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prologo
i diurnali di napoli prima del 1547: diari editi e inediti

premessa
napoli fedelissima a carlo v tradita dal vicere’-giustiziere

1. I fantastici notai-cronisti del Cinquecento
2. La Napoli tranquilla che si imparenta con Firenze
3. Il Regno oppresso dai debiti, Tunisi barcolla
4. Da Pozzuoli all’Alemagna: l’impero chiama
5. Debiti, Corsari e incendio al castello: i presagi
6. Dolore per la morte della Vice Regina
7. Toledo fa giustiziare il segretario assassino
8. D. Pietro già amoreggia con l’amante
9. E’ la fresca sposa del Caracciolo di Pisciotta
10. Pazzie per Donna Vincenza rimasta vedova
11. I fratelli irati da Carlo V: la deve sposare!
12. Nasce Via Toledo con statue a perenne ricordo
13. Il Viceré ordina a Merliano il suo sepolcro
14. Il Palazzo di Firenze della figlia del Viceré
15. Toledo junior e i poeti contro i Turchi

1.
le premesse all’inquisizione
nella «historia di alcuni particolari»

— «Historia di alcuni particolari» fra il 1544 e il 1547
— Montalcino e il Martire fiorentino, eretici: la scintilla
— Cacciata dei giudei e Fra Bernardino di Siena ribelle
— Bartolomeo da Benevento camerario di Somma
— Muliasse Re di Tunisi spodestato fa reclute a Napoli
— La campagna errata di Loffredo: una strage
— Il Re finisce accecato, pochi i reduci rimasti in vita
— L’eredità in Somma dei d’Aragona – Cardona

2.
stop alle commedie importate da siena
dal principe di salerno: «e’ lascivo»!

— Muscetta e gli Ingannati di Siena a Palazzo Salerno
— L’anno dopo toccò alla Filenia e ai Sereni
— Nasce l’Accademia degli Incogniti: è tutto proibito
— Gli eretici spiritati di Fra’ Occhino da Siena
— Al rogo il torrione al muro grande di Castelnuovo

3.
i cattivi presagi del calendario
gli editti contro l’eresia sono realta’

— Le brutte previsioni dell’ «Almanac» del 1547
— Tribunale dell’Inquisizione, ordine congelato
— Vietato ai laici parlare di religione: I° Editto vicereale
— Il popolo invia ambasciata a Toledo in cura a Pozzuoli
— Don Pietro alla Città: Mai detto Inquisizione
— Le piazze depongono l’eletto: troppo amico di Toledo
— S’allunga la lista dei traditori della Patria

