INDICE E NOTE NEL TESTO
Capitolo primo
Una vita da francescano
Il duplice suono dell’arpa
La dedica
La prima istruzione
Giuseppe, giovane brillante
Il Real Collegio di Avellino
Il dolore per la morte del cugino
Le origini di Greci
La Sacra Rappresentazione
Composizione estemporanea
La storia dell’ebreo Namias
L’emancipazione della donna
Dora D’Istria, donna europea
La predica al Turco
Alza la voce
Le sorti dell’Albania al Congresso di Berlino
CAPITOLO SECONDO
Canto antico
I poeti italiani come modelli
Prove di traduzione dal latino
Composizione per una rappresentazione
CAPITOLO TERZO
La lingua albanese
Gli studi linguistici di Giuseppe Crispi.
Gerolamo De Rada
Un dizionario albanese-latino
La tradizione albanese negli scrittori di oggi
Padre De Martino visto dai suoi contemporanei
l’apprezzamento di dora d’istria
NOTE NEL TESTO
1. Filosofia Pluridisciplinare Tu che mi guardi, tu che mi racconti; Filosofia della narrazione – Incontro con Adriana Cavarero. Questioni di Filosofia (22/2/1998) http://www.emsf.rai.it/radio/trasmissioni.asp?d=87
2. Ibidem.
3. Grande Dizionario Enciclopedico, UTET , Torino, edizione 1966-1973, s. v. Leonardo De Martino
4. Padre De Martino fu maestro di Ndre Mjedia (1866- 1937) e di Gjergj Fishta (1871-1940)” ; il primo, padre gesuita, fu poeta e scrittore modello di prosa della letteratura albanese; il secondo,frate francescano, poeta scrittore e uomo politico, autore, tra l’altro, del poema epico-lirico Lahuta e Macis (Il liuto della montagna) del 1937.
5. Christoph Wilhelm Hufeland, G. Almansi, Enchiridion medicum, o Indirizzamento alla pratica della medicina cioè l’ esperienza di 50 anni di medicina, Berlino 1836, trad. ita. Di G. Almansi, Firenze 1841, p. 652.
6. Pietro Paolo Parzanese, nacque ad Ariano Irpino l’11 novembre 1809. Ordinato sacerdote, ebbe l’incarico dell’ insegnamento di grammatica, teologia ed eloquenza nel seminario diocesano. Morì a Napoli il 29 agosto 1852. Le sue poesie apprezzate nei circoli letterari di Napoli, divennero largamente popolari. Nel 1846 pubblicò Il Viaggianese. Canti raccolti e ordinati da P.P. Parzanese Cfr. Valerio Camarotto – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 81 (2014) s. v.
7. Leonardo De Martino, L’arpa d’ un Italo-Albanese, Venezia 1881, p.171
8. Ibidem, pag. 131.
9. Ibidem, pag. 135.
10. Francesco Saverio Farace, nato ad Ariano Irpino il 1785, fu vescovo di Bovino dal 1837 al 1851, anno della sua morte. Cfr. Vincenzio d’ Avino (abate.), Cenni storici sulle chiese arcivescovili, vescovili, e prelatizie (nullius) del Regno delle Due Sicilie, Napoli 1848, p.92-93
11. Urbano Patella sacerdote di Bovino, nel 1844, studente di letteratura e di teologia, autore di una composizione poetica intitolata Il Santuario di Valle Verde (santuario mariano in provincia di Foggia non lontano da Bovino) che fu oggetto di pungente critica da parte di Francesco Farace, Seminarista studente di Filosofia, a Felice De Marco, ad Urbano Patella e a Spiridione Perifano risponde e dice, Pesaro 1844.
12. Leonardo De Martino, op. cit. al ricordo del cugino Giuseppe sono dedicate le pag. 119-153, da cui sono ripresi i brani riportati.
13. La legislazione scolastica del Regno di Napoli dal 1806 alla fine della monarchia è raccolta nei tre volumi Collezione delle Leggi de’ Decreti e di altri atti riguardante la Pubblica Istruzione promulgati nel già Reame di Napoli dall’anno 1806 in poi, pubblicati dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo (ISSM), Roma 2014.
14. Il fiorentino padre Mauro Ricci delle Scuole Pie (1826-1900) era professore di belle lettere, celebre letterato ed epigrafista.
15. Leonardo De Martino op. cit.
16. Ibidem. Il testo della poesia del giovane Giuseppe è riportata nel libro alle pagine 149-153
17. Ibidem
18. Ibidem pp. 119-122
19. Scuola Media Statale E. Covotta, Greci tradizioni e cultura arbereshe in Campania, a cura di Emilio Monaco, Ariano Irpino 2002.
