone divenute infeste al commercio Veneto; di che vedi il Ridolfi Sforza nella vita di Iacopo Foscarini p. 165. 106, ediz. 1624.
(27) Ho veduto i seguenti libri ad essa dedicati:
1. Discorso dell’ eccellentiss. filosofo m. Francesco de’ Vieri cognominato il secondo Verino intorno a’ Dimonii volgarmente chiamati spiriti. Alla molto ill. e clariss. signora la s. Bianca Cappello gentil donna viniziana. In Fiorenza appresso Bartolomeo Sermartelli. MDLXXVI. 8. L’ignoto traduttore è quegli che fa la dedicazione alla Cappello.
2. Trattato della Natura degli Angeli del R. M. Giovan Maria Tarsia. In Firenze nella stamperia di Bartolomeo Sermartelli . MDLXXVI. 8. Alla clarissima e magnanima signora la sig. Bianca Cappello gentil donna Viniziana. Dalla lettera di dedicazione ch’è di Venezia alti 20 di ottobre 1575 vedesi che il prete fiorentino Tarsia era familiare di Vittorio fratello unico di Bianca che viene dal Tarsia lodato come dottissimo in ogni qualità di lettere; e che era in qualche considerazione appresso Bernardo vuol dire Bartolommeo) di presente posto al reggimento della città di Treviso, padre di ambidue.
3. Tredici canti del Floridoro di mad. Mo derata Fonte alli sereniss. Granduca et Granduchessa di Thoscana. In Venetia MDLXXXI. 4.
4. Venetia città nobilissima et singolare, descritta in XIII libri da m. Francesco Sanappresso Iacomo Sansovino. In Venetia no. MDLXXXI. E dedicato alla serenisima signora Bianca Cappello de Medici gran duchessa di Toscana.
5. Discorso dell’ Alicorno dell’eccellente medico et filosofo m. Andrea Bacci ec. Alla sereniss. sig. Bianca Cappello de Medici gran duchessa di Toscana. In Fiorenza appresso Giorgio Marescotti MDLXXXII. 8.
6. Girolamo Borro Aretino del flusso e reflusso del mare et dell’ inondatione del Nilo. La terza volta ricorretto dal proprio autore. In Fiorenza nella stamperia di Giorgio Marescotti. MDLXXXII. 8. Questa terza edizione è dedicata alla Cappello.
7. Il Marte di m. Vicenzo Metelli Giustinopolitano, ove sotto bellissime favole et inventioni si descrive tutta la guerra di Cipro, ec. In Venetia appresso Sgualdo Venzoni. MDLXXXII, 4., ottava rima, dedicato alla sereniss. signora Bianca Cappello, moglie del serenissimo gran duca di Toscana Francesco de’ Medici.
8. Sperone Speroni ha degli Sciolti in laude della nostra Granduchessa, i quali leggonsi a p. 549 e seg. del T. IV. delle Opere di lui. Venezia 1740. in 4.o
A questi libri aggiungansi altri diretti alla Cappello e registrati dal canonico Moreni nella Biografia storica ragionata della Toscana. Firenze 1805. 4. e nella Serie d’autori di opere risguardanti la celebre famiglia Medici. Firenze. Magheri 1826. 8. pag. 87.
E qui poi è ad osservare che tanto le dedicazioni del suddetto libro intorno all Alicorno ove parlasi anche delle molte virtu sue contro a’ veleni; quanto la dedicazione del libro del Vieri, che il traduttore dice degno cibo del bello spirito di V. S., danno molto peso alla fama che aveva Bianca di andar dietro a’ prestigi, come accennammo nella precedente annotazione 26.