note bibliografiche
Note Bibliografiche

1. De Montemayor, Diurnali di Scipione Guerra, Tipografia Francesco Giannini & figli, Napoli 1891.
2. Scipione Volpicella, Luigi Tansillo, Capitoli giocosi e satirici: editi e ineditidi, Note di Scipione Volpicella, Libreria di Dura, Napoli 1870.
3. Francesco Capocelatro, Diario, cit.
4. Il manoscritto, custodito dalla Yale University Library e parte della Collections Library Yale, è collocato in: Ms. in Italian. 995 pages. Thick 4to. Contemporary limp vellum. Table of contents at the beginning. Italy (Naples?), 17th century. La versione on line è consultabile al sito: https://edu/catalog/32492480.
5. v. Carlo Cerbone, Antonino Castaldo un notaio-cronista nella Napoli del Viceré Pietro di Toledo. Da: https://www.iststudiatell.org/altriart/antonino_castaldo.pdf.
6. Ivi.
8. Scipione Guerra, Diari, cit.
8. Ivi.
9. Francesco Palermo, Narrazioni e documenti sulla storia del Regno di Napoli: dall’anno 1522 al 1667, cap.II, Vita di Don Pietro di Toledo, scritta da Scipione Miccio. Osservazioni critiche intorno al Toledo.
10. Ivi. V. Pietro Giannone, Istoria civile.
11. Giannone, Storia Civile del Regno di Napoli, Libro XXXI, Capo VI. Cfr. Galanti, Descrizione Geografica e Politica delle Sicilie, Libro 1, Cap. 3. §. 8.
12. Francesco Palermo, Narrazioni e documenti sulla storia del Regno di Napoli: dall’anno 1522 al 1667, cap.II, Vita di Don Pietro di Toledo, scritta da Scipione Miccio. Osservazioni critiche intorno al Toledo. Cfr. Gregorio Rosso, Historia delle cose di Napoli sotto l’imperio di Carlo V, a cura di Gravier, Napoli 1770. V. Pietro Giannone, Istoria civile.
13. Ivi. Cfr. Ignoto, Manoscritto inedito. Estratti in copia di autore ignoto, fedeli all’originale e pubblicati per la prima volta a stampa. Stesura c.a. anno 1580. D’ora in avanti: Ignoto, Manoscritto inedito. Esso è simile alla copia letta da Gravier e firmata da Antonino Castaldo, Avvenimenti più memorabili succeduti nel Regno di Napoli sotto il Governo del Vicerè D.Pietro di Toledo, in: G.Gravier, Raccolta di tutti i più rinomati scrittori dell’istoria generale del Regno di Napoli, Napoli 1769, VI. Ma l’inedito non è stato scritto dalla stessa persona, perché il linguaggio da diurnale dell’Ignoto appare antecedente a quello del copista Castaldo di circa 50 anni, seppure manomesso e storicizzato da Gravier. Pertanto, allo stato, risulta non esatto dire che Ignoto e Castaldo siano state la stessa persona. Ragione per cui, il MSS inedito, da noi consultato in copia originale, certamente differisce per terminologia e orientamento politico (chi è filofrancese, chi filospagnolo) e pertanto si resta dell’opinione che il testo dell’Ignoto, precedente e più genuino, non possa essere stato scritto dal Castaldo, il quale, sicuramente da esso attinge in un secondo momento.
14. Giacomo della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata dall’Ab. Garzilli, Napoli 1845. pag.277.
15. Filotimo Alicarnasseo, Vita di Don Pietro di Toledo, MS. Cfr. Pietro Dusinelli-Nicolò de Bottis, Privilegii et Capitoli con altre gratie concesse alla fidelis Città di Napoli, & Regno per lo Serenissimi Rì di Casa de Aragona, Venetia 1588.
16. Ivi. Cfr. Antonio Doria, Compendio d’Antonio Doria delle cose di sua notizia et memoria occorse al mondo nel tempo dell’Imperatore Carlo Quinto, appresso Antonio Bellone, Genova 1571, pagg. 47-53.
17. Ivi.
18. Ivi. Ragioni della città di Napoli, negli Affari della Santa inquisizione, MS.
19. Giannone, Libro XXXII. Capo V. §. 1. V. Pietro Giannone, Istoria civile. Giovanni Bernardino Tafuri: Annotazioni critiche del sig.Gio:Bernardino Tafuri patrizio della città di Nardò sopra le Cronache di M.Antonello Coniger leccese. In: Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, Tomo VIII, Appresso Cristoforo Zane, Venezia 1733. Pagg: 235-255.
20.Zurita, Tom. 8. Lib. IX. Cap. 26.
21. Francesco Palermo, Storia del Regno di Napoli, Vieusseux, Firenze 1846. Cfr. Narrazioni e documenti sulla storia del Regno di Napoli: dall’anno 1522 al 1667. Cfr. Anonimo, Cronica di Napoli, d’incerto autore, che comincia l’anno 1452, e fenisce l’anno 1534, In: Alessio Aurelio Pelliccia, Raccolta di varie croniche, diarj, ed altri opuscoli, vol.I, Perger, Napoli 1780, pagg.195-199; pagg.200-207.
22. Ivi. Miccio, cit. Cap.29°, Maritaggio di Donna Isabella, figliola di Don Pietro, col Duca di Castrovillari. Cfr. Vita di D. Pietro di Toledo, di Filotimo Alicarnasseo, MS.
23. Castaldo, Storia, Lib. IV. Da: Francesco Palermo, Storia del Regno di Napoli, Vieusseux, Firenze 1846. Cfr. Narrazioni e documenti sulla storia del Regno di Napoli: dall’anno 1522 al 1667. Cfr. Antonino Castaldo, Avvenimenti più memorabili succeduti nel Regno di Napoli sotto il Governo del Vicerè D.Pietro di Toledo, a cura di: G.Gravier, in: G.Gravier, Raccolta di tutti i più rinomati scrittori dell’istoria generale del Regno di Napoli, Napoli 1769, VI. Gregorio Rosso, Historia delle cose di Napoli sotto l’imperio di Carlo V, Gravier, Napoli 1770. Alessio Aurelio Pelliccia, Raccolta di varie croniche, diarj, ed altri opuscoli, vol.I, Perger, Napoli 1780. Biblioteca Brancacciana (III, A, 9); Capasso, Codice Vaticano latino (11 -735), Ristoria delli rumori di Napoli; Salvatore Nigro, Dizionario Biografico degli Italiani.
24. Bruce Edelstein, Eleonora di Toledo, Encyclopedia of Women in the Renaissance: Italy, France, and England, eds. D. Robin, A. Larsen & C. Levin, Denver 2007, p. 363. In: Eleonora di Toledo: vita di una duchessa, 31 marzo 2023, I Medici, storia. Cfr. https://www.guide meflorence.com /it/2023/03/31/eleonora-di-toledo/#_ftn1
25. Bruce Edelstein, Eleonora di Toledo and the Creation of the Boboli Gardens, Livorno 2022, p.30. In: Eleonora di Toledo: vita di una duchessa, 31 marzo 2023, I Medici, storia. Cfr. https://www.guide meflorence.com /it/2023/03/31/eleonora-di-toledo/#_ftn1.
26. Scipione Miccio, Vita di Don Pietro di Toledo, Napoli, 10 giugno 1600. Da: Francesco Palermo, Narrazioni e documenti sulla Storia del Regno di Napoli dall’anno 1522 al 1667, volume unico, Vieusseux, Fiernze 1846. In: Archivio storico Italiano, Volume 8, cap.25-35, Pietro Vieusseux, Firenze 1846.
27. Ivi.
28. Ivi.
29. Ivi. Cap.30. Da: Francesco Palermo, Narrazioni e documenti sulla storia del regno di Napoli dall’anno 1522 al 1667, Vieusseux, Fireze 1846, pagg.46 e segg.
30. Ivi, cap.32.
31. Ivi.
32. Ivi.
33. Filotimo Alicarnasseo, alias Castriota, Vita di D. Pietro di Toledo, Mss.
34. Studi in memoria di Jole Mazzoleni, Edito da Poligrafico Zecca dello Stato Roma, 1998. Cfr. Lanario, Le guerre.
35. Miccio, cit. Cfr. Castaldo, Storia, Lib. IV.
36. Silvio Corona, Successi diversi traggici, et amorosi occorsi in Napoli, et altrove a Napol[lita]ni, composti dà Silvio Corona, MSS originale inedito. Cfr. Camillo Tutini, Dell’origine e fundazione de’seggi di Napoli, Napoli 1754. Dice Camillo Tutini che una Donna Betrice Mormile, figlia del Duca di Campochiaro e Isabella Cafara d’Aragona, la ritrova sposata a Giacinto Rocco del seggio di Montagna, «appresso del quale si serbano molte scritture originali; dalle quali habbiamo raccolto, quanto da noi qui brevemente viene accennato».
