DA LAURO A NOLA, DA AVELLA A PIETRASTORNINA
Avellino era il capoluogo dell’Irpinia da quasi cento anni quando, sul finire del secolo, pellegrini e viaggiatori, mercanti e avvocati del foro napoletano, si fermavano a pranzo all’Hotel Centrale di Galasso in piazza della Libertà.
Luogo di ritrovo erano anche il Giardino d’Inverno di Domenico Nevola in via Clausura, il Ristorante Della Sirena di Domenico Cristiano a piazza della Libertà. I vecchietti ancora ricordano la Trattoria di Generoso Tino e Generoso Cucciniello alla via Beneventana, e quelle di Stanislao Festa in via Luigi Amabile, Antonio Carulli in via della Sapienza, Giuseppe Coppola in piazza Della Libertà, Nicola Cerulli al Corso, la Trattoria del Genio in via Trinità e il Ristorante Del Barone di Generoso Rosapane in via Costantinopoli. Era a quei tempi, il villaggio Bellizzi, un comune a se.
L’unico ostiere del paese era Annibale Cerullo. Forse non tutti sanno che a Bellizzi il sapone si fabbricava a mano con il grasso e le ossa scartate dalle chianche, ad opera di Federico Iannaccone. La pubblicità del Soldatiello apparve per la prima volta nel 1923 su Il Corriere dell’Irpinia fondato da Guido Dorso, per propagandare questo localino tutto dedicato alle reclute della Fanteria “Avellino” che vantana però un’origine risalente al 1860. Siamo ormani al termine della Prima Guerra Mondiale quando gli alberghi del centro era quattro. Il più grande era il Moderno, sito al Corso Vittorio Emanuele 52, fornito di ben 56 camere, la sala ristorante e un termosifone.
Anche l’Albergo Cesare teneva il termosifone, mentre al Roma e al Patria, attestati nel 1928, bisognava arrangiarsi.
Avellino si apprestava a diventare una cittadella modello, con ben due teatri, il Giordano (lirica, operette, prosa) e il Nuovo (varietà e cinema), e il Cinema Roma di via Casale. Gli anni Trenta si aprivano all’insegna di locali modernissimi, dal Caffè Roma di Piazza Libertà, al Tea Room Fratelli Lanzara e all’American Bar al Corso. Negli anni Trenta, mentre ancora funzionava il Ristorante Sirena al Corso, fra piazza Libertà e piazza Garibaldi si contendevano la clientela il Savoia e il Coppola.
In atmosfera di tradizioni, nei pressi dell’antica Dogana è rinata qualche bottega della pasta fatta a mano (orecchiette e strangolapreti), come quella cucinata in via Chiesa Conservatorio, all’Antica Trattoria Martella fondata nel 1921 da Ricuccio Della Bruna.
Ancora oggi, nei vigneti delle cantine di Baldo Renna, è possibile osservare vitigni secolari che producono il classico Coda di Volpe, per alcuni superiore al Greco di Tufo e alla Falanghina, la cui produzione, a causa della peronospora che nel secolo scorso si abbattè sui vitigni del Partenio, è limitata. Rinato negli ultimi anni grazie alle Cantine Renna è oggi possibile disporre di un modesto numero di bottiglie di questo nobile vino che già a suo tempo era possibile assaggiare nelle bettole di Ferdinando Moschella, Carminantonio Cosentino, Tommaso Santoro e Antonio Minucci.
Le Cantine Renna non sono una Trattoria tipica, ma l’azienda non disdegna di cucinare per comitive di curiosi e turisti che si inerpicano alle pendici del Partenio, sulla montagna del Vallatrone, per sciogliere i loro voti presso il Santuario di San Silvestro Papa. Questo primo Pontifex, le cui spoglie sono custodite nella chiesa principale, sarebbe attestato fin dai tempi dei Normanni essendosi rifugiato presso l’antico monastero di San Michele Arcangelo, una delle prime fondazioni in assoluto di tutto il mondo cristiano. Turisti di fine settimana raggiungono questo paesello anche per visitare un altro importante monastero, quello di Santa Maria Incoronata del Monte Vergine, i cui ruderi, fra mistero e fascino, ancora oggi reggono alle ingiurie del tempo. Sant’Angelo a Scala è inoltre la patria di un grande rivoluzionario, Paolo IV, il primo papa che diede il via alla più importante riforma della chiesa romana al quale, si racconta, pare piacessero da morire gli strozzapreti (immaginiamo accompagnati dalla Coda di Volpe). La religiosità di questo paese è inoltre attestata dalla presenza nei sotterranei della chiesa del corpo di Santo Iacopo Apostolo. Nella piazza dedicata a questo santo, ogni anno si svolge una tradizionale sagra, quella delle “recchie di prete” e degli “strangulaprevet”, orecchiette e strozzapreti, che si fanno risalire ad antica usanza.