20. Gerardo Conforti (Greci, 1863 – 1928), nipote di Padre De Martino, fu sacerdote, pubblicista e fervente propugnatore della libertà dell’Albania; scrisse tra l’altro Appunti di storia cronologica di Greci, Tip. degli Artigianelli, Napoli 1922
21. Luigi Lauda (Greci, 1824 – 1892) scrisse nel 1881 il Dramma di San Bartolomeo Apostolo. Oggi, però si conserva la ristampata fatta negli Stati Uniti a cura della Società di S. Bartolomeo di New York nel 1941.
22. Leonardo De Martino, op. cit. p.25
23. Per Nicolò Tommaseo cfr. Annalisa Nesi, Treccani- Enciclopedia dell’Italiano (2011) s. v.
24. Leonardo De Martino, op. cit., n. 3 pp.154-56
25. Ibidem, p. 66
26. Ibidem, p.165 n.13.
27. Ibidem, pp.159-164. L’espressione latina significa: la salvezza del popolo per opera di una donna.
28. Ibidem, p.82
29. Marta Questa -archivio storico di Firenze-, Storia di una principessa rumena a Firenze, 2014 https://paolopianigiani.wordpress.com/tag/marta-questa/
30. La “Revue des Deux Mondes” fondata nel 1829, è la più antica rivista d’Europa e ancora attiva. All’originario indirizzo umanistico la rivista unì gli interessi per temi politici, economici, artistici. Grazie alla collaborazione di intellettuali, artisti e studiosi di fama, la rivista conquistò importanza e prestigio internazionale. Il saggio di Dora D’Istria “Les Albanais des deux côtés de l’Adriatique et la Nationalité albanaise d’après les chants populaires “ si trova nel volume 63° -seconde période XXXVI année. Mai-Juin 1866, pp. 382-418.
31. L. De Martino, op. cit., n. 15 pp.166-170
32. Ibidem, p. 167-68
33. Meglio conosciuto come fiume Drina
34. Signifieùca, cioè “crepuscolo” in lingua turca.
35. Leonardo De Martino, op. cit., p.101
36. Ibidem pp. 101-103
37. Si tratta di Mehmed Riza Pasha (1844-1920) comandante dei turchi. Raggiunse il grado militare di Serasker, che era il più alto dell’Impero ottomano. Partecipò alla guerra russo-turca del 1877-78.
38. Leonardo De Martino, op. cit., pp.106-112
39. Ibidem p. 94
40. Ibidem n. 31 p.173
41. La composizione poetica sulla Via Crucis -Passione di Gesù Cristo “è dovuta al genio drammaturgico di Pietro Metastasio (1698-1782) e ricopre un posto di assoluto rilievo all’interno della produzione del poeta italiano; venne infatti scritta nel 1730 come biglietto da visita in seguito alla fresca nomina a «Poeta Cesareo» presso la Corte Imperiale di Vienna, carica che mantenne per 52 anni, fino alla morte. Il poema divenne subito uno dei libretti maggiormente amati e frequentati da alcuni tra i più illustri compositori settecenteschi: autori come Caldara, Jommelli, Paisiello, Myslivecek e Salieri non seppero infatti resistere all’impeto dirompente del linguaggio teatrale e dell’azione scenica metastasiana”. cfr. Andrea Milanesi sul giornale quotidiano Avvenire, domenica 5 aprile 2009.
42. Wilhelm Müller, Egeria. Raccolta di poesie italiane popolari, cominciata da G. Mueller terminata e pubblicata da O.L.B. Wolf, Lipsia 1829. Si tratta di una raccolta di componimenti poetici vari per stili metrici: ritornelli, in terza rima, documenti morali in terza rima, versi quadernari (come questa strofe: Mira che bel sereno, che belle stelle! / Questa è la notte a rubar le zitelle;/ E chi ruba le zitelle non è ladro, / Si chiama un giovanetto innamorato), sestine, ottave rime, canzonette.
43. Tommaso Grossi, Marco Visconti, Storia del Trecento, cavata dalle cronache di quel Secolo, Milano 1834. I riferimenti sono ai capitoli della seconda edizione del 1840, pp. 63-64, pp. 41-42,487-488.
44. Giuseppe Zaccaria , Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 62 (2004) s. v. Carolina Invernizio. “All’Invernizio è in gran parte legata la storia del romanzo d’appendice italiano, che, pur risultando un fenomeno più limitato rispetto a quello di altri paesi (basti pensare al feuilleton francese), ha costituito un macroscopico esempio di produzione di consumo e di massa. Le ragioni del successo sono da ricercare nella capacità di corrispondere alle attese del pubblico, stimolandone al tempo stesso la curiosità e l’interesse”.