37. Pompeo Litta, Caracciolo, in Famiglie celebri italiane, vol. 39, Giulio Ferrario Editore, Milano 1837.
38. Pompeo Litta, Caracciolo, in Famiglie celebri italiane, vol. 39, Giulio Ferrario Editore, Milano 1837.
39. Marco Donnarumma, Relazione, v. https://trasparenza. provincia.salerno.it/moduli/downloadFile.php?file=oggetto_allegati/202801456290O__Or13_-_relazione_paesaggistica.pdf
40. Corona, cit.
41. Pompeo Litta, Caracciolo, in Famiglie celebri italiane, vol. 39, Giulio Ferrario Editore, Milano 1837.
42. Corona, cit.
43. Corona, pagg.163-199.
44. Dominici.
45. Dominici, cit. Nel concludere il suo viaggio sul Merliano, Dominci dice che «questa sepoltura del viceré D.Pietro di Toledo, vedesì nel coro della già scritta chiesa di S.Giacomo degli Spagnuoli, perciocché essendo D.Pietro morto a Firenze nel 1553, nel passar ch’ei faceva all’impresa di Siena, secondo il comandamento dell’Imperador Carlo V, fu il suo cadavere, per ordine di D. Garzia suo fìgliuolo, trasportato in Napoli, e collocato nel mentovato sepolcro, senza mandarlo più in Ispagna, com’era stata la intenzion del padre; e così rimase in Napoli la sepoltura lavorata da Giovanni da Nola.
Se fu bella la tomba del Toledo, bellissima, e di eterna laude degna fu quella del fanciullo Andrea Bonifacio, situata vicino la sagrestia di S.Severino.
Opera certamente, che può stare appetto di qualsivoglia degli antichi maestri.
Intorno alla quale prese un grandissimo abbaglio lo Eugenio, scrivendo, essere di Pietro della Prata, o Piata: dappoiché, oltre il testimonio di Gio: Angelo Criscuolo, che qual contemporaneo di Giovanni ne scrisse le veraci notizie, la intelligenza slessa de’professori basta a ravvisare nelle due sepolture, che sono in questo sito, la diversità dello stile, e quanto quella, che falsamente vico descritta per opera di Giovanni sia difettosa nel disegno, nel componimento, e soprattutto nella idea assai bassa, e quaiito le iìsonomie, e gli andari de’panni, siano di quelle purtroppo conosciute del Merliano.
Anzi egli é chiaro essere di Giovanni di Nola, che fu scolaro, ma debole del nostro egregio Giovanni.
Or passiamo alla descrizione della tomba di Bonifàcio, che per ultimo vanto di così chiaro artefice abbiamo riserbata, e vedremo in essa quanto possa far di bello, di capriccioso, e nobile un ben fondato, e intelligente maestro.
È situato il sepolcro sopra due pilastretti, in ciascuno de’ quali è scolpita di basso rilievo una figura rappresentante un puttino , che tiene la spenta face; dai lati di questi pilastri scendono due speroni in forma di delfini, le di cui teste posano sul primo sodo, e in questo sodo vi è egregiamente scolpito un basso rilievo di figure picciole, che rappresentano la dolorosa deposizione del corpo del Salvatore, con sì viva, eroica, maestosa, nobile, severa, e tragica espressione, e sì corrette di disegno, e ben composte insieme, che piuttosto le direste dipinte dal divin Polidoro, che scolpite in marmo da Giovanni Merliano.
Questo sodo, ove il basso rilievo è scolpito, posa sopra un piedistallo, che termina col piano il finimento di esso, ove la lapide sepolcrale col suo elogio è scolpita.
Nel mezzo de’ due pilastri già detti, in un piano sodo è scolpita la statua tonda del S.Apostolo Andrea.
Sopra il piano orizzontale, che divide questo sodo dall’urna, posano due quasi arpioni, che appoggiansi sulla sommità dei già detti delfini, e servono dì sostegno a una bellissima conca; che ricca di bei lavori di fogliami, e festoni, fa mesta pompa all’ estinto signore, che in se racchiude; entro la conca col più bel capriccio, che giammai possa cader nell’idea di artefice giudizioso, si vede giacer di marmo il defunto fanciullo; poiché il coverchio ha l’eccellente artefice fiuto, che alcuni putti piangenti lo sostengano a qualche altezza sospeso, per mostrare agli spettatori la cagion del loro pianto, e perciò additano, con azioni dolorose, e volto pieno di lagrime, il morto bellissimo fanciullo.
Ed in vero non può esprimersi con atto più vivo maggior pianto, maggior dolore, nè maggior tenerezza di quella, che essi mostrano.
Maravigliosissima è la figura dell’estinto fanciullo, nella idea del cui volto diresti essersi affaticato il divin Rafaello, tanto alle di lui sovraumane fisonomie rassomigliasi, e tanto egli è tenero non solamente nel bel volto, ma nelle morbide chiome, e pastose mani, e ne’ piedi, e nelle ripiegature delle nobili, e sottili vestimenta.
Insomma egli è degno dell’elogio, che a lui già fece Giacomo Sannazaro, che si legge nella tomba, del tenor seguente:
Nate , Patris Matrisq. amor et suprema voluptas
En tibi, quae nobis te dare sors vetuit.
Basta, Eben, tristesq. notas damus, invida quando
Mors immaturo funere te rapuit.
Andrene filio dulciss. qui vixit an. VI.
Mensibus II. Diebus XIX. Hor.IV.
Robertus Bonifacius, et Lucretia Cicara
Parentes ob raram indolem».
E anche Giovanni da Nola detto il Merliano, era ormai «giunto all’ultima sua vecchiezza».
46. Jacopo Giunta, Esequie del divino Michelagnolo Buonarrati: celebrate in Firenze, Tipografia della Gazzetta d’Italia, Firenze 1875.
47. Domenico Tesoroni, Il Palazzo di Firenze e l’eredità di Balduino Del Monte, Stabilimento tipografico dell’Opinione, Roma 1889.
48. Questo accadrà nel 1548. V. Luigi Tansillo, Capitoli giocosi e satirici, a cura di Scipione Volpicella, libreria di Dura, Napoli 1870. «Certa cosa è, contra quanto il Ruscelli affermava, ch’egli non si trovò nel 1550 all’impresa della città d’Africa, in cui don Garzia avanzò molto di gloria, e che nel mancar di quell’anno tolse in moglie Luisa Puzzo gentildonna di Teano. In tutto il tempo che navigò e combattette il Tansillo, scrisse molte poesie gravi e festevoli, che gli multiplicarono mirabilmente fama ed onore. Tra le gravi si vuole sopra tutte le altre ricordare le stanze al Martirano, il poemetto la Clorida, e la canzone a Carlo V contra il Turco: e tra quelle di stile rimesso e giocondo presso che tutti i capitoli, che portano nome di lettere, di satire e di capricci. Un altro di siffatti capitoli compose il Tansillo e recò a luce nel 1551, con intendimento di muovere il vicerè Toledo a disgravare Venosa del peso degli alloggi della soldatesca, ond’era quella città da molti anni infestata: del quale sono rimasi pochi versi rapportati dal Remondini. È da tenere che nello stesso anno si recasse il poeta a Venosa, secondo che aveva accennato in questo capitolo, a riabbracciare la madre attempatissima, che già era più tempo, forse dal 1547, non avea riveduta: e quivi dimorato qualche mese, tornasse in Napoli nel 1552».
49. Ivi, Miccio, Cap.34.
50. MS Anonimo, Libro II. Cfr. Collections Library Yale, «toledo Ms 995», Ms. in Italian. 995 pages. Thick 4to. Contemporary limp vellum. Table of contents at the beginning. Italy (Naples?), 17th century. Da: https://collections.library.yale.edu/mirador/32492480. Cfr. Miccio, cit., in: Palermo, cit. V. Giannone, Lib. XXXVII, capo 5, §. I. Cfr. Palermo, cit. V Istorie Fiorentine, ediz. 1824-27, Lib. XXXIII, pag. 346. V. anche Adriani, Istoria de’ suoi tempi, ediz. 1822-23, To. II., pag. 322-324.

