Editorial Review
LE PARTI DI CUI SI COMPONE L'OPERA E LE NOTE BIBLIOGRAFICHE
LA TRADIZIONE CULINARIA DEL VESUVIANO
capitolo primo
le alici sulla tavola di ricchi e poveri
1. Pesce azzurro come antipasto, non il piatto povero
2. A tavola: un’apericena come le olive
3. Il salato per insaporire la pizza: l’hallec
4. Contorni di pesce, frutti di mare e di laghi
capitolo secondo
origini del garum: la salsa delle salse
1. Il garum, l’aceto balsamico dei Romani
2. Tre qualità: flos, castimoniale, sociorum
3. Garum: hallec (salsa) e liquamen (colatura)
4. Partenope sito di delizie e non di pesca
5. La Napoli dell’800 falsa la qualità della vita
capitolo terzo
la pesca diffusasi nella napoli del ‘200
1. La cattura del tonno cominciò sotto gli Angioini
2. La tonnara di Napoli copiata a Pisciotta
3. La preta del pesce: la prima pescheria nel 1477
4. Cola di Fiore: il pescatore senza ospedale
5. L’Annunziata capitale dei casali di Monte Vergine
6. La pesca resta viva nei casali napoletani
7. Le barche verso l’Africa, ma i tonni risalivano
capitolo quarto
nella costiera sorrentina
1. La tonnara di Lacco Ameno d’Ischia
2. La tonnaia di Procida e la pesca delle alici
3. La prima Guardia Costa a Castellammare
4. Le tonnaie di Sorrento e Massa Lubrense
5. Le tonnaie di S.Elia a Piano e di Praiano
capitolo quinto
colatura di alici a cetara costa d’amalfi
1. Tonnaia a Capo Conca d’Amalfi e suoi casali
2. La tonnarella cetarese di Erchie di Minori
3. Tutto iniziò col tonno e il pesce spada: la colatura
4. Tonnaie cilentane: Agropoli, Pisciotta, Camerota
RACCONTI E ALTRE STORIE
DI PESCATORI E MARINAI
appendice documentaria a cura di Gennaro Scognamiglio
nota
1. Landolfo Ruffolo di Ravello e le pietre preziose in Grecia
2. I mercanti del 1572 raccontati dal Principe di Salerno
3. I Turchi cacciati da Ischia e Cetara con uno stratagemma
- I Francesi a Barbarossa: Punisci Amalfi e Salerno!
4. Il Cavaliere Ferrante e l’amante travestita da uomo Pugliese
5. Il Ducato di Amalfi e la sua Duchessa pazza per amore
- Il Principe ribelle
6. La Principessa di Salerno è incinta, ma per salvare il Principe
7. Lucrezia d’Alagno di Amalfi amante di Re Alfonso
8. San Francesco di Paola andò dal Re di Francia, che morì
- Non riuscì a salvare Don Enrico avvelenato in casa Correale
9. Diana di Sorrento amante del Re che lasciò l’ex fatto cardinale
- Fantasmi innamorati alla Vicaria della Regina e Villa Pollio
10. La spedizione di Pisacane e la Spigolatrice di Sapri
11. Lo Guarracino, il pesce che inseguiva la Sardella
IL PALAZZO BENEVENTANO
DEL MARCHESE DI AMALFI
appendice documentaria a cura di Arturo Bascetta
1. Paulillo Marchese di Amalfi, di Petruro e Cavaliere di Malta
2. La dote amalfitana del I piano di Palazzo Paulillo a Benevento
3. I beni di Ischia andati al Principe di Castiglione e Pietrelcina
4. Il Duchino Perrelli di Montestarace fatto Cavaliere di Malta
Note Capitoli
Nota bibliografica alle Appendici
1.Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino, Cucina teorico-pratica: col corrispondente riposto ed apparecchio di pranzi, 1839, pag.329.
