ATTUARI BENEVENTANI: Documenti sui paesi della Montagna di San Giorgio aggregata a Montefusco in Principato Ultra Benevento EAN ISBN 9788872971765

In offerta!

55,00 45,00


Copertina posteriore

il castello scomparso

Se diversi forestieri possederono terre in territorio di Torrioni è anche vero il contrario, cioè che molte famiglie di Torrioni possedevano beni, specie a Tufo. Questo perchè, come vedremo, fu lo stesso Barone di Torrioni, Don Pasquale, Conte Piatti e Marchese del Tufo, a concederglieli in cambio di un annuo reddito, cioè a censo. Un nobile che si definisce Ecc[ellentissi]mo Sig[no]r D[on] Pasquale Conte Piatti Marchese del Tufo Barone di Torrejoni, patrizio beneventano privileggiato napolitano Ill[ustr]e possessore di questa T[err]ra del Tufo, e Castello di Torrejoni.
Il documento fu stilato, evidentemente, soprattutto per assegnare ai cittadini di Torrioni delle terre più fertili, sebbene in territorio di Tufo, altro feudo di proprietà dello stesso Barone, in quanto l’intestazione precisa è: Censi seu annui redditi si esiggono da particolari di Torrejoni per concessione di territori in pertinenza del Tufo, come distintamente si descrivono ut infra.
In questo caso si tratta quindi di beni del feudatario. Vale la pena di ricordare che i forestieri censuari dei beni posseduti in Tufo dal Barone, quasi tutti di Torrioni, su territorio del Piatti, producono un reddito imponibile pari a once 2.140.11 e 5/12. Fra essi si distinguono un Lepore, un dell’Abbate ed un Centrella, i quali, essendo benestanti e non dovendo pagare tassa alcuna, non superano le 15 once ciascuno.
Si tratta di terre date dal barone a Giuseppe Lepere a Piano, Giacchino Lepere a Piano, Angiolo Oliviero a Piano, Francesco dell’Abbate a S.Stefano, seu Vallo dell’Asino, Andrea dell’Abbate a S.Stefano seu Vallo dell’Asino, Domenico Lepere a S.Stefano, Michele Di Vito a Capanaro, Matteo di Vito a Torre de Lento, Pietro di Vito a S.Stefano, Giovanni di Vito a Torre de Lenti, Nicolò di Vito a S.Stefano. Vi sono poi altri piccoli fondi che Piatti ha assegnato a censo ad altri forestieri come Giuseppe Sarracino di S.Angiolo à Scala a S.Stefano, Felice Barone di Ceppaloni a S.Stefano, Crescenzo Zoina a Capo Nero e Vallo dell’Asino, Giovanni Centrella a Vallo dell’Asino, Francesco Zoina a Vallo dell’Asino, Pietro Zoina di Monte Rocchetto a S.Stefano, Pietro Oliviero a La Pagana a La Pantana, Sabbato Oliviero a La Pantana e a La Pagana, Crescenzo Oliviero a La Pagana e a La Pantana, Bernardino Avella a La Pantana, Angelo Garofalo a Li Marianielli, a S.Stefano e a Capanaro, Antonio Cennerazzo a La Pagana, Donato Oliviero a S.Stefano, Carmine Oliviero a S.Stefano, gli eredi di Nicola Sabbato a S.Stefano, Lorenzo Centrella a Li Manganielli, Simone Iommazzo a Capanaro, Nicola Oliviero a La Pantana, Nicola Saracino a Piano.
In Giurisdizione di Tufo ha chiesto beni al Barone perfino la Chiesa Parrocchiale di Torrejoni per un territorio seminatorio a La Pagana, oltre Lorenzo Lepere che lo tiene a Li Pellegrini.
Nello stesso documento vengono quindi elencati l’infrascritti Corpi Feudali, ch’esso Signor Conte D.Pasquale Piatti Marchese del Tufo, e Barone del Castello di Torrejoni, possiede in q.[ue]sta sud.[dett]a T.[err]a [del Tufo].
E’ interessante notare che i cittadini di Tufo, oltre i torrionesi forestieri ivi presenti, hanno da pagare, oltre quelle conosiute, un’infinità di tasse, come il Molino, le Prime e seconde cause, lo Jus Scannagi (macellazione), quella sulla Taverna con Passo (almeno in un luogo del territorio), il Forno, la Mastrodattìa civile, criminale e bagliva.
Il Barone di Torrioni, dal canto suo, in Tufo possiede numerosi beni, fra cui il Palazzo Marchesale, col suo rivellino, e giardino attorno, con magazzino, dove si ripongono le vittovaglie che si raccolgono nel feudo, che gli servono per uso proprio; e i territori di: Li Limiti, S.Lucia, e Bosco del Serrone, La Mela, e S.Paolo, A Chiaviniano, la Corte di Giovan farina per uso del Molino. Si aggiungano inoltre la Fida delle Capre e Pecore ed altri animali forastieri fiscali in d.a Terra, Grani sei per ogni fuoco nella medesima Terra, il Giardino sopra La Taverna, e perfino il cappone il giorno di Capo d’anno tenuto dare l’Università all’Illustre Signor Marchese.

Description

LA STORIA SI FA SUI DOCUMENTI ORIGINALI

Esce ATTUARI BENEVENTANI, la 187esima ricerca storica scritta da Arturo Bascetta, che svela l’ubicazione dei casali beneventani della MONTAGNA DI SAN GIORGIO aggregata a MONTEFUSCO quando divenne sede della provincia giudiziaria del PRINCIPATO ULTERIORE con la costruzione del carcere nella torre del Prorex Consalvo Cordova nel 1536, scippando alla basilica di Prata la precedente autonomia del PRINCIPATO ULTRA della ex Valle Beneventana. Documenti inediti anche su territori presso Torrioni, Tufo, Chianche, Chianchetella, Petruro, Pratola, San Giorgio, San Nicola.
Il motivo che ci spinge in questa impresa di trascrivere i rogiti dei notai beneventani non è un libro di storia, perchè non di una sola opera si tratta, ma l’arricchimento della collana editoriale, allo scopo di dare alito a pagine di vita quotidiana del Medioevo. Ed ecco che lo scenario politico scompare, attraverso la sola e semplice riscoperta di arti e mestieri, seppure fra mille imposte e gabelle, nel secolo delle rivalse. Sono tracce di ricordi, di memoria quotidiana, di mani levate al cielo e di piccoli uomini scottati dal sole che, partiti dal fortilizio di S.Angelo a Torrajoni, già prima del 1700, hanno dato autonomia politica aCastel Torrioni, Toccanise e Tufo, feudo che i Caracciolo di Avellino mantennero per secoli, onde evitare lo smembramento dello Stato feudale che aveva termine alle porte di Benevento.
Cognomi di uomini che rivivono ad opera di una personale e sottile matita rossa e blu che ridisegna lunghe giornate fra vicoli e portoni, alla riscoperta delle nostre origini. Ma ciò che sono stati gli avi e ciò che avremmo voluto si confronta in una elaborazione di dati schiacciati dalla polvere caduta sui rogiti, per il non venir scrutati, pronti ad essere liberati e fluttuare nell’aria. Un’idea che sembrava irrealizzabile e che, invece, attraverso il nostro gruppo di studio guidato da Arturo Bascetta, siamo riusciti a far decollare in una collana dedicata che si arricchisce con questa pubblicazione, ultimo regalo, in termini temporali, di una affascinante raccolta che in questi anni ha stimolato l’intelletto. E’ lo scrigno dei sogni, il baule delle idee, è l’infinita analisi degli Annales francesi, che induce a produrre nuove motivazioni e nuove smatitate che permettono di riprendere ogni volta il viaggio in direzione di un’epoca diversa. E i risultati, sebbene di prima facie, premiano chi vuole scavare nel passato, scoprire il valore insostituibile della conoscenza e delle radici, spinto da un sapere vitale, all’affannosa ricerca di una identità che leghi l’avulso curioso al territorio, che lo intrighi al punto di immergersi nella stessa complessa articolazione del testo, diventandone protagonista, ora rinvenendo il suo nome, ora il suo cognome. Un piacevole tuffo che non teme ritorni, ma solo confronti fra possessori terrieri saliti in cattedra per curare malati immaginari e poveri preti costretti a far maneggiare perfino alla Corte Regia un decreto che li aiutasse economicamente a sostenere le spese della Parrocchia. E’ il piacere della storia che si fa leggere, dell’acquisizione di nozioni, tradizioni, abitudini, usi e costumi degli antenati nell’irrealtà di un viaggio, sotto le mentite spoglie della casata che non c’è, ripiegando sulla soddisfazione di una visita dal sapore multimediale, fatta di piccoli gesti, di casette arroccate alle torri, quasi a protezione della piazza fra Sopra e Sotto i Casali della Montagna di Benevento.
Nulla di tutto ciò si avrebbe senza l’indagine investigativa condotta su cittadini, congiunti e conviventi, attraverso una breve, chiara e distinta sintesi sui beni immobili, e sull’attività esercitata, sulle tasse. Caratteristiche che non escludono la vivezza della enunciazione formale e la passionalità del piglio giornalistico, ogni volta che occorra, per annodare e poi snodare un sistema complesso, articolato, che appare ripetitivo e impossibile a studiarsi, che fornisce dati quasi mai letti e trascritti prima, secondo angolazioni asimmetriche che non si esauriscono certo in modo cronologico o con la mera elencazione, ma risultano godibili, per la ghiotta disponibilità di fatti, di evocazioni gustose e acute, annotazioni riferite alla nostra Montagna. Cosicchè dalla trattazione non spunta il ventaglio delle considerazioni, non la cattiva abitudine degli storici locali dell’eccessivo consultare di libri consunti, che pure necessitano, ma la vivacità e il colore scavato nei tomi originali, finoggi tenuti sotto chiave, ed ora tirati a lucido per l’occasione.
Un merito che va tutto ad onore del nostro gruppo di lavoro, che si è sobbarcato con perizia e volentieri l’immane fatica, basato, ricordiamolo, sulla topicità e il costante scrupolo della trascrizione al fine di fornire conclusioni assolutamente di prima mano.
Sono interventi, studi e note di chi ha capacità e amore per la verità, sulla scorta della primaria volontà di leggere una cosa mai scritta, senza entrare nel merito di punti problematici e magmatici. E’ lo spirito che ci accompagna su questi binari temporali, forse senza pathos da romanziere e con la volontà di sempre possibili e ammissibili approfondimenti, ma con la consapevolezza di aver restituito un sogno all’uomo che va alla continua ricerca delle proprie radici. E’ questo l’inedito pregio che siamo riusciti a cogliere e che ci ha distratto ed appagati, ma mai allontanati, solo rapiti dalla voglia di poter lanciare un fiore all’umano consorzio.
E’ bello, anche se di rado, lasciarsi cullare da un alito di vento senza rincorrere i feticci di Papuasia e di Guinea ricordati altrove da Iannaco, a merito di coloro che non sono fuggiti, un po’ per orgoglio, un po’ per ideali, un po’ perchè prestati al servizio di valori rari. Sono quelli che insegnava senza mai stancarsi l’Antonelli, quando, qualche anno addietro, facendo un plauso a Bascetta, gli ricordò che è la rarità a ingenerare la preziosità in chi sceglie di stare dalla miglior parte.

Dettagli

EAN

9788872970133

ISBN

887297013X

Pagine

96

Autore

Bascetta

Recensioni

Recensioni

Non ci sono ancora recensioni.

Only logged in customers who have purchased this product may leave a review.

Editorial Review

UN LIBRO RICCO DI COGNOMI, LUOGHI, FATTI DI BENEVENTO E CASALI

indice

premessa

capitolo primo
LA MONTAGNA BENEVENTANA
DEI TRE TORRIONI E DEI CASALI

capitolo secondo
L’amicizia di Tasso con Mansi,
poeta-feudatario di Chianca

capitolo terzo
Le famiglie feudali
dei paesi della Montagna

capitolo quarto
Chianche-Bagnara,
litigi col Duca della Castellina

capitolo quinto
I Caracciolo col feudo
del Signor Camillo

capitolo sesto
TUFO: un pezzo di montagna
dai Del Tufo e ai Del Turco

capitolo settimo
Guerra sulla Portolania
fra le famiglie Forte e Barile

capitolo ottavo
Il Marchese Carafa:
giustizia sulla fortellezza

capitolo nono
I PIATTI, BANCHIERI DI NAPOLI,
VOGLIONO IL PAESE DEL VINO GRECO

capitolo decimo
CONFRONTO CATASTI ONCIARI
DI TORRIONI, TUFO E TOCCANISI

capitolo undicesimo
I ROGITI DEGLI ARCHIVI DI STATO
SPAZIANO DA TORRIONI A SAN GIORGIO

capitolo dodicesimo
CHIANCA E CHIANCHETELLA S’ACCORPANO E NASCE IL COMUNE DELLE CHIANCHE