Description

ITALY – JANUARY 16: Milan, execution of the anointers who attempted to propagate the plague during the epidemic of 1630, coloured print. Italy, 19th century. (Photo by DeAgostini/Getty Images)

Il Rinascimento soppresso nelle cronache dei manoscritti

Questa prima parte del volume, come la seconda che seguirà, tratta delle cronache nude e crude sui malumori del popolo che portarono alla rivolta del 1547.
Una carrellata iniziale sul secolo dell’opposizione religiosa immerge il lettore nelle cronache del Cinquecento, i giornali dei cronisti dell’epoca, che ci raccontano di una capitale oppressa dalla religione e dallo strapotere del Viceré spagnolo Pietro da Toledo, imposto dall’Imperatore Carlo V, che pure si era mostrato liberale a Napoli ‘città fedelissima’. Le ragioni sono da ricercarsi nella crescente povertà dovuta alle guerre di religione e di stato che ancora richiedono la necessaria sedimentazione, specie tra Francia e Spagna, come in Tunisia.
In fondo è un bel periodo solo per i dominatori, che si sollazzano fra i bagni di Pozzuoli e le corti locali, ma debiti, corsari e prestiti a strozzo sono il vero problema che faranno esplodere il popolo.

La lunga premessa immerge il lettore anche in episodi ‘leggeri’ fra la parentela dei Toledo con il Duca di Firenze, l’amante a viceregina, il segretario dalla mano lesta, e lo stesso Viceré giocatore d’azzardo e sadico vendicatore.
E così, il falso illuminismo delle nuove strade, delle statue nelle piazze, delle fontane zampillanti, contrasta con le centinaia di napoletani mandati alla forca o a ingrossare le sale della nuova Vicaria fatta costruire apposta per giustiziare i Napoletani, da accusare e torturare. Gli ordini nuovi vengono affissi nel duomo e parlano chiaro: ai laici è vietato parlare di religione. Ora il rischio di finire sotto i ferri della luccicante sala delle torture è reale. E saranno centinaia i Napoletani costretti a confessare peccati mortali inesistenti, per il macabro gusto degli ufficiali spagnoli di vedere squartati in pezzi i nobili di Napoli, fuoriusciti e filofrancesi.
Le lettere, le poesie, la musica della Corte del Principe di Salerno, portata da Siena a Napoli, invidia del Re di Francia o del Gran Turco, vengono offuscate dalla sete di vendetta del Viceré che perseguita Ferrante Sanseverino fino a vederne morta la bella principessa, seppur amati dall’Imperatore.
L’autore fa parlare copisti e cronisti, Miccio, Castaldo, Spiniello e gli anonimi: tutti a raccontare di un popolo sempre ribelle, a causa delle vendette subite, pronto alla guerra civile alla sola notizia dell’Inquisizione, già accusato del delitto di eresia, per essere sempre più lontano dalle imposizioni papaline.
L’idea di non volere l’Inquisizione, covata sotto Papa Paolo III e agognata da Paolo IV, il più terribile della storia, porta il popolo, sentitosi tradito, a ribellarsi a tutti, perfino a scagliarsi contro i nobili che lo hanno utilizzato, accusato e tradito. Ma il Viceré colpisce tutti, editto dopo editto, mendicanti e gentiluomini, fino alla persecuzione del Principe di Salerno, colui che sognava un mondo di arte, di scienze e di natura. E’ la bellezza pura di corpi che si intrecciano e amoreggiano leggiadri alla falsa accusa di sodomìa, che è vera eresia.

Sabato Cuttrera

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Editorial Review

 

