ISABELLE DES BAUX. L’addio alla corona e l’esilio in casa d’Este – 2 parte Regina di Napoli

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LA FIGLIA DI PIRRO NATA A VENOSA E ALLATTATA DALLA NUTRICE UBRIACONA DI MINERVINO


Passarono i primi mesi e la fanciullina, bella e buona, crebbe invidiata dalle due sorelle di poco più grandi, Isotta e Antonia, sempre pronta ad insidiarla, chi pugno le dava e chi buffetto, accusandola di essere il frutto di qualche perfidia. Ma lei evitò scontri e beffe, senza mai vendicarsi e perciò divenne amata da chiunque incontrasse durante le passeggiate, fra chi le dava e chi le prometteva, specie quando, con i suoi graziosi costumi e per il suo aspetto, incantava tutti quelli di Altamura, dove il padre si trasferì, essendo stato fatto Principe di quel castello. E poiché i complimenti erano solo per lei, la madre era costretta a sgridare continuamente le sorelle maggiori. Ma proprio le tante pene patite erano da considerarsi il segnale di un ricco futuro.

Description

L’addio alla corona e l’esilio in casa d’Este


1.
ISABELLA E’ REGINA, FESTA IN PUGLIA
— Federico è Re, ma la sovrana resta nel Salento
— Isabella ritarda la partenza: il battesimo a Campi
— Teatrino e banchetto dai Maremonti
— A Carpignano seppe di Ferrante II: era Regina
— Catarinella di Salice, Giulia ed altre dame
— Bellisario piange: ultima festa a Carnevale
— Addio programmato: a Campi prima di partire
— Fuochi d’artificio dal castello: salute alla Regina!

2.
L’ULTIMO VIAGGIO SULL’APPIA ANTICA
— Le casaline accorse per il bacio del piede
— Triste addio di donna Giulia fino a S.Chiancazzo
— Isabella resta a Lecce, incoronato solo il Re
— La Regina si incammina sull’Appia-Traianea
— Capitanata e Principato: feste dopo il Salento
— Il saluto della ‘brutta’ Duchessa di Ariano
— Attesa a Benevento dai parenti di Papa Borgia
— La Caudina per Acerra e Napoli: l’incoronazione

3.
I VOTI NON FERMANO LA GUERRA

— Bombe a Salerno, Isabella sulla tomba degli avi
— Francesi, Spagnoli e Papa contro la coppia reale
— La nascita di Alfonso III e la fuga delle Regine
— Il Re dà Salerno a Lucrezia Borgia: finta pace
— Francia su Lecce e Spagna su Napoli: l’esilio

4.
LA FUGA IN FRANCIA E POI DAI D’ESTE
— La corte regia scappa a Ischia col tesoro
— La Regina parte per Tours, dove muore il Re
— Il Cattolico si risposa con una Foix di Francia
— Isabella lascia per sempre il Regno per Ferrara

APPENDICE DOCUMENTARIA
a cura di S.Cuttrera
i.
La vendetta di «Clementia»
e del marito generale Saint-Pol
ii.
L’ultimo dispaccio di Federico e Isabella
e i primi atti dei notai pontifici di Ariano

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Editorial Review

 

L’ultimo dispaccio di Federico e Isabella e i primi atti dei notai pontifici di Ariano