(28) Pierantonio Serassinella vita di Torqua to Tasso (Bergamo 1790 vol. I. p. 78) dice che in una raccolta di Rime e Prose del Tasso impressa in Venezia nel 1583 in 12 erano state inserite alcune espressioni che sembravano ingiuriose alla casa de Medici; il perchè se n’ era fatto un grande carico al poeta; ma il Granduca Francesco avendo veduto che da quelle parole argomentare non si poteva nel Tasso veruna malignità o cattivo animo contra la real casa, non fece alcun risentimento, ma diede anzi segni di avere in protezione il Tasso; e la Granduchessa Bianca sovvenne il poeta di parecchi scudi. Dice poi a pag. 159 che essa gli regalò una coppa d’argento, e ciò fu ne’ primi mesi del 1587; che in lode di lei il Tasso aveva scritti de versi (pag. VII), e aveale dedicato il Dialogo ove si ragiona della pace il quale fu molto aggradito dalla Granduchessa (T. II. p. 84). Il Siebenkees (p. 121. 122. 123.) narra allo incontro, che del 1585 Bianca pregava inutilmente perchè Torquato Tasso venisse in grazia del Granduca, il quale se n’ era corrucciato tanto per le questioni di precedenza insorte tra il Granduca, e il duca di Ferrara fin dal 1562 nelle quali il Tasso aveva preso il partito del duca, quanto per li discorsi e per gli scritti in cui attaccava la casa de Medici; anzi essendo insorta contro il poeta l’ Accademia della Crusca, e avendo egli procurato col mezzo di Bianca che il Granduca gli fosse favorevole nel giudizio che l’ Accademia doveva sul di lui poema proferire, Fran cesco colse quest’ incontro per vendicarsi del misero poeta, eccitando segretamente l’ Accademia a procedere con tutto il rigore, come in fatti addivenne, essendo stato severissimo il giudizio proferito contra la Gerusalemme. Non sembra peraltro vero ciò che qui narra il Siebenkees su questo proposito, imperciocchè il Serassi prova essere cosa indubitata che Francesco fece sempre molta stima del Tasso, e che precedentemente a quest’epoca aveva mostrato grandissimo desiderio di averlo alla sua corte ; e conchiude che appunto perch’ era favorevole al Tasso non deve essere piaciuta a Francesco la dedicazione che l’Infarinato ad esso Granduca fece nel detto anno 1585 della Risposta all’Apologia del Tasso: Vedi il Serassi nella citata vita. Tomo I. p. 255. 254. 247. 249. e Tomo II. p. 102.
(29) Questa notizia si ha in una nota pervenuta al raccoglitore del codice Marciano da parte di Domenico Maria Manni con lettera 9 luglio 1768; e si legge anche a p. 199 della Serie d’autori di opere sulla casa Medici compilata dal canonico Moreni.
(30) Varie sono le opinioni circa il punto della malattia e della morte di questi principi. Il Siebenkees dice che il Granduca cadde malato nel 13 ottobre, e che mori nel 20 dello stesso mese, d’anni 47. Il Sismondi scrive che si ammalò nell’ 8 ottobre, e che mori nel 19 di quel mese all’ ore quattro della mattina. Il Muratori negli Annali dice che mori appunto nel 19 ottobre ma alle 5 di notte. Bianca poi, giusta il Siebenkees (p. 155), si ammalò due giorni dopo il principio della malattia del Granduca, e mori diecinove ore dopo il marito, nel 45 anno dell’ età (errore perchè ne aveva solo 59 circa ). Secondo il Sismondi, Bianca mancò nel 20 ottobre alle tre ore dopo il mezzo giorno ; e nel giorno 20 anche il Muratori pone la morte di lei, quindici ore dopo quella del marito. Il Neumann dice che in un medesimo giorno cessaron di vivere, il Granduca undici ore prima della moglie, secondo la lettera mss. di Gianvettorio Soderini del 21 novembre 1587, riportata in parte dal Tomitano nella sopracitata sua novella; non pare poi vero che in un medesimo giorno cadessero ammalati, come vorrebbe far credere quella stessa lettera. Oltre il Soderini ricordato anche a p. 525 della Serie del canonico Moreni, vi è anche il libro la Reale Medicide che parla della morte di Bianca e del gran duca. Vedi il Moreni p. 71.