2. Corrado, Credenziere del buon gusto, tratt.XI, cap.I, Delle composte in aceto, pag.88.
3. Corrado, Credenziere del buon gusto, tratt.XI, cap.II, Maniera di purificare e condire, le olive, pag.89.
4. Giancarlo Signore, Storia delle abitudini alimentari. Dalla preistoria ai fasta food., 2010, pagg.25-26.
5.Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino, Cucina teorico-pratica: col corrispondente riposto ed apparecchio di pranzi, 1839, pag.174.
6. Vincenzo Corrado, Notiziario delle particolari produzioni delle Province del regno di Napoli, II Edizione, migliorata, ed accresciuta, da un discorso in difesa dell’Agricoltura, e Pastorizia, Nella stamperia del Giornale delle Due Sicilie, Napoli 1816.
7. Ivi.
8. Ivi.
9. Gabriele Quattromani, Itinerario delle Due Sicilie, I Edizione, Dalla Reale Tipografia della Guerra, Napoli 1827.
10. Leandrod egli Alberti, Descrittione d’Italia, Anselmo Giaccarelli, Bologna 1550.
11.Marco Gavio Apicio, De re coquinaria; Plinio il Vecchio, Naturalis historia, XXXI, pagg.93 e segg.
12. Columella nel De re rustica, VI, 34; Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, XV, 95, 25;Petronio, Satyricon, 36, 3.
13. Gargilio Marziale
14. Ignoti, Geoponiche, XX, 46, pag.1 e segg.
15. Giancarlo Signore, Storia delle abitudini alimentari. Dalla preistoria ai fasta food., 2010, pagg.25-26.
16. Gabriele Quattromani, Itinerario delle Due Sicilie, I Edizione, Dalla Reale Tipografia della Guerra, Napoli 1827;
17. Ivi.
18. Ivi.
19. Matteo Camera, Annali delle Due Sicilie, cit.; Bruno Centola, www.cosedimare.com. Cfr. Bruno Centola, Risorsa aieutica del Mediterraneo e archeologia industriale nel Cilento, Apollo, XIV, 1998.
20. Pietro de Stefano, Descrittione dei luoghi sacri della città di Napoli, Napoli 1560 a cura di Stefano D’Ovidio ed Alessandra Rullo, Università degli Studi di Napoli “Federico II” Dipartimento di Discipline Storiche, Napoli 2007, pag.49, pag.58, 72.
21. Ivi.
22. Matteo Camera, Annali delle Due Sicilie, cit.; L.Di Dorotea, Sommario storico dell’alieutica che si esercita nelle provincie meridionali, cit.; Leandrod egli Alberti, Descrittione d’Italia, Anselmo Giaccarelli, Bologna 1550.
23. Vincenzo Corrado, Notiziario delle particolari produzioni delle Province del regno di Napoli, II Edizione, migliorata, ed accresciuta, da un discorso in difesa dell’Agricoltura, e Pastorizia, Nella stamperia del Giornale delle Due Sicilie, Napoli 1816.
22. Vincenzo Corrado, Notiziario delle particolari produzioni delle Province del regno di Napoli, cit.
24. Ivi.
25. Vincenzo Corrado, Notiziario delle particolari produzioni delle Province del regno di Napoli, II Edizione, migliorata, ed accresciuta, da un discorso in difesa dell’Agricoltura, e Pastorizia, Nella stamperia del Giornale delle Due Sicilie, Napoli 1816.
26. Matteo Camera, Annali delle Due Sicilie, cit.
27. Gabriele Quattromani, Itinerario delle Due Sicilie, I Edizione, Dalla Reale Tipografia della Guerra, Napoli 1827; Matteo Camera, Annali delle Due Sicilie, cit.
28. Matteo Camera, Annali delle Due Sicilie, cit.
29. Vincenzo Corrado, Notiziario delle particolari produzioni delle Province del regno di Napoli, II Edizione, migliorata, ed accresciuta, da un discorso in difesa dell’Agricoltura, e Pastorizia, Nella stamperia del Giornale delle Due Sicilie, Napoli 1816.
30. Vincenzo Corrado, Notiziario delle particolari produzioni delle Province del regno di Napoli, II Edizione, migliorata, ed accresciuta, da un discorso in difesa dell’Agricoltura, e Pastorizia, Nella stamperia del Giornale delle Due Sicilie, Napoli 1816.