capitolo tredicesimo
IL BARONE DI TUFO CEDE
LE TERRE DEL VINO A TORRIONI

Note documentarie

1. Calendario, cit.
2. Istorica Descrizione, cit; Notiziario, 1790, cit.
3. A.Caracciolo, I Caracciolo di Napoli nella storia e nella leggenda, Napoli 1939, p.357; S.Ammirato, Delle Famiglie Nobili Napoletane, v.II, Firenze, mdcl, p.138; F.Campanile, cit., p.84: in Cocozza, cit.. N.Vivenzio, Delle antiche province del regno di Napoli e loro governo, Tomo II, Napoli, mdccxi, p.340 e seg.: in Cocozza, cit. ASNCT, Privilegio in copia del Re Renato a D.Filippo Caracciolo del 1439, 1/1, cit., f.1 e seg.; ASNA, Relevi di Principato Ultra e Capitanata, v.299, f. 414; BNNA, IX.C.9, ff. 139-140. BNNA, Fondo S.Martino, 373, s.i.f.; E.Ricca, cit., pp. 201-202, nota 1; S.Ammirato, cit., p. l37; A.Caracciolo, cit., p. 357; De’ Pietri, Cronologia della famiglia Caraciolo, Napoli, mdcciii, pp. 63-64; F. Bonazzi, Le ultime intestazioni feudali registrate nel Cedolario del Principato Ultra, Napoli, 1911, p.50 e 63; Regesto, cit., v. V (XV-XVl), Roma. 1958. n°4038 del 15/2/1409, p.45; ASNA, Notai del ‘500, 376, Inventario dei Beni di Ludovico Caracciolo; F.Scandone, Documenti per la storia dei comuni dell’Irpinia, Napoli, mcmliv, p.76; F.Caracciolo, Dell’origine dei Caracciolo e dei Caraffi, BBNA, X.D.61, f.50.)
4. Tale divisione fu approvata dalla Regina Giovanna II nel 10 giugno 1433 con questo diploma: Iohanna secunda stc. - Sane olim per Majestatem nostram nobili et egregio viro raynaldo vaxallo de neapoli juris utriusque perito et magne curie regni nostri appellationum judici consiliario et fideli nostro dilecto quadam condivisione introscriptorum pheudorum et bonorum feudalium de antiquo feudo que fuerunt quondam viri nobilis angelilli de turco filii quondam viri nobilis guarini de turco de montefuscolo militis que immediate et in capite sub certis feudalibus servitiis seu adhois per ipsum curie nostre prestandis a nobis et dicta nostra curia tenebantur que erant et sunt subscriptis locis et finibus designata determinatum fuit per dictum rainaldum et per nostram etiam Majestatem quod medietas dictorum pheudorum esse deberet primo genito Marutie dicti quondam guarini filie et sororis dicti quondam angelilli prout latius et clarius in dicta declaratione continetur, nosque medietate dictorum feudorum nos contingente per nos alienanda et veneranda ad certam conventionem devenimus cum viro magnifico Pippo Caracciolo de neapoli milite regni nostri sicilie marescallo consiliario et fideli nostro dilecto pro certo pretio inter nos et ipsum convento et de reliqua feudorum ipsorum medietate investiri debere vir nobilis guarisius maczei domini nicolai de montefuscolo fidelis nostri dilectus dicti quondam angelilli nepos subscriptus ex dicto quondam maczeo et predicta marutia sorore carnali quondam angelilli predicti ad que dicta reliquia eorumdem feudorum medietas per obitum dicti quondam angelilli avuncoli sui sine legitimis ex suo corpore relictis liberis decentis ponebatur legitime devoluta et reputantes necessarium fore pheuda ipsa pro medietate dividi commisimus per quamdam nostram cedulam nostro secreto anulo et nostre manus proprie subscriptione munitam viro nobili angelo siripando de neapoli tunc capitaneo terre nostre montisfusculi de provincia principatus ultra serras montorii familiari et fideli nostro dilecto quod ad dicta pheuda personaliter accederet et pheuda ipsa cum debitis modis et ordinibus sibi visis equaliter divideret et ipsa divisione facta unam ex dictis portionibus assignaret dicto pippo seu persone legitime pro eodem et aliam partem asignaret dicto primogenito ipsius maruccie vel persone legitime sui parte certis super hoc per jam dictum primogenitum observandis sicut hec et alia in dicta nostra cedula ipsi angelo directa plenius continentur, cujus cedule vigore et authoritate angelus idem jussionibus nostris optemperans quamdam divisionem de dictis pheudis fecit et dicto pippo vel aliquo sua parte pro illorum medietate nostra jure contingente assignavit infrascripta bona pheudalia videlicet. Casalia tocchanisii et sancti angeli ad turrayonum, et certam partem dicti casalis turrayoni sita et sitam in montanea dicte terre montisfusculis juxta territorium casalis mutii juxta territorium castri tufi juxta territorium casalis preturii at alios confines e pro reliqua dctorum pheudorum medietate secundum predictam divisionem contingente assignavit jam dicto guarino tamquam nepoti et heredi dicti quondam angelilli fratris carnalis dicte quondam maruccie ejusdem guarini genetricis infrascripta bona pheudalia videlicet. Casali castri muezj situm in dicta montanea dicte terre montis fusculi juxta territorium casalis sancte pauline juxta territorium castri tufi juxta territorium castri montis aperti juxta flumen sabati et alios confines nec non et casale sancte marie ad vitam seu genestre situm similiter et positum in montanea terre predicte juxta territorium sancte marie inglisono juxta territorium casalis sancti georgii juxta pheudum monasterii montisvirginis et alios confines sicut ipsius angeli continuit relatio culmini nostro facta de qua quidem divisione taliter facta supradicti pippus et guarinus presentes coram viro magnifico Christofaro gaetano fundorum comite logoteta et prothonotario regni nostri sicilie affine collateralis consiliario fideli nostro dilecto quem super concordatis... in perpetuum jam dicta casalia toccanisii et sancti angeli ad torrayonum et predictam certam partem sistentem in dicto casali torrayoni prescriptis locis et finibus designatam que et quam dicto pippo vigore dicte divisionis fecimus ut predicitur assignare ex premissis utique causis ad nos et dictam nostram curiam spectantia et pertinentia ac devoluta rationabiliter ad eamdem cum fortellitiis hominibus vaxallis vaxallorumque redditibus feudatariis subfeudatariis censibus servitiis etc. etc. pro pretio quidem et nomine pretii ac integro et finali pagamento venditionis ejusdem inter nos et dictum pippum convento ducatorum de auro quatricentorum boni auri et recti cunei ac justi ponderis per ipsum pippum emptorem numeratorum solutorum et asignatorum in nostris propriis manibus et in secreta nostra camera etc. etc.
5. ASNA, Relevi, cit., v.297, ff.8 e 13; ASNA, Petizioni e significatorie di relevi - Prima serie, v.I, f.89 e ff.93-94; ASNCT, 301/12, cit., ivi; E.Ricca, cit., v.III, p.397; ASNA, Sommaria Partium, v.33, f.113.: in Cocozza, op.cit. “Tuttavia -scrive Cocozza- prima della definizione, si erano avuti due giudizi. Il primo risaliva al 26 settembre 1467, allorquando gli zii materni di Antonella, Onofrio e Francesco Caracciolo, rivendicarono nella Gran Corte della Vicaria le doti ed antefato della loro sorella Angelica, moglie di Berardo. Nel giudizio essi chiesero ed ottennero l’aggiudicazione di Torre Pagliara e di Bagnara, il territorio denominato toppo del pezzo, una casa e tre mulini, nonchè il Casale di Montedorso, ad eccezione dei servizi feudali. Ottenuta l’aggiudicazione, al prezzo di stima di Ducati 2.100 (per il Ricca D.3.881), i due fratelli, successivamente alienarono l’intero complesso per la stessa somma di D.2.100 a Cola Caracciolo, con regio assenso in data 22 ottobre 1468, con la clausola che i debiti per i servizi e adhoi fossero sempre riservati alla Regia Corte. Nel secondo giudizio del 1495-1496 nel Sacro Regio Consiglio, Antonella invano rivendicò contro lo zio Cola Caracciolo l’eredità paterna. A Giovan Battista, figlio primogenito, messo a capo -come ricorda il Cocozza- della dogana e maggior fondaco di Napoli, vita natural durante, spettarono Bagnara e Montedorso. Si trattava di un incarico non dello stesso prestigio di quello paterno, ma senza dubbio di grande responsabilità sia per l’importanza dell’ufficio, sia per il numero dei sottoposti. E’ noto che dal Fudicus Maior dipendevano numerosissimi altri, oltre la giurisdizione sul Fondaco della città di Pozzuoli e i passi delle province di Terra di Lavoro e degli Abruzzi, come ricorda anche il De Rosa. Ma i fratelli non ereditarono quegli introiti, nè la tassa chiamata Piazza, il dazio del 3% pari a 18 grani ad oncia (= 6 ducati) dovuta dal venditore di bestiame e, in genere, utilizzata per pagare uomini armati a guardia dei passi, in quanto furono dati dal Re Alfonso d’Aragona a Berardino Caracciolo. Giovanni Battista, sempre a dire del Cocozza, nel breve e fugace Regno di Carlo VIII, entrato trionfalmente in Napoli il 22 febbraio 1495, fu tra i numerosi Baroni di partito angioino a rendergli omaggio, riuscendo così ad ottenere la riconferma dei feudi ereditati e la ratifica della comunione con il fratello per Casalbore, Pesco e Pietrapulcina, nonchè l’assegnazione a lui solo di Torre Pagliara, Bagnara e Montedorso. Al suo asse ereditario, nel 1508, si rifaranno i posteri per stabilire che Casalbore, Pietrapulcina, Pesco, Torre Pagliara e casali si possedessero dagli eredi di Nicolai per Alionora Caracciolo per Bartolomeo Caracciolo; l’anno successivo, un ennesimo patto di famiglia, assegnava a Bartolomeo i feudi di Torre Pagliara, Bagnara e Montedorso, e, a Dianora, divenuta Contessa di Cerreto, la metà di Casalbore, Pietrapulcina e Pesco. Bartolomeo Caracciolo si faceva valere,venendo scelto dal sedile di Capuana quale mastronobile del venerabile hospitale dell’Annunziata di Napoli, favorito dalla presenza a Napoli di Ferdinando Il Cattolico e dalla richiesta del parlamento napoletano di riconfermare i privilegi alla più importante opera pia del Regno e verso un componenete della famiglia Caracciolo di partito aragonese, a danno di Giovanni Antonio Caracciolo Conte di Oppido. Bartolomeo ripercorreva i passi del nonno Pippo, incaricato nel 1432 e 1441, e del cugino Camillo. ASNA,Relevi, v.288, cit.; ASNA, Monasteri soppressi, v.3463, f.15; BNNA, X.D.61, cit. f.67; ASNA, Notai del ‘500, cit: in Cocozza, cit..
6. ASNA, Quinternione n.44, ex n°14, anno 1539, f.281-282 a tergo.
7. ASNA, Sommaria Partium, v.123 f.79-80; ASNA, Sommaria Partium, v.188, ff.83-84; ASNA, Petizioni e significatorie di relevi - Prima serie, v.17, f.90; v.18, ff.34, 110, 111: in Cocozza, cit.
8. V.Donnarumma, Torrioni-Avellino: Storia Antropologia Immagini Dialetto, (a cura di) ABEdizioni 1998. V. anche: De Bonis (Beltrano O. e altri?) Descrittione del regno di Napoli diviso in dodici Provincie, 1671.
9. ASNA, Regia Camera della Sommaria, Segreteria Partium, Vol.n.188, pag.83-84, Lettera del Capitano del feudo di Torrioni in favore dell’Università di Torrioni del Tufo. Questo uno stralcio del testo:
Pro Unj.[versi]tà di Torrayuni del Tufo [/] Mag.co Cam.rio in questa regia Camera di instantia de la Unijtà de Torrayuno, del Tufo de questa ad uni decreta... Sono state p’ntate l’re delo Ill.mo S.Vicerè del Senor seguente...
In ius vero Carolus quinto romano... imp.[erat]or semper aug.[us]tus... germ.[anic]o sovrano... et mag.[nifi]ci viri regiis colli consiliarij fidelis... ad noy ei stata p’ntata consulta de questa regia Cam’[er]a del Senor sequente VS Ill.[ustrissi]mo S.
Post debita Com: ad noj ei stato p’ntato memoriale... de V.[ost]ra Ill.[ustrissi]ma S.[igno]ria et per quella ad noj remisso con decretazione impede... ad notata del Senor sequente Vs Ill.mo S.r la Uni.tà de Torrayiuno del Tufo de la pr.[ovin]cia de Prin.[cipa]to Ultra fa intender ad V.ra S.ria como per la peste et guerra sono state la magior parte sono morti et destrutti..., nè bovij ne animali... Et per stato in tanta extrema povertà restano in residuo a la regia Corte... ducati cento et di sta Terra.... taxata più de fuochi quindeci et ei impossibile quelli pottersi pagar a la regia Corte.
Atteso li sono stati fatti tante exequationi per li exequatorij del Cam.rio de d.[ett]a provincia... de sti residui... che potterno sotisfare appena li pagam.[en]ti... a la regia Corte no abstante lloro povertà extrema per lo M.co Emilio... Cam.rio de dicta provincia et lloro exequatorij sono ogni di impresonati et carcerati per dicti pagamenti che... no ponno dicto Cam.[era]rio et exequatorij fare exequtioni si non alt persone. Per lo che ogni dì dicto Casale scappa et se ne fugeno per non posser no viver et nè resistere.
Per questo supp.mo V.ra M.tà per amor de Dio voglia or.[dina]re a li mag.[nifi]ci revisurij de li cunti de la regia Cam.[e]ra de la Sum.[ma]ria o vero al Cam.[era]rio de dicta provincia essendo llor impotentia et extrema povertà no le voglia donare impazio ne modestia alcuna per li dicti residui di sta Uni.[versi]tà debiti à la regia Corte....
Nove[m]br[e]. 25. 1537.
Et volendo exequire V. Ill.ma S. per la p[r]esentazione ne se ordina et comanda che avino visti... li cunti del Mag.co Emilio... Cam.[era]rio de dicta provincia de Prin.[cipa]to Ultra li quali si conservano appresso di noy.
Trovamo che lo dicto Casale de Torrayuno del Tufo resta in residuo a la regia Corte ab anno dicembre per tutto lo anno dicembre... in d.ti cento cinquanta otto et tre et g.[ran]i 6. In li quali Cunti sta notato non exere fatta llor exaptione per la impotentia de dicto Casale. Et... ad noy consta per la infor.[mazio]ne presta che lo dicto Casale per la peste successe et accadìo in a[n]no 1527. Et de inde la guerra... dicto Casale rujnato et saccheggiato da li soldati spagnoli et francisij et... concludeno li testimonij che la exaptione p.ta... a li quo se potrìa far ne dicto Casale potrìa pagar la dicta summa... Trovamo ancora dicta Unij.[versi]tà stava... taxata per fochi ventunij. Et de p.senti... ad fochi undici... ei stata tirata su lo dicto debito di ofchi ventunij... Noj visto lo tenore de la preinserta Consulta de la regia Camera et revisorij de li Cunti simo restati contenti si come con la presente ne contentamo remettere et... a la dicta Unij.[versi]tà de Torrayune del Tufo de la p. de P. Ultra per la causa contesa in dicta consulta la mità de d.ti centocinquanta otto... essendo l’altra metà che sono d.ti septanta nove et uno... sia stabilitata dicta Unij.tà ad pagarli fra... pagando terzo per terzo.
Aprelij 1538 [/] Augustinus de Fran.[ces]co, Càp.[itano].
10. BPA, Fondo Del Balzo, I Dialoghi, Prefazione di Cesare Guasti, 4 settembre 1592; Dialogo di T.Tasso, Il Manso, Prefazione di Torquato Tasso, 1592. BPB, Manso, Vita del Tasso. Venezia, 1621. Cfr. G.Galasso, I Comuni, WM Edizioni.
11. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 36, Vol.65. Nessuno studioso di Torrioni, fino ad oggi, si era spinto a tanto. Ma una spolverata al materiale di casa nostra presente nell’Archivio di Napoli bisognava darla. E quindi questa è stata la volta buona per spulciare i Cedolari del Principato Ultra. Si tratta di diversi volumi che trattano in materia fiscale del feudo di Torrioni. Il primo visionato è il n.65 della bobina 36 - Anno 1639-1695. Dal frontespizio, che presenta la scritta Alfabeto del Ced.[ola]rio de’ Baroni del feudo nella Provincia di Principato Ultra - 1639, passiamo alla pagina xl, dove è riportato il nome di Vincenzo Conte per l’ammontare di d.54, e alla pagina xliv, Alfabeto delle terre, et altri corpi feudali della Provincia di Principato Ultra. Da questa si giunge alla pagina li, con la notizia che Tufo paga d.112 et 284. t°.336, e alla pagina liv dov’è scritto: Portulania della Terra di Tufo et Casale del Terrajone per la cifra di d.130. Si passa quindi alla pagina lvii con la scritta Diversi - Terza parte del Torrione et Toccanise pari a d.5. A pagina lviii, invece, si legge Jurisd.[izio]ni al centro seguita da: Jurisd[izio]ne di 2e cause della Terra di Tufo e della 3a parte del Casale di Terrajoni.....336.
12. E.Ricca, Istoria dei feudi, v.I, p.327; ASNA, Banchieri antichi, v.181 in data 7 settembre 1593; ASNA, Notai del ‘500 - Giovanni Antonio Montefuscoli, atto del 22 marzo 1593, f.476 e seg. Per l’esecuzione di tutta l’operazione v.ASNA, Banchieri antichi, v.180 in data 13 settembre 1593 e ASBN, A.G.P., matr.33, f.499, in data 17 settembre 1601 e ASNCT, 304/20): in A.N.Cocozza, Problemi dell’Università di Casalbore e dei suoi feudatari, Cap.IV, par. n.15-18, pagg.193-217, giugno 2000, Tipografia Graffiti, Paduli (Bn).
13. ASNA, Banchieri antichi, v.77, in data 22 marzo 158; ASNA, Petizioni e Significatorie di relevi - Prima serie, v.22, f.84; ASNA, Notai del ‘500, 46/198, f.67 e segg; ASNA, Sommaria Partium, v.24, f.246; ASNA, Relevi di Principato Ultra e Capitanata, v.287, f.15; ASNA, Sommaria diversi - Prima numerazione, v.175/2, f.71., ASNA, Relevi di Principato Ultra e Capitanata, v.292, f.354: in Cocozza, cit.
14. ASN, Cedolari, Torrioni. Acta Pro Regio Fisco, n.1286, Vol.87. Fendoni Toscanij, et 3.a Partis Torrionij / Provinciae Principatus Ultra. Eccone il testo: Ferd.[inand]us Dei Gratia utriusque Sicilia et Hjerusalem Rex, Infans Hispaniorum, Dux Parma, Placentie et Castri ac Magnus Princ.[ipi]s Hereditarius Etrurie. / [Noi], Portieri di questa R.[egia] Cam.[e]ra e Serv.[ien]ti di qualsiv.[ogli]a Corte, e In.ble ins.m sop.t come riconosciutosi per ser.° del Regio Fisco il Ced.[olari]o della Prov.[inci]a di Principato Ultra, che va dal 1696 in 1731, in quello f.° 185 si nota che D.Andrea dell’Aquila teneva: - Toccanisio et tertia parte torrioniis in [ducati]10.2.10. Questa intestazione seguì in virtù di R.° Assenzo prestito à 22 Dec. 1701 alla cessione, rinuncia, e vendita fatta per il Sig.[nor]e Giuseppe Moscati com’erede in feudalibus del q.[uonda]m Vincenzo Conte, della d.[ett]a Terra di Toccanise e terza parte di Torrione a benef.[ici]o del detto D.Andrea dell’Aquila che fu registrato nel Q.[uinternio]ne 194 f.72 at.° Per la registrazione di d.° R.° assenso nella relazione formata dal fu Magnifico Razionale del R.° Cedolario, indi presente D.Domenico Farina si riferì tra l’altro che nell’anno 1610 à 12 gennaio fu spedita Significatoria di ducati 31.2.2. contro Vincenzo Conte per il rilievo per esso docuto alla regia Corte per morte di Antonio Conte suo padre seguitata a 11 Giugno 1609 per le’entrade feudali di d.etta Terra di Toccanise, e che essendo seg.[ui]ta la morte così di d.° Vincenzo Conte, quanto di Angela Conte sua figlia, alla quale successe il menzionato D.Giuseppe Moscati venditore suo figlio, comecchè non appariva pagato il relevio per dette morti, erano state dalla parte esibite due partite di B.[anc]o, una del Banco del S.Monte della Pietà de’ 3 Marzo 1672, di ducatui 70. intesta di D.Carlo Brancaccio, e l’altra di ducati 41.1.2 in testa del medesimo de’ 4 aprile d.° anno a compimento di docati 111.1.2 per tanti da esso esatti dal possessore delli Casali di Toccanise e Torrioni per causa del relevio per le morti delli qq.m Vincenzo ed Angela Conte, che furono pagati alla Regia Corte per d.[ett]a causa.
Dal susseguente cedolario di detta Provincia che va dal 1732 in 1766 f.270 ad 272 appare che per la morte seguita del sopraccennato D.Andrea dell’Aquila à 26 ottobre 1744, li succedè D.Gio:Batta suo figlio primogenito e per il relevio dovuto alla Regia Corte per detti feudi di Toccanise e terza parte di Torrioni li fu controposto quello che in esecuzione degli ordini del 170 fu anticipatamente pagati alla Regia Corte in somma di d.ti 31.2.2... Ancora nell’anno 1745, come si rinviene al n.1339 con il titolo di Atti / Per / D.Gio.Batta Dell’Aquila, si parla di Toccanisi e 3.a parte di Torrioni. / Sopra l’intestazione nei libri del Relevio della Terra di Toccanisi e 3.a parte del Feudo di Torrioni in Principato Ultra, firmato da Nicolaus de Natale.
15. ASA, Sentenza Tribunale di P.U., n.1314, Intendenza, busta 384. ASA, Sentenza Tribunale di P.U., n.1314, Intendenza, busta 384. ASA, Sentenza Tribunale di P.U., n.1314, Intendenza, busta 384, pag. 3.ASA, Estratto dai Registri di Cancelleria della Gran Corte Civile sedente in Napoli, causa 7323, Intendenza, busta 384.ASA, lettera al re riportata dall’intendente il 18 aprile del 1828, Intendenza, busta 384. ASA, lettera al re riportata dall’intendente il 18 aprile del 1828, Intendenza, busta 384. ASA, lettera all’intendente del 6 maggio del 1828, Intendenza, busta 384. ASA, lettera dell’intendente al sindaco del 4 giugno del 1828, Intendenza, busta 384. ASA, lettera dell’intendente al ministro del 14 giugno del 1828, Intendenza, busta 384. ASA, lettera dell’intendente al ministro del 14 giugno del 1828, Intendenza, busta 384.ASA, lettera di alcuni cittadini all’Intendente del 26 giugno del 1828, Intendenza, busta 384. ASA, lettera dell’intendente al sindaco del 28 giugno del 1828, Intendenza, busta 384. ASAa, lettera del sindaco all’intendente del 14 luglio del 1828, Intendenza, busta 384.. ASA, lettera del ministro segretario di stato degli Affari Interni Marchese Struati all’intendente di P.U. del 18 giugno del 1828, Intendenza, busta 384. ASA, lettera dell’intendente al sindaco del 2 agosto del 1828, Intendenza, busta 384.
16. ASNA, Catasti Onciari, Toccanisi, Frontespizio, Vol.4779. Pr.[rinci]pato Ulteriore [/] Toccanisi [/] Onciario non meno di Citt.[ad]ini, chè d’estri posse[ss]ori [/] pubblicato à 20 mag.[gio] 1753.
17. ASNA, Catasti Onciari, Toccanisi, Possessori, Vol.4779. Pr.[rinci]pato Ulteriore [/] Toccanisi [/] Onciario non meno di Citt.[ad]ini, chè d’estri posse[ss]ori [/] pubblicato à 20 mag.[gio] 1753.
18. ASNA, Catasti Onciari, Toccanisi, Giurisdizione di Toccanisi, Vol.4779, pag.68. La Giurisdi.[zio]ne di Toccanisi confina con Torraioni, Bagnara, S.Giacomo, Mont’Orzo, Monti Rocchetto, Montefuscoli, S.Pietro Intellicato, S.Maria a Tuoro, S.Marco à Monti, Casale nuovo.
19. ASNA, Catasti Onciari, Toccanisi, Abitanti forestieri [oppure detti] possessori e’stri, Vol.4779. Si fà fede per me sotto croce signato Sabbato Ferraro Sindaco del Castello di Toccanisi qual.te essendosi pratticate tutte le diligenze necessarie a rispetto de’ Fuochi assenti di questa Uni.[versi]tà di Toccanisi, quali ne hanno padri, fratelli, e figli che ne sostenessero qui il peso, facciamo fede come in questo pred.[ett]o Castello si ve ne siano niun modo, ma ben’ sì facciamo fede che le persone forastiere [tali abitanti forestieri sono anche detti possessori e’stri] che possedono beni nel tenimento di d.[ett]o Castello di Toccanisi e sua Giurisdizione sono li seguenti...
[Risultano forestieri, quindi possessori questi abitanti di] Torraioni [:]
Pietro Oliviero [selva castagnale a Campora]
Donato Ferraro [Campo lavuratorio co’ piedi di castagno ad Arvanella]
Giovanni Lepore [selva castagnale a Arvanella]
Matteo Ferraro [campo semenatorio a Arvanella]
Gregorio di Vito [campo boscoso a Foresti]
Donato Oliviero [selva dotale castagnale a Campo, territorio boscoso a Rossi]
Carmine Fucci [seminat. a Serrone e, con arbori di olive, a Costa; campo in atto a sementare a Vigna]
Paolo Pasquale [campo di selva castagnale a Tagilaro]
Mattia Ferraro [territorio boscoso e vastinoso a Trencamaro]
20. ASNA, Catasti Onciari, Toccanisi, Sezione Rivele, Vol.4779. In ogni infr’atto erario ell’Ill.[ustrissi]mo Sig. D. Dom.[eni]co Giordano odierno Barone di questa T.[er]ra di Toccanisi, e Terza parte di Torrione di Camillo in esecuzione degli ordini regii per la forma.[zio]ne] del nuovo catasto per esecuz.[io]ne d’ordini di S.[ua] M.[aest]à, che Dio g.[uard]di, rivela come d.[ett]o Ill.[ustrissi]mo Sig. Barone della Città di M.[onte] Fusco, ove tiene casa, e vive, con sua famiglia, e gli effetti, che possiede in q.[uest]a T.[err]a sud.[dett]a, tanto Feudali, quanto Burgensatici, sono li seg.[uen]ti: [/]
- Un Palazzo Baronale, il quale benchè prima fusse stato edificato di più stanze sp.[erio]ri ed inf.[erio]ri capaci per la sua abitazione al p.[resen]te è diruto per esser cascato col terremoto dell’anno 1732 non essendoci remasti che pochi sottani scoverti, ed un camerone à lamia solare di Terra non atti ad abitare... Effetti feudali...
- Per altri renditi Feudali, che da più, e diversi cittadini di Torrioni si pagano per case, selve e terri.[to]rij che tengono in tenimento della terza parte di Torrioni di Camillo, e si fanno separatamente esiggere da d.[ett]o Ill.[ustrissimo] Sig.re Barone annuij docati diece=D.10,0...
21. V.Donnarumma, Torrioni-Avellino: Storia Antropologia Immagini Dialetto, cit.
22. F.Beneventano, Cronaca; F. Campanile, Delle armi ovvero insegne de’ nobili, terza edizione del 1680, pag.247; G. B. Testa del Tufo, Cronologia della illustrissima famiglia del Tufo, Napoli 1627; B. Aldimari, Famiglie imparentate con la casa Carafa, pag.348: in Cocozza, cit.
23. ASAV, Notai di Avellino, 343, f.343: in Cocozza, cit.
24. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 36, Vol.65. Nel Cedulario della Prov.[inci]a de’ Principato Ultra dell’anno 1639, per tutto l’anno 1660 et 1661 d.112 se nota tassato Marco Antonio del Tufo per Tufo et due terze parti di Terrajuni in docati 16.4.5. Et per l’altra terza parte di Terrajuni appare per detti cedularij andarne tassato Vincenzo Conte per la terza parte di Toccanise et terza parte di Terrajuni in 10.2.10. per la successione se porta che per morte di detto Marco Antonio del Tufo l’Egidio del Tufo suo figlio, fù presentato nella R.[egi]a Cam.[er]a il Relevio, et fù significato à 17 di Di.[ce]mbre 1602, in 247.4 per la mettà dell’entrate pervenute in anno della morte di detto q.[uonda]m Marco Antonio del Tufo per Tufo et Casale di Terrajuni, ut significatoriorij Releviorij 37 per fede del M.[agnific]o Francesco Sergio R.[egi]o Conservatore delli n.43= R.[egistr]ij Quinternioni della R.[egi]a Camera delli 17 de’ feb[bra]ro 1661 appare che à 26 di gennaro 1607 fù per l’Ill.[ustr]e Conte di Benevento all’hora Vicerè del Regno, prestìto il R.[egi]o Assenzo alla liberatione e vendita fatienda per l’incantatore in nome del S.[acro] C.[onsigli]o ad iusta de’ creditori del q.[uonda]m Marc’Antonio del Tufo ad Oratio Marchese di detta Terra del Tufo e Casale di Terrajuni in Prov.[inci]a di Principato Ultra con suo Castello, sèu fortellezza e Banco della giustitia e cognitione de’ prime e seconde cause, civile, criminale, e miste ute in Quint.[ernionu]m 37 N 279=.
25. A.Bascetta, 23.Torrioni, ABEdizioni 1997.
26. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 36, Vol.65. Altro riferimento viene da pagina 5. Ecco il testo: Per fidem Fabritij Sergij officialis Regie Camere Summarie et substituti Regij Conservatorij Regalium Registrorum quinternionum eiusdam Regia Camere, constat quali in quinternionum - 1111 - 118 - reperieur regnatum Privilegium Regij Alfonsus, expeditum per Ill.[ustrissimu]m Don Jòem de Zunica [...] sub datum die 11 Septembris 1592 prestiti nomine preditte sue M.tis super liberavend.e fatta per Ill.[ustrissimu]m Don Vincentium Caracciolum Mar.mi Casal Alboris Ma.[agnifi]co Antonio Conte Casalis Toccanisij et terza parte casalis Turrionis Prov.[inci]e Principatus Ultra, cum eorum hominibus, vaxallis, vaxallorum, redditibus, et pheudis, sub pheudis, Banco justitie, et cognitione primarum, mero, et mixto Imperio, et cum alijs Jurisbus, et jurisdittionibus, membris et corporibus, et hoc pro petio (ducati?) Trium millium - pro ut in ditta fidelatius. In Registro Significatorius 41 - 16 registrata est significatoria expeditam per Regiam - 1670 contrae Vincentium Conte de summa [=] 37.2.2 pro Relevio per eum debito Regia Curie ab mortem q.[uonda]m Antonio Conte eius Patrij pro introitibus pheudalibus Castelli Toccanisij, et Turrionis.../ Vincentius Conte teneter... Pro Toccanisio et tertia parte Turrionis [=] 10.2.10 [vide permutatione taxe in cedolario seguenti anni 1696 al 1858]. A pagina 130 del Cedolario si fa riferimento alla Portulania di Giovanni Angelo Forte in riferimento al cedolario dell’anno 1595 n.152 in cui si nota tassato Jo:Angelus Forte per la Portulania nella facta mentione virtute cuius scripture fuit de ea investitus... La stessa tassa risulta applicata anche in quel corrente anno 1638. Per cui: Jo: Angelus Forte tenet / Pro / Portulania Terram Torre Tufi et Casalis Terrajuni in [=]1.1.
27. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 37, Vol.69. pag.169. Questo il testo: Die 17 m.[es]e Martij 1739 / Super pemut.ne taxa f.1.8 quibus precedenti cedulario huius Prov.a ab.anno 1696 et per totu annu 1731... taxabatur Lucas Goannes Antonius Forte pro Portulania per Terram Terre Tufi et Casalis Torriuni...
28. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 36, Vol.67. Per detta fede anco appare ch’à 2 d’Agosto 1610 per l’Ill.[ustr]e Conte de’ Lemos olim Vicerè del Regno fù prestito di R.° Assenzo alla vendita fatienda per detto Oratio Marchese mediante il suo Procuratore D.Gio:Vincenzo Carrafa de’ voluntà dell’Ill.[ustr]e Don Antonio Carrafa Marchese de’ Corato della Terra del Tufo e Casale di Terrajuni ed suo Castello seu fortellezza e banco della Giustitia e cognitione de’ prime e seconde cause, civile, criminale, e miste ute in Quint.[ernionu]m 45. N 132.
Per detta fede anco appare che à 16 de’ s.[ette]mbre 1617 per l’Ill.[ust]re Conte de Lemos olim Vicerè del Regno e convalidato per l’Ill.[ust]re Duca d’Ossura fà prestito il R.° Assenzo alla vendita fatta per [d]etto Gio:Vincenzo Carrafa à Scipione del Tufo della Terra del Tufo e Casale di Terrajuni in Prov.[inci]a de’ Principato Ultra con suo Castello, seu fortellezza e banco della Giustitia e cognitione de’ prime e seconde cause, civile, criminale, e miste ute in Quint.[ernionu]m 58. N 51.
Per morte di detto Scipione del Tufo da Dom.[eni]co del Tufo suo figlio fù contato nella Regia Camera il Relevio, e fù significato à 30 d’Aprile 1644 in d.ti 214.2.17. per la mettà dell’entrate pervenute in anno della morte di detto Scipione suo padre, seguita a sette de’ feb.[bra]ro 1643 della terra del Tufo e Casale di Terrajuni li d.ti 214.2.17 furono pagati nella R.[egi]a Cam.[er]a ut in Significatoria Releviorum 58. N196=.
29. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 36, Vol.67, Notaro Bernardo Rocco. ...La quale D.Hipolita del Tufo refuta e dona, come de’ sopra si che in quanto alla successione non mi occorre che advertire. In quanto alla giurisdit.[io]ni de’ prime e seconde cause riconosciuti li Regij Quinternioni in quelli non appare concessione di detta Terra, ma solum nelle vendite fatte interpartes dall’anno 1571, se vede detta Terra venduta con dette giurisd.[itio]ni de’ prime e seconde cause, però il R.° Fisco si deve cautelare, che per la presente intestatione non se l’intende fatto pregiuditio ogni volta, che se vedrà d.[ett]e seconde cause non spettarli, ch’è quanto m’occorre referire a V.S. à chì bacio le mani, Napoli lì 18 Marzo 1661. N.[ota]ro Bernardo Rocco. Il Fisco concesse l’intestazione in data 9 aprile 1661 con le seconde cause. Successivamente, il 9 maggio 1661, per fede del magnifico Francesco Sergio, Conservatore dei Regi Quinternioni della Regia Camera della Sommaria, si consta che in Regestro Quinternione 114 - N 188 sta registrato il privilegio del regio assenso per il rifiuto e la donatazione fatti da D.Hipolita del Tufo a D.Giulia del Tufo, sua sorella e prossimo e legittimo successore della Terra del Tufo con i suoi Casali in Provincia del Principato Ultra, con i suoi benis, corporibus, intraijtibus, Rationibus, Iurisdictionibus et integro statu. / D.Iulia del Tufo tenet / Pro / Tufo et duobus Terzi Torrajuni d.16.4.5. Dalla stessa bobina 36, nel volume 67, a pagina 185 si rinviene un testo in latino non molto leggibile dal quale si evince chiaramente il riferimento a Don Andrea dell’Aquila, erede e successore della Terra di Toccanise e terza parte del Casale di Torrioni del fu Vincenzo Conte. Cfr. A.Bascetta, 23.Torrioni, cit. Cfr. Donnarumma V., Torrioni-Avellino: Storia Antropologia Immagini Dialetto, (a cura di) ABEdizioni 1998.
30. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 36, Vol.67. ...Et per morte di detto Dom.[eni]co del Tufo da D.Hipolita del Tufo sua sorella fu contato nella R.a Cam.a il Relevio et fù significato à 14 di Nov.e 1657 in d.ti 346.2.18 per la mettà dell’entrate pervenute in anno dalla morte di detto q.[uonda]m Domenico suo fratello seguita à 4 di sett.e 1656 dalla Terra di Tufo e Casale di Terrajuni, li quali d.346.2.18 furono pagati alla Regia Corte à 16 di sett.e 1658 per il banco della SS.ma Annuntiata ut in significatoria Releviorum 65. N125=
31. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 36, Vol.65. Die 19. m[es]e Maij 1661 / Super permutatione taxe 16.4.5. in quibus - 112 - taxabat Marius Antonius di Tufo pro Tufo et duobus Terrij Torrajuni ut notatur d.° d.112. / Essendosi per parte di D.[onna] Giulia del Tufo fatta instanza daverseli intestare la Terra del Tufo con il suo Casale chiamato Torrione del Tufo per reputa, e donatione fattali da D.Hipolita del Tufo sua sorella... in Prov.[inci]e di Principato Ultra con suoi feudi et sebfeudi raggione de Patronato de Chiesa, et de presentare in quello et con la potestà de’ reintegrare et intiero stato, et dell’istesso modo, et forma suì come essa D.Hipolita, et suoi Predecessori detta Terra, e Casale meglio et pienamente hanno havuto, tenuto, et posseduto in beneficio di D.Giulia del Tufo sua sorella prossima, et immediata succedettrice, non riservandoli cosa alcuna sopra detta Terra e Casale. Nel cedulatrio della Prov.[inci]a de’ Principato Ultra dell’anno 1639, per tutto l’anno 1660 et 1661 d.112 se nota tassato Marco Antonio del Tufo per Tufo et due terze parti di Terrajuni in docati 16.4.5.
Et per l’altra terza parte di Terrajuni appare per detti cedularij andarne tassato Vincenzo Conte per la terza parte di Toccanise et terza parte di Terrajuni in 10.2.10. per la successione se porta che per morte di detto Marco Antonio del Tufo l’Egidio del Tufo suo figlio, fù presentato nella R.[egi]a Cam.[er]a il Relevio, et fù significato à 17 di Di.[ce]mbre 1602, in 247.4 per la mettà dell’entrate pervenute in anno della morte di detto q.[uonda]m Marco Antonio del Tufo et Casale di terrajuni, ut significatoriorij Releviorij 37 per fede del M.[agnific]o Francesco Sergio R.[egi]o Conservatore delli n.43= R.[egistr]ij Quinternioni della R.[egi]a Camera delli 17 de’ feb[bra]ro 1661 appare che à 26 di gennaro 1607 fù per l’Ill.[ustr]e Conte di Benevento all’hora Vicerè del Regno, prestìto il R.[egi]o Assenzo alla liberatione e vendita fatienda per l?incantatore in nome del S.[acro] C.[onsigli]o ad iusta de’ creditori del q.[uonda]m Marc’Antonio del Tufo ad Oratio Marchese di detta Terra del Tufo e Casale di Terrajuni in Prov.[inci]a di Principato Ultra con suo Castello, sèu fortellezza e Banco della giustitia e cognitione de’ prime e seconde cause, civile, criminale, e miste ute in Quint.[ernionu]m 37 N 279=.
32. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 37, Vol.69. Napoli, 8 settembre 1732. D.Sabato Curio Paroco=Locus Sigilli=...Si fà fede per l’infratto M.co Raz.le della R.a Camera della Summ.a S.M.C.C., Dio guardi, in questo Regno con carico della scrittura per l’esaz.[io]ne del Relievo anticipato ordinato esigersi dal baronag.[gio] con biglietti di S.E. de’ 28 Agosto 1708 esequitoriato dalla R.[egi]a Camera con decreto de’ 29 d.° da regolarsene il pagamento in conformità del precedente Relevio liquidato dalla R.[egi]a Camera e speditene le significatorie qualmente visto e riconosciuto il libro formato per l’esaz.[io]ne pred.[ett]a, in quello sotto rubrica della Prov.[inci]a di Principato Ultra tra l’altri in esso notati vi è il seguente:
Poss.[esso]re del Tufo e Casale di Torrione - 109.240.2_ qual suimma effettivam.[ent]e doveva essere de’ ducati 199.9 giusta la significatoria à 12 Ott.[ob]re 1694 contro l’Ill.[ust]re D.Domenico del Tufo, Marchese della Terra del Tufo e suo Casale di Torrioni per lo Relevio debito alla R.[egi]a Corte per morte del q.[uonda]m Dom.[enico] Ant.[oni]o del Tufo suo fratello consanguineo seguita à 3 Aprile 1688 et informaz.[io]ne dell’istesso per l’entrate feudali di d.[ett]a Terra del Tufo e suo Casale di Torrioni ut in Rel.82 N.173. / _199.9
33. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 37, Vol.69, pag.32. Questo il testo originale della lettera: Die 13 Ottobris 1732 / M.co D.Gio. de Tomaso Raz.le della R.a Cam.a della Sommaria per S.M., Dio Guardi... Nella Regia Camera della Sommaria compare il procuratore del Conte D.Giacomo Ant.° Piatti odierno Possessore della terra del Tufo e Casale di Torrioni in Prov.a di Princ.Ultra e dice como essendosene sotto il dì 27 Gen.ro del corrente anno 1732, passato da questa à miglior vita il fù Conte D.Francesco Piatti olim Possessore de’ Feudi sudetti, del quale n’è stato detto suo Principale dichiarato figlio legittimo, e naturale, et erede universale, anco ne beni feudali in virtù di decreto di preambolo interposto per la Vic.a Copia del quale produce; e ritrovandosi per l’espressati feudi in esecuzione dell’ordini dell’anno 1708 anticipatamente pagato il Relevo, giusta la fede fattane dal M.co Raz.le Cm.rio, che parimente presenta; denunciando perciò d.a morte infrà leg.ma tempora, e stante il sud.° pagamento del Relevio anticipato, fà istanza di non essere d.° suo Principale molestato ed altro pagamento per detta causa, e spedirsi a beneficio del medesimo la debita investitura di d.i feudi, e notarsi il tutto dove conviene per sua futura cautela, e così dice, e fà istanza non solo in questo, ma in ogni altro modo migliore.
Fò fede io sotto Parroco di S.Liborio di Napoli, come perquisito il libro quarto de defonti, che da me si conserva ho trovato a fol.78 alla nota sg.te. A dì 27 Gen.ro 1732 il Conte D.Francesco Piatti marito di D.Giulia Ricupido dopo ricevuto li SS.mi Sacramenti morì in età d’anni 77 e fu sepolto nella Chiesa di S.Anna de’ Lombardi, et in fede.
34. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 37, Vol.68. E’ invece del 1754, seguendo la bobina Serie Cedolari, dei Volumi 68 (da ff.662), 69 e 70 (fino ff.532), la citazione su Pasquale Piatti / Pro / Terra Tufi et duabus partibus Casalis Torrejuni. Cfr. Bascetta A., 23.Torrioni, cit.
35. ASA, Catasti Onciari, Torrioni (fotocopia anastatica). Cfr. Bascetta A., 23.Torrioni, cit.
36. ASA, Catasti Onciari, Torrioni (fotocopia anastatica). Cfr. Bascetta A., 23.Torrioni, cit.
37. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 37, Vol.70, Pag.367. Die 18 Feb.rij 1752. / Mag.[nifi]co Franc.[es]co Valente Raz.[ional]e per S.Ma. Dio g.[uard]i di questa R.[egi]a Camera della Summ.[ari]a con carico de’ libri del R.e Cedolario... de’ Baroni e Feudatarij del U.te Regno come sapete se ritrova da voi firmata Rlaz.[io]ne del tenor che siegue...: Essendosi per parte dell’Ill.[ustr]e Marchese del Tufo D.Pasquale Piatti fatt’ist.mo per l’intestaz.[io]ne libri del Cedolario della Terra del Tufo e suo Casale di Torrejone in Prov.[inci]a di Principato Ultra, stante la morte del q.[uonda]m Illustre Conte D.Giacomo Antonio Piatti ultimo Marchese del Tufo fu suo Padre, e pagamento del Relevio anticipato seguito in beneficio della R.[egi]a Corte in esecuzione degli ordini gentili degli anni 1743, 1746 e 1747, con decreto di S.M. de’ 10 Ott.[obr]e del corrente anno 1751 mi vien commesso che ricon.te le scritte necessarie e libri opportuni ne facessi Relaz.[io]ne, nella quale riferissi quell’occorre ad finem providenti, come da questi atti dell’Att.[uar]io Cesarano. Devo perciò riferirli che unendo ricon.to del Cedolario corrente della Prov.[inci]a di Principato Ultra che và dall’anno 1732 in avanti in quello del ‘32 si nota tassato l’infratto cioè: D.no Jacobus Antonius Piatti tenebat: / Pro / Terra Tufi et duabus partibus Casalis Terrejuni in 16.4.5. / Iurisd.[itio]ne secunda causa pete Terre et dua tertia una partium Casalis in 2.4.12 e 1/6 / 19.3.17 e 1/6 [la somma esatta risulta però 18.8.17 e 1/6!]
Quale intestazione seguì in Cedolario invictu di Certificatoria spedita da questa R.[egi]a Camera prec.[eden]te decreto della medesima in data de’ 6 Ott.[obr]e 1732.
Satò à Relaz.[ion]e dell’Ill.[ust]re Marchese di Chiuppeto D.Francesco del Tufo all’ora Pres.[idente] Conv. p. Att.[ua]rio Felicem de’ Ajello come dal Cedolario si ravvisa.
Il quale suddetto Ill.[ust]re Conte D.Giacom’Ant.[oni]o Piatti March.[es]e del Tufo essendosene morto à 30 Agosto corrente anno 1751, come dalla fede fattane dal R.[everend]o Paroco di S.Maria del Soccorso all’Arenella in pertinenza di Napoli N.2, di quello per decreto di preambolo intrposto per la G.[ran] Corte della Vic.[ari]a in data de’ 17. D.[ice]mbre corrente anno n’è stato il suddetto Ill.[ust]re Marchese del Tufo D.Pasquale Piatti dichiarato figlio et erede vule e particolare ex testamento in bonis feudalibus et titulatiij come dalla fade fattane dall’Att.[ua]rio di V.[icari]a Michel’Angelo de’ Vito N.3.
E per il Relevio alla R.[egi]a Corte debito per la morte del suddetto Ill.[ust]re Conte D.Giacomo Antonio Piatti Marchese del Tufo fu suo Padre per li feudali della suddetta Terra del Tufo e suo Casale di Torrejoni quello se ritrova anticipatam.[en]te pagato ad essa R.[egi]a Corte ad esecuzione dell’ordini del 1743, 1746 e 1747 in summa de D.199.2, come dalla fede, ò sia certificatoria del M.[agnifi]co D.Paolo Conti in questi atti N.4. Stante ciò circa la domandata intestazione della sudetta Terra del Tufo e suo Casale di Torrejoni in due 3e parti, colla giurisdizione delle 2de cause in essa Terra e Casale ne’ libri del Regio Cedolario a beneficio del sudetto Illustre D.Pasquale Piatti, non m’occorre di riferire altra cosa in contrario, per essersi anco pagato all’Ill.[ustr]re Gran Camerario del Regno, e per esso alla Regia Corte il deritto delli Tappeti in summa de’ D.30.5 per lo B.[anc]o del SS.mo Salv.[ato]re conp.[re]sa notata fede in testa dell’Ill.[ust]re March.[es]e D.Pasquale Piatti de’ 12 corrente come dalla ricevuta N.6.
E questo è quanto devo in tal particolare riferire all’I.[llustrissimo] a chi fò div.a Riv.a dalla R.[egi]a Camera della Summaria. / Lì 13 Ott.[ob]re 1751= Il Raz.[iona]le Francesco Valente.
Quale preinserita Relaz.[io]ne dall’Ill.[ust]re Marc.[es]e D.Carlo Ruoti Pres.te Conv. è statata rimessa à primo S.[ette]mbre 1751 all’Ill.[ust]re March.[es]e Ann.te fiscale Mauri, da chi è stata fatta la seguente istanza die 15 Feb.rij 1752= fiscus visa Relazione m.ci R.[eg]alij Com.[missa]rij remittit se solvis...
Certificandosi adunque dal pred.° li dicemo, che per esecuzione del preinserto decreto interposto per l’infratto Ill.[ust]re March.[es]e D.Saverio Garofalo Pres.te Comm. preced.te istanza fiscale, debbiate descrivere, e far descrivere la sudetta Terra del Tufo e due 3e parti del suo Casale di Torrejoni e loro giurisdiz.ione di 2e cause nel Cedolario corrente della Prov.a di Principato Ultra, e dovunque altro sarà necessario, in testa dell’Ill.[ust]re D.Pasquale Piatti colla medesima tassa che ne cedolarij stessi se ritrova giusta il contenuto nella preius.te Relazione Data Neap. ex R.a Cam.a Summaria die 18 Feb.[ra]rij 1752
D.Matheus de Ferrante M.C.L.=
D.Xaverius Garofalo=
Francesco Cesarano
Jo:Bruno= Et Sic pred.e D.Paschalis Piatti: / Prò / Terra Tufi et duabus Tertij partibus Casalis Torrejuni in..... 16.4.5. / Iurisd.[itio]ne 2da p’ete Terre, et dua tertia parti Casalis p’eti....2.4.12 e 1/6 / 19.3.17 e 1/6 [Il totale sarebbe 18.8.17 e 1/6!].
38. Cfr. Ricca E., Storia dei Feudi, cit., pag.470-594; cfr. V.Donnarumma, Torrioni-Avellino: Storia Antropologia Immagini Dialetto, (a cura di) ABEdizioni 1998.
39. ASN, Catasti Onciari, Caserta e Casali. Cfr. Bascetta, Venticano e le Fiere, Abedizioni 2001.
40. Pescosolido G., in: Riccardi F., I Boncompagni e Roccasecca (1583-1796). cit.
41. E’ sempre Pescosolido G., cit.
42. Nicosia A., in: Riccardi F., cit.
43. Cfr. Bascetta A., Venticano e le fiere; Bascetta A., S.Angelo a Scala, op. cit. Per il sistema feudale nel 1500 V. Pescosolido G.; per quello del Ducato di Sora: A.Nicosia in: Riccardi F., I Boncompagni e Roccasecca (1583-1796). V. anche Bascetta A., Carolineo dei Franchi, Carovigno dei Normanni, op.cit.
