Ippolita Maria Sforza. Madama la Duchessa

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Copertina posteriore

IL LUNGO VIAGGIO PER NAPOLI DELLA SPOSA DI ALFONSO II

Ippolita era cresciuta così bene da sembrare figlia della perfezione, un’attenta duchessina, precisa nelle sue cose e soprattutto donna di ingegno e tattica politica.
Allieva di guinforte barzizza, e nelle lettere greche di costantino lascaris, fu una fanciulla di cultura, benché ebbe poco da esprimere in tutti questi anni di guerra. Si distinse per l’alta fedeltà verso il temibile marito e per l’inaudita pudicizia che nutriva, a dire del masuccio. Ma è arienti a ricordare di più: «bella, biancha, bionda, hebbe occhii venusti, naso un poco aquilino che li dava gratia. Hebbe denti belli, aspecto de grande maiestà. Fu più presto grande che mediocre».
Così arienti: — Le mane havea belle, come de colore eburneo, cum le dita longhe. Lo aspecto suo fu de grande maiestà, mansueto et gratioso. Fu in eloquio facunda et eloquente. Legea egregiamente cum suavi acenti et resonantia, et intendea, assai mediocremente, latino. Dicea, che legere spesso li morali libri, la persona vile se faceva egregia; perchè era necessario che quella se acendesse a le virtù per gloria, tanto magiormente accendere se doverebbe la generosa, se non fusse ofesa da qualche iniqua stella, che, senza far difesa, permetesse fusse sepulta nel fango di vitii. Fu de colera dolce. Le sue ire, li suoi sdegni et le sue pace furono sempre cum carità, dolceza et prudentia, per modo era habiuta in singulare amore, timore et reverentia da li populi. Dove rechedea la rasone et il bisogno era familiare, affabilissima et prudente, di che li populi diceano che lei era a loro benigna matre. Havea compassione a quelle misere donne che non se conservavano in pudica fama; le amoniva cum sancto modo.23
La duchessina, dal canto suo, era appena in pubertà, sebbene desse già il meglio di sé in tutto. Risultava primeggiare nelle lettere, nelle arti, in politica e perfino nella danza, «arte squisitamente cortigiana per la quale meriterà in seguito l’appellativo di dea. La prima stesura del Libro dell’arte del danzare di antonio cornazzano, il teorico della danza piacentino,venne dedicata proprio ad Ippolita».24
Nel 1459, papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, indisse a Mantova un Concilio contro i Turchi. Francesco Sforza inviò la moglie che vi giunse con i figli Filippo, Ludovico, Ascanio e Ippolita, che aveva appena compiuto 14 anni, accompagnata dal precettore martorelli.
Il quadretto della madre circondata dai figlioli sul sagrato del Duomo mantovano colpì talmente il papa, al punto che nei suoi Commentarii descrisse quei bambini non altrimenti che angeli mandati dal cielo. Il pontefice restò sorpreso dall’orazione in latino composta dalla duchessina e che pronunciò al suo cospetto in quell’occasione: eleganter ut omnes qui aderant in admirationem adduxerit.25
Aveva grazia naturale e portamento elegante, ma della giovanissima milanese, di cui tanto si era parlato in questi anni, a Napoli nessuno sapeva nulla, a meno delle sembianze su un ritratto. In verità contava il contratto matrimoniale, con una dote di sempre maggior valore, da cambiare in base alle influenze esterne, così da poter reggere gli equilibri familiari. Dunque, promessa sposa di Alfonso II dal lontano 1455, dieci anni dopo donna Ippolita partì alla testa di un fastoso corteo per raggiungere finalmente il marito Duca di Calabria ed erede al trono di Napoli…

