ELENA D’EPIRO DI SICILIA: ELENA DUCAS DEGLI ANGELO-COMNENO

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Benevento disfatta perché ospitò lo Svevo

Benevento, essendo stata città del Papa, fu punita dalla Chiesa e dal Re. Essa fu «messa a sacco, gli abitanti sgozzati, l’Arcivescovo confessore di Manfredi spogliato delle insegne ed incatenato, le Chiese stesse spogliate dei sacri arredi. Carlo ebbro della vittoria raccoglieva i tesori di Manfredi conservati dal vile Maiella; e dando notizia al Papa della vittoria, lo gratificava con una parte delle regie spoglie, così spartendosi la veste della vittima».
A dire del cronista stessa sorte subirono «i devoti di Manfredi, o spenti con lui o preda del vincitore, o esuli e raminghi sui monti e fuori i confini del regno».
Giovanni da Procida fu tra costoro e subito dopo corse anche a Roma per «trionfar con la scienza de’ nemici e de’ tempi», con Re Carlo che fece della vittoria una barbarie.
«La moglie di Manfredi, l’infelice Elena, alla trista nuova passò con i suoi quattro figliuoletti da Lucera in Trani, per fuggire in Epiro, e nel dì tre marzo si rifugiò nel castello. Ma anche sugl’innocenti vegliava l’ira implacabile di Roma; e venuto questo a conoscenza di alcuni frati, che a commissione di Papa Clemente girandolavano pel regno per ribellarlo a Manfredi, tanto si adoperarono che la fecero chiudere in quel castello, e ne diedero avviso al Re Carlo; il quale nel dì sei marzo la fa prendere coi figliuoli, e trasportare nelle secreto prigioni del castello di Nocera, ove quell’ infelice principessa morì di strazio e di digiuno quattro o cinque anni dipoi, ed ancora si conservano i decreti che provvedevano a meschine spese, ed il documento che ricorda i pochi arredi trovati nelle carceri alla sua morte. I figliuoli di Manfredi trabalzati coi ceppi ai piedi da una in altra prigione, privi di ogni cura, di ogni educazione, di ogni conforto, miseramente si consumarono per trentatré anni, finché ottennero l’esiglio quando avevan perduto forza di corpo e di mente, inconscii di loro stessi, ed abbrutiti da un martirio tanto più miserando per quanto più prolungato.

Description

La principessa greca amata della stirpe originaria di Alife, amata dai Napoletani, che sposò nel Principato di Trani Re Manfredi di Svevia e divenne Regina di Puglia, fra Napoli e Palermo.