44. Bascetta A., Il Tesoro del marchese Amoretti di Capriglia e Pianodardine. In questo testo vengono tracciati i ruoli delle singole figure principali che ruotano intorno al feudo. Il Governatore per l’esercizio della giurisdizione delle cause aveva potere sulle cause civili, criminali e miste e tutta l’autorità e podestà non ché nelle cause di chiese, Persone Ecclesiastiche, Orfani, Poveri, Vedove, o pupilli debba procedere con particoler riguardo. E nelle cause criminali nelle...pena corporale afflittiva, o possono commutarsi in pecuniarie, vogliamo, che non proceda senza farne non inte...del Governo, e Vassalli, che essi lo reputino, e riconoscono sotto pena di docati Mille. In segno di che si è... sotta, e munita col suggello delle nostre armi. Ad egli obbedivano le persone del Governo Universale della Terra in base alle Regie Prammatiche, cioè il Consultore Ordinario della Corte prescelto dal marchese quale persona fidata. Dovendo noi provedere questa nostra Corte della Terra di Capriglia d'ordinario Consultore, confidati intanto nella dottrina integrità ed esperienza che tenere dal dottor Don Grancesco Antonio Iannaccone, l'eligemo perciò a costituirne consultore di questa nostra Corta, con tutta l'autorità bastante, mero, e mist'imperio, lettere arbitrarie a tutti li gagi, emolumenti, ed onori che hanno soluto gli altri predecessori godere. Ordiniamo però al magnifico Governatore, a tutti uomini di detta Terra, e nostra Corte in solida che per tale lo ricevano, riconoscono, ed esibiscono, guardandosi dal contrario pe quanto si ha cara la nostra grazia fu. Seguiva un Coadiuvatore e Consultore Fiscale altrimenti chiamato Agente Generale, Tenendo bisogno di una persona, aciiò possa accodire da Coadiutore nella nostra Corte della Terra di Capriglia, per inviggilare nelle cause criminali che accadono per l'interessi di quella nostra Camera baronale; ed avendo tutta la scienza dell'integrità, abilità, ed agibilità del magnifico Don Nicassio Vetroni di detta Terra; perciò lo facciamo deputato, e creamo per Cadiutore. Un benestante locale in grado di saper leggere e scrivere correttamente, che aveva il compito di vigilare all'esigenze dell'erario per non far sortire reste. Nella sua famiglia avevano fatto sempre quel mestiere. Principale compito dell'Agente era quello di farsi consegnare e controllare il danaro dagli erari per inviarlo al Banco, a Napoli, se essi non avessero voluto portarlo, o mandarlo a loro rischio, rilasciando regolari ricevute all'erario. Il libro dell'esazione era a sua cura. In esso annotava tutto con chiarezza, caricando e scaricando gli attrassi. Era lui che portava all'erario i suoi conti, per l'esazione e per le spese sostenute nel mandarlo a Napoli alla revisione del Rationale, stilando il libro dei renditi, in quanto era l'unico nella condizione di poterlo fare perché informato delle partite catastali, che di anno in anno passavano di possessore in possessore. Del resto, da buon notaio, in base agli istrumenti e alle fedi (leggi: giuramenti di fedeltà, obbligazioni) in possesso del marchese, era anche l'unico a sapere da chi si dovessero esigere i renditi, prendendo il denaro terza per terza, pagando l'8 per cento in favore di chi li esigerà. In tutto questo doveva essere sempre imparziale, assistendo senza distinzioni i Parsonali, così dell'Isca come del Campo. Bisognava insomma invigilare sui contadini per far in modo di aumentare la loro produzione, evitando che smettessero di lavorare, e incitandoli a produrre buoni prodotti, con una coltura fatta come a loro dovere. L'agente generale doveva inoltre assistere la Corte per la defraudazione dei proventi, e quanto esigere se vi saranno, vigilando anche sulla terziaria, esaminandola per accertarsi della veridicità prima di mandarli a Napoli. Significava quindi anche assistere all'affitti della Mastrodattia, Portolania, Censiazione dei territori, a rescissioni dei contratti. Abbiamo poi un Erario loco feudi, in genere un benestante che compra dall'Università e dal marchese la riscossione di tasse e diritti, diventando quindi erario loco feudi. E’ colui che riscuoteva i censi, tasse e diritti in nome dell'Università o del marchese, ma per conto proprio, in quanto aveva comprato quel servizio che prestava, impegnandosi in prima persona nella riscossione in cambio dell'8% della somma totale raccolta; pena, una salatissima multa. I contadini, dal canto loro, attenendosi ai contratti stipulati col feudatario e alle disposizioni comunali, dovevano obbligatoriamente pagare l’Erario. La necessità che qualcuno esigesse i censi in nome del feudatario, ma per conto proprio, era nata dal fatto che il marchese non poteva stare lì ad elemosinare il dovutogli in casa di ogni contadino. Da qui l'idea di togliersi da mezzo, salvaguardando anche la figura politica, vendendo la riscossione ad un erario, il quale, quando i fittavoli non avevano soldi o non volevano pagare, era nella possibilità di mandarli davanti al giudice che, con altra soprattassa, li invitava a sborsare la grana dovuta, altrimenti il poveraccio finiva dritto dal governatore che gli confiscava il bene, costringendolo a lavorare gratis per il resto dei suoi giorni, per pagare il risarcimento, o lo chiudeva da subito nelle carceri del palazzo. Le piccole conquiste feudali rischiavano così di finire nelle mani di una sola famiglia che si apprestava a divenire ricca e potente. In genere gli Esattori dei redditi minuti erano due, diremmo una sorta di bravi, come li descrive Manzoni, che dipendevano direttamente dall’Erario loco feudi. Vi era poi l'Armiggero nominato dall'Agente Generale, a disposizione della Corte per prelevare i contadini da incarcerare o fare ad essi la guardia una volta dietro le sbarre. Per fare questo lavoro l’Agente gli rilasciava la patentiglia per l'esercizio delle sue funzioni. Segue in genere un Guardiano della Terra con licenza assegnata dall’Agente Generale per poter andare armato di tutte sorti d'armi non proibite però dalle Regie Prammatiche. Pertanto la Corte di detta nostra Terra, e Maestri Caporali di Campagna non lo molestino per l'apportazione suddetta. Però non debba questa godere, se prima non sarà registrata nella Regia Udienza Provinciale. Ed infine un Guardiano del palazzo al servizio della Corte, nominato dal marchese che deve provvedere di persona atta per guardare il Nostro Feudo che si veniva ad eligere per conoscendo la sua puntualità, ed abilità, e dovendo portare armi non proibite, ed a tenore della Regia Prammatica, esortano così le squadre proinciali, come ogn'altra sorte di soldati a non darli molestia per lo trasporto suddetto dell'armi, il retto a tenore da nuovi privilegii. E, per ultimo, un Custode.
45. Cfr. Bascetta A., Cassano Irpino.
46. Su Cassano v.Scandone, cit. Proc. Ant. della Sommaria, Pandetta 14, Vol.248, proc.2582; vedasi anche: Provis. del Coll., Vol.43, in Scandone, L’Alta Valle del Calore, op. cit., pag.145. Il 14 marzo del 1607, con assenso regio all’istrumento stipulato il 18 febbraio tra il sindaco Agostino Granata, in nome dell’Università, ed il barone Cesare Masucci, veniva da questi concessa finalmente la Camera riservata ricevendo il pagamento di 50 ducati l’anno, dopo aver già ottenuto la proroga per 5 anni della gabella della farina di grano e di fave a 2 carlini il tomolo, di quella dell’orzo a 12 grane, di speltra a 1 carlino e di miglio a 15 grane.
47. Cfr. Bascetta A., 3.Torrioni nel 1700, cit.
48. Cfr. Bascetta A., Capriglia Irpino, cit.
49. Cfr. Bascetta A., Carolineo dei Franchi, Carovigno dei Normanni, cit.
50. Cfr. Bascetta A., Cervinara, cit.
51. Cfr. Bascetta A., Il Tesoro del Marchese Amoretti, cit.
52. ASAV, Notai di Avellino, 7430, ff.53-62; 7427, ff.78-79: in Cocozza, cit. Cfr. Bascetta A., Carolineo dei Franchi, cit.
53. Una lapide in Chianche di Gennaro Maria Sambiase, Duca di S.Donato, ricorda il gesto del Cardinale Ascanio Filomarino: La mattina del 16 luglio 1647 nella chiesa del Carmine, mentre il cardinale Filomarino celebrava la festa della Madonna, comparve Masaniello. Masaniello salì sul pulpito e invocò il popolo suo ricordando quanto aveva fatto ed in che modo era ridotto. Il cardinale lo fece prendere e trasportare, quasi incosciente, in una cella del dormitorio dei monaci dell’attiguo monastero per farlo riposare. Ma i congiurati riuscirono a raggiungerlo nella cella ed a ucciderlo. Gennaro Maria Sambiase, Duca di S.Donato, si distinse, per volontà e tenacia, nella lotta contro il colera, l’epidemia che colpì Napoli nel 1884, ai tempi del sindaco Nicola Amore, originario di Chianche. Le autorità centrali furono chiamate a risolvere la questione del risanamento di Napoli. La legge in merito fu approvata il 15 gennaio 1885, ma dovettero passare ancora quattro anni e mezzo per passare dalle parole ai fatti. La posa della prima pietra avvenne il 15 giugno 1889. Per ricordare l’avvenimento c’è un marmo a Piazza Borsa: Addì 15 giugno 1889 / Nicola Amore / sindaco di Napoli / pose la prima pietra / pel rinnovamento della città. Si sistemò la piazza antistante la stazione ferroviaria con l’installazione del monumento a Garibaldi (nel 1904). La Societa per il Risanamento di Napoli, appaltatrice dei lavori, costruì nuove aree per abitazioni; sorsero nuovi Rioni; si ripulì la parte orientale della città che era costituita da paludi. Per realizzare e portare a termine il risanamento della città ci fu una lotta continua degli amministratori locali contro l’ostilità e l’ostruzione burocratica del potere centrale.
Il Duca di S.Donato, che tra l’altro promosse la prima campagna di bonifica con la demolizione dei fondaci del Porto, e Nicola Amore, fu l’anima della realizzazione. Entrambi ricoprirono, a turno, la carica di sindaco, ma sempre, prima, durante e dopo il mandato, non cessarono di adoperearsi per superare difficoltà, contrasti ed opposizioni, affinchè il risanamento di Napoli fosse portato a compimento. Per la rivolta calabrese V. Note su Grimaldo di Calabria (Cs), cit.
54. V. Riccardi F., I Boncompagni e Roccasecca (1583-1796), cit.
55. V. Riccardi F., I Boncompagni e Roccasecca (1583-1796), cit.
56. ASN, Catasti Onciari, S.Maria Maggiore. Sul deputato Santoro V.Appendice documentaria alla fine di questo testo. Per le note generiche si fa riferimento a: ASN, Catasti Onciari, Pietrastornina. ASN, Catasti Onciari, Roccasecca. Cfr.Riccardi F., I Boncompagni e Roccasecca (1583-1796). Egli scrive che lo stato di Aquino comprendeva Castrocielo, Palazzolo, Colle San Magno, Terelle, Roccasecca, Caprile ed ovviamente Aquino, quello di Arpino invece annoverava Santopadre, Schiavi (l’odierna Fontechiari), Casale (l’odierna Casalattico), Casalvieri, Pescosolido e la stessa Arpino. Egli accenna anche alla costruzione della nuova Via Consolare e scrive che con tale arteria si favoriva non soltanto lo sviluppo del polo industriale sorano ma si assicurava anche una più rapida e comoda avanzata delle truppe verso la frontiera pontificia, in un momento in cui nubi cariche di tempesta si addensavano pericolosamente all’orizzonte. La “consolare” “viene costruita a decorrere dal 1794 dal colonnello Parisi (n.d.a. era il comandante della Regia Accademia Militare), nominato soprintendente, e dall’ingegner Bartolomeo Grasso, che ne elabora i progetti, con un itinerario più razionale dell’antico tracciato, che seguiva i centri abitati anche sui monti e sui colli. La sua realizzazione si giova del contributo dei baroni e dei comuni posti fino alla distanza di 10 miglia. I ‘ratizzi’ comunali sono limitati ai possedimenti in ragione del valore della proprietà e della distanza dalla strada. La spesa preventiva viene stimata in 300 mila ducati, due terzi a carico dei comuni ed un terzo a carico dei baroni”.
57. ASN, Catasti Onciari, Roccasecca. I beni posseduti dal Duca sono: 1. Il Palazzo nel luogo detto la Corte vicino la parrocchiale chiesa di S. Margherita, in cui sogliono risiedere i governatori locali. 2. La Mastrodattia, la Bagliva e la Còlta di S. Maria. 3. Il Montano che serve anche per la terra del Colle S. Magno. 4. Il molino che va compreso nell’affitto con quelli di Aquino. Seguono i territori. Cfr.Riccardi, cit.
58. V. Riccardi F., I Boncompagni e Roccasecca (1583-1796), cit.
59. Ivi.
60. Ivi.
61. Bascetta A., Il Tesoro del Marchese Amoretti, cit. Quando ogni anno, fra Summonte e Capriglia, passavano gli erari dell'esattore, in genere prima della vigilia di Natale, si rinnovava il rito della raccolta delle olive, poggiandone un pugno su una cuscinella di tela per poi schiacciarle. Era un rito senza del quale non si poteva dare inizio neppure alle fritture. Dopo cappone, maiale e pesce in aceto, si andava tutti a messa portando la nuzzola, una torcia formata da rami d'ulivo tagliati alla sommità e intrecciati con scuorci di vite e di ciliegio legati molto stretti. Gli uomini si coprivano con mantelle, cappellacci e zampitti (o zarbattoli) di pelle di coniglio ai piedi fissati con una cordicella lungo le gambe già tutte coperte con le calze di lana filate dalle mogli. Le donne, avvolte nello scialle con le frange per riparare dal freddo spalle e testa, scandivano il loro cammino dal rumore degli zoccoli di legno.
62. Cfr. C.Cicala, Casali Novo Intus Arcora, excursus storico, Edizioni Manna, 2002.
63. Cfr. C.Cicala, Casali Novo Intus Arcora, excursus storico, Edizioni Manna, 2002.
64. Cfr. G.De Rosa, Vescovi, popolo e magia nel Sud, Guida, Napoli 1983.
65. G.Lutzenkirchen, Gli Ebrei a Ferentino e nel Lazio Meridionale, in: Storia e Medicina Popolare, Quaderni di Storia-15, Ferentino 2001.
66. V. Riccardi F., I Boncompagni e Roccasecca (1583-1796), cit.
67. Cfr. Scandone e Cedrone in Riccardi F., I Boncompagni e Roccasecca (1583-1796), cit. Cfr. Bascetta A., Carolineo dei Franchi, Carovigno dei Normanni, cit. Cfr. Bascetta A., Mugnano nel 1754, cit.Cfr. ASN, Catasti Onciari [Casali di Napoli], Vico Equense.
68. ASN, Catasti Onciari, Alessandria del Carretto. Trascrizione di Ettore C.Angiò.
69. Aa.Vv., Catasti Onciari, Caserta e Casali, I Vol., Provincia di Caserta 2003.
70. Aa.Vv., Catasti Onciari, cit. Cfr. ASN, Catasti Onciari, Caserta. Frontespizio. Catasto generale della Città di / Caserta / diviso in sei quartieri nominati cioè / Quartiero della Città al num.1688 / Quartiero della Torre al “[num.]1351 / Quartiero di S.Clemente al “[num.]1 / Quartiero di Toro al “[num.]766 / Quartiero di Casolla al “[num.]1032 / Quartiero di Poccianello al “[num.]460 / Con li seguenti volumi / Volume dell’Ecclesiastici al num.1 / “[Volume] De Bonatenenti Forastieri al num.191 / “[Volume] Delle Vedove e Zitelle al “[num.]209 / “[Volume] De Fuochi di Caserta e figli de fuochi abitano altrove al num.245 / “[Volume] De Bonatenenti Ecclesiastici Forastieri n.252 / “[Volume] De Bonatenenti Capuani num.273 / “[Volume] De Ecclesiastici Bonatenenti Capuani num.313 / Tutti con loro repertori / posti nel principio del libro / e detti foliarij contengono anche l’once di ciascuna persona / e le cedole de Deputati estimatori / formato in quest’anno / 1749.