Description

Ippolita Maria Sforza, la duchessina milanese

Il duca Francesco Sforza aveva ereditato molti castelli del Regno di Napoli, che il padre Attendolo conquistò in nome delle regine angioine. Venuto poi in contrasto con Alfonso il Magnanimo, molti di quei beni gli erano stati confiscati. Da qui l’idea napoletana, maturata in seguito alla rottura con Venezia e ai nuovi equilibri politici, di recuperare il rapporto sforzesco con donazioni e pegni, in cambio di denaro liquido. Perfino quelle Terre militari potevano considerarsi dono di nozze per il futuro matrimonio che si voleva combinare fra la neonata duchessina Ippolita e Alfonso II, duca di Calabria ed erede al trono di Napoli.
In realtà nella capitale si era saputo solo che donna Ippolita era nata nel mese di marzo, a Jesi, sebbene in realtà il suo giorno della venuta al mondo poi mutò, forse per ragioni strategiche, in quello del 18 aprile 1445, a Pesaro. Stiamo a 5 anni prima della conquista di Milano, vivendo la bellissima dama poco più di 38 anni, fino al 20 agosto 1484, quando si spense in Napoli.
Sua madre, Bianca Maria Visconti, la concepì da Francesco Sforza, condottiero impegnato a difendere i suoi beni, prima di fondare lo Stato di Milano e di diventarne duca per acclamazione popolare. Si intuisce che la dolce Ippolita ebbe nel mentre un’istruzione degna del suo rango, voluta, maestro dopo maestro, da una madre calcolatrice, accorta e puntigliosa. Fra i suoi insegnanti c’era il grecista costantino lascaris, fuggito da Costantinopoli occupata dai Turchi e giunto a Milano con l’incarico di impartire il greco a Ippolita, per la quale scrisse «una grammatica greca, che diventerà in seguito il primo libro a stampa a caratteri greci. Anche baldo martorelli, umanista marchigiano che a corte era precettore pure di Galeazzo Maria, destinato a diventare duca di Milano», le dedicò un libro, la Grammatica ad uso di Ippolita Maria Sforza.1
Rimasta a Milano in assenza del marito impegnato in operazioni militari, Madonna Biancha si dedicò all’attività amministrativa e diplomatica, seguì i numerosi intrighi e tradimenti di vari personaggi che gravitavano intorno alla corte ducale e si occupò della vita quotidiana come testimoniato dall’ampia corrispondenza. E’ un carteggio ricco di notizie sull’educazione degli eredi, sull’amministrazione dello stato, sulle costanti difficoltà finanziarie e sui dettagli della vita quotidiana. Alla nascita del quarto figlio Bianca scrisse al marito pregandolo da pensare de metergli uno bello nome adciò suplisca in parte alla figura del puto che mi è il più sozo di tuti gli altri, riferendosi al futuro Ludovico il Moro.2
Dai carteggi col duca emerge il rispetto e il carattere determinato di chi non ha remore a esprimere le sue opinioni anche quando dissentono da quelle del marito.
Così Bianca: — Io in tute le cose son disposta a fare tuto quelo che ve sia in piacimento… ma questa cosa ad farla me pare tanto grave… et per più et più ragioni non me par bene.
Nelle lettere non mancano toni aspri e sfuriate di lei in seguito alle avventure extra-coniugali del prode.
Così lui: — Madonna Biancha mi ha dicto quelle cose che le donne dicono ali mariti…