31. Matteo Camera, Annali delle Due Sicilie, cit.
32. Vincenzo Corrado, Notiziario delle particolari produzioni delle Province del regno di Napoli, II Edizione, migliorata, ed accresciuta, da un discorso in difesa dell’Agricoltura, e Pastorizia, Nella stamperia del Giornale delle Due Sicilie, Napoli 1816.
33. Gabriele Quattromani, Itinerario delle Due Sicilie, I Edizione, Dalla Reale Tipografia della Guerra, Napoli 1827; Bruno Centola, www.cosedimare.com. Cfr. Bruno Centola, Risorsa aieutica del Mediterraneo e archeologia industriale nel Cilento, Apollo, XIV, 1998.
34. Gino Capponi, Antologia: giornale di scienze, lettere e arti, Vol.38, Tipografia Pezzati, Firenze 1830, pag.102.
35. Tommaso Niccolò d’Aquino, Delle delizie tarantine, Libro IV (opera postuma), Stamperia Raimondiana, Napoli 1771, pag.244.
36. Giuseppe d'Ascia, Storia dell'isola d'Ischia descritta da da Giuseppe d'Ascia, I, Stabilimento tipografico di gabriele Argenio, Napoli 1867.
37. Giovanni Stefano Menochio, Le stuore, overo Trattenimenti eruditi del Padre Gio. Stefano Menochio, Napoli 1662, pag.83.
38. Giovan Battista De Ferrari, Nuova guida di Napoli, dei contorni, di Procida, Ischia e Capri compilata su la guida del Vasi, Tipografia Porcelli, Napoli 1826, pag.267.
39. Targioni Tozzetti, La pesca in Italia, Vol.I, Parte 1, Napoli 1871.
40. Vincenzo Corrado, Notiziario delle particolari produzioni delle Province del regno di Napoli, II Edizione, migliorata, ed accresciuta, da un discorso in difesa dell’Agricoltura, e Pastorizia, Nella stamperia del Giornale delle Due Sicilie, Napoli 1816.
41. Vincenzo Corrado, Notiziario delle particolari produzioni delle Province del regno di Napoli, II Edizione, migliorata, ed accresciuta, da un discorso in difesa dell’Agricoltura, e Pastorizia, Nella stamperia del Giornale delle Due Sicilie, Napoli 1816. Cfr. Targioni Tozzetti, La pesca in Italia, Vol.I, Parte 1, Napoli 1871.
42. Targioni Tozzetti, La pesca in Italia, Vol.I, Parte 1, Napoli 1871.
43. Targioni Tozzetti, La pesca in Italia, Vol.I, Parte 1, Napoli 1871.
44. Vincenzo Corrado, Notiziario delle particolari produzioni delle Province del regno di Napoli, II Edizione, migliorata, ed accresciuta, da un discorso in difesa dell’Agricoltura, e Pastorizia, Nella stamperia del Giornale delle Due Sicilie, Napoli 1816.
45. Targioni Tozzetti, La pesca in Italia, Vol.I, Parte 1, Napoli 1871.
46. Giustiniani, Dizionario geografico ragionato del regno di Napoli, Vol.I, Napoli 1797
47. Vincenzo Corrado, Notiziario delle particolari produzioni delle Province del regno di Napoli, II Edizione, migliorata, ed accresciuta, da un discorso in difesa dell’Agricoltura, e Pastorizia, Nella stamperia del Giornale delle Due Sicilie, Napoli 1816.
48. Ivi.
49. Gabriele Quattromani, Itinerario delle Due Sicilie, I Edizione, Dalla Reale Tipografia della Guerra, Napoli 1827.
50. Giancarlo Signore, Storia delle abitudini alimentari. Dalla preistoria ai fasta food., 2010, pagg.25-26. cfr. Tommaso Niccolò d’Aquino, Delle delizie tarantine, Libro IV (opera postuma), Stamperia Raimondiana, Napoli 1771, pag.244.