Era l’agosto del 1501 quando, presa Taranto, l’accordo franco-spagnolo fu più chiaro e si cominciò a parlare di una spartizione non più sommaria in due parti, ma per provincia, precisandosi che “nella divisione del regno tutta la Terra di Lavoro, il Ducato di Benevento, et l’Abruzzo insieme con Napoli fossero dei Francesi: ma la Calabria, Basilicata, et tutta la Puglia con Terra di Otranto toccassero agli Spagnuoli”.102
L’esilio offerto dal Re di Francia allo spodestato sovrano avvenne quindi quando ebbe “notizia che il Re di Spagna era determinato a non gli cedere il Capitanato” dove manteneva il presidio del Gargano fino a Manfredonia e il figlio asserragliato a Taranto. A questo punto i regnanti di Napoli fecero le valigie ma lasciarono che fossero i Francesi ad assorbire la Capitanata, provincia che durante l’accordo non era stata considerata ma che ora, in seguito alla sottomissione di Federico spettava alla Francia e non alla Spagna. Ne risultò che, occupato il castello principale di Napoli, raggirando con malizia gli stessi napoletani, i Francesi avviarono un contenzioso con gli Spagnoli sulla Capitanata (che era nata da una costola delle province antiche di Basilicata e Puglia), affermando che doveva considerarsi fuori dalla parte che il Re di Spagna aveva segnato nel primo accordo segreto, cioè prima della sottomissione aragonese al Re di Francia.
Luigi Palau, di concerto col signore d’Aubegnì e con il Conte di Caiazzo generale di Francia, diede quindi notizia di questa novità al Gran Capitano generale degli spagnoli Consalvo Cordova. Consalvo, che conosceva bene i territori, puntualizzò però che al proprio principato spagnolo spettavano le quattro province antiche, come da accordi, cioè Terra di Lavoro, Abruzzo, Puglia e Calabria, che già comprendevano la vecchia Basilicata e la nuova Capitanata che dir si voglia (in quanto parti integranti dell’allora Puglia o della precedente Calabria che dir si volesse), cioè que eran el principado, que llamavan de aquende, y el otro de la otra parte, y Capitanata, y Basilicata, y avia duda a qual de los Reyes partenecian en todo, ò en parte.103
La confusione nacque fra i nomi antichi e moderni di quelle regioni che si ritrovavano mutati in queste zone, più que en otra parte de Italia. Ma il caso non si dipanava da secoli, anche perché furono dette Calabria anche le coste di Bari che fin dai tempi antichi erano posseydos por les Longobardos, se ocuparon por Griegos, y Moros, y postreramente por los Normandos, solo che avevano perso il nome a causa delle continue invasioni allorquando perdieron los nombres antiguos, y tomarò otros muy barbaros, y estranos pertanto in parte lasciarono i toponomi a quei luoghi e in parte li trocaron, cioé li scambiarono per i vecchi.
In tal modo tutta quella regione di Capitanata appartenuta alla Puglia fino ai fiumi Fortore ed Ofanto in antico era parte della Calabria di Bari che terminava ad Otranto e Taranto. La Capitanata aragonese nacque quindi dalla parte Piana di Foggia-Melfi, distaccata dalla parte Lucania di Potenza-Paestum, ma che insieme costituivano la Basilicata. Insomma l’errore lo aveva commesso il capitano del Re di Francia, Luigi de Arsi, procuratore del signor de Linì, perché aveva fatto alzare le bandiere francesi anche nel Principato barese di Altamura ed in altri stati pugliesi. Si convenne quindi che i generali francesi mandassero a dire ai responsabili di castelli e città che per sbaglio avevano issato la bandiera francese nella provincia di Puglia (Terre di Otranto e Bari che dir si voglia) che quello era tutto principato spagnolo chiamato Ducato di Calabria e che quindi dovevano chiaramente cambiare vessillo, stare dalla parte del Re Cattolico e ridursi alla sua obbedienza.
Gli spagnoli del Ducato di Calabria, alla maniera del regno antico angioino, consideravano quindi che tutta la Puglia rientrasse nel territorio assegnato al Re Ferdinando di Spagna, perché già comprendente le province di Otranto e Bari.
In tal modo vi rientravano anche le restanti porzioni pugliesi delle province di Basilicata e Capitanata. Sempre perché i nomi antichi includevano molte altre Terre rispetto alla frammentazione delle nuove province (in effetti l’asse antico dell’ex Regno di Puglia era Baroli capitale con Salerno vicecapitale). Intanto Napoli, accettato il luogotenete generale francese Duca di Nemurs, mandò Luigi Palau in Capitanata per convincere i baroni a passare dalla parte del Re di Francia, ottenendone l’obbedienza senza impedimento spagnolo. Con la morte del barone Carillo di Cerviglione, la Valle restò nuovamente allo sbando, col Regno diviso a metà (due parti di più province ciasciuno) fra Francesi e Re Ferdinando Il Cattolico di Spagna, dal trattato segreto di Granada che concedeva l’esilio a Federico ed Isabella con giovane Duca Ferrante III in quel di Valenza.104