LE PARTI DI CUI SI COMPONE L'OPERA

I Diurnali di Napoli prima del 1547
Diari editi e inediti

Questo agevole volumetto sui fatti clamorosi accaduti, o «successi», come allora si diceva, ai tempi di Carlo V, si apre con la trascrizione della «Historia» anonima dei giornali dell’epoca, intesi come raccolta di notizie di un cronista vivente all’epoca dei fatti.
In prima facie essa si rifà in parte ai Diurnali scritti ai primi del Seicento, seguendo la versione rimaneggiata e pubblicata da Giuseppe De Montemayor, denominata «Diurnali di Scipione Guerra».1
In seconda facie appare giusto l’opposto e che cioé sia stato il Guerra, di epoca leggermente successiva all’Anonimo che vive i fatti narrati, a trascrivere una parte dei diari non sua.
Certo è che i cronisti sono pochi, ma spesso ripetono i fatti così pedissequamente che è davvero complicato capire, leggendo il medesimo libro, chi sia l’autore di un capitolo e chi dell’altro, non avendo elementi sufficienti per stabilire l’epoca esatta in cui sono vissuti.
Scrive De Montemayor che furono da lui «per la prima volta dati alle stampe», tratte «da due codici cartacei del secolo XVII conservati nella nostra Biblioteca Nazionale e a questa pervenuti dai monasteri soppressi» napoletani, 118 carte in «buona calligrafia comune a parecchi codici di quel tempo, provenienti forse dal monastero di S.Giovanni a Carbonara», ossia la II^ parte, come riporta il frontespizio, dal 1574 al 1616. L’altro manoscritto, a dire del De Montemayor, di poco più antico e di difficile lettura, perché scritto in cattiva calligrafia e con inchiostro corrosivo, che fa cadere a pezzi la carta. Contiene diversi scritti, fra i quali nelle pagine 461 a 725 una parte dei Diurnali dal 1620 al 1627; parte annotata e copiata da Scipione Volpicella con l’aggiunta di Ferrante Bucca, ma con qualche variante, che fa supporre ricavata la copia da altro codice.
In particolare, scriveva proprio Volpicella nel suo Capitoli giocosi e satirici di Tanzillo, di aver «ricavate da due manoscritti di quel medesimi tempi, e con ciò da tutti stimati veridici, e più copiosi di tal racconto; essendonno di notajo Antonio Castaldo, chiarissimo appresso de’ nostri cittadini, e l’altro di scrittore incerto, ma sicuro e distinto».2
E’ quindi possibile che l’incerto Anonimo consultato dal Volpicella possa essere lo stesso delle nostre Historie, che per certo non furono scritte dal notaio Castaldo, di cui egli parla male, ma si ritrovarono in tre volumi manoscritti.
De Montemayor dice che lo stesso Guerra, nel corso della narrazione, sostiene che abitasse a Forcella e si trovava nelle carceri dei nobili il 12 gennaio 1616; scrisse i Diurnali nel 1643 e un trattato intitolato «Ricordo».
Un suo figliuolo a nome Cesare fu arrestato e condotto a Roma nel 1623, e suo nipote Simone andò a Milano nel 1625 come alfiere del capitano Giuseppe del Tufo. Francesco Capocelatro, nel suo Diario, parlando di Simone, già capitano nel 1647, lo dice «fedelissimo partigiano del nostro re, e mio amico».3
Solo che i Diurnali, comparati con il manoscritto anonimo della Historia, denominato Toledo ms 995, e custodito dalla Yale University Library, riferito agli avvenimenti accaduti sotto il Viceré Pietro di Toledo, specie nel 1547, risultano posteriori, e quindi, quello custodito dall’università americane è il più attendibile.4
L’anonimo redattore del II° volume non pare il notaio Antonino Castaldo, il che si evicence quando scrive che «li taditori della patria, come ho detto, e sono questi, che seguono, de li quali fuorno incolpati et tenuti sospetti cossì notaro Antonio Castaldo, come notar Santillo Pagani, et altri, alli quali furno poi date alcune pugnalate, come nel III° libro che segue si narra».
Ma nel III° libro l’Anonimo autore di questa Historia si dirà essere l’Antonio Castaldo incarcerato.
Fatto avvalorato quando dice di essere stato cancelliere dell’Accademia dei Sereni, proprio come lo fu Castaldo, da qui il sospetto che Antonio e Antonino Castaldo possano essere due notai diversi.
Anche perché, vale la pena di ricordare, che egli stesso dirà di aver scritto questa Istoria per il figlio e non per darla alle stampe.
Da qui il probabile rimaneggiamento e, sicuramente le diverse trascrizioni monche delle lettere in spagnolo o di nomi compromettenti a seconda del potere dominante nelle diverse epoche.
L’Antonino Castaldo quando parla di Re Carlo V, o del principe Don Giovanni, verso il quale, ha una riverenza eccessiva, lo chiama «Altezza Sua», cosa che nel II° volume il copista non trascrive mai. Scrive Cerbone che Antonino accenna a Don Giovanni d’Austria, che «fu ben accolto dal grande condottiero, figlio naturale di Carlo V, e adoperato per i contratti da farsi per la spedizione, come lui stesso racconta con orgoglio».
— Ebbi io da Dio tanta felicità, che fui degno sei o otto volte, di stipular contratti con l’Altezza sua, per conto dell’occorrenze di quella Impresa, dal quale fui benignamente ascoltato e mirato. Viceversa non traspare lo stesso entusiamo imperiale nel II° libro dell’Anonimo.5
Del resto, tutto il primo volume, sembra essere il riassunto di vari episodi, come egli stesso dice, mentre mostra di conoscere alla perfezione ciò che accadde nel 1547, ma ancor meglio quello che scrive ai primi del 1600, quando in realtà all’Anonimo dovrebbe essere già seguito il Castaldo continuatore.6
Fatto è che l’Anonimo difficilmente avrebbe raggiunto i 100 anni di vita, perché appare già maturo quando trascrive la rivolta nel II° volume, proprio come se l’avesse vissuta da protagonista:
— Havendo io, dopò lunga considerazione, risuluto nel’animo mio de scrivere alcune particolarità degne, s’io non me ingando, d’annotationi, et di memoria, se queste secondo il corso dei tempi sono accadute in questa Città, e Regno, e massime per il tempo passato, e particolarmente nel tempo di Don Pietro di Toledo, che fù Viceré di Napoli e per molti anni dopo si ave li tumulti del anno 1547 e la ribelione del Principe di Salerno, et altre cose seguite di poi, ho giudicato, per dimostrar lo scritto, nel queste per avanti era stata Napoli tra pocha giustitia, e molta depressione, esser convenevole, ch’io mi faccio al quanto in dietro, et con brevità vada narrando tutti quelli antecedenti, che la narratione de li susseguenti me ponna agevolare. Non avendone punto come nel’Historie di molti illustrata elle siano state più diffusamente descritte.7
A tal proposito c’è da aggiungere che in alcune copie del III volume vengono dagli storici modificati, e non sempre per errore di trascrizione, piccoli equivoci e alcuni nomi che scompaiono per far posto a altri.
Ecco perché abbiamo preferito effettuare una trascrizione completa dei tre tomi del MS. E per tali motivi converrà definirlo Anonimo (1520 ca.-1620 ca) almeno fino quando non si avranno certezze anche sui trascrittori, apparendo diversa la grafia fra i tre volumi, e avendone scoperte alcune parti, degli anni a seguire, identiche anche ai Diari di Scipione Guerra.8
A questo punto, fra Castaldo e Guerra, non è da escludere, che i tre tomi del manoscritto dell’Anonimo facciano parte di una raccolta e che quindi il I° volume sia di un antore, il II° di altro e il III° di altro ancora.
C’è da dire che non mancano a Napoli cronisti del Cinquecento. Non sono molti ma tutti, a volte scopiazzandosi l’un l’altro, danno un quadro della vivacità intellettuale che ancora persisteva ai primi anni del Viceregno di Toledo, sebbene gli stessi notai e avvocati si trasformeranno poi ora in cassa di risonanza del Viceré, ora in tremendi accusatori, quando il popolo giungerà alla sommossa del 1457.
Lo storico Palermo presentò in anteprima la Vita inedita del Vicerè Don Pietro di Toledo, scritta da Scipione Miccio. Essa «conservasi manoscritta nella Biblioteca de' Padri dell'Oratorio di Napoli; e appartenne già al famoso giureconsulto Napoletano Giuseppe Valletta».9
Quella che segue è la trascrizione della cronaca del 1547 nella versione tratta dal II° libro del manoscritto anonimo. Essa è incastrata nella cronologia dei fatti, ricavata da altre raccolte contemporanee, primieramente da quella del Miccio, nel confronto che Palermo ne fa col Castaldi, e con l’aggiunta di citazioni e commenti di alcuni storici.10
Ci è sembrata la scelta più logica, al contesto, e più pertinente a una corretta analisi e alla migliore comprensione di un episodio così cruento, quale fu la rivolta contro la instituzione del Tribunale dell’Inquisizione a Napoli, soffocata a più riprese e con l’inganno da parte del più forte.
L’Editore

 

 

riepilogo
il rinascimento soppresso nelle cronache dei manoscritti
prologo
i diurnali di napoli prima del 1547: diari editi e inediti
premessa
napoli fedelissima a carlo v tradita dal vicere’-giustiziere