51.Da: http://ospitiweb.indire.it/~samm0001/1910/ErchiePrima/ErchiePrima.htm, a cura di Nicoletta, Cristina, Annagrazia, classe 2a F. Da: Alla riscoperta degli antichi sapori, Pro Loco Cetara, 19 Dicembre 1998.
52. Filippo Cerasuoli, Scrutazioni storiche, archeologiche, topografiche con annotazioni e ..., Napoli 1865.
53. Filippo Cerasuoli, Scrutazioni storiche, archeologiche, topografiche con annotazioni e ..., Napoli 1865.
54. Gabriele Quattromani, Itinerario delle Due Sicilie, I Edizione, Dalla Reale Tipografia della Guerra, Napoli 1827.
55. Giancarlo Signore, Storia delle abitudini alimentari, 2010, pagg.27-28. La citazione sul Natale è riferita da Fortunato Galano, ivi cit.
56. Giancarlo Signore, Storia delle abitudini alimentari, 2010, pagg.27-28. La citazione sul Natale è riferita da Fortunato Galano, ivi cit.
57. Targioni Tozzetti, La pesca in Italia, Vol.I, Parte 1, Napoli 1871. Le tonnare di Agropoli, Licosa e Linfreschi furono restituite ai possessori al ritorno dei Re Borboni nel 1817, sebbene fossero state dichiarate in demanio pubblico e quindi si ritrovarono nel possesso illegittimo con la legge sulla eversione della feudalità. Questi territori in origine dovettero per forza essere demaniali, perché, nel 1690, “gli stigli della tonnara” si conservavano nei magazzini Delli Monti. Del resto, lo jus di falangaggio, era appena nato l’anno prima, nel 1689, quando avvenne la cessione annuale della concessione, così come trascritto nel registro del Relievo. Dopo quella data, il calo della tonnara di Trentova e di Punta Licosa, divennero un vero affare per il feudatario che esigeva il diritto di pesca.
58. Targioni Tozzetti, La pesca in Italia, Vol.I, Parte 1, Napoli 1871.
59. Vincenzo Corrado, Notiziario delle particolari produzioni delle Province del regno di Napoli, II Edizione, migliorata, ed accresciuta, da un discorso in difesa dell’Agricoltura, e Pastorizia, Nella stamperia del Giornale delle Due Sicilie, Napoli 1816.
60. Bruno Centola, www.cosedimare.com. Cfr. Bruno Centola, Risorsa aieutica del Mediterraneo e archeologia industriale nel Cilento, Apollo, XIV, 1998.
61. Giornale delle due Sicilie, in: Raccolta, parte II, pag.808.
Il Capitolo “Landolfo Ruffolo di Ravello e le pietre preziose in Grecia” è liberamente tratto da: Francesco Sansovino, Cento Novelle scelte da più nobili scrittori della lingua volgare, Eredi di Marchiò Sessa, Venezia 1571, pag.6. Il testo inizia con la Giornata prima in cui cinque ragazzi e cinque ragazze lasciano Venezia, colpita dalla peste del 1556, e si incontrano ad Oriano, luogo del padovano adornato di ricchi e belli arnesi. Qui cominciano a raccontare delle storie cominciando da Andreuccio da Perugia e così via. Fra esse ve ne sono un paio che riguardano fatti accaduti a personaggi famosi del Salernitano.
Il Capitolo “I Francesi a Barbarossa: Punisci Amalfi e Salerno!” è liberamente tratto da: Summonte, Compendio dell’Istoria del Regno di Napoli.
Il Capitolo “Il Cavaliere Ferrante e l’amante travestita da uomo Pugliese” è liberamente tratto da: Francesco Sansovino, Cento Novelle scelte da più nobili scrittori della lingua volgare, Eredi di Marchiò Sessa, Venezia 1571, pag.44
Il Capitolo “Il Ducato di Amalfi e la sua Duchessa pazza per amore” è liberamente tratto da: “A.Bascetta, Giovanna La Pazza, ABE 2004. Note. Matteo Maria Bandello, Novelle. Raffele Ferraioli, Le belle del ducato. Da:www.comunefurore.it. Re Ferrante (1423-1494) ebbe una figlia illegittima, Maria D’Aragona, che generò la Duchessa Giovanna D’Aragona (sposa di Antonio Todeschini Piccolomini). Re Ferrante ebbe anche un figlio illegittimo, Ferdinando Duca di Caiazzo e di Montaldo, il quale, sposando la sorella del Vicerè dell’epoca, Castellana di Cardona, generò un’altra Maria D’Aragona (1503-1568), un’altra Giovannina D’Aragona e un altro Duca di Montalto di nome Antonio (1501-1543). Due sorelle, Maria e Giovannina, quindi nipotine della zia Duchessa Giovanna D’Aragona figlia spuria di Re Ferrante.