La pasta fatta in casa lavorata in questo paese utilizza, unitamente all’ingrediente primario del fior di farina, anche la semola di grano duro che dona alla sfoglia quella gradevole durezza che rende al fusillo la prelibata callosità richiesta dal palato. L’olio d’oliva prodotto dal frantoio della famiglia Zaccaria dal 1882 è un ulteriore elemento di qualità dei prodotti di questa terra.
7. Le fontanelle di Monteforte
E’ risaputo che il viaggio da Napoli a Montevergine sui traini era un fatto assai defatigante. Ma forse non tutti sanno che i viaggiatori, col caldo o con il freddo, si fermavano continuamente a bere. Alla fontana borbonica sulla salita di Monteforte, se si trattava di acqua; dai vinai, se si trattava di rossi o bianchi di qualità. Alla fine del secolo scorso erano in auge Teresa De Somma, Maria Maiella, Angela Villanova, Lucia De Stefano, Francesco Amodeo, Maria Carmina Borrelli, Tommaso Santorelli, Antonio Grieco, Carmine De Risi, Crescenzo Amodeo, Generoso De Sapio, Salvatore Pascale, Francesco Santorelli, Andrea Del Mastro, Antonio Ortaglio, Fortunato Buonasorte, Amodeo Vito, Giuseppe De Stefano e Maria De Stefano. A Monteforte non c’era infatti la tradizione del trattore, che, stando così le cose, spettava a Mercogliano, anche se non manca, a dire il vero, almeno un albergo, quello di Maria De Stefano; l’Albergo De Stefani era ancora operante durante il periodo fascista.
Oggi, dire Monteforte, soprattutto per i tanti napoletani che amano la cucina irpina, è dire ‘ristorante’, meta obbligatoria dei pellegrini diretti a Montevergine che percorrono la vecchia via Nazionale borbonica in quanto è il primo paese irpino che si incontra dopo la salita percorsa per giungere ai piedi del monte.
E’ ancor viva nella memoria dei nonni di Baiano l’antica diligenza che percorreva la linea Nola-Baiano. Uomini, animali, ma soprattutto vini rossi e nocciole, erano il “carico” di tutti i giorni lungo la rotabile Nazionale delle Puglie. Ma ad attendere soprattutto i pellegrini che si muovevano in direzione del Santuario di Santa Filomena di Mugnano, apparato a festa quasi sempre da Giuseppe Zito, era l’Albergo della Stella di Michele Candela. Le più buone minestre si potevano però trovare solo nelle trattorie di Gennaro Barbarisi e Gabriele Napolitano. Vinai, bettolieri e ostieri ve n’erano a iosa, da quelle di Andrea, Rosa, Vincenzo e Luigi Acierno, Domenico Colucci, Domenico e Maria Napolitano, a quelle di Andrea Fiordellisi, Angelo Mascheri, Carmela Peluso, Agnese e Nicola Masi, Vincenzo Stingone, Filomena Bocciero, Anna Tavolario, Nicoletta Vecchione. Alla via Nazionale era invece possibile acquistare frutta secca presso il signor Salerno. Piatti tipici locali sono degustabili presso il ristorante La Casina.
Sita lungo la Via Nazionale delle Puglie, Sperone, era conosciuta soprattutto per la produzione e la commercializzazione delle verdure. Luogo di passaggio da Napoli ad Avellino, a Sperone fiorirono le prime bettole. Famose erano quelle di Filomena Lippiello, Angelo Monteforte, Arcangelo Tedesco, Francesco Muccio, Ludovico Crocetta, Antonio Sorice. Non essendovi trattorie presenti, le uniche tradizioni rimaste in piedi sono quella del commercio dei vini, operato dalla import-export De Gennaro, e quella della pasticceria e gelateria artigianale De Laurentiis.