1. I fantastici notai-cronisti del Cinquecento
2. La Napoli tranquilla che si imparenta con Firenze
3. Il Regno oppresso dai debiti, Tunisi barcolla
4. Da Pozzuoli all’Alemagna: l’impero chiama
5. Debiti, Corsari e incendio al castello: i presagi
6. Dolore per la morte della Vice Regina
7. Toledo fa giustiziare il segretario assassino
8. D. Pietro già amoreggia con l’amante
9. E’ la fresca sposa del Caracciolo di Pisciotta
10. Pazzie per Donna Vincenza rimasta vedova
11. I fratelli irati da Carlo V: la deve sposare!
12. Nasce Via Toledo con statue a perenne ricordo
13. Il Viceré ordina a Merliano il suo sepolcro
14. Il Palazzo di Firenze della figlia del Viceré
15. Toledo junior e i poeti contro i Turchi

1.
le premesse all’inquisizione
nella «historia di alcuni particolari»

— «Historia di alcuni particolari» fra il 1544 e il 1547
— Montalcino e il Martire fiorentino, eretici: la scintilla
— Cacciata dei giudei e Fra Bernardino di Siena ribelle
— Bartolomeo da Benevento camerario di Somma
— Muliasse Re di Tunisi spodestato fa reclute a Napoli
— La campagna errata di Loffredo: una strage
— Il Re finisce accecato, pochi i reduci rimasti in vita
— L’eredità in Somma dei d’Aragona - Cardona

2.
stop alle commedie importate da siena
dal principe di salerno: «e’ lascivo»!

— Muscetta e gli Ingannati di Siena a Palazzo Salerno
— L’anno dopo toccò alla Filenia e ai Sereni
— Nasce l’Accademia degli Incogniti: è tutto proibito
— Gli eretici spiritati di Fra’ Occhino da Siena
— Al rogo il torrione al muro grande di Castelnuovo

3.
i cattivi presagi del calendario
gli editti contro l’eresia sono realta’

— Le brutte previsioni dell’ «Almanac» del 1547
— Tribunale dell’Inquisizione, ordine congelato
— Vietato ai laici parlare di religione: I° Editto vicereale
— Il popolo invia ambasciata a Toledo in cura a Pozzuoli
— Don Pietro alla Città: Mai detto Inquisizione
— Le piazze depongono l’eletto: troppo amico di Toledo
— S’allunga la lista dei traditori della Patria