Dettagli

EAN

9788872970133

ISBN

887297013X

Pagine

96

Autore

Bascetta

Editore

ABE Napoli

Recensioni

1 review for Ippolita Maria Sforza. Madama la Duchessa

  1. Valutato 5 su 5

    Arturo Bascetta

    La sosta a Firenze e l’amicizia con Lorenzo il Magnifico

    …Donna Ippolita, durante la sosta a Firenze, volle vedersi con Lorenzo Il Magnifico.
    I due si erano già incontrati a maggio del 1465, quando il Magnifico era stato inviato a Milano insieme a guglielmo pazzi come rappresentante fiorentino delle nozze stipulate per procura, così da affermare la presenza politica di Firenze nell’alleanza tra Napoli e Milano.
    Visto il successo dell’impresa che ora andava a compimento, Ippolita decise di far sosta per la festa di s.Giovanni e andò a sua posata a casa e’ Medici.30
    Quasi tutti i cortigiani che avevano servito la giovane a Milano l’accompagnarono durante tutto il lungo viaggio, con l’intento di porre tenda a Napoli. Erano dunque lombardi ma ce n’erano alcuni provenienti anche dalla patria del nonno, che è Cotignola di Romagna.31
    Infatti, tra i servitori ufficiali, spicca il suo precettore di latino, assunto a Napoli come segretario, cancelliere e tesoriere. «L’umanista martorello ricoprì i multipli uffici quasi ininterrottamente per dieci anni fino alla morte, avvenuta nel gennaio 1475, ma alla fine del suo primo anno provvisionale, nel dicembre 1466, venne temporaneamente sollevato da tutti i suoi incarichi poiché non sapeva a che modo tenere li conti de la prefata Madonna. Il licenziamento del segretario fornisce altri particolari sui meccanismi di cooptazione del personale di corte. L’incarico di sostituirlo venne affidato da Bianca Maria al proprio camerario pietro da landriano, appositamente inviato a Napoli a mettere ordine all’economia domestica della corte di Castel Capuano. E’ già di per sé significativo che l’inviato speciale fosse un uomo della duchessa e non del duca di Milano, notevole è poi che i sostituti, il ferrarese marco antonio costabile alla tesoreria e il cremonese giacomo oldoino alla cancelleria e segreteria, fossero ingaggiati questa volta dal camerario e non nominati dai duchi di Milano, né tantomeno da Ippolita o dagli Aragonesi… Nel 1468, comunque, a martorello fu concesso di riprendere i suoi incarichi a condizione che si facesse assistere da un ragionato e sottocancelliere reclutato da Ippolita a Milano, giacomo da bernareggio»….

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Editorial Review

LA DEVOZIONE PER LA BEATA CATERINA DI BOLOGNA

 

La figlia di Bianca Maria, ultima dei Visconti, era partita per Napoli, dove giungerà dopo una breve sosta al Palazzo Bentivoglio di Bologna e da Lorenzo il Magnifico.
Così arienti: — Fu duncha costei figliuola cara de Francesco Sphorza, coltissimo principe de Milano, et de Bianca Maria sua consorte, et mogliere de lo inclyto duca de Calabria Alphonso, primogenito del serenissimo re Ferdinando. Fu alevata da li gloriosi parenti, cum grande excellentia de virtute, dimostrandoli, sopra tutte l’altre cose, havesse in abominatione l’avaritia inimica de ogni virtute et de ogni gloria.
Quando andò ad marito, fu in la città nostra, in lo palazzo del Principe Bentivoglio, felice marito de la mia excelsa madonna, consanguinea de lei, cum quello honore et fede che fie possibile, receputa.
Da la porta de la città fin al palazo Bentivoglio fu adorno, in honore et triumpho de tanta sponsa, de fronte, fiori, raggi et insegne ducal de Milano et sphorcesche et de Aragonie, in festoni pendenti per le strate.
Erano suoni, canti, balli et spectaculi belli in li canti de vie, che era una beatitudine a vedere. Li andò contro la mia felicissima madonna, cum molte nobile donne de la nostra citate ad cavalo, egregiamente ornate, che fu bellissima pompa ad vedere, et grandissimo numero de generosi citadini, cum fogie de nobili sescalchi, et de molti armegiatori cum ciponi di seta a la sforcescha divisa, sopra legiadri cavali, fallerati de sonagli; et in capo haveano celatine cum girlande de tremolante auro, et aste in mane, pincte a la divisa sphorcesca; et similmente calciati cum scarpe rosse a la gallica fogia.26
La ragazza fece molti acquisti durante le sue soste, probabilmente consigliata dagli insigni precettori. Acquistò libri antichi che collezionava con passione, arrivando a comprare un tolomeo per quaranta ducati.27
Così arienti: — Nel tempo de duo giorni che quivi dimorò, hebbe più caro visitare li templi et li lochi pii et devoti, che vedere altre dignitate seculare; et andò al monastero de le monache del corpo de Cristo ad far reverentia al corpo de la Beata Catherina, quale le monache l’haveano posto vestito de damaschin bertino ad sedere sopra l’altare de la sua ecclesia; che è cosa miranda, che uno corpo morto de certi anni consentisse sedere; quantuncha non sia così da maravigliare, permetendo a le volte così Dio simile, o vero de magiori effecti in le cose sue sancte.
Questa felicissima sponsa, havendo al sancto corpo facto reverentia, cum egregia oblatione, cum auxilio de una scranna scese sopra l’altare, et devotamente pose una corona de argento in capo de la beata donna.28
Disse Donna Ippolita: — A costei ben la corona se conviene...