Idem dicasi per la morte del Duca Borgia di Gandia, perito sempre per mano del fratello Valentino, che non vide mai il sedile di Benevento.
Tutta la Valle ricadde in Provincia Principato Ultra et Capitanata, rientrando in una delle due parti, quelle divise fra Franesi e Spagnoli, che dichiararono fine al Regno aragonese. Nei primi atti notarili conosciuti, quelli che compaiono ad inizio del 1500, vedono Ariano unita ad Apice, e Benevento riunita ad Ariano, per poi dissolversi nuovamente tutti. I rogiti riferiscono spesso vicende di altri paesi della Baronia e del Calore, specie a firma del notaio Angelo Tartaro di Ariano.105
Il passaggio dei rogiti notarili dal notaio Francesco al figlio Angelo Tartaro di Ariano, era avvenuto definitivamente nel mese di agosto 1500, quando in un frammento rinvenuto fra le pagine si parla del morbo che ha colpito il vecchio notaio. Da qui la diversa mano che comincia a rogare, quella di Angelo fu Francesco (1497-1500), sebbene il giovane avesse iniziato la professione qualche mese prima, quando questa zona era ancora sotto Federico de Aragonia dei grazia rege anno secundo.106
Stando ai rogiti arianesi il passaggio dagli Aragonesi agli Spagnoli avvenne in forma lieve, anche perché Ariano proveniva da un passato decennale nello stato pontificio e se non da qualche anno la si voleva ricondurre nel Regno. Nel 1499 erano di certo si dicevano ivi regnanti ancora Federico dei grazia rege Cicilie Hierusalem et Hungaria hanno vero cecilia regni anno quarto feliciter.amen.107
Il notaio Tartaro si diverte ad ‘imbrattare’ i fogli bianchi con invocazioni dal sapore biblico in vista del Natale, come l’Abusio Seculi pauperum efficit sepurbum, dai richiami austeri ad essere più buoni verso i deboli.
Così: — Quia propter hortamus ut in hiis diebus abundantius elemosinas facient ad ecclesiam frequentius convenàtis confexionem peccato rum vestrorum purissime recepiatis, et non salum ab omni immundicia sede etiam ab uxori bus peccatis indignationem et blasfemiam seuperbiam atque… cum omni carnali delictione… a vobis repelatis et cum dies dominii nostri nativitatis advenerit salubriter ipsum celibrare passitis. Nam et corrumpi non… est quod palpatur et corrumpi non passit quod non palpatur.
Nella sostanza lo scritto esorta “affinché in questi giorni facciate più elemosine, veniate in chiesa più frequentemente, e confessiate completamente i vostri peccati, che vi asteniate con massimo impegno non solo da ogni impudicizia ma anche dai rapporti con le mogli; allontanate da voi l’odio al fratello e la rabbia e la blasfema superbia ed ogni piacere carnale, affinché, quando verrà il giorno natale del Signore Nostro, possiate celebrarlo degnamente.108
Siamo al 6 luglio del 1500 e l’intestazione illegibile pare ancora affermare la presenza di un Regnante Federico anno 5° se è riferito a Federico d’Aragona. L’ultimo documento arianese, al f.178, riferito a Re Federico sarebbe del 20 giugno 1501, perché il sovrano appare diverso il 2 luglio 1501, quando si dice che già sono 7 anni di detto colendissimo re nel Regno nella giornata secunda mensis juli.109
Re che il 4 agosto 1501, alla 4 indizione vescovile si dice essere entrato in Napoli, quando si cita il diverso sovrano col titolo di felicissimo eccellentissimi regisi ingressus fuit Neapoli, ricevendo il giuramento di fedeltà dei baroni di Terre e Castra. Oppure anche 6 anni, stando ad un documento del 22 luglio 1501.
Così: — Die quarto mensis augusti, quarta indictionis.
Felicissimus exercitu christianissimi Regis Ingressus fuit Neapoli et omnes civitates et Terra et castra ad fidelitatem redduut et Sex annis dicti Cristianissimi Regis incipit die vicesimo secundo presentis mensi Julii presente anno.110
Nel die 2 agosto 1501, siamo al f.179, l’intestazione è riferita ad un sovrano al 4° anno di Regno, il 1° a Napoli. In questo caso è sicuramente Re Ludovico di Francia, perché è relativa al Regnante Xmo rege smi Lodovisio dey grazia francob roy ex Neapolitano rege et mediolanensi Dux regi ut vero Francia anno quarto huius vero anno primo feliciter, amen.111
Idem al f.182 del 1501, anno die m.q. primo, dove si riptere il 4° anno di regi xmo rege m./ Lodovisi dej grazia Franchorum estensj ut mediolanensi Francia vero egno anno quarto.112
Che al f.184, cioè il 5 ottobre 1501, è sempre il 1° vero anno, quando si scrive regnante inthos regno Onha xmo rege Loysio rege franciosi et Camp-Rege essegriia Hispania regnos a vero ejus anno primo feliciter, amen.113
Così al f.190 in data 20 ottobre 1501...............