FORENTUM RESTITUITA : N.35. RICERCA ARCHEOLOGICA NEL TERRITORIO DI FORENZA ISBN 9788872974889

In offerta!

40,00 35,00


UN LIBRO CON STORIE VERE, FATTI, RACCONTI DELLA FORENZA ORIGINARIA

Gli studi per individuare il sito di Forentum nel territorio di Forenza hanno subito una battuta d’arresto a partire dagli anni Settanta del secolo scorso. M. Torelli, archeologo di fama, aveva suggerito di localizzare l’antico centro sul colle Gravetta presso Lavello, pur ammettendo che la sua è “un’ipotesi da verificare con grande cautela”, proprio per il fatto che la distanza tra il municipio romano e il sito attuale di Forenza veniva ad essere di 30 km. La congettura dello studioso si basa su un documento epigrafico scoperto nei pressi di Lavello, e pubblicato in un supplemento del C.I.L.. Alcune notizie informavano che l’epigrafe fosse murata nella struttura della Chiesa del Calvario, ma questa indicazione allo stato attuale sembra non avere un riscontro per cui oggi il reperto è ritenuto perduto.

Riproduzione di M. Torelli Foto del monumento epigrafico
Ecco la proposta di lettura del testo epigrafico avanzata da Mario Torelli:
/ C// /[…M]aurus
/[a]ug(ustalis) / [F]orento /[sibi e]t Firmiae /[…]chini / [bene m]erenti .
Altra possibile lettura è stata avanzata dalla professoressa Silvestrini:

[—]+ c[us]
[—]+ urus
[mag(ister)?] Aug(ustalis)
[Venusia ? et F]orento,
[fecit sibi ? e]t Firmiae
[— Antio?]chini
[uxori ? benem]erenti.
[In fr(onte) p(edes)XII, in agr(o) p. X]II.

Riproduzione grafica di M. Silvestrini

Description

UNA RICERCA INFINITA PER SCOPRIRE L’ANTICA FORENTUM

SOMMARIO

Introduzione pag. 8

1. Cenni sulla storia antica del Vulture-Alto Bradano
1.1 La Preistoria: Paleolitico e Neolitico 13
1.2 Gli aspetti culturali nel periodo protostorico 21
1.3 L’età del Bronzo 25
1.4 Gli Enotri e i Dauni 27
1.5 L’egemonia lucano-sannita 29
1.6 Avvenimenti significativi in Lucania dalla conquista romana 34
alle invasioni barbariche
1.7 Fra la caduta dell’impero romano e il Medioevo 38

2. Storia della ricerca archeologica nel Vulture-Alto Bradano
2.1 Dal reimpiego al Regno Borbonico 40
2.2 La ricerca archeologica durante il Regno d’Italia 41

3. Forentum-Lavello: un falso storico
3.1 Forentum: le fonti letterarie 46
3.2 “Forentum ritrovata”: un errore interpretativo 47

4. La documentazione epigrafica nel territorio di Forenza
4.1 Ara fueraria: Marcus Asculeius Restitutus 54
4.2 Stele funeraria: Pastor et Martialis 56
4.3 Ara funeraria: Appuleia Modesta Iusta 57
4.4 Ara funeraria: Herenius December 59