45. Charles William Russell, Vita del cardinale Giuseppe Mezzofanti e memoria dei più chiari poliglotti antichi e moderni, traduzione italiana, Bologna 1859. “Fecero plauso a lui vivente in parecchi incontri, e dopo morte ne commendarono le virtù e il sapere, e ne piansero la perdita irreparabile. Vero è che gli stranieri più assai che i connazionali hanno scritto del sommo Poliglotta. Imperocché, lasciate ancora in disparte molte onorevolissime menzioni fatte di lui incidentemente in descrizioni di viaggi, o in altre opere uscite alla luce in ogni parte del mondo, due lavori speciali ci vennero alle mani, l’uno dalla Francia, l’altro dall’Inghilterra, il primo del Manavit (Augustin Manavit, Esquisse historique sur le cardinal Mezzofanti, Paris, 1853), l’altro del Russell (C.W.Russel, Life of Cardinal Mezzofanti which appeared, London 1858).
46. Sappa è diocesi di rito latino suffraganea dell’archidiocesi di Shkodër-Pult nel nord dell’ Albania. La città di Sapë (Sappa), è ubicata presso il fiume Drin, a sud est del lago di Scutari.
47. Francesco Altimari è uno studioso che ha maturato notevole esperienza nel campo dell’Albanologia. È membro onorario dell’Accademia delle scienze di Albania (2006), componente esterno dell’Accademia delle scienze e delle arti del Kossovo (2008) e professore ordinario (1991) del dipartimento di Albanologia dell’Università della Calabria. Di origini Arbereshe , Altimari è nato il 1955 a San Demetrio Corone in provincia di Cosenza.
Altimari Francesco, Bolognari Mario, Carrozza Paolo, a cura di, L’esilio della parola. La minoranza linguistica albanese in Italia. Profili storico-letterari, antropologici e giuridico-istituzionali, con una prefazione di Tullio De Mauro, ETS, Pisa 1986.Cfr. Benedetta Baldi e Leonardo M. Savoia Università degli Studi di Firenze, Cultura e identità nella lingua albanese, in LEA – Lingue e letterature d’Oriente e d’Occidente, n. 6 (2017), pp. 45-77. http://dx.doi.org/10.13128/LEA-1824-484x-2232
48. La Lega per la difesa e i diritti della Nazione Albanese è un’organizzazione politica fondata dagli Albanesi nel 1878 nell’antica città di Prizren, nel Kosovo, che era parte dell’Impero Ottomano.
49. Matteo Mandalà, Lineamenti di storia della lingua letteraria albanese: la questione della lingua nella Rilindja. SUDOSTFORSCHUNGEN. vol. XXII, pp. 5-11 ISSN: 0081-9077. Cosenza 1990. Martin Camaj (1925–1992) è stato un famoso linguista, studioso di tradizioni popolari e scrittore albanese. Il suo romanzo Rrathë è considerato il primo romanzo psicologico della letteratura albanese. E’ stato pubblicato postumo il libro, La parlata arbëreshe di San Costantino in provincia di Potenza, Centro Editoriale e Librario, Cosenza 1993.
50. G. De Rada, Poesie Albanesi del secolo XV. I Canti di Milosao, Napoli 1836; a questa prima edizione fecero seguito altre due edizioni rivedute ,rispettivamente nel 1847 e nel 1873. Il poema, in trenta canti, narra la storia di Milosao, figlio del despota di Scutari, che si innamora della figlia di un pastore. La differenza di classe sociale, impedisce il matrimonio tra i due giovani, che, però, avviene dopo un catastrofico terremoto che distrugge la città e annulla le differenze sociali. Cfr. Francesco Altimari, I Canti di Milosao di Girolamo De Rada: storia e struttura del poema, in LEA – Lingue e Letterature d’Oriente e d’Occidente, [S.l.], v. 6, p. 79-98, dic. 2017. ISSN 1824-484x. Disponibile all’indirizzo: <http://www.fupress.net/index.php/bsfm-lea/article/view/22326>.
51. Matteo Mandalà, La parlata arbëreshe di Contessa Entellina (in provincia di Palermo). I Fonologia. (pp. 5-62). PALERMO: Istituto di Lingua e Letteratura Albanese, Palermo 1992; M. Mandalà, L’opera di Nicolò Chetta e la cultura albanologica italo-albanese nel XVIII secolo. Dialetti italo-albanesi e letteratura, Atti del XV Congresso Internazionale di Studi. Palermo, 25-28 novembre 1989. (vol. XV, pp. 87-149), Palermo 1992.