Nemmeno questa Giovannina, bellissima ma fredda, può quindi confondersi con la zia Duchessa (Principessa illegittima figlia di Ferrante) perchè sposerà il fratello della gelosissima Vittoria Colonna, Ascanio Colonna Duca di Paliano, dal quale avrà per figlia Girolama Colonna (che andrà in sposa al Duca Camillo Pignatelli). Cfr. Amalia Giordano, La dimora di Vittoria Colonna a Napoli, Napoli 1906.
Il Capitolo “Il Ducato di Amalfi e la sua Duchessa pazza per amore” è liberamente tratto da: “A.Bascetta, Giovanna La Pazza, ABE 2004. Note. Matteo Maria Bandello, Novelle. Raffele Ferraioli, Le belle del ducato. Da:www.comunefurore.it. Re Ferrante (1423-1494) ebbe una figlia illegittima, Maria D’Aragona, che generò la Duchessa Giovanna D’Aragona (sposa di Antonio Todeschini Piccolomini). Re Ferrante ebbe anche un figlio illegittimo, Ferdinando Duca di Caiazzo e di Montaldo, il quale, sposando la sorella del Vicerè dell’epoca, Castellana di Cardona, generò un’altra Maria D’Aragona (1503-1568), un’altra Giovannina D’Aragona e un altro Duca di Montalto di nome Antonio (1501-1543). Due sorelle, Maria e Giovannina, quindi nipotine della zia Duchessa Giovanna D’Aragona figlia spuria di Re Ferrante.
Nemmeno questa Giovannina, bellissima ma fredda, può quindi confondersi con la zia Duchessa (Principessa illegittima figlia di Ferrante) perchè sposerà il fratello della gelosissima Vittoria Colonna, Ascanio Colonna Duca di Paliano, dal quale avrà per figlia Girolama Colonna (che andrà in sposa al Duca Camillo Pignatelli). Cfr. Amalia Giordano, La dimora di Vittoria Colonna a Napoli, Napoli 1906. Cfr.Cfr. Gregorio Rosso, Storia delle cose di Napoli sotto l’impero di Carlo V, Napoli 1770. Cfr. Francesco Fiorentino, Nuova Antologia, XLIII fasc. 2/1884; riportato in Studi e Ritratti, 1911. Cfr. Raffaele Castagna, Un cenacolo letterario del Cinquecento sul Castello d’Ischia, pag.2 e segg. Cfr. Raffaele Castagna, Regine, ex regine, principesse, nobildonne che soggiornarono nel 1500 sul Castello d’Ischia, La rassegnadiischia.it.. Oltre a Giovannina, si trasferì ad Ischia anche la sorella: si ritirò “in casa del Marchese dello Vasto, la bellissima moglie donna Maria d’Aragona”.
Maria era “cara alla Regina Giovanna, cara ad Isabella precedentemente Duchessa di Milano”, dice il suo biografo Francesco Fiorentino, sostenendo che nel 1538 “abbandonò il palazzo della riviera di Chiaia, la città di Pozzuoli ed il castello di Ischia, tra i quali era solita dividere il suo soggiorno, ed andò ad abitare il palazzo ducale di Milano”.
Donne intriganti e seducenti di una generazione successiva, valorizzate da Vittoria Colonna, il cui nome ricorre spesso nelle rime di spasimanti e poeti come Sannazaro, Costanzo, Rota, Tarsio, sebbene lo storico e poeta di Costanzo lasciò intendere di non aver amato la Marchesa di Pescara, quanto la moglie del Vicerè Don Garcia di Toledo.
