IL BOMBARDAMENTO DI SALERNO DEL 1498. L’esilio a Venezia dei principi Antonello e Roberto Sanseverino

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Editorial Review

Il Papa cacciato da Roma eleva Ruggiero dell'Aquila di Gaeta a Console della Chiesa longobarda dei beneventani di Cassino

 

Tutto sembrò filare liscio con lo scorrere del tempo, almeno fino a quando non accaddero alcuni episodi clamorosi. Il primo fu l’incendio di Acherontia, Acer. Il secondo fu la morte del neoeletto Principe imperiale di Capua, Giordano dell’Aquila, l’unico vicario dei Franchi, cioè riconosciuto dall’Imperatore, nei territori naturali della Vicaria francofona, abitati dai romani di culto apostolico antiocheno, difesi dal console Ruggiero I dell’Aquila di stanza a Gaeta.
A fomentare la ribellione che seguì alla morte del Principe capuano Giordano, furono alcuni inviati degli Altavilla, che si dichiararono fedeli solo al Papa, pretendendo che si accettasse una successione legata al Gran Comes Ruggiero I di Sicilia, Duca di Gaeta, e non dettata più dal Re dei Romani, troppo legato al Borsa e al suo nuovo Ducato di Barulo. Il fine era quello di arrivare a strappare il titolo di Duca di Puglia a questo erede del Guiscardo, indicato nella successione ducale alla morte del padre, e rimasto relegato nel Ducato pugliese, dove aveva radunato i Beneventani sfollati dal terremoto del 1088 dall’urbe che non erano riusciti a costruire. In realtà fu quello l’epilogo di una congiura vera e propria. Siamo nel 1089 e a Castel Capuana avvenne l’occupazione organizzata dagli Altavilla, da cui prese origine la guerra fra guelfi e ghibellini. Si trattò di un fatto grave che diede il via al distacco della vicaria del Principato di Castelcapuana dal Regno di Roma, declassato dal Duca di Gaeta che la inglobò nella provincia di Nova Beneventana. Lo fece fare il papa, per evitare che ne nascesse un altro vicetrono imperiale vicino a Canosa, sottraendo la sede all’eredità del Borsa, sebbene restasse il legittimo erede diretto del Guiscardo, essendo lui il Ruggiero Boemondo detto Borsa o Borsello, e non lo zio di Gaeta.
Ma il Papa andò oltre, disturbato com’era da Borsa e dall’Imperatore, quest’ultimo giunto ad imporre la sua volontà fin dentro Roma.