(31) V’è chi ne dà la colpa al cardinal Ferdinando, e chi la dà alla Bianca. I primi narrano, che al Granduca Francesco piaceva una certa torta, che Bianca di sua mano era solita lavorare, e ciò era noto al cardinale Ferdinando. Tornati i principi dalla caccia, fu imbandita una lauta cena, nella quale venne portata la solita torta, ma lavorata da’ cuochi, e non da Bianca che n’era stata impedita. Bianca sempre in sospetto, ne offerse prima al cardinale; questi che sapeva di che cosa era composta, la rifiutò. Il Granduca ignaro ne mangia, e Bianca quasi costretta dall’esempio del marito ne assaggia pure. In breve, il veleno cominciò ad operare, esenza ajuto di medici e di rimedii, che furono a bello studio, dicesi, allontanati dal cardinale, entrambi i principi si morirono. I secondi allo incontro dicono, che Bianca aveva invitato il cardinale alla caccia, poi alla cena; ch’ essa lavorò la solita torta mescolandovi il veleno; che in tavola ne offerse prima al cardinale, il quale sospettando di ciò che era, la rifiuta; che il Granduca, insciente di tutto, ne mangia; e che allora Bianca, vedendo il colpo fallito nè volendo palesare il tradimento, ne assaggiò francamente; sicchè ambedue morirono. Il Muratori dice che altri credettero che Francesco svaghito di Bianca si perdesse in altri amori e che Bianca per vendetta gli desse il veleno ; ma che scoperto il delitto, anch’ella per la stessa via fosse fatta morire. D’altra parte Pierantonio de’ Conti Gaetani nella illustrazione del Museo Mazzuchelliano (p. 596. vol. 1.) ap poggiando alle lettere del Nunzio Apostolico ch’ era a quel tempo presso la corte di Firenze, fa credere non essere per modo alcuno ben fondata la morte che vuolsi per cagion di veleno succeduta; e in uno de’ Codici Corraro (in fol. a p. 168) leggendosi una relazione intorno alla morte di questi signori, in essa non si attribuisce menomamente a veleno la morte loro. Vi si legge in fatti che il Granduca nel dì 8 ottobre 1587, tornato dalla caccia stracco, e sudato fu assalito da febbre terzana spuria; che nel 12 ottobre gli vennero due terzane doppie; che poi tanto crebbe il male, non volendo egli alcun medico al letto, che a’ 19 di ottobre alle ore 5 della notte morì; che a’12 del detto mese s’ammalò Bianca, e che a’ 20 all’ ore 16 circa morì anche essa. Si è detto di sopra essere opinione che il cardinale allontanasse a bella posta i medici dal letto del fratello; ma dalla detta Relazione raccogliesi che il Granduca stesso volle morire senza il loro soccorso. Conchiudiamo però che la causa vera della morte è incerta, e che, siccome dice il Muratori, quanto è facile al popolo il voler entrare nei segreti labirinti de’ principi, altrettanto è facile in tali casi l’ingannarsi.
(32) Nel Siebenkees p. 155, e così pure nella lettera del Soderini citata dal Tomitano.
(33) Così il Siebenkees. p. 161.
(34) Tanto nelle Notizie premesse al codice Marciano, quanto nell’ Albero steso dal Manni, nell’ estratto della Cronaca Rinieri, e nel Siebenkees (p. 6. e 155 ) si legge che Bianca ebbe dal Bonaventuri cotesta unica figliuola, nata poco dopo che era la madre giunta a Firenze. Nel Codice Rossi n’è trascritta la fede di nascita con queste parole: Pellegrina di Pietro di Zanobbi Bonaventuri, popolo di san Marco, nata li 25 di luglio 1564 a ore XI, compare messer Camillo di Matteo Strozzi, e Gio. Batta di Filippo Gondi. Abbiamo nel Rinieri: 1578 25 febb. Bianca Capello insieme con Pellegrina sua figlia sposa di Ulisse Bentivoglio Manzoli arrivano in Bologna il di suddetto, le quali sono incontrate da gran nobiltà della città si di cavalieri che di dame per rispetto del Gran Duca di Firenze, per esser la detta Bianca sua cosa. Alloggiarono in casa Bentivoglio: Francesco de’ Vieri detto il Verino secondo dottore e lettor pubblico della filosofia ordinaria e cittadino fiorentino dedicò all’ illustrissima signora Pellegrina Cappello Bentivogli il suo Discorso della grandezza et felice fortuna d’una gentilissima et graziosissima donna, qual fu M. Laura. In Fiorenza appresso Giorgio Marescotti. MDLXXXI. 8. e lo stesso de’ Vieri dedicò ad Ulisse Bentivoglio marito di Pellegrina il libro: Lezione dove si ragiona delle idee et delle bellezze (In Fiorenza appo il sud letto 1581. 8.) Cesare Rinaldi Bolognese ha dedicata la Parte terza delle sue Rime alla ill.ma et ecc.ma sig.ra Pellegrina Cappello Bentivoglia. ( In Bologna per Vittorio Benacci 1590. 12); e Girolamo Brusoni fralli suoi Romanzi, ne ha uno intitolato la Fuggitiva, nel quale sotto finti nomi si contiene la istoria della vita e morte di essa Pellegrina: Della Fuggitiva di Girolamo Brusoni libri quattro. Terza impressione tratta dall’ original dell’ autore con le massime amorose, sentenze, e concetti notabili di quest’opera non più stampati. In Padova MDCLII appresso il Baruzzi il quale dedica il libro a donna Lucia Maria Brusoni. 12.