Solo così si spiega il verso: - Solo, o Costanzo, per tua gloria basti il poter dir che sì gran donna amasti. Vittoria Colonna, figlia di Fabrizio Colonna, nacque nel 1490 nel Castello di Marino. Nel Castello d’Ischia, invece, nel 1509, sposò Ferrante Francesco d’Avalos, Marchese di Pescara, il quale, nel 1521, diverrà Capitano generale delle truppe imperiali, lasciando questo mondo nel 1525, quando Vittoria frequentò conventi e cenacoli intellettuali per innalzare lo spirito.
Per quel che riguarda Di Costanzo, dopo averne pubblicato un saggio nel 1572, completò nel 1582 l’opera che vide la luce col titolo di Istorie del regno di Napoli. Se in questa parte degli studi, Di Costanzo ebbe come primi direttori il Sannazaro e il Poderico, fu il celebre Berardino Rota che gli diede poi stimolo e gli fu guida nella poesia latina e italiana, in cui così eccellente ei divenne (da Le Rime di Angelo Di Costanzo - Venezia, 1759). E che dire dei privilegi delle dame? Cfr. Danza, op. cit., ivi.
Il primo capitolo su “San Francesco di Paola” è una storia vera perché San Francesco partì da Paola il 2 febbraio 1483 ed raccontata da un testimone, il cronista Filippo di Commines, Delle memorie di Filippo di Comines, Cavaliero, & Signore d’Argentone, intorno alle principali attioni di Lodovico Undicesimo, & Carlo Ottavo suo figliolo, amendue Re di Francia, Libri VIII, Bertani, in Venetia 1640 pag.223 r - 225 v.
Idem per il secondo capitolo, sempre su San Francesco, tratto da Joanni Maurello, poeta dialettale calabrese, che narrò l’episodio nel Lamento per la morte di Don Enrico d’Aragona, epicedio di 296 versi diviso in quattro parti stampato a Cosenza nel 1478, il più antico documento in dialetto della Calabria Citeriore in cui l’autore mostra il dolore per la morte del suo signore. Il testo fu rinvenuto fra i rogiti della biblioteca vaticana dallo studioro Erasmo Percopo nel 1888 che lo considerò come scritto da un uomo di cultura “non del tutto volgare e popolano, o cantambanco o improvvisatore che dir si voglia”.
Rimase quindi vedova Polissena Ventimiglia, incinta di Carlo e con già quattro orfanelli al seguito, Luigi, Caterina, Ippolita e Giovanna, che furono cresciuti ed elevati al rango ducale. Luigi d’Aragona (1475-1519), divenuto Marchese di Gerace, nel 1492 sposò in Roma Battistina Cibo, nipote del papa, a soli 17 anni. Rimasto presto vedovo e senza figli vestì l’abito sacerdotale sotto la protezione di Papa Borgia, il quale, nel 1494 lo creò Protonario e gli assegnò la Diaconia di S.Maria in Cosmidin. Sarà lui l’accompagnatore della Regina Giovanna in Spagna durante la vedovanza. Divenne legato pontificio il Germania e morì nel 1519 dopo 22 anni di cardinalato, sotto del quale, la Commenda di Montevergine, con sede nell’ex abbazia di Mugnano, subì la scissione di antichi feudi verginiani, alcuni dei quali, passati sotto il dominio regio, divennero Università comunali, come nel caso di Mercogliano. E’ questo uno dei motivi per cui si assiste al duplicarsi dei toponomi con il Casale di un feudo di proprietà dei monaci e l’altro, magari adiacente, riscattato dall’Università.
Per il Capitolo “Lucrezia d’Alagno di Amalfi amante di Re Alfonso Il Magnanimo” ci siamo ispirati a: Benedetto Croce, Storie e Leggende Napoletane, II Ediz. riveduta, Laterza, Bari 1923, Lucrezia d’Alago, pag.87.