52. Papa Benedetto XIV emanò il 26 maggio 1742 la Bolla Etsi pastoralis, che conteneva prescrizioni di ordine liturgico e altre di ordine canonico. Essa sembrò una disposizione nettamente contrari al rito greco, da parte di chi non voleva la conservazione di questo rito, portato dagli Albanesi, nella Chiesa latina.
53. Conrad Malte-Brun, geografo franco-danese nato in Danimarca nel 1755 e morto a Parigi nel 1826, autore tra l’altro di Géographie mathématique, physique et politique de toutes les parties du monde in 6 volumi, pubblicati tra il 1803 e il 1807.
54. Giuseppe Crispi, Opuscoli di letteratura e di archeologia, Palermo 1836, p.127.
55. Giuseppe Crispi, Memoria sulla lingua Albanese, Palermo 1831,p.6.
56. Gerolamo De Rada, Antichità della nazione Albanese e sua affinità con gli Elleni e i Latini, Napoli 1864. Cfr. Stanislao Marchianò, Studii filologici svolti con la lingua pelasgo-albanese, Napoli 1882. Sugli aspetti della linguistica di De Rada nel quadro delle ricerche linguistiche della sua epoca, cfr. Leonardo M. Savoia – Università di Firenze, Aspetti della linguistica di De Rada nel quadro delle ricerche linguistiche arbëreshe del ’700 e dell’800, Firenze 2007; F. Altimari. Girolamo De Rada, Opera omnia Opere grammaticali, ed. Rubbettino, Soveria Mannelli 2005, 9-26.
57. Tullio De Mauro, Idee e ricerche linguistiche nella cultura italiana, Bologna, il Mulino, 1980.
58. Papàs Giuseppe Faraco, parroco di San Demetrio Corone, scomparso a 62 anni nel 1998, era nato nel 1937. Fondò nel 1975 nel suo paese Zjarri Il Fuoco -Rivista di Cultura Albanese, con interessi di analisi linguistica.
59. Leonardo M. Savoia, op. cit. – F. Altimari, op. cit.
60. Cassiano, Domenico, S. Adriano : la badia e il collegio italo-albanese , Marco Editore, Lungro (Cosenza) 1997-1999.
61. Matteo Mandalà. Albanesi in Sicilia. In Di F. Giunta, G. Valentini, A. Guzzetta, M. La Piana, M. Mandalà, Albanica 18. AC. Mirror, Palermo 2003.
62. Francesco Altimari, op. cit.
63. Qosja Rehep. – Critico e scrittore albanese (n. Vuthaj, Kosovo, 1936). Prof. all’università albanese di Priština, con le sue opere ha dato un contributo fondamentale, nell’area balcanica, alla revisione della metodologia critica degli studî sulla letteratura albanese; il suo libro, La question albanaise, è stato pubblicato, in francese, da Fayard, Paris 1995.
64. Naum Veqilharxhi (1797 –1854) riteneva che la lingua e la cultura fossero necessarie per la rinascita nazionale Albanese; creò un alfabeto della lingua albanese.
65. Ernesto Koliqi, Girolamo De Rada, Roma 1964, p.3
66. R. Qosja, op cit.
67. E. Koliqi, op. cit. p.4-5
68.Enkeleda Merkoçi, El Albanés y su rtìculo en comparaciòn con el Español, Universitat Autònoma de Barcelona, Jiunio de 2002. https://www.tdx.cat/bitstream/handle/10803/4874/em1de1.pdf
69. Eugenio Vaina De Pava , Albania che nasce , Catania , 1914.
70. Franciscus Blancus, Dictionarium Latino-epiroticum , Roma 1635
71. Greci Tradizioni e cultura arbereshe in Campania,op.cit.. Il canto della Kalimera è riportato alle pagg.130-142 con il testo in lingua e la traduzione in italiano.
72. Marchianò, Antonia- Martelli, Sebastiano- Granese, Alberto- Giulio, Rosa, I canti popolari arbçreshç (italo-albanesi) e la tradizione dei canti popolari italiani, Universita degli studi di Salerno 21-giu-2012. elea.unisa.it/jspui/bitstream/10556/1297/1/tesi%20A.%20Marchianò.pdf
73. Carmine Abate, La moto di Scanderbeg, ed. Fazi, Roma 1999.
74. Testimonianza di alunne grecesi del Liceo Linguistico G. Dorso di Ariano Irpino nell’ a. s. 2002-2003
75. Leonardo De Martino, op. cit., pp. 374-75
76. Ibidem, pp. 376-382.
77. La Civiltà Cattolica, anno XXXII, 1881, recensione al volume di Leonardo De Martino “L’arpa di un italo-albanese”
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