5. Siti archeologici nel territorio di Forenza 61

6. L’individuazione di Forentum nel territorio di Forenza 86

Ringraziamenti 92

Bibliografia 94

Impostare una ricerca archeologica sul territorio di Forenza (Pz) è risultato da sempre un’operazione urgente e prioritaria per comprendere e delineare i tratti essenziali delle società storiche che si sono evolute in rapporto ad un ambiente che, da tempi remotissimi, disponeva di tutte le premesse per favorire uno sviluppo socio-economico competitivo delle società protostoriche dell’Italia. Basterebbe questa semplice premessa per comprendere quanto sia gravosa l’assenza della ricerca archeologica in un ambito territoriale che ha in sé grandi possibilità di restituire quei dati qualitativamente utili alla ricostruzione storica.
Sembra subire un torto più grande la storia di Forenza, quando, nella metà degli anni Ottanta, venne “battezzata” la Forentum-Lavello, in un celebre convegno, tenutosi a Lavello e presieduto dall’allora Soprintendente alla Archeologia della Basilicata Angelo Bottini. In effetti questo avvenimento ha smosso alcune coscienze di certi studiosi locali e ha contribuito a riaccendere l’interesse per l’indagine storica nel territorio forenzese; di fronte due mondi e due saperi a contendersi la palma assoluta dell’attendibilità scientifica, quello storico-archeologica e quello storico-letteraria. Questa dicotomia sembra essere il riflesso di un’epoca: l’indagine storica soffriva ancora la distanza esistente tra i differenti campi del sapere, mancava la collaborazione e il lavoro d’équipe.
Nelle acquisizioni storiche, se le fonti letterarie vanno riconfermate dai dati archeologici, bisogna aggiungere che miserrima appare quell’archeologia, che da una parte si proclama banditrice di scientificità, mentre, dall’altra, antepone il dato interpretativo all’epistemologia; e la Soprintendenza Archeologica della Basilicata di questa colpa si è macchiata: aver tentato in modo estenuante, attraverso decenni di pubblicazioni, di utilizzare un dato erroneo, derivato da un’imprecisa lettura dell’ormai noto testo epigrafico pubblicato da M. Torelli nel 1969 , per ricavarne un dato della geografia storica, ancor oggi per niente chiarito: l’individuazione di Forentum nel territorio di Lavello. Il peso del confronto che questo dato epigrafico deve reggere nei confronti di una ricca letteratura, orientata ad ubicare Forentum nel territorio di Forenza, è insostenibile.
Questo lavoro pertanto non è tanto finalizzato specificatamente a localizzare la Forentum antica nell’area in cui ricade l’attuale comune di Forenza, quanto dare un primo passo per realizzare strategie d’indagine che questo territorio attende.
Per impostare la ricerca seguente nel comune di Forenza, mi è apparso d’obbligo introdurre una breve trattazione della storia antica del comprensorio del Vulture-Alto Bradano, allo scopo di delineare i caratteri comuni e peculiari delle società storiche che hanno condiviso il medesimo territorio e che hanno riprodotto il medesimo apparato ideologico attraverso i sistemi di auto-rappresentazione in loro possesso.
L’immagine di queste società sono desumibili attraverso i corredi funerari. Troppo scarse sono ancora le conoscenze in nostro possesso sugli abitati. Fare interagire le diverse discipline che possano contribuire alla ricostruzione storica, ci metterebbero di fronte a nuove discussioni e a nuove problematiche, svelandoci molte volte nuove strade che conducono spesso a risultati inaspettati; si pensi ai dati dell’antropologia fisica che la Cipolloni Sampò ha spesso messo in relazione con i dati archeologici della cultura materiale, raggiungendo risultati ammirevoli per la ricostruzione delle società passate.
La metodologia seguita in questo studio è costituita essenzialmente da un inquadramento storico culturale di un territorio abbastanza vasto, in questo caso dell’intero comprensorio del Vulture-Alto Bradano. Le società che vivevano in questo comprensorio della Basilicata erano caratterizzati da tratti peculiari comuni e che oggi identificheremmo come culture a carattere sub-regionale. I contatti tra le comunità indigene con quelle allogene, provenienti dalle isole dell’Egeo e che attraversavano le valli fluviali della Basilicata, hanno comportato uno sviluppo socio-culturale innovativo tutto concentrato in un arco cronologico abbastanza circoscritto. Il nuovo aspetto culturale prodotto da queste società trasformate è caratterizzato, in una prima fase, dall’imitazione dei modelli greco-orientali e, in una seconda fase, dal superamento che ha prodotto facies culturali molto originali e, potremmo dire, locali.