Il Capitolo su “Donna Diana di Sorrento” è adattato da Gaetano Canzano Avarna, Leggende Sorrentine, Sant’ Agnello 1883. Cfr. Fabrizio Guastafierro, L’amante del Re che abitava a Sorrento (I e II parte), sito internet: www.ilmegliodisorrento.com. Cfr. Mario Russo, La villa romana del Capo di Sorrento, Centro Studi e ricerche Multimediali Bartolommeo Capasso, Sorrento 2006. “Alfonso I° e Ferdinando I° d’Aragona, fra i Re di Napoli, furono quelli che con più frequenza si recarono in Sorrento. Gabriele Correale, patrizio sorrentino, giovanetto paggio di Alfonso I°, dal re assai riguardato per la soavità dei suoi costumi, per la sua nobilissima indole, ed alla di costui immatura morte, il fratello Marino, succeduto nella grazia del Re, furono indubitatamente incentivo a far prediligere dagli Aragonesi la Città di Sorrento...
Di cotesta donzella la tradizione ne ha serbato solo il nome: Diana e nulla più, e così noi la chiameremo, nome per altro molto felicemente adattato, imperocché la maestà del portamento, la stupenda perfezione delle forme e l’incantevole leggiadria che traspariva dalla sua bellissima persona, ben facevano reggerle il paragone colla favolosa abitatrice dei boschi.
In quel tempo ogni donzella nobile era esperta nelle teorie dell’Araldica, per modo che dall’ insegna che elevava ciascuna barca scorgevasi a chi appartenesse.
In fatti la nostra Diana mirò le bande dei Sersale, la rete dei Vulcano, le fasce dei Mastrogiudice, il leone rosso dei d’Alessandro, ma quando le fu fatto distinguere le tre fasce nere che avvolgevano il leone d’oro dei Capece, un incarnato vivissimo si diffuse sul suo bel volto, il petto le balzò con ansia visibile che rivelava essere stato il suo cuore sollevato da grave sollecitudine. Chi, nel tempo stesso, avesse potuto penetrare collo sguardo nella barca dei Capece, avrebbe scorto diritto sul bordo, tutto fisso a Sorrento, un giovine di poco più di vent’anni, alto e snello della persona, bruno di aspetto per la polvere e il sole dei campi, d’ occhi nerissimi, scintillanti, di un’assieme disinvolto, dignitoso, che palesava l’elevatezza dell’animo e del casato”.
Così l’autore: - “Tutto ciò non ignorava il saggio Corrado Capece, come non sfuggì al suo accorgimento che le preferenze del Duca tornavano accette alla vanità di Diana, a salvarla dall’ignominia dalla quale era minacciata, laonde qualche giorno prima della festa ordinata dal Duca, si recò da lei onde scongiurarla di non andarvi, e se ciò non le fosse possibile, simulando momentanea indisposizione, non ballare con alcuno, per così non porgere opportunità al principe di avvicinarla con libertà. Non staremo qui a dettagliare la viva discussione intervenuta fra i due fidanzati. Corrado, animato dagli elevati sentimenti di onoratezza di virtù, forte pregava Diana, in nome del loro amore, in nome della di lei reputazione, del decoro dell’intero parentado, di evitare qualunque passo che avesse potuto sentire di leggiero, d’inconsiderato; mentre che Diana, cui il fascino della vanità aveva montato il capo, colle fisime di riguardi sociali, di obbedienza a superiori cenni, procurava orpellare la sua condotta, conchiudendo alla fine, che essa avvertiva in sé tanta forza da saper mantenere nei giusti confini la devozione di suddita col decoro di nobile donzella. Per verità non sappiamo, se più per imporre termine ad una discussione che la contrariava, ovvero col fermo proposito di darvi adempimento, finalmente promise al Capece che non avrebbe preso parte alle danze”. Cfr. Pietro de Stefano, Descrittione dei luoghi sacri della città di Napoli, Napoli 1560. A cura di Stefano D’Ovidio ed Alessandra Rullo, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Dipartimento di Discipline Storiche, Napoli dicembre 2007. Sulle lapidi v. De Stefano, pag.124-125, cit. De Stefano, leggendo le due lapidi sul loculo di Monteoliveto in Napoli, ci permette di attestare che Marino Correale di Sorrento non è altri che il Conte di Terranova Marino Curiale: Qui fuit Alfonsi condam pars maxima Regis, Marinus hac modica nunc tumulatur humo... Marinus Curialis Surrentinus, Terræ Nouæ Comes. Ann. Domini. M.CCCC.LXXXX.