71. ASN, Catasti Onciari, Caserta e casali. Gli otto estimatori e deputati delegati alla redazione del Catasto sono Don Giuseppe Ricciardi, Angelo Mandato sessagenario, Carlo Pezzella, Donato Ricciardo, Nicola Mazzarella, Andrea Centore, Domenico Centore e Giacomo Pastore. Vive civilmente Don Giuseppe Ricciardo di 55 anni il quale possiede un edificio di case indiviso con suo fratello, un edificio di case sito in Portico di Capua e una giomenta per il galesso. Abita con la moglie Donna Anna Corvino di 40 anni, la figlia Anna Vittoria di 6 anni, il fratello Domenico di 50 anni, Virgilia Pusinella di 45 anni, la serva Rosa Altieri di 45 anni, il servitore Alesandro Capasso di 20 anni. Vive civilmente Giacomo Pastore di 45 anni e possiede un edificio di case, un altro in Casale di Tredici, un altro in Casale di S.Clemente. Abita con la sorella Rosa di 43 anni, la moglie Orsola Faviero di 46 anni, i figli: Alesandro di 20, la bizzoca Caterina di 17, Mariangela di 16, il clerico Vincenzo di 9, Elena di 12 e Giulia di 7 anni; e con la serva Anna Puozzo di 46 anni e il servo Pasquale Savastano di 12 anni. Il civile Donato Ricciardo di 61 anni possiede una casa con giardino, ½ uliveto censuato dalla Menza Vescovile di Caserta e 100 pecore. Abita con la moglie Orsola Iadicicco di 45 anni e i figli Giuseppe, Mariangiola e Caterina di 13, 10 e 7 anni. Il bracciale Angelo Mandato di 80 anni possiede una casa datale di sua moglie alla Torre di Caserta e abita con la stessa moglie Angiola Pesante di di 45 anni. Il bracciale Andrea Centore di 68 anni possiede un edificio di case dove abita con i figli Biaso di 35 anni casato con Teresa Pontillo di 30 anni con i loro bimbi Pietro e Vittoria di 1 e 2 anni, i figli di 33, 28, 26 e 29 anni. Il bracciale Domenico Centore di 70 anni possiede un edificio di case e vi abita con la moglie Agnese Centore di 52 anni e i figli Nicola, Gioseppina, Vito Antonio, Giovanni e Berardino di 22, 18, 12, 10 e 8 anni. Degli otto deputati et estimatori restano i due massari. Il massaro Carlo Pezzella di 49 anni possiede un edificio di case detta della Santella. Vi abita con la moglie Anna Natale di 53 anni, i figli Domenico e Rosa di 23 e 23 anni, il fratello clerico Don Nicola di 51 anni, il fratello clerico Arcangelo di 59 anni, la s.a Agnese di 45 anni, il garzone Aniello Vitale di 38 anni, il garzone Pasquale Vitale di 26 anni, il garzone Tomaso Mezzacapo di 22 anni e la serva Maddalena di 26 anni. Il massaro Nicola Mazzarella di 65 anni possiede una porzione di casa e vi abita con la moglie Veronica Scialla di 50 anni e i figli: Giovanbatta di 33 anni, il coriaro Pietro di 20 anni, Rosa di 32 anni, Catarina di 30, Vittoria di 26, Agnese di 16, Maddalena di 14, Emanuela di 11 anni, Michele di 9 e Francesco Antonio di 21. Per le notizie su Caserta v. I volume. Cfr. ASN, Catasti Onciari, Caserta. Indici. Collettiva d’once delli otto deputati: 1.Don Giuseppe Ricciardi on.273.5 - 2. Angelo Mandato sessagenario - 3. Carlo Pezzella on.142.20 - 4. Donato Ricciardo on.59.20 - 5. Nicola Mazzarella - 6. Andrea Centore on.48.20 - 7. Domenico Centore on. 24. - 8. Giacomo Pastore on.619.28.
72. P.Di Caterina, 4.La Cappella di Torrioni. L’Oratorio del SS.Rosario e B.M.V., Abedizioni 2000. Cfr. Decreti delle sante Visite 1687-1785, manoscritto privato V. Donnarumma.
73. Vedi nota 62
74. ASNA, Catasti Onciari, Toccanisi, Stato dell’anime del Castello di Toccanisi fatto nel sud.[dett]o Castello nell’anno 1742, Vol.4779. Toccanisi lì 10 del mese di Aprile 1742 [/] Discriz.[io]ne dello stato dell’Anime della Rettoral Chiesa di Toccanisi, sotto il titolo di S.Gio: Battista fatto nel corrente anno 1742 da me infr’atto D.Domenico Iadonisio Rettore di d.[etta] Parrocchia... Contrada dove si dice Li Cotoli. ASNA, Catasti Onciari, Toccanisi, Possessori, Vol.4779. Pr.[rinci]pato Ulteriore [/] Toccanisi [/] Onciario non meno di Citt.[ad]ini, chè d’estri posse[ss]ori [/] pubblicato à 20 mag.[gio] 1753.
75. ASN, Catasti Onciari, S.Maria Maggiore. Frontespizio. Catasto dell’Uni.tà di S.Maria Maggiore Casale della Città di Capoa formato e ultimato a tenore delle reali istruzz.ni dalli M.i deputati ed amministratori della medesima, in quest’anno 1754 -.
76. ASN, Catasti Onciari, Torrioni.
77. ASN, Catasti Onciari, S.Maria Maggiore. Per i singoli toponimi V. Appendice documentaria. Questo il numero degli abitanti compessivi ottenuti dalla somma dei singoli fuochi:
Capifamiglia
Magnifici.....n.110
Inabili..........n. 22
Minori.........n. 21
Altri....................
Totale..........1.319
78. ASN, Catasti Onciari, Torrioni. Collettiva delle once:
- Vedove e Vergini in capillis:
1. Angela Cennerazzo del fù Tommaso Donnarumma..................1.2 e 1/2
2. Lucrezia Lepore vidua del fù Antonio Carrino.........................3.1 e 1/2
3. Maddalena Cennerazzo vidua del Domenico Areniello............1.19
Sono...................................................................................................5.19
- Ecclesiastici Secolari
Don Luca Morano Sacerdote...........................................................40.23
[Sono................................................................................................40.23]
- Forastieri Abitanti
Sabbato Cerchione......................................................................22 e 1/2
[Sono......................................................................................22 e 1/2]
79. ASN, Catasti Onciari, Torrioni. V. Appendice documentaria. Elenco per nome del Capofamiglia.
80. A.Bascetta, 3.Torrioni nel 1700, cit.
81. ASA, Atti Notarili, Notaio Carlo Fasulo della Terra di Prata.
82. A.Bascetta, 3.Torrioni nel 1700, cit.
83. ASA, Atti Notarili, Notai Giovanni e Nicola Lepore di Torrioni.
84. ASA, Catasti Onciari, Torrioni (fotocopia anastatica). Cfr. Bascetta A., 23.Torrioni, cit. E’ il caso di Carmine Oliviero, con la moglie Vittoria Maglio, ed i figli Antonio, Domenico, Angela e Antonia, che aveva casa propria e possedeva un somaro e due buoi, oltre a diversi terreni. Si tratta di alcuni seminati in località Porcili, Parmolito, Le Campore, Le Cannelle e Santa Croce; vi erano poi le selve di Sagliocca e di Le Sorti. Un seminato a Le Sorti e a Lo Bosco erano invece le uniche proprietà di Carmine Zoina e della moglie Angela Lepore. In una casa propria, per la quale pagava censo alla Camera Baronale, viveva Donato Oliviero, la moglie Lucrezia di Franco e i figli Angela e Mario. Oliviero posedeva un somaro, il terreno di Lo Varco a censo enfiteutico, il terreno di Piedi Casale, una selva a li Porcili a censo enfiteutico alla Camera de Camilli e i terreni di Pagana e Bosco per i quali pagava rendita alla Camera Baronale del Castello.
In casa propria vivevano anche Angelo Oliviero di Alessandro e la moglie Lucia Oliviero. Essi possedevano un territorio a L'Angelo, seminato a Bosco, un arbustato a Fassano, un seminato alle Sorti, uno allo Varco ed uno all'Aria di Morroni, confinante con Giovanni Oliviero e la via pubblica. Biaggio Oliviero, che viveva con la moglie Marta Sarracino ed i figli Francesco, Carmine, Catarina, Vittoria ed Alessandra possedeva terreni a Noviello, Varco, Piedi Casale, un bosco a Carpenito ed un terreno a Le Catisone confinante con Sabbato Oliviero. E' probabile che poco distante da essi abitasse anche Nicola Saracino, di cui non conosciamo l'esatta ubicazione della casa, con la moglie Orsola Sorece, il figlio Carlo, il gennero Ferdinando Micco e la moglie Catarina Saracino. Di certo, oltre un somaro, avevano proprietà terriere a Piedi Casale, Novielli, Nassano e Bosco. A Costa Larga c'era invece un terreno di Biaggio dell'Abbate che viveva a Tuoro, nella sua casa con orto, insieme alla moglie Catarina Oliviero ed i figli Vittoria, Teresa, Pasquale ed Angela. Possedeva inoltre un seminato alli Rotilli, un terreno a Montenigro, uno a Bosco ed un altro a Nassano, confinante con la via pubblica ed il vallone.
Ciriaco Donnarumma aveva una casa con orto dove viveva con la moglie Teresa Morano ed i figli Francesco, Tomaso, Geronimo ed Agnese. Oltre il somarro possedeva terreni a Lo Lavora, Costa Larga, Tuoro, Ripajonta, e selve alle Serti, ai Porcili e a Nivia, ed una vigna nel luogo detto La Fossa. Ciriaco Oliviero, la moglie Agata ed i figli Alessio, Maria e Francesca vivevano in una casa con orto. Oliviero possedeva terreni a Lo Varco, Le Cannelle e all'Aria di Morroni e selve a Piscero, Sagliocca, Rosamarina e Campore che portavano rendite alla Camera Baronale. Oltre una capra, il suo bene vero e proprio era un somaro, che utilizzava alla lavoratura dell'illustre possessore di detta terra, per il quale pagava una grana. Giovanni Oliviero e Marta dell'Abbate con i figli Gennaro e Domenico abitavano in una casetta a Tuoro e avevano terreni a Costa Larga, Sorti, Montagna, Bosco, Colognolito, Piscero, l'Aria di Morroni e pagavano pesi alla Camera de Camilli. Giovanni Centrella e la moglie Antonia Cennerazzo vivevano in una casa con orto contiguo, accanto alla via pubblica per la quale pagavano censo alla Camera Baronale de Camilli. Oltre a Modestino, Francesco e Cosmo, avevano per figli Anna, una vergine in capillis, e Pasquale, Angelo, Marianna, Giuseppe e la nonna Angela Zarrella. Questa grande famiglia possedeva un somaro, una selva cedua a Montenigro, un terreno alle Guardie, Piano, Valle, Sorti, Iodone, Campitiello, Ripajonta e Campore, pagando pesi al Castello di Montefuscoli e alla Chiesa. Mario Oliviero viveva con la moglie Vittoria d'Egidio ed i figli Onofrio, Francesco, Agnese e Maria, vergine in capillis. A Tuoro, oltre la casa, aveva anche un terreno; altri suoi fondi erano a Crognalito, Aria di Morroni, Rosamarina, Guardie e Bosco. Marco Romano e la moglie Anna Chierchione vivevano con i figli Pasquale, Bartolomeo, Margarita e Pietro nella casa con orto dove tenevano legato il somaro. I terreni erano a Bosco, Grancito, Montagna e Ripajonta. Altre terre ed una vigna era a Piedi Casale. Pagava inoltre censo alla Chiesa per il fondo dell'Angelo e per la Vigna di Tuoro.
A Tuoro avevano casa anche Pasquale Oliviero e Sabbato Oliviero. In particolare, Sabato viveva con la moglie Anna Mancaniello ed i figli Nicola, Gennaro e Vittoria in una casa con orto per la quale pagava censo alla Camera Baronale de Camilli di 5 tornesi annui. In più possedeva terreni a Carpenito, Varco, Campore e all'Aria di Morroni. Vincenzo Oliviero, invece, insieme alla moglie Anastasia Lepore ed ai figli Mattia ed Andrea, a Tuoro possedeva casa, orto, somaro e tre terreni, oltre quelli di Pagana, Nassano e Aria di Morroni.
85. ASA, Catasti Onciari, Torrioni (fotocopia anastatica). Cfr. Bascetta A., 23.Torrioni, cit. Andrea Cennerazzo e la moglie Domenica Iommazzo con i figli Luca, Pietro, Francesco, Domenico, Ciriaco con rispettiva moglie Catarina Iuliano e la figlia Cecilia vivevano tutti un una casa confinante con la via pubblica per la quale pagavano una rendita alla Camera Baronale di Torrioni di 10 grana. Cennerazzo possedeva anche una selva a Bagnulo con seminato, una vigna a la Pagana, un seminato a Le Guardie, uno a Li Rotilli, uno a Bosco, un altro a La Pagana, un territorio a Le Sorti, un altro a Vallario, un boscoso a Rosamarina e pagava, chissà per quali di questi terreni, un peso a don Domenico Giordano. Un somarro per uso proprio, e fondi a Palmolito, Acqua Fredda, Chiano, Santa Croce (confinante con la via pubblica) e lo Piscero erano i beni in possesso di Berardino Avella, che viveva con la moglie Anna Oliviero ed i figli Piero, Marta e Saverio. In una casa con orto viveva anche Ciriaco Ferraro, con la moglie Margarita Oliviero ed il figlio Cosmo. Aveva terreni a la Montagna, Lo Parmolito, Piano, Piedi Casale e Li Porcili. Donato Ferrari viveva con la madre Angela Romanella e con i fratelli Biaggio, Angelo, Francesco e la sorella Petronilla nella casa propria con attiguo orto per la quale pagava censo enfiteutico alla Camera Baronale di Camillo e alla Chiesa Arcipretale. Oltre al somaro per uso proprio possedeva terreni alle Selvetelle pagando la rendita alla Camera Baronale del Castello. Altro terreno a censo enfiteutico lo aveva a Porcili e a Tuoro, per il quale pagava la Camera Baronale de Camilli. Per il terreno della Strada e il bosco alla Fontana dei Santi pagava alla Chiesa.
Gennaro Ferrari viveva con la moglie Angela Merola e la figlia Alesandra e possedeva seminati a Porcili e a San Martino per i quali pagava la Camera Baronale del Castello di Torrioni. Gennaro d'Agostino era il mastro muratore del paese, insieme al figlio Carlo, col quale viveva con la moglie Maddalena Lepore e le altre due figlie Catarina ed Angela. A Cupa, campore, Chiaio, Sagliocca e Bosco erano i terreni; a Cima Casale il comprensorio di tre stanze con l'orto avanti la Chiesa, per il quale pagava censo alla Camera Baronale di Torrioni. Giovanni d'Agostino era un altro mastro fabbricatore che viveva con la moglie Rosolina dell'Abbate e i figli Saverio (anch’egli fabbricatore), Pasquale, Francesco, Giacomo, Domenico e Antonia, vergine in capillis. Nella casa con orto di cima casale possedeva anche tredici pecore, seminati a campore, Cupa, Valle, Chiaio, Ratilli, pagando pesi anche al Castello di Montefuscoli. Qui aveva casa e somaro Matteo Ferraro che viveva con la moglie Maria Centrella ed i figli Saverio e Paolo. I terreni in suo possesso erano a Bosco, Nassani, Campore, Strada, L'Angelo e Fontana dei Santi. Mattia Ferraro abitava con la moglie Maddalena Criscitiello ed i figli Ignazio, Marianna, Carmine, i fratelli Carlo e Bernardo, e la madre Vittoria Cennerazzo. Possedeva una giumenta e dei terreni a Bosco, Tuoro e Campore; per un altro alla Fontana dei Santi pagava censo alla Chiesa e alla Camera de Camilli; per un altro ancora a La Strada pagava solo la Chiesa. Martino Morano viveva con la moglie Felicita Iannuzzi, con le figlie Catarina ed Ippolita, con i fratelli Crescenzo e Giacomo e con la madre Anna Molinaro nella casa per la quale pagava censo alla Chiesa. Aveva poi un'altra abitazione a Mezzo Casale per la quale pagava censo alla Camera de Camilli. I suoi terreni erano a Ratilli, Giardie, Bosco, Nassano, Crognalito, Limiti, Grancito, Piedi Casale, Bosco, Varco, Lo Iodone, Aria di Marroni, Novilli, Fossa per alcuni dei quali pagava peso a Montefuscoli.
Nicola Oliviero viveva invece con la madre vedova Angela Conticello, il fratello Giacomo, la sorella Angela e la vedova Rosolina Iommazzo con la figlia Anna. Nella casa con orto a Cima Casale, chiudeva la schiera familiare la nonna, l'ava, Catarina Cennerazzo. Nicola aveva terreni a Bagnulo, Porcili, Crognalito, Strada, Bosco, valle, Pescero, Varco, Tuoro e Campore. Paolo Pasquale e la moglie Angela Ferraro per casa e terreno a Cima Casale pagavano alla Camera Baronale del Castello di Torrioni. Con essi viveva il figlio Domenico con la moglie Ada Chierchio con i figli Saverio, Pietro ed Angelo. I loro terreni si trovavano a Bosco, Piedi Casale e alla Carcara, al confine col vallone e la via pubblica, per il quale andava rendita alla Chiesa. Era di loro proprietà anche un somaro.