Altro momento fondamentale di questo studio riguarda la raccolta delle notizie dei rinvenimenti archeologici più significativi nell’area del Vulture e in quella del Bradano: una breve storia della ricerca archeologica in questo comprensorio. Lo scopo di questa rapida disamina è quello di esporre le tendenze dell’indagine sul campo. In un primo momento, che potremmo collocare in epoca borbonica, emerge una tendenza della ricerca a rinvenire reperti e siti in maniera quasi del tutto casuale; non a caso ci troviamo in una fase pionieristica dell’archeologia, che si trova spesso a confrontarsi con la necessità da parte delle istituzioni di realizzare un censimento atto a quantificare e a gestire il patrimonio dei reperti e dei siti. Senza dubbio la figura più importante nel periodo pre-unitario è quella di A. Lombardi che, con ammirevoli risultati, compie delle ricerche storico-archeologiche in Basilicata . La ricostruzione della storia antica della Lucania del Lombardi resterà a lungo insuperata. Durante i primi anni del Regno d’Italia il censimento dei beni archeologici e architettonici viene iniziato, sotto l’impulso della “Commissione Conservatrive dei monumenti e oggetti d’arte e di antichità” per il Vulture-Alto Bradano, da G. Fortunato e, in un secondo tempo, da M. Lacava e da V. Di Cicco, a cavallo tra XIX e XX secolo. Il periodo tra le due guerre mondiali segna un arresto nella ricerca, se si escludono le indagini condotte dal Mons. Rocco Briscese , prima, e da G. Pesce , poi, nel territorio di Venosa. Le difficoltà dell’organizzazione dell’indagine sul campo è dovuto dal fatto che l’archeologia lucana è gestita dalla “Regia Soprintendenza del Bruzio e della Lucania” con sede a Reggio Calabria. L’enorme distanza tra il territorio lucano e la sede centrale della soprintendenza lascia intuire già di per sé le enormi difficoltà logistiche del patrimonio archeologico soprattutto nel potentino.
La data significativa che segna il riscatto, possiamo dire, dell’archeologia lucana è il 1964, anno in cui viene istituita la Soprintendenza Archeologica della Basilicata. In realtà già negli anni Cinquanta si era registrata una ripresa della ricerca con le campagne fortunate del Ranaldi , con le scoperte legate al territorio gravitante l’importantissimo centro indigeno di Serra del Vaglio, fino a comprendere territori ricadenti nella zona dell’alto corso del fiume Bradano, come Monte Toretta di Pietragalla e Tuoppo dei Sassi .
La giovane Soprintendenza lucana avvierà ricerche avanzate nel centro abitato di Banzi che andranno ad aggiungere nuovi dati a quelli emersi dagli scavi di alcune tombe effettuate da G. Pesce qualche decennio prima. Bisogna aggiungere le fortunate campagne di scavo condotte nel territorio di Lavello negli anni Settanta e Ottanta e che sono proseguite fino ai nostri giorni.
In quest’ultimo quarantennio col nuovo corso delle ricerche condotte dalla Soprintendenza archeologica della Basilicata, il territorio di Forenza ne resta comunque escluso, pertanto il seguente lavoro si presta ad essere più una ricerca tesa a raccogliere i dati e i siti documentati e dati desumibili dalle fonti antiche, affinché prepari il terreno per ricerche future da effettuare sul campo. La terza parte di questa ricerca, infatti, si concentra esclusivamente sulla raccolta di materiale edito come le epigrafi e la lettura delle immagini restituite dalle ortofotocarte e dai satelliti di quelle aeree che già una certa letteratura Ottocentesca indicava come siti archeologici, anche in merito al dibattito sulla localizzazione stessa del sito romano di Forentum. Proprio in una di queste aree, ricadenti nelle zone di valle a settentrione e ad oriente rispetto al centro abitato di Forenza, andrebbe localizzato il sito antico di Forentum. In località Filicara, presso la Masseria Attubato lungo evidentemente un antico tracciato viario, è stata rinvenuta negli anni ‘90 una lapide funeraria che attesta la carica municipale in loco, pertanto si tratta di un indizio sull’esistenza di una comunità municipale.
L’augurio è che questo lavoro possa essere preso in considerazione dalla comunità scientifica nell’ambito della progettazione di ricerche sul campo nell’immediato futuro.