In volgar così risonano: - “Marino, il quale un tempo fu gran parte di re Alfonso, adesso è sepellito in questa poca terra”... “Marino Curiale Surrentino conte di Terra Nova. L’anno del Signor mille quattrocento novanta”.
Il secondo racconto “Il fantasma dei bagni” è uno stralcio del primo ed è stato confrontato con le notizie su Maria del cronista Pietro de Stefano, Descrittione, cit., indi con Gaetano Canzano Avarna, Leggende Sorrentine, Sant’Agnello 1883. Cfr. Fabrizio Guastafierro, L’amante del Re che abitava a Sorrento (I e II parte), sito internet: www.ilmegliodisorrento.com. Cfr. Mario Russo, La villa romana del Capo di Sorrento, Centro Studi e ricerche Multimediali Bartolommeo Capasso, Sorrento 2006. Fra i ruderi romani della Villa di Pollio Felice decantata da Stazio e vissuto ai tempi di Domizio, quando fu “patrizio Puteolano di sterminata dovizia” con “case in Ercolano e poderi in Taranto, fu cultore delle scienze astronomiche e versato in eloquenza e poesia”. Siamo a Sorrento, fra Capo S.Fortunata e Capo di Massa, tra il tempio delle Sirene e il tempio di Minerva, spuntavano gli spiriti, proprio di fronte al litorale coi templi di Nettuno, di Ercole e di Giunone. Sono i bagni della Regina Giovanna “avanzi di cisterne e di acquedotti che tuttavia si vedono, depongono anch’oggi della magnificenza di quelli edifizii, e meritamente, richiamano l’attenzione e l‘interesse di ogni intelligente osservatore”. Agli inizi del 1300 la Villa era già un ammasso di avanzi, nascondiglo di ladri e di contrabbandieri, luogo di regolamento di conti con armi varie, avendovi perduto la vita molti gentiluomini. Un luogo dalla penombra perfetta, fra massi, dirupi e macerie illuminati dai soli raggi della luna che, a serata inoltrata, indicavano a marinai e braccianti la strada del ritorno.
Il Capitolo su “La spedizione di Pisacane e la spigolatrice di Sapri” è una sintesi della nota vicenda risorgimentale. Dal sito internet: wikipedia.it/Carlo Pisacane; E.Negri, L'idea politico-sociale di Carlo Pisacane, in: La rivendicazione, Forlì, n. 45, 27 agosto 1887; Nello Rosselli, Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano, Torino, Einaudi, 1977; Ruggero Orlando Pisacane Ardita 1935; Renato Monteleone, Cospiratori, Guerriglieri, Briganti. Storie dell'altro Risorgimento, Einaudi Ragazzi Storia, Trieste 1995. George Woodcock, L'Anarchia - Storia delle idee e dei movimenti libertari, Feltrinelli Editore, Milano 1966; Manlio Cancogni, Gli angeli neri Storia degli anarchici italiani da Pisacane ai circoli di Carrara, Mursia, 2011; Luciano Russi, Carlo Pisacane. Vita e pensiero di un rivoluzionario senza rivoluzione, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2007.
Il capitolo su “Lo guarracino e la sardella” è una sintesi della nota canzone popolare napoletana. Cfr. sito internet: wikipedia.org. Voce: lo guarracino; Per la canzone del Guarracino cfr. Nuova Compagnia di Canto Popolare, album Lo guarracino, Napoli 1972.
Il Capitolo sul “Marchese di Amalfi, Cavaliere di Malta” è stato elaborato su atti notarili inediti provenienti dall’Archivio di Stato di Avellino: ASAV, B.3562, notaio Pasquale Leo in Petruro, 3 giugno 1841, atto n.41 del suo protocollo annuale, fasc. 3562.
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