Meta dei pellegrini verginiani, Mercogliano, non poteva che annoverare le trattorie più ambite preferite dai fedeli di ritorno da Mamma Schiavona. Site sulla via Nazionale delle Puglia di Torelli, bettole e osterie si dislocavano lungo tutta la via Partenio-Guardiola che menava verso il Santuario, a cominciare dalla Taverna alla Torretta di Mezzo, lungo la Via Nazionale Torretta, di proprietà dei marchesi Salvi di Sant’Angelo a Scala, come ricorda l’ottimo Armando Montefusco. Fra le trattorie più famose si rammentano quelle di Michele Masiello, Sabato Di Nardo, Generoso Criscitiello, Fiorentino Santangelo, Michelangelo Grieco, Alessandro Di Risi, Sabato Sessa… i bettolieri non finiscono mai. Conosciutissime le specialità di Salvatore Ruggiero, Gennaro Gennarelli, Giuseppe Tomeo, Bartolomeo Calabrese, Francesco Cavaliero, Luisa Renna, Salvatore Di Gennaro, Genovieffa e Angelo Del Latte, Luigi Di Falco, Giovanni Napolitano. E che dire delle prelibatezze che portavano a tavola Giuseppe Pescatore, Michele D’Arila, Maria Michela Manfra, Filomena Gennarelli e Pellegrino Criscitiello. Non c’è dubbio. Va a Mercogliano la coppa ideale della cittadella col più alto numero di trattorie nate con i pionieri del turismo religioso. All’epoca si fanno risalire anche la Cantina dei Della Pia e quella di Vincenzo Argenziano. Grazie alla rotabile, nel 1927, al bivio della Taverna del Pezzente, anzichè voltare per I Torelli, prendeva dritto per Mercogliano, dov’erano l’Albergo Gennarelli e per Montevergine, presso l’Albergo del Pellegrino, dove i carri provenienti da Sarno sostavano anche per 8 giorni. Era l’anno in cui veniva ultimata la costruzione della funicolare per Montevergine, lunga 1555 metri e con una pendenza massima del 60%. Inizialmente il viaggio della funicolare, costata 5 milioni di lire, ebbe una durata di 17-20 minuti, contrariamente ad oggi che ne impiega solo 7. Nel 1930 nasceva la Trattoria di Gennaro Leo, non lontana da quella di Zì Annarella e di Giuseppe Valente, la cui tradizione è stata continuata dal figlio Titino Leo, titolare di quella antica trattoria trasformata in due grandi ristoranti-albergo, dove i sapori sono rimasti intatti e dove, è possibile degustare i piatti di stagione, a cominciare dalle tagliatelle ai porcini.
Oggi, tradizione e innovazione, sono rispolverate anche dalla Taverna Megadoro, alla via Nazionale Torrette, sul colfine con Alvanella e Monteforte, dove è possibile godere anche del piacere di mangiare in terrazza. In alternativa, nelle adiacenze c’è la possibilità di abbinare, al gusto dei piatti tipici, l’eccellenza di vini di grandi marchi….
INDICE
IL TESTIMONE ALL’AGRITURISMO
LA TRADIZIONE NELL’ALIMENTAZIONE
1. L’esigenza del ristoro
2. Al mercato per gli acquisti
3. La scelta degli alimenti
4. Il piatto caldo fuori casa
5. La pasta fatta a mano di Avellino
6. Il vino Coda di volpe di S.Angelo a Scala
7. Le fontanelle di Monteforte
8. Le osterie di Baiano
9. Le verdure di Sperone
10. Le Taverne sulla via di Mercogliano
11. I capretti di Summonte
12. I primi insaccati di Taurano
13. Gli ortaggi di Cervinara
14. Il torrone dei “copetari”
15. La frutta di Rotondi
16. La Taverna di Mugnano
Laganelle e fagioli
(fettuccine senza uova)
Gnocchi alla povera in salsa di salsicce piccanti
(senza patate)
Spaghetti in salsa di ‘papaccelle’ imbottite
Patate e fagioli
Patate e baccalà
Patate con la sugna
17. Le cipolle di Avella
18. I muglitielli di Pietrastornina
19. Le nocciole di Quindici
20. I cereali di Pago Vallo di Lauro
21. I caseifici di Sirignano
22. I salumifici di Quadrelle
23. I cinghiali fra i castagni della Valle Caudina
24. I macellai di Roccabascerana
25. La tradizione romana di Lauro
26. Gli affettati di Moschiano
27. Le ricette antiche
Cicorie e fagioli
il dolce-amaro delle erbette
Antipasto pasquale
costolette e pecorino
Zuppa di fagioli
nel pignatiello di creta
Castagne e fagioli
sbucciate con cotenne
Pizza con i cavoli
la minestra maritata
Fusilli e coniglio
carne e maccheroni
Cardilli e cicorie
con la variante dei cavatelli
Laganelle e fagioli
fettuccine senza uova
Pollastro e patate
pollo o coniglio al forno
Gnocchi poverelli
in salsa di salsiccia piccante
Carne e maccheroni
col sugo di capretto
Spaghetti con salsa
di ‘papaccelle’ imbottite
Cuccio imbottonato
il segreto dell’imbottitura
Patate e fagioli
lessati con pacchetelle
Tracchie e papaccelle
maiale e peperoni
Patate e baccala’
panzette in ammollo
Panzettella ripiena
fianchetto d’agnellino
Patate con la sugna
pomodoro e pecorino
Muglietielli d’agnello
l’intestino con le frattaglie
Zuppa di baccala’
insalata di rinforzo
E tante altre…
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