(35) Nella notte 29 agosto 1576 Bianca simulo di avere partorito un figliuolo maschio che da una donna del volgo era stato messo al mondo il di precedente, e lo acclamò proprio figliuolo, e del Granduca Francesco, facendogli porre nome Antonio. In cotesta astuzia ebbe l’aiuto di Giovanna Santi di lei cameriera (chi sa che questa Giovanna non sia colei che a Venezia fu una delle complici della fuga? Il cognome è anche Veneziano); la qual Giovanna ella poi mandò a Bologna insieme colla vera madre del fanciullo, onde togliere due testimonj dell’ inganno. Dicesi (ma non è in modo al cuno provato) che Bianca abbia fatto perire altri ch’ erano a parte del segreto. Vedi Sismondi; Neumann; e Siebenkees p. 46, 47, 48.
(36) Scrive il Molino nelle già citate Memorie inedite che Bianca mandò al padre qualche mese innanzi (il suo matrimonio col Granduca) acciò ne facesse investita molti migliaja di ducati, coi quali egli comperò le case de’ Trivigiani nel canal del Palazzo Ducale, quali e per e per l’architettura e per il sito e per i molti marmi ascenderono ad un importante valsente (vedi la nota 4). Riflette indi oppor tunemente lo stesso storico, che e per li detti danari, e per li molti doni principeschi da Bianca fatti a Bartolommeo (il quale già molto tempo addietro pacificatosi con essa era più volte stato a Firenza presso di lei) egli era assai biasimato in Venezia parendo a tutti che il commercio della casa (Cappello) con quel principe (Francesco) fosse per causa disonesta e turpe, e seben di grand’ utile e forse ad altri d’honore, con tutto ciò non conveniente alla grandezza dell’ animo d’un generoso nobil Venetiano che ha il suo fine sol nella vera gloria la quale pol bruttar un sol punto; il perchè quantunque Bartolommeo fosse venuto da Trevigi, ov’ era stato podestà, pure il maggior Consiglio nol volle ammettere nel senato, anzi i voti furono sempre così pochi, che non era alcuno che non s’accorgesse della cagione, e tanto più quanto che per lo addietro era negli onori sommamente favorito.
(37) Siebenkees p. 155. 156.
(38) Col permesso del possessore, il nob. Domenico Gritti mio amico intelligente cultore della pittura, a mia petizione, trasse un fedele disegno di questa medaglia, che inciso dal giovane Antonio Nani di Alano allievo della nostra Accademia ho premesso a que-· sti cenni.
(39) Questo ritratto fu cavato da quello in fol.che stà nella Raccolta de’ Ritratti della casa Medici impressa in Firenze nel 1761 nella Tipografia Allegrini. Esso ha l’ epigrafe delineato da T. Gherardini, e inciso da P. Ant. Pazzi.
BLANCA CAPELLIA
BARTHOLOMAEI PATRICII VENETI FILIA
FRANC. I. MAG. DVC: Etrvride SECVNDA VXOR.
Questi cenni sono tratti dalle Veneziane Inscrizioni raccolte ed illustrate da Emmanuele Cigogna. Vol. II. pag. 200; e se ne sono impressi soli settantacinque esemplari uno de’ quali in membrana.
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