86. ASA, Catasti Onciari, Torrioni (fotocopia anastatica). Cfr. Bascetta A., 23.Torrioni, cit. Se la passava alla meno peggio Crescenzo Zoina, che viveva con la madre Camilla di Vito, ed i figli Antonio, Angelo e Raffaele. Aveva una casa ed un somaro di sua proprietà e coltivava terreni a censo a Chiaia (seminato), a La Strada (seminato), a Montenigro (selva), alle Campore, La Guardia e a La Montagna. Con Cesare Crispino e la moglie Teresa di Addeo viveva la madre Carmina Crispino nella casa propria confinante con la via pubblica per la quale pagava alla Chiesa 9 carlini annui per censo enfiteutico. Oltre al somaro possedevano un seminato con casa di fabbrica, arbustato e vitato, pagando il censo alla Camera Baronale, anche per la vigna delle Selvetelle. Possedeva inoltre un seminato a L’Angelo e a lo Piscero per i quali pagava censo alla Camera Baronale de Camilli. Inoltre aveva una sorte cedua, un terreno a Rosamarina e un altro all'Angelo. Due buoi, un terreno a Le Sorti ed un bosco a Nivia, per i quali pagava censo enfiteutico alla Camera Baronale, erano i beni di Domenico di Vito e Apollonia Oliviero che vivevano nella casa di fabbrica con l'annesso terreno seminato ed arbustato, insieme ai figli Antonio, Alessandro e Catarina. Un’Orsola, stavolta ben specificata col cognome Iommazzo, è la moglie di Antonio Oliviero che possiede un terreno vitato, una selva castagnale nel luogo detto Le Guardie e un territorio alla Fontana vicino al vallone.
Angelo Cecere con la moglie Antonia dell'Abbate ed i figli Rosa, Catarina, Bartolomeo e Domenico abitava in un pagliaio sito in detta Terra nel luogo di Mezzo Casale giusta la via pubblica. Possedeva un seminato a Le Breccelle ed uno a Costa Larga. Qui doveva abitare (o forse a Tuoro?) anche Angelo Oliviero con la moglie Giovanna Romana con i figli Marta, Onofrio, Pasquale ed Agnese, vergine in Capillis. Oltre alla casa, invece, Angelo Cannavale, la moglie Antonia Filoia e la madre Angela Morano, possedeva solo un seminato a Nassano ed uno a La Valle. Alessio Terrano, che viveva con la moglie Catarina Oliviero e il figlio Nicola, possedeva terreni a Le selvetelle, Bosco, l'Aria di Morroni, Fontana, Porcili. Francesco Zoina viveva invece solo con la moglie. Oltre al somaro possedeva un terreno per il quale pagava censo alla camera Baronale de Camilli e un terreno nei pressi della via pubblica per il quale pagava alla Chiesa. Giacchino Lepore e Marta Centrella, con i figli Bartolomeo, Antonia, il fratello Gaetano e Lucia Centrella col figlio Antonio e l'altro fratello Ciriaco con la madre Teresa Gammino abitava in una casa propria di più stanze. Possedeva inoltre una casa a Cima Casale affittata a Lucrezia Lepore e un'altra per la quale pagava censo alla Camera de Camilli. Oltre alla somarra e alla mula, aveva due buoi, terreni alli Ratilli, Bosco, Vallario, Grancito, Sagliocca, Fontana, Santa Croce, Chiaio e Nivia. Giovanni dell'Abbate viveva con la moglie Giovanna Oliviero e i figli Isabella, Paolo, Sabbato, Elisabetta e Pietro. Aveva fondi a La Costa e a Ratilli. Giuseppe Lepore e la moglie Giulia Iommazzo avevano casa, orto e somaro. Con essi viveva il figlio Sabbato e la moglie Orsola Ferraro. I loro terreni erano a Bagnulo, Bosco, Vallaria, Guardie e Santa Croce. Michele di Vito e Beatrice Cecere (o Recene) con i figli Sabbato, Carmina, Cosmo e Camilla, il figliastro Felippo Serino e la figlia di quest'ultimo Carmina, nella casa propria ed aveva terreni a Bosco e Parmolito. Pietro Oliviero e la moglie Elisabetta Jennarelli vivevano con i figli Francesco, Donato, Catarina, Maddalena, Angela e Lorenzo nelle due case di Mezzo Casale, con attiguo orto, un somaro e due buoi aratori. Avevano terreni a Bosco, Nivia, Novielli, Campore, Limiti, Sorti, Fontana dei Santi. In più possedevano una selva sita alla Fossa della Neve, una alle Sorti (alias Cannelle) ed un terreno arbustato con casa di fabbrica a Bosco, vicino al Campo di Bagnulo. Quale peso pagava 8 carlini annui alla Chiesa del Castello per un capitale percepito di 10 ducati.
87. ASA, Catasti Onciari, Torrioni (fotocopia anastatica). Cfr. Bascetta A., 23.Torrioni, cit. Carlo Romano aveva sposato Diana Donnarumma dalla quale aveva avuto Onofrio, Maddalena, Giuseppe e Sabato riuscendo a mettere su casa coltivando l'adiacente orticello. Ma la sua economia la ricavava certamente dalle capre: ben sessanta esemplari che gli fornivano latte, carne e pelli per la vendita. Carlo Romano possedeva anche un casaleno (o casalino) diruto a Mezzo Casale, che di lì a poco venderà, un seminato a Bosco, un altro a Grancito (confinante con la via vicinale ed il vallone), ed un altro ancora a La Montagna. Aveva poi terreni sparsi a l'Aria Vecchia, all'Angelo, alle Sorti, ai Rotilli e a Piscero.
Un somaro, una selva alle Guardie e un terreno boscoso alle Sorti cedue ed una casa erano i beni di Domenico Lepore e della moglie Antonia Molinaro che, a Piedi Casale, vivevano con i figli Lorenzo, Carmine, Saverio, Angela e Lucia.
Poco distante aveva casa propria anche Domenico Ferraro e la consorte Antonia di Vito col figlio Luigi. Diversi i terreni posseduti, a Parmente, alla Montagna e a Fontana Li Santi, per i quali pagavano censo alla Camera Baronale di Torrioni. Per un altro seminato di Fontana dei santi di 12 miglia confinava con la via pubblica e con la Chiesa Parrocchiale alla quale pagava cinque carlini.
Domenico Romano e la moglie Lucia Oliviero abitavano nella casa propria, con orto contiguo, sita quasi sicuramente a Mezzo Casale, in quanto confinava con i beni di Biaggio del'Abbate, per la quale pagava censo alla Camera Baronale d Camilli. Alla Camera Baronale del Castello di Torrioni, invece, versava il censo per i terreni di Bosco e Nassano. Aveva inoltre seminati a Piedi Casale (confinanti con Lorenzo Centrella e Donato Oliviero) e all'Aria di Morroni.
Un terreno a L'Angelo, una selva alle Guardie ed una casa a Piedi Casale erano gli unici beni di Angelo e Domenico Garofano; Angelo Romano e la consorte Catarina Zoina vivevano addirittura in affitto, nella casa di Fabio Oliviero.
Ciriaco di Vito di Nicola viveva con la moglie Rosa Ferraro ed i figli Angelo, Berardino e Sabbato, possedendo un terreno a Piedi Casale ed una vigna alle Selvetelle. Un altro Ciriaco di Vito era sicuramente più fortunato nel possedere anche 2 buoi ed un somaro per uso proprio. Viveva in una casa insieme alla moglie Maddalena e alle figlie Maria e Cecilia, vergini in capillis. Possedeva terreni a Gracito, Bagnuolo, Chiaio, Bosco, Tavole, Pagana, Picciusi, Sorti, Campitiello, Tuoro per alcuni dei quali pagava 20 ducati alla Cappella del Santissimo Rosario di Montefuscoli e alla locale Chiesa Arcipretale. Francesco dell'Abbate viveva con la moglie Anna Oliviero e i figli Domenico, Carmina e Saverio nella casa propria con orto contiguo. Oltre al somaro possedeva un terreno alla Costa Larga pagando censo, per tale terreno e per l'arbustato di Nassano, alla Camera del Castello. Un altro terreno lo aveva a Ratilli e un bosco a Sorti. Per quello sito all'Aria di Marroni pagava censo alla Camera de Camilli. Gennaro de Vito, che aveva casa con la moglie Domenica Oliviero e i figli Angelo e Bernardino, aveva terreni a La Pagana, Guardie, Limiti e Lo Lognalito, confinante con Gaetano Puopolo, Grancito, Vignali e Novielli. Giacomo Cannavale, il fratello Alesandro e la sorella Teresa vivevano con un somarro, ma possedevano anche terreni a Nassani, Grancito, La Valle, e una sorta cedua alli Capasuli. Giovanni Lepore e la moglie Brigida Ferrari vivevano con i figli Nicola, Angelo, Rosa e Bartolomeo nella casa con orto. Lepore possedeva una somarra per la lavoratura a disposizione dell'illustre possessore del Castello. Aveva fondi a Piede Casale, lo Tarale (confinante col vallone e la via pubblica). Giovanni di Vito e la moglie Vittoria Romano vivevano con i figli Nicola, Carmine ed Angela nella casa con orto. I fondi stavano a Grancito, Limiti, Crognalito. Un seminato era alla Selva della Cappella per il quale pagava peso alla Chiesa Parrocchiale. Giovanni Oliviero viveva con la moglie Agnese d'Addeo e i figli Antonio, Marco, Pasquale, Gennaro e Paolo e avevano terreni a Nassano, Strada, Fontana delli Santi, Ripajonta, Piscero e una casa diruta a Tuoro per la quale pagavano censo alla Camera de Camilli; altri pesi andavano a Giovanni Bastista di Santa Paolina. Gregorio de Vito e la moglie Grazia Corvino, con i figli Carmine, Antonia ed Angelo, abitanti in una casa con orto, avevano terreni a Grancito, Montagna, Sorti, Crognalito, Porcili e all'Aria di Morrano. Qui aveva casa e orto anche Lorenzo Pasquale con la moglie Orsola Crispino ed i figli Antonio, Matteo, Francesco e Rosa, vergine in capillis. Possedeva terreni a Grancito, Bosco, Doppi, L'Angelo, Noviello, Varco, Fontana delli Santi, Santa Croce, Cannelle, Valle e Lo Parmente per alcuni dei quali pagava pesi anche a Montefuscoli. Marco di Vito abitava con la moglie Carmina Lepore, il figlio Giacomo e i fratelli Lucido e Crescenzo nella casa propria con orto. Egli possedeva un somarro a lavoratura, a disposizione dell'illustre possessore del Castello di Torrioni, e dei terreni a Grancito, Crognalito, Sorti, Limiti e Vignali. Nicola di Pasqua viveva con la sorella Rosa ed il fratello Stefano. Sposato con Rosa Polisena aveva avuto due figli: Giacomo e Nunzia. Oltre un somaro possedeva beni a Grancito, Bosco, Iodone (o Zotone), Cannelle, Porcili, Parmenta, Vignali ed aveva debiti con la Chiesa. Nicola di Vito abitava con la moglie Sabia Forgione ed aveva terreni a Varco, Pretarelle e Grancito. Nicola dell'Abbate aveva invece sposato Agnese Ferraro dalla quale aveva avuto Alesandra, Angela, Carmine e Maria, ancora vergine in capillis. Con egli abitava la madre Catarina Simeone nella casa propria con l'attiguo orto dove teneva un somaro. I suoi terreni erano a Barricelle, Crognalito, Cupone e Guardie. Aveva contratto debiti con la Chiesa per 20 ducati e, per altri 25 ducati, con i Padri di San Francesco di Montefuscoli ai quali pagava 20 carlini annui. Marco Cennerazzo aveva preso casa con la moglie Cristina dell'Abbate, ma possedeva anche un'abitazione a Mezzo Casale, un somaro e terreni a Barricelle, Guardie, Crognalito, Limiti, Guardie, Rosamarina, Fontana dei Santi, Marroni, Ratilli, Vallone, Pagana e Bagnulo, pagando peso a Montefuscoli. Michele Lepore e Vittoria Zona, sua moglie, vivevano con la figlia Catarina e con la madre Angela di Pasqua possedendo due soli terreni a Montagna e Sorti. Pietro Donnarumma, oltre il somaro e la moglie Angela Morano, aveva quattro figli: Angelo, Pasquale, Catarina e Maria. E' probabile che nell'orto adiacente la casa allevasse anche i due buoi aratori in suo possesso. Comunque aveva proprietà a Lavora, Grancito, Piedi Casale, Valle, Costa di Rito e a Nassano (altrimenti detto Padula) e a Montenigro (altrimenti detto Papajuli). Qui aveva casa anche Pietro di Vito con la moglie Felicita Morano ed il figlio Saverio. Oltre il somaro possedeva terreni a Porcili, Nassano, Bosco, Selvetelle e Sagliocca. Sabato Lepore era invece viduo, ossia vedovo, e doveva portare avanti i quattro figli, Alesandro, Isabella, Vittoria e Domenica, lavorando il solo orto sito accanto alla casa e il terreno di Tarale. Casa ed orto contiguo erano anche le proprietà di Simone Iommazzo e della moglie Rosa Oliviero. Ma Iommazzo aveva terreni pure a Bosco, Piedi Casale stesso ed un arbustato sempre a Bosco, altrimenti ("seu") detto Campanaro, confinante con la via pubblica ed i beni dell'Università di Torrioni. Un altro Iommazzo di nome Stefano aveva sposato Maddalena Morano dalla quale aveva avuto Matteo, Angelo, Sabbato, Domenico ed Angelo. Oltre una somarra, aveva terreno a Piedi Casale per il quale pagava censo alla Camera Baronale de Camilli. I suoi possedimenti terrieri erano a Campore, Bagnulo e a Campanario, dov'erano un arbustato ed un vitato confinanti con i beni di Pietro di Vito e la via Pubblica, per i quali ne riceveva rendita la Camera Baronale del castello. Iommazzo aveva un debito con la Chiesa per un prestito di 14 ducati che restituiva annualmente in 10 carlini, 6 grana e 8 cavalli. Tommaso di Vito aveva sposato Domenica Crispino dalla quale aveva avuto Giacchino che aveva sposato Teresa Oliviero che avevano dato alla luce Isabella e Pasquale, e Mattia che aveva sposato Francesca Zoina dalla quale aveva avuto Ignazio e Cosmo. Una sola casa con orto dava ospitalità a tutti, somaro compreso. Avevano terreni a Grancito, Cragnolito, Limiti, Bosco, Sorti; una vigna alla Fontana; una selva castagnale alle Sorti confinante con i beni dell'illustre Possessore del feudo e con quelli della Chiesa. Da sola, con la sua Selva, viveva invece Angela Cennerazzo rimasta vedova di Tomaso Donnarumma. A Piedi Casale abitava anche un forastiero benestante, Carmine Donnarumma, proveniente da Cocciano. Egli aveva anche una vigna per la quale pagava censo alla Chiesa, un arbustato alle Selvetelle, un terreno alle Coste ed una selva ad Acqua Fredda.
88. ASA, Catasti Onciari, Torrioni (fotocopia anastatica). Cfr. Bascetta A., 23.Torrioni, cit. A Parmolito abitavano Domenico Avella, la moglie Camilla Oliviero con i figli Giovanni, Maddalena e Mario nella casa propria con l’orto per la quale pagavano censo alla Corte Baronale di Torrioni. I loro beni erano costituiti da un somaro, una selva a Porcili, un terreno boscoso alla Sorte cedua, un terreno arbustato a Le Selvetelle e a Santa Croce ed una selva ad Acqua Fredda. Domenico Donnarumma con la moglie Eleonora Pasqua ed i figli Lucia, Carmine, Anna e Angelo, abitava sicuramente nella casa propria con orto alla Sagliocca, confinante con Gennaro d'Agostino e Gennaro Ferraro, per la quale pagava censo alla Camera Baronale de Camilli. Possedeva inoltre un somaro, e due terreni, a Le Coste e ad Acqua Fredda, per i quali pagava censo enfiteutico alla Camera Baronale di Torrioni, alla quale andavano anche le rendite dei seminati di La Strada, La Lavora e Guardie. Giacomo Ferrara viveva con la moglie Mattia Corvino e i figli Felippo e Gaetano nella casa con orto. Avevano una vigna alle Selvetelle e un terreno alla Strada. Giuseppe Ferraro e Chiara Zoina abitavano una casa con orto insieme al figlio Antonio. I terreni erano a Parmolito, Campore, santo Stefano, Porcile. Doveva pesi alla Chiesa e alla Camera Baronale del Castello.