Il 2 giugno del 1259 giunse nel Regno la fresca sposina del Re Manfredi. Era bella, di persona, e di gentili maniere, nei più verdi anni dell’età sua, «quando passò a marito». Oltre a questi pregi naturali ella portò in dote molte Terre, che nell’Epiro le furono date da Michele suo padre: fatto su cui gli scrittori hanno taciuto, ma che un rescritto ci ha fatto sapere. Con questo matrimonio Manfredi non solo estese l’ampiezza dei Regni del padre, ma con Michele il Despoto acquistò un amico vicino e potente, sia per l’estensione dei suoi stati che per essere questo Principe prode e valente di sua persona». Così l’Anonimo: — Arrivao in Apulia cu octo galere la Zita de lo seniore Re Manfridu fillia de lu Desportu de Epiru, chiamata Alena accompagnata da multi Baruni et damicelle de lu nostru Reami, e de quillo de lo soi palre, et sbarcao in lo portu de Tranu dovi l’inspectava lu seniore Re lu quali quando scisce la zita da la galera l’abbrazzao forti, et la vasao». Lo sposalizio avvenne a Trani e non a Barletta, forse per fare più colpo sul suocero, tale fu la pompa sfoggiata dal Re e dalla corte, le sete di Bari indossate dai cortigiani, e le divise sfoggiate dai cavalieri per non sfigurare con una regina come Elena che amava il lusso in cui era cresciuta. «Dopo che l’appo conducta per tutta la nostra Terra tra l’acclamazione de tutta la genti, la mennò a lu castiellu, dove ze foro grandi feste et suoni, et la sera foro facti tanti alluminere, et tanti falò in tutti li cantuni de la nostra terra, che paria che fosse die. Lu juomo appressa lu seniore Re creao multi cavalieri tra li quali foro li nostri concittadini messeri Cola Pelaganu et Fredericu Sifula che aviano accompagnata la Reina in lu viaggiu cuui le doi galeri della nostra terra. La dicta Reina è multa avvenente et de bona manera, et è più bella de le prima mogliera de lu Re; et se dize, che non have più de dizesette anni». A gloria e onori non mancarono conferme greche per lo Svevo, al quale il despota cedette le conquiste sulle coste di Durazzo e Valona, che andavano a integrare la dote principesca di Elena, con ex territori normanni, quali Corfú, Butrinto e Kanina. Ma l’euforia durò poco e quando scese Re Carlo d’Angiò, il primo pensiero fu quello di entrare in Benevento per donarla al Vaticano, essendo già stata città del Papa, e perciò fu punita dalla Chiesa e dal Re. Essa fu «messa a sacco, gli abitanti sgozzati, l’Arcivescovo confessore di Manfredi spogliato delle insegne ed incatenato, le Chiese stesse spogliate dei sacri arredi. Carlo ebbro della vittoria raccoglieva i tesori di Manfredi conservati dal vile Maiella; e dando notizia al Papa della vittoria, lo gratificava con una parte delle regie spoglie, così spartendosi la veste della vittima». A dire del cronista stessa sorte subirono «i devoti di Manfredi, o spenti con lui o preda del vincitore, o esuli e raminghi sui monti e fuori i confini del regno». Giovanni da Procida fu tra costoro e subito dopo corse anche a Roma per «trionfar con la scienza de’ nemici e de’ tempi», con Re Carlo che fece della vittoria una barbarie. L’infelice vedova Elena «alla trista nuova passò con i suoi quattro figlioletti da Lucera in Trani, per fuggire in Epiro, e nel dì tre marzo si rifugiò nel castello. Ma anche sugl’innocenti vegliava l’ira implacabile di Roma; e venuto questo a conoscenza di alcuni frati, che a commissione di Papa Clemente girandolavano pel regno per ribellarlo a Manfredi, tanto si adoperarono che la fecero chiudere in quel castello, e ne diedero avviso al Re Carlo». Ben due ragazzi si salveranno per dare altrove seguito alla dinastia Sveva, mentre la Regina fu costretta a ricorrere ad uno stratagemma per avere salva la pelle e rifarsi una vita…

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Editorial Review

Carlo e Anna i veri fondatori del Comune di Napoli

[caption id="attachment_7988" align="alignleft" width="372"] Barcelona Cathedral Interior - Royal tombs in the Cathedral of Barcelona - da wikipedia[/caption]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INDICE

ALENA DUCAS DEGLI ANGELO-COMNENO
Elena d’Epiro di Sicilia

1.
figlia di discendenti greci di alife

— La madre: santa Teodora di Arta
— Michele II d’Epiro sconfitto da Manfredi: il padre

2.
il promesso sposo erede di federico II

— L’ex marito di Beatrice ha una figlia: Costanza
— Manfredi resta vedovo e si risposa
— La futura figliastra è erede della Catalogna

3.
manfredi di svevia diventa re

— Sarà prima sovrano e poi marito di Elena
— Il Sovrano dice al Papa che il Regno è suo
— L’incoronazione a Palermo nel 1258
— Le trattative prima dell’evento

4.
le nozze di trani

— Il Re è entusiasta della figlia del despota
— Nozze «d’oro» con la figlia del tiranno
— «Alena» descritta dall’Anonimo di Trani
— Il matrimonio che fece infuriare il Papa
— Si sposa anche Costanza, futura Regina

5.
il matrimonio della figliastra

— Napoli non è perduta, ma sta con gli Aragonesi
— I Napoletani affidati a figliastra e Catalani

6.
l’uccisione del marito

— Manfredi a Ponte «Scipre» del Beneventano
— I Guelfi consegnano Napoli a Carlo I
— Salerno sede del nuovo Principato angioino
— Benevento disfatta perché ospitò lo Svevo

7.
prigioniera a lucera con i figli

— La Regina Elena resta nel Palazzo lucerino
— La prigionia e l’erede nascosto: Enrico
— Addio alla bella Elena, Regina tradita

Note Bibliografiche