note bibliografiche
Note Bibliografiche

1. De Montemayor, Diurnali di Scipione Guerra, Tipografia Francesco Giannini & figli, Napoli 1891.
2. Scipione Volpicella, Luigi Tansillo, Capitoli giocosi e satirici: editi e ineditidi, Note di Scipione Volpicella, Libreria di Dura, Napoli 1870.
3. Francesco Capocelatro, Diario, cit.
4. Il manoscritto, custodito dalla Yale University Library e parte della Collections Library Yale, è collocato in: Ms. in Italian. 995 pages. Thick 4to. Contemporary limp vellum. Table of contents at the beginning. Italy (Naples?), 17th century. La versione on line è consultabile al sito: https://edu/catalog/32492480.
5. v. Carlo Cerbone, Antonino Castaldo un notaio-cronista nella Napoli del Viceré Pietro di Toledo. Da: https://www.iststudiatell.org/altriart/antonino_castaldo.pdf.
6. Ivi.
8. Scipione Guerra, Diari, cit.
8. Ivi.
9. Francesco Palermo, Narrazioni e documenti sulla storia del Regno di Napoli: dall'anno 1522 al 1667, cap.II, Vita di Don Pietro di Toledo, scritta da Scipione Miccio. Osservazioni critiche intorno al Toledo.
10. Ivi. V. Pietro Giannone, Istoria civile.
11. Giannone, Storia Civile del Regno di Napoli, Libro XXXI, Capo VI. Cfr. Galanti, Descrizione Geografica e Politica delle Sicilie, Libro 1, Cap. 3. §. 8.
12. Francesco Palermo, Narrazioni e documenti sulla storia del Regno di Napoli: dall'anno 1522 al 1667, cap.II, Vita di Don Pietro di Toledo, scritta da Scipione Miccio. Osservazioni critiche intorno al Toledo. Cfr. Gregorio Rosso, Historia delle cose di Napoli sotto l'imperio di Carlo V, a cura di Gravier, Napoli 1770. V. Pietro Giannone, Istoria civile.
13. Ivi. Cfr. Ignoto, Manoscritto inedito. Estratti in copia di autore ignoto, fedeli all’originale e pubblicati per la prima volta a stampa. Stesura c.a. anno 1580. D’ora in avanti: Ignoto, Manoscritto inedito. Esso è simile alla copia letta da Gravier e firmata da Antonino Castaldo, Avvenimenti più memorabili succeduti nel Regno di Napoli sotto il Governo del Vicerè D.Pietro di Toledo, in: G.Gravier, Raccolta di tutti i più rinomati scrittori dell'istoria generale del Regno di Napoli, Napoli 1769, VI. Ma l’inedito non è stato scritto dalla stessa persona, perché il linguaggio da diurnale dell’Ignoto appare antecedente a quello del copista Castaldo di circa 50 anni, seppure manomesso e storicizzato da Gravier. Pertanto, allo stato, risulta non esatto dire che Ignoto e Castaldo siano state la stessa persona. Ragione per cui, il MSS inedito, da noi consultato in copia originale, certamente differisce per terminologia e orientamento politico (chi è filofrancese, chi filospagnolo) e pertanto si resta dell’opinione che il testo dell’Ignoto, precedente e più genuino, non possa essere stato scritto dal Castaldo, il quale, sicuramente da esso attinge in un secondo momento.
14. Giacomo della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata dall'Ab. Garzilli, Napoli 1845. pag.277.
15. Filotimo Alicarnasseo, Vita di Don Pietro di Toledo, MS. Cfr. Pietro Dusinelli-Nicolò de Bottis, Privilegii et Capitoli con altre gratie concesse alla fidelis Città di Napoli, & Regno per lo Serenissimi Rì di Casa de Aragona, Venetia 1588.
16. Ivi. Cfr. Antonio Doria, Compendio d’Antonio Doria delle cose di sua notizia et memoria occorse al mondo nel tempo dell’Imperatore Carlo Quinto, appresso Antonio Bellone, Genova 1571, pagg. 47-53.
17. Ivi.
18. Ivi. Ragioni della città di Napoli, negli Affari della Santa inquisizione, MS.
19. Giannone, Libro XXXII. Capo V. §. 1. V. Pietro Giannone, Istoria civile. Giovanni Bernardino Tafuri: Annotazioni critiche del sig.Gio:Bernardino Tafuri patrizio della città di Nardò sopra le Cronache di M.Antonello Coniger leccese. In: Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, Tomo VIII, Appresso Cristoforo Zane, Venezia 1733. Pagg: 235-255.
20.Zurita, Tom. 8. Lib. IX. Cap. 26.
21. Francesco Palermo, Storia del Regno di Napoli, Vieusseux, Firenze 1846. Cfr. Narrazioni e documenti sulla storia del Regno di Napoli: dall'anno 1522 al 1667. Cfr. Anonimo, Cronica di Napoli, d’incerto autore, che comincia l’anno 1452, e fenisce l’anno 1534, In: Alessio Aurelio Pelliccia, Raccolta di varie croniche, diarj, ed altri opuscoli, vol.I, Perger, Napoli 1780, pagg.195-199; pagg.200-207.
22. Ivi. Miccio, cit. Cap.29°, Maritaggio di Donna Isabella, figliola di Don Pietro, col Duca di Castrovillari. Cfr. Vita di D. Pietro di Toledo, di Filotimo Alicarnasseo, MS.
23. Castaldo, Storia, Lib. IV. Da: Francesco Palermo, Storia del Regno di Napoli, Vieusseux, Firenze 1846. Cfr. Narrazioni e documenti sulla storia del Regno di Napoli: dall'anno 1522 al 1667. Cfr. Antonino Castaldo, Avvenimenti più memorabili succeduti nel Regno di Napoli sotto il Governo del Vicerè D.Pietro di Toledo, a cura di: G.Gravier, in: G.Gravier, Raccolta di tutti i più rinomati scrittori dell'istoria generale del Regno di Napoli, Napoli 1769, VI. Gregorio Rosso, Historia delle cose di Napoli sotto l'imperio di Carlo V, Gravier, Napoli 1770. Alessio Aurelio Pelliccia, Raccolta di varie croniche, diarj, ed altri opuscoli, vol.I, Perger, Napoli 1780. Biblioteca Brancacciana (III, A, 9); Capasso, Codice Vaticano latino (11 -735), Ristoria delli rumori di Napoli; Salvatore Nigro, Dizionario Biografico degli Italiani.
24. Bruce Edelstein, Eleonora di Toledo, Encyclopedia of Women in the Renaissance: Italy, France, and England, eds. D. Robin, A. Larsen & C. Levin, Denver 2007, p. 363. In: Eleonora di Toledo: vita di una duchessa, 31 marzo 2023, I Medici, storia. Cfr. https://www.guide meflorence.com /it/2023/03/31/eleonora-di-toledo/#_ftn1
25. Bruce Edelstein, Eleonora di Toledo and the Creation of the Boboli Gardens, Livorno 2022, p.30. In: Eleonora di Toledo: vita di una duchessa, 31 marzo 2023, I Medici, storia. Cfr. https://www.guide meflorence.com /it/2023/03/31/eleonora-di-toledo/#_ftn1.
26. Scipione Miccio, Vita di Don Pietro di Toledo, Napoli, 10 giugno 1600. Da: Francesco Palermo, Narrazioni e documenti sulla Storia del Regno di Napoli dall’anno 1522 al 1667, volume unico, Vieusseux, Fiernze 1846. In: Archivio storico Italiano, Volume 8, cap.25-35, Pietro Vieusseux, Firenze 1846.
27. Ivi.
28. Ivi.
29. Ivi. Cap.30. Da: Francesco Palermo, Narrazioni e documenti sulla storia del regno di Napoli dall'anno 1522 al 1667, Vieusseux, Fireze 1846, pagg.46 e segg.
30. Ivi, cap.32.
31. Ivi.
32. Ivi.
33. Filotimo Alicarnasseo, alias Castriota, Vita di D. Pietro di Toledo, Mss.
34. Studi in memoria di Jole Mazzoleni, Edito da Poligrafico Zecca dello Stato Roma, 1998. Cfr. Lanario, Le guerre.
35. Miccio, cit. Cfr. Castaldo, Storia, Lib. IV.
36. Silvio Corona, Successi diversi traggici, et amorosi occorsi in Napoli, et altrove a Napol[lita]ni, composti dà Silvio Corona, MSS originale inedito. Cfr. Camillo Tutini, Dell'origine e fundazione de'seggi di Napoli, Napoli 1754. Dice Camillo Tutini che una Donna Betrice Mormile, figlia del Duca di Campochiaro e Isabella Cafara d’Aragona, la ritrova sposata a Giacinto Rocco del seggio di Montagna, «appresso del quale si serbano molte scritture originali; dalle quali habbiamo raccolto, quanto da noi qui brevemente viene accennato».