Recensioni

Recensioni

Non ci sono ancora recensioni.

Only logged in customers who have purchased this product may leave a review.

Editorial Review

Una ricostruzione storica partita da lontano

 

1. Modesto Rastrelli, Storia d'Alessandro de' Medici primo duca di Firenze, II, dato alla stamperia di Antonio Benucci e compagni per Luigi Carlieri, Firenze 1781.
2. Ivi.
3. Lodovico Antonio Muratori, il quale, al volume 10 dei suoi Annali d'Italia dal principio dell'era volgare fino all'anno 1750, Tomo X, parte I, eredi Babriellini, Roma 1754.
4. Tomasino de Bianchi, detto de Lancillotti, Cronaca ModeneseFiaccadori, Parma 1866. In: Monumenti di storia patria delle provincie modenesi, Volume 4, Deputazione di storia patria per le antiche provincie modenesi.
5. Sitografia: https://villegiardinimedicei.it/villa-medicea-di-cerreto-guidi/
6. Modesto Rastrelli, Storia d'Alessandro de' Medici primo duca di Firenze, II, dato alla stamperia di Antonio Benucci e compagni per Luigi Carlieri, Firenze 1781.
7. Lettera del Duca al Papa, Ivi.
8. Lettere. Relazione di Firenze di Messer Vincenzo Fedeli tornato da quella corte l’anno 1561, MSS inedito. Capponi, Cod. I, pag. 209-315. Cfr. Eugenio Albèri, Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato: Relazioni d'Italia, serie II, Vol.I, Tipografia all’insegna di Clio, Firenze 1839, pag.319.Relazione di Firenze di Messer Vincenzo Fedeli tornato da quella corte l’anno 1561. MSS. Capponi, Cod. I, pag. 209-315. Il Moreni cita questa Relazione come stampata dal Cambiagi nel 1775. A me, in Firenze, non è venuto fatto di rinvenire un solo esemplare di tale edizione.
9. Lettere, cit.; cfr. Pietro Giannone, Istoria civile. Giovanni Bernardino Tafuri: Annotazioni critiche del sig.Gio:Bernardino Tafuri patrizio della città di Nardò sopra le Cronache di M.Antonello Coniger leccese. In: Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, Tomo VIII, Appresso Cristoforo Zane, Venezia 1733. Pagg: 235-255.
10. Antonino Castaldo, Avvenimenti più memorabili fucceduti nel Regno di Napoli sotto il Governo del Vicerè D.Pietro di Toledo, a cura di: G.Gravier, in: G.Gravier, Raccolta di tutti i più rinomati scrittori dell'istoria generale del Regno di Napoli, Napoli 1769, VI. Gregorio Rosso, Historia delle cose di Napoli sotto l'imperio di Carlo V, Gravier, Napoli 1770. Alessio Aurelio Pelliccia, Raccolta di varie croniche, diarj, ed altri opuscoli, vol.I, Perger, Napoli 1780. Biblioteca Brancacciana (III, A, 9); Capasso, Codice Vaticano latino (11 -735), Ristoria delli rumori di Napoli; Salvatore Nigro, Dizionario Biografico degli Italiani.
11. Rastrelli, cit.
12. Sigismondo de’ Sismondi, Histoire des republiques italiennes du Moyen Age, traduzione, tomo 10, Capolago cantone Ticino, Tipografia e libreria Elvetica, 1846.Le scritture originali vengono riportate da Benedetto Varchi: questa, dice egli, ebbe molto credito in Italia, 1. XIV, p. 229-230. Cfr. Benedetto Varchi, 1. xiv, p. 259. Cfr.Bernardo Segni, 1, p.192-198. Filippo de' Nerli, I. x1, p. 283, 285. Cfr. Storia di Giovan Battista Adriani, 1, p.11. Continua l'Adriani le storie del Guicciardini, che finiscono alla morte di Clemente VII. V. Benedetto Varchi, cit. l. xiv, p. 143-219 e 224.
13. De Nerli, cit.
14. Rastrelli, cit.
15. Anonimo, Manoscritto inedito sull’Istoria di Antonino Castaldo. Estratti in copia di autore ignoto, fedeli all’originale e pubblicati per la prima volta a stampa. Stesura c.a. anno 1590. Cfr. Gregorio Rosso, Historia delle cose di Napoli sotto l'imperio di Carlo V, a cura di Gravier, Napoli 1770. In: Alessio Aurelio Pelliccia, Raccolta di varie croniche, diarj, ed altri opuscoli, vol.I, Perger, Napoli 1780. Cfr. Antonio Doria, Compendio d’Antonio Doria delle cose di sua notizia et memoria occorse al mondo nel tempo dell’Imperatore Carlo Quinto, appresso Antonio Bellone, Genova 1571.
16. Rastrelli, cit.
17. Rastrelli, cit.