Nel luogo detto Sotto la Chiesa abitava sicuramente Antonio Cennerazzo con la sua famiglia: la moglie Catarina Oliviero, i figli Anna, Vittoria, Leonardo e Giuseppe con la moglie di quest'ultimo Biasa Oliviero ed i rispettivi figli Biase e Matteo. Molti i fondi posseduti: una selva a Bagnuolo, una vigna alle Guardie, un terreno alli Ratilli vicino al vallone, un terreno a La Fontana confinante con la via pubblica, un terreno a le Sorbe confinante col vallone, ed altri terreni a Le Guardie, alla Pagana, a Rosamarina, a Nivia, a Ripa Jonta, a Ciglio e a Montenigro. Per alcuni di essi, paga pesi alla Chiesa Arcipretale di Tufo (4 ducati annui), al reverendo Pero di Montefuscoli, a don Domenico Giordano e a don Pasquale Telese. Qui aveva casa con orto anche Gaetano Cennerazzo, che viveva con la moglie Carmina Vicaria e i figli Antonio e Saverio e una somarra, per la quale pagava censo alla Camera del Castello di Torrioni. Per i territori alla Pagana pagava invece rendita alla Chiesa Arcipretale di Tufo. I fondi a Bagnulo e alle Barricelle erano a censo della Camera del Castello, come pure la vigna delle Guardie, il territorio della Fontana e quello dei Rotilli. Aveva un altro pezzo di terra alle Sorti. Gennaro Cennerazzo viveva con la moglie Anna Pasquale ed i figli Teresa, Angelo, Giovanni, la sorella Francesca ed i nipoti Marta ed Angelo. Possedeva un somaro e pagava censi alla Camera del castello per i fondi di pagana, Rotilli, Fontana, Sorti, Bosco, Valle. C'era poi il seminato alla Fusara confinante con Stefano de Pasqua e il vallone e il territorio a Lo Gracito. Davanti la Chiesa era invece la casa di Sabbato Oliviero d'Angelo, vedovo, con al seguito i figli Agata, Lucia, Matteo con la moglie Elisabetta e la figlia Camilla. Questa abitazione confinava con Pietro Oliviero, Martino Morano ed aveva l'orto conticuo sito alla Cupa e quindi poco distante dalla Chiesa. Oltre un somaro e due buoi aratori possedeva terreni a Bosco, Campore, Nivia, Porcili, Guardie, Ripajonta. Quello di Piscero di 6 misure confinava con la via pubblica ed il vallone ma non rende cosa alcuna, mentre quello alla Fontana era rappresentato da una selva castagnale confinante con Gaetano Cennerazzo e Pietro Oliviero.
89. Cfr. P. Di Caterina, op. cit.
90. Cfr. V. Donnarumma, op. cit.
91. ASA, Catasti Onciari, Torrioni (fotocopia anastatica). Cfr. Bascetta A., 23.Torrioni, cit. Seguono le vedove e le vergini forastiere che neppure avevano fatto rivela dei beni: Anna Cennerazzo, Giovanna Cennerazzo, Cecilia Carpenito, Chiara Cosemino, Teresa Cennerazzo, Palma d’Aufiero, Giovanna d’Egidio, Adriana de Spirito, Rosa Marciano, Anna Spinelli, Teresa Simonetti.
92. Fondi terrieri ed abitazioni sono stati ceduti a censo ai parrocchiani per 29 anni, riscuotendo delle somme annue. 3 carlini e 16 grana glieli dava Giovanni Morano rispettivamente per un orto e per una quarta parte di casa; 9 carlini, Cesare e Paolo Crispino per quattro stanze di casa e cortile. Altri soldi li prendeva da Francesco Zoina (per un territorio a Fontana dei Santi), da Lorenzo Centrella (per l'orto a Cima Casale), da Cesare Romano (per dei territori a Parmolito, allo Torrione, e La Selva, all'Angelo, seu (leggi: oppure, nda) Aria di Morroni, da Carlo Filoja e Silvestro Oliviero (per il territorio delle Campore).
Altre rendite annue le pagavano una ventina di torrionesi per territori vari: Giovanni Centrella (Valle), Luigi Ferraro (Pretarelle), Nicola Oliviero (Tuoro), Luigi Ferraro (Campore), Sabato Oliviero (Parmolito), Marzio Oliviero (Guardie), Marzio e Donato Oliviero (Rosa Marina), Cesare Romano (Campore), Lorenzo Centrella (Mezzo Casale), Giovanni di Vito (Novielli), Giuseppe Lepore (Vallario), Ciriaco Donnarumma (Nivia), Francesco di Rosa (Campore), Carmine Lombardi (Cincepaglia o Cincesoglia), Gennaro e Giovanni d'Agostino (Chiaio), Martino Morano (Iodone o Todone), Giovanni Centrella (Iodone o Todone), Luigi Ferraro (Strala) e Giovanni Lepore (Marianielli).
Una ventina anche i cittadini che avevano chiesto un prestito e che quindi, per censi redimibili, pagavano un tasso annuo e/o una porzione di capitale. E' il caso di Sapia di Pucci che sborsava 15 carlini per un capitale di 30 ducati; gli eredi del fu Angelo di Vito, per un capitale di 15 ducati; Nicola di Pasqua, con 20 carlini per un capitale di 34 ducati; Carlo Fuloja, 32 grana per 34 ducati; Nicola dell'Abbate, 16 carlini su 20 ducati di capitale; Bartolomeo Leo, 16 carlini su 20 ducati; Giovanni Centrella, 17 carlini e mezzo per 25 ducati; Stefano Iommazzo, 16 carlini su 20 ducati; gli eredi di Antonio Ferraro, 24 carlini su 30 ducati; Marco Romano, 16 carlini per 20 ducati; Sapia di Puccio, 21 grana per 30 carlini; Pietro Oliviero, 8 carlini per 10 ducati e gli eredi del fu Alessandro di Vito, con 5 carlini su 6 ducati.
Altre somme erano dovute da Nicola di Pasqua, 10 grana per il territorio di Piscero; Sabbato Cerchione, per l'orto con casa a Cima Casale; Ciriaco Donnarumma e Marco Romano per una vigna di Tuoro; Lorenzo Pasquale per un territorio a Porcili; Carmine Oliviero per un fondo a Santo Stefano; Antonio dell'Abbate e Marco Cennerazzo per una casa con orto a Mezzo Casale e per la Salva delle Guardie; Domenico Donnarumma, per i territori di Costa, Selvetelle e Acqua Fredda; Paolo Pasquale per la Carcara, Vincenzo Oliviero per un territorio di Tuoro; Gregorio di Vito per una selva a Porcili e due territori a Fusara e all'Aria di Morroni e Sabbato Oliviero per un fondo alla Pagana.
93. Bascetta A., Mugnano nel 1754, cit.
94. ASN, Catasti Onciari, Torrioni. Collettiva. V. Appendice documentaria.
95. ASA, Catasti Onciari, Torrioni (fotocopia anastatica). Cfr. Bascetta A., 23.Torrioni, cit. Essi sono: Alessandro Grasso del Tufo aveva una selva a Carpenito, mentre Alessandro Oliviero, sempre di Tufo, possedeva in terreno a San Paolo, confinante con Domenico Nigro e la via pubblica per il quale pagava censo enfiteutico alla Camera Baronale di Forgioni. Ed è proprio un Forgione di nome Antonio, sempre della Terra del Tufo, a possedere un seminato a San Paolo. Di Tufo erano anche Felice Grasso, che aveva una selva a Fossa della Neve, e Franco Ciallella, col terreno alla Pagana, dove l'aveva anche Giacchino Risola. Di San Martino era invece Gaetano Cannavale col terreno a Sagliocca, mentre di Sant'Angelo a Scala era Giuseppe Saracino con i fondi di Bosco e Novielli. Di Santa Paolina erano invece Felippo Oliviero, con la terra di Crognalito, Fabio Oliviero, col fondo di Novielli, e Carlo Carpenito, con quello di San Miele. Molti i forastieri bonatenenti di Petruro. E' il caso di Angelo Giovanniello per il fondo di Chiaio, Angelo Zarrella, tutore e curatore di Pasquale Zarrella per l'arbustato di Campanaro; Antonio Peluso per il terreno di Tuoppolo, Antonio Sceppa, per le Coste, Antonio Zarrella, per Recupo, Carmine Cariello e Carmine Capuozzo per delle selve; Capuozzo possedeva inoltre terreni a Iarale, Guardie, Coste e Santa Croce. Un terreno a La Fontana lo possedeva anche Bartolomeo Leo di Toccanise; uno a Bosco, Bartolomeo di Vito di Montefuscoli. Era di Bagnara (o Chigna?) Carmine Mazza che aveva un fondo a Guardie, come nel caso di Domenico Lepore di Petruro. Domenico Forgione di San Pietro Indelicato possedeva un fondo arbustato, mentre terreni a Bosco, Vallario e a Piedi Casale erano di proprietà di Domenico Pasquale di Cucciano. Di Petruro erano anche Donato Ronavoro, con un terreno alle Guardie, Domenico Giovanniello, con un fondo alla Carcara, Domenico Zarrella per un altro terreno, e Francesco Sabbatino per i fondi di Novielli, Cupone e Guardie. A Parmolito e Chiajo erano invece due terreni di Felice Barone della Terra di Ceppaluni; di Preturo (è pensabile Petruro), erano invece anche Gennaro Capuozzo, con un terreno confinante con la Camera Marchesale di Petruro e con uno di Recupo, Gennaro Ceriello, con un fondo a Santa Croce, Giuseppe Capuozzo, per i due arbustati a Recupo, Giulio Peluso per la selva a Tuoppolo, Gennaro Lepore, per il bosco a Guardie, Giovanni Giovanniello, per il terreno a Le Coste e alla Carcara, e Giovanni Lepore per i due fondi di Guardie. Giovanni Battista Casciello era invece del Tufo. Parliamo di Antonio Casparro di Cocciano per un fondo di Campore, Andrea Ciampo di Santa Paolina per un territorio a Veterali, Antonio d’Addieco (o Adieco) di Montefuscoli, Antonio Datti, Alesandro di Guglielmo abitante in Santa Paolina per un fondo alli Veterali, Bartolomeo de Vito di Montefuscoli per un fondo a Sala, Angelo Fuccillo (o Frocillo) di Montefuscoli per una terra a Montenigro, Angiolo Gnerre di Santa Paolina per la terra di Sala, Angelo Galeani per il fondo di Veterali, Andrea Iannaco di Tufo per un pezzo di terra a Tuoppolo del Crapio, Angiolo Ianuario (o Iannovario) di Santa Paolina per una terra a Veterali, Bartolomeo Luongo di Montefuscoli per la Piana, Alesandro Pansa di Santa Paolina per una terra a Vallone dei Santi, Antonio Santoro di Santa Paolina per le terre a Cantrauni e Veterali, Antonio Zucaro (o Zuccaro) di Montefuscoli per un fondo sito a Cincepaglia. E' il caso di Antonio Fabo di Santa Paolina, Bartolomeo Scavone di Santa Paolina per una terra a Cantravai, Ciriaco Dente di Montefuscoli per la Piana, Ciriaco Capuozzo di Montefuscoli per Piana e Montenigro, Ciriaco Bonito di Montefuscoli per Campore e Cincepaglia, Carmine Ciampo di Montefuscoli per un pezzo di terra a Cantrauni, Ciriaco Barbato di Santa Paolina per un fondo a Veterali.
Anche il magnifico notar Carlo Ciampi di Santa Paolina era forestiero e non aveva fatto rivela dei pezzi di terra siti a Contrauni e San Paolo. Di Santa Paolina erano anche Cesare Luongo, con terra a Piana, e Carmine Cennerazzo. Luigi Giovanniello, Marciello Capuozzo e Nicola Lepore, che possedevano rispettivamente terre a Guardie, Recupo e Barricelle, erano di Petruro. Di Montefuscoli erano invece Leando Serino col vigneto di Guardie, Oliviero Crescenzo col territorio di paparielli confinante col bosco demaniale, e Tommaso Lombardo col fondo di Rosa Marina. Di Tufo erano Nicola Florio con terra a Guardie, Nicola Campanile con un seminato a San Paolo, Paolo Barrile, con terra sempre a San Paolo, e Stefano di Guglielmo con un fondo a Capo d'Acqua. A Contravoni, Veterali a Vallo de Santi aveva terra Domenico Spinelli di Santa Paolina, a Veterali Domenico Aufiero di Santa Paolina, a Veterali, Vallo de Santi e Piana Domenico Cimildoro di Santa Paolina, a Piana Domenico Gnerre, sempre di Santa Paolina.
Erano inoltre di Montefuscoli: Domenico Mancaniello con terra a Veterali, Domenico Dente con Piana di Piedi, Domenico Arena, Domenico Sopalone con Cantravani, Francesco Zampano, Francesco Romano con Catravani, e Francesco Mancaniello per Veterali e Montenigro.
Francesco di Rosa di Toccanisi aveva terra a Nivia, Francesco Papa di Santa Paolina possedeva fondi a Veterali, Piana, Tuoppolo del Crapio, Cautravoni, Francesco Gnerre di Santa Paolina a Piana di Piedi e Vallo dei Santi, Filippo Gubitosa di Santa Paolina a Veterali, Felippo Carpenito di Santa Paolina, Francesco Petruzziello di Santa Paolina a Vallo de Santi, Felippo Oliviero di Santa Paolina alle Propele, Francesco Dato di Santa Paolina a Piana di Piedi e Felippo Porcone, sempre di Santa Paolina, a Montenigro.
Di Tufo era invece Giacchino Risolo con terra a San Paolo, a Montefuscoli abitavano Giuseppe Marotta, Giovanni Grosso, Gabriele Panza (Cautravoni, Piana) e Giacomo Ciampo (Propiche, Vallo de Santi).
Ancora lunga la lista degli abitanti di Santa Paolina: Carmine Luongo (Cantravoni), Carmine di Luca fu Michele, Carmine di Luca fu Domenico (Cantravoni), Ciriaco di Luca (Vallo de Santi, Cantravoni, Piana), Carlo di Guglielmo (Veterali, Vallo de Santi), Ciriaco Dato (Veterali), Carmine Marciano (Sala, Cautravone), Carmine di Rienzo (Vallo de Santi), Crescenzo Aufieri (Veterali), Carlo Spinelli (Catrauri, Piana), Cristofaro di Guglielmo (Piana, Veterali), Carmine d’Aufieri (Vallo de Santi), Ciriaco Malda (Tuoppolo del Caprio), Ciriaco di Leone (alli Cautravoni, Piana di Piedi e Veterali), Carmine di Luca (cautravoni).
Seguono ancora: Domenico Nigro di Tufo per un fondo a San Paolo, Domenico di Rosa di Toccanisi, Domenico Papa di Santa Paolina per un seminato a Cantravani, Domenico Cenzullo di Santa Paolina per un fondo alli Veterali, Domenico Parente di Santa Paolina per li Veterali, Domenico Fioretti (o Fioretto) di Santa Paolina per li Veterali, Domenico Carpenito di Santa Paolina per Veterali e Piana.
Di Santa Paolina erano anche Gabriello Marciano (Veavoli, Vallo de Santi), Giuseppe Carpenito (Piana), Gennaro Aufieri (Vallo de Santi), Gabriello di Marco (Veterali) e Giuseppe di Leone (Piana di Piedi); mentre Gennaro Gubitosa (Cantravoni) e Don Giuseppe Aggiutorio (Cincepaglia) erano di Montefuscoli; di Prata, Gennaro Sementa (Vallo di Santi, Cantravoni); di Benevento, Giacomo Guarino (Veterali); di Santa Maria a Tuoro, Gaetano Macchia; di Boneto, Guglielmo di Frede (Porcili); di Toccanisi, Giacomo Leo (Nivia, Acqua Fredda).
96. ASN, Catasti Onciari, Torrioni. Unione d’once. L’unico Ecclesiastico Secolare che paga è il sacerdote Don Luca Morano con 40,23 once.
97. Bindi V., Biblioteca degli Abruzzi, cit.
98. Como M., Palena nel corso dei secoli, cit.
99. ACP, Catasto Onciario del 1754, Comune di Piedimonte d’Alife, Nota di Raffaele Ricciardi in Piedimonte d’Alife nel 1754. Ricordi e notizie.
100. G.Lutzenkirchen, La ‘Rosa di Gerico’ nella tradizione popolare europea, in: Storia e Medicina Popolare, Atti del Convegno (Ferentino, 14-16 novembre 1991), n.2-3, 1991.
101. G.Lutzenkirchen, Il Thesaurus Pauperum, in: Storia e Medicina Popolare, Atti del Convegno (Ferentino, 14-16 novembre 1991), n.1, 1992.
102. Su speziali, specie scolari e studenti i cui nomi sono in grassetto e corsivo, v. Appendice documentaria.
103. G.Lutzenkirchen, presentazione, in: Storia e Medicina Popolare, Tradizioni Popolari di Ciociaria, saggio bibliografico, n.2, 1989.
104. G.Lutzenkirchen, Questo convegno, in: Storia e Medicina Popolare, Giornate a Patrica di Studi sulla cultura popolare, Studi e ricerche sulle tradizioni popolari nel Lazio meridionale, n.2-3, 1992.
105. Lo stampatore è Saverio Palumbo di 28 anni il quale abita in casa d’affitto in Piazza del Riccio con la moglie Lucia Salemmo di 40 anni.
106. Battaglini M., Il monitore napoletano (a cura di), ristampa di Alfredo Guida Editore, Napoli 1999. V. indice dei nomi.
107. In: V.Napolillo, Nusco e i problemi storici, ABedizioni 1999. Furono fondate, in successione, stamperie in tutta Europa, come vuole lo storico francese F.Braudel, giungendo in Roma nel 1467. Tra il 1460 e il 1500 si stamparono circa 40 mila libri. Un secolo dopo, verso il 1590, circolavano 180 milioni di oggetti-libro, quando l’Europa non superava i 100 milioni di abitanti. E’ chiaro che la diffusione nelle città minori del Regno avvenne con più lentezza, sebbene furono i centri di studi universitari, di corte, di commerci, di banche, di spedizioni, di amministrazioni secolari ed ecclesiastiche ad attrarre i ricchi stampatori, in specie ebrei, come Ottavio Dalomone che istituì a Cosenza una nitida tipografia.
108. Nel decennio francese Chianca e Chiancatella furono accorpate dando vita al comune delle Chianche.
109. ASN, Catasti Onciari, Torrioni. Cittadini. Cfr. Appendice documentaria, elenco dei Cittadini per nome del Capofamiglia. Il numero complessivo degli abitanti si riferisce ai residenti in Torrioni al momento della redazione del Catasto Onciario. ASN, Catasti Onciari, Torrioni. Unione d’once. V. Appendice documentaria [totale 3828.28]
110. ASN, Catasti Onciari, Torrioni. Anno 1742. Fine Volume.
111. ASN, Processi della Sommaria, Pandetta II, Torroioni, Atti per il R.[everen]do D.Pietro Cecere Arciprete del Castello di Torrojoni à L’Uni[versi]tà di d.[ett]o Castello, vecchia numerazione n.96, n.2626, Sopra il dedotto ut in Jus l’Att.[ua]rio Emmanuele M.[ari]a Cerrone. I fogli