37. Pompeo Litta, Caracciolo, in Famiglie celebri italiane, vol. 39, Giulio Ferrario Editore, Milano 1837.
38. Pompeo Litta, Caracciolo, in Famiglie celebri italiane, vol. 39, Giulio Ferrario Editore, Milano 1837.
39. Marco Donnarumma, Relazione, v. https://trasparenza. provincia.salerno.it/moduli/downloadFile.php?file=oggetto_allegati/202801456290O__Or13_-_relazione_paesaggistica.pdf
40. Corona, cit.
41. Pompeo Litta, Caracciolo, in Famiglie celebri italiane, vol. 39, Giulio Ferrario Editore, Milano 1837.
42. Corona, cit.
43. Corona, pagg.163-199.
44. Dominici.
45. Dominici, cit. Nel concludere il suo viaggio sul Merliano, Dominci dice che «questa sepoltura del viceré D.Pietro di Toledo, vedesì nel coro della già scritta chiesa di S.Giacomo degli Spagnuoli, perciocché essendo D.Pietro morto a Firenze nel 1553, nel passar ch’ei faceva all'impresa di Siena, secondo il comandamento dell’Imperador Carlo V, fu il suo cadavere, per ordine di D. Garzia suo fìgliuolo, trasportato in Napoli, e collocato nel mentovato sepolcro, senza mandarlo più in Ispagna, com'era stata la intenzion del padre; e così rimase in Napoli la sepoltura lavorata da Giovanni da Nola.
Se fu bella la tomba del Toledo, bellissima, e di eterna laude degna fu quella del fanciullo Andrea Bonifacio, situata vicino la sagrestia di S.Severino.
Opera certamente, che può stare appetto di qualsivoglia degli antichi maestri.
Intorno alla quale prese un grandissimo abbaglio lo Eugenio, scrivendo, essere di Pietro della Prata, o Piata: dappoiché, oltre il testimonio di Gio: Angelo Criscuolo, che qual contemporaneo di Giovanni ne scrisse le veraci notizie, la intelligenza slessa de’professori basta a ravvisare nelle due sepolture, che sono in questo sito, la diversità dello stile, e quanto quella, che falsamente vico descritta per opera di Giovanni sia difettosa nel disegno, nel componimento, e soprattutto nella idea assai bassa, e quaiito le iìsonomie, e gli andari de'panni, siano di quelle purtroppo conosciute del Merliano.
Anzi egli é chiaro essere di Giovanni di Nola, che fu scolaro, ma debole del nostro egregio Giovanni.
Or passiamo alla descrizione della tomba di Bonifàcio, che per ultimo vanto di così chiaro artefice abbiamo riserbata, e vedremo in essa quanto possa far di bello, di capriccioso, e nobile un ben fondato, e intelligente maestro.
È situato il sepolcro sopra due pilastretti, in ciascuno de' quali è scolpita di basso rilievo una figura rappresentante un puttino , che tiene la spenta face; dai lati di questi pilastri scendono due speroni in forma di delfini, le di cui teste posano sul primo sodo, e in questo sodo vi è egregiamente scolpito un basso rilievo di figure picciole, che rappresentano la dolorosa deposizione del corpo del Salvatore, con sì viva, eroica, maestosa, nobile, severa, e tragica espressione, e sì corrette di disegno, e ben composte insieme, che piuttosto le direste dipinte dal divin Polidoro, che scolpite in marmo da Giovanni Merliano.
Questo sodo, ove il basso rilievo è scolpito, posa sopra un piedistallo, che termina col piano il finimento di esso, ove la lapide sepolcrale col suo elogio è scolpita.
Nel mezzo de’ due pilastri già detti, in un piano sodo è scolpita la statua tonda del S.Apostolo Andrea.
Sopra il piano orizzontale, che divide questo sodo dall’urna, posano due quasi arpioni, che appoggiansi sulla sommità dei già detti delfini, e servono dì sostegno a una bellissima conca; che ricca di bei lavori di fogliami, e festoni, fa mesta pompa all’ estinto signore, che in se racchiude; entro la conca col più bel capriccio, che giammai possa cader nell’idea di artefice giudizioso, si vede giacer di marmo il defunto fanciullo; poiché il coverchio ha l’eccellente artefice fiuto, che alcuni putti piangenti lo sostengano a qualche altezza sospeso, per mostrare agli spettatori la cagion del loro pianto, e perciò additano, con azioni dolorose, e volto pieno di lagrime, il morto bellissimo fanciullo.
Ed in vero non può esprimersi con atto più vivo maggior pianto, maggior dolore, nè maggior tenerezza di quella, che essi mostrano.
Maravigliosissima è la figura dell’estinto fanciullo, nella idea del cui volto diresti essersi affaticato il divin Rafaello, tanto alle di lui sovraumane fisonomie rassomigliasi, e tanto egli è tenero non solamente nel bel volto, ma nelle morbide chiome, e pastose mani, e ne’ piedi, e nelle ripiegature delle nobili, e sottili vestimenta.
Insomma egli è degno dell’elogio, che a lui già fece Giacomo Sannazaro, che si legge nella tomba, del tenor seguente:
Nate , Patris Matrisq. amor et suprema voluptas
En tibi, quae nobis te dare sors vetuit.
Basta, Eben, tristesq. notas damus, invida quando
Mors immaturo funere te rapuit.
Andrene filio dulciss. qui vixit an. VI.
Mensibus II. Diebus XIX. Hor.IV.
Robertus Bonifacius, et Lucretia Cicara
Parentes ob raram indolem».
E anche Giovanni da Nola detto il Merliano, era ormai «giunto all'ultima sua vecchiezza».
46. Jacopo Giunta, Esequie del divino Michelagnolo Buonarrati: celebrate in Firenze, Tipografia della Gazzetta d’Italia, Firenze 1875.
47. Domenico Tesoroni, Il Palazzo di Firenze e l'eredità di Balduino Del Monte, Stabilimento tipografico dell’Opinione, Roma 1889.
48. Questo accadrà nel 1548. V. Luigi Tansillo, Capitoli giocosi e satirici, a cura di Scipione Volpicella, libreria di Dura, Napoli 1870. «Certa cosa è, contra quanto il Ruscelli affermava, ch'egli non si trovò nel 1550 all'impresa della città d'Africa, in cui don Garzia avanzò molto di gloria, e che nel mancar di quell'anno tolse in moglie Luisa Puzzo gentildonna di Teano. In tutto il tempo che navigò e combattette il Tansillo, scrisse molte poesie gravi e festevoli, che gli multiplicarono mirabilmente fama ed onore. Tra le gravi si vuole sopra tutte le altre ricordare le stanze al Martirano, il poemetto la Clorida, e la canzone a Carlo V contra il Turco: e tra quelle di stile rimesso e giocondo presso che tutti i capitoli, che portano nome di lettere, di satire e di capricci. Un altro di siffatti capitoli compose il Tansillo e recò a luce nel 1551, con intendimento di muovere il vicerè Toledo a disgravare Venosa del peso degli alloggi della soldatesca, ond'era quella città da molti anni infestata: del quale sono rimasi pochi versi rapportati dal Remondini. È da tenere che nello stesso anno si recasse il poeta a Venosa, secondo che aveva accennato in questo capitolo, a riabbracciare la madre attempatissima, che già era più tempo, forse dal 1547, non avea riveduta: e quivi dimorato qualche mese, tornasse in Napoli nel 1552».
49. Ivi, Miccio, Cap.34.
50. MS Anonimo, Libro II. Cfr. Collections Library Yale, «toledo Ms 995», Ms. in Italian. 995 pages. Thick 4to. Contemporary limp vellum. Table of contents at the beginning. Italy (Naples?), 17th century. Da: https://collections.library.yale.edu/mirador/32492480. Cfr. Miccio, cit., in: Palermo, cit. V. Giannone, Lib. XXXVII, capo 5, §. I. Cfr. Palermo, cit. V Istorie Fiorentine, ediz. 1824-27, Lib. XXXIII, pag. 346. V. anche Adriani, Istoria de' suoi tempi, ediz. 1822-23, To. II., pag. 322-324.