La lettura dell’epigrafe del Torelli è stata corretta dalla professoressa Chelotti in:
[...] +C ++ [...]/ [...]aturus,/ Aug(ustalis)/ [F]orento/ [sibi? e]t Firmiae/[...]chini/ [...bene m]erenti/ [posui]t.
Questo è l’unico documento epigrafico che riporta il nome di Forentum per cui è stato supposto che il centro antico debba essere localizzato necessariamente nel medesimo luogo in cui è stata rinvenuta l’epigrafe. A mio avviso l’interpretazione del Torelli è stata assunta con fretta eccessiva dagli archeologi della Soprintendenza, che, d’allora fino ad oggi, continuano a localizzare Forentum nei pressi di Lavello, come se fosse un dato acquisito e, purtroppo, aggiungerei io, senza nessuna prova scientifica. L’unica prova utilizzata su cui si basa la localizzazione di Forentum nei pressi di Lavello è una non-prova perché contraffatta da un errore di lettura del testo epigrafico. Era norma, infatti, inserire il nome del municipio accanto alla carica ricoperta soltanto se tale funzione era stata svolta in un centro diverso dal luogo del monumento. Era operazione pleonastica aggiungere un’informazione che in più impegnava inutilmente lo spazio prezioso dello specchio epigrafico. Se si accetta la lettura di Forento nel documento trascritto dal Torelli, si può affermare che, essendo stato posto nel testo epigrafico il nome del municipio (Forento) accanto alla carica dell’augustale (AUG), debba essere interpretato come il luogo dove è stata svolta tale carica. Paradossalmente, la localizzazione del centro romano escluderebbe la zona di Lavello, per il fatto che se l’augustale avesse svolto la sua carica nella Forentum “lavellese”, non ci sarebbe stata ragione di inserire nell’epigrafe il nome del municipio, di norma sott’inteso . Il testo andrebbe letto, dunque, non come "[...]aturus augustale di Forento…", ma "[...]aturus augustale a Forento…". Nella letteratura scientifica esistono diversi casi di epigrafi in cui sono citati personaggi che hanno svolto cariche in città diverse da quella dove è stato posto il monumento, ad esempio:
C(aius) Ennius C(ai) L(ibertus) Hilarus August(alis)
Beneventi fecit sibi etAppuleiae C(ai) L(ibertae) primae concubinae...
L’epigrafe in questione proviene dal municipio romano di Aeclanum, nell’attuale comune di Mirabella in provincia di Avellino. Tra la fine del primo rigo e l’inizio del secondo leggiamo “Augustalis Beneventi”; questo significa che il personaggio in questione, Caius Erennius Hilarus, aveva svolto la carica di augustale a Benevento e che commissionò la realizzazione del monumento nella città di Aeclanum, dove tutt’ora è conservato.
Un altro esempio di personaggi che hanno esercitato cariche politiche e/o religiose in città lontane dal contesto monumentale è il seguente:

C(aius) Luccius C(ai) f(ilius) Hor(atia tribu) II
vir i(ure) d(icundo) Venusia
M(arcus) Luccius C(ai) f(ilius) Hor(atia tribu) II
vir i(ure) d(icundo) desig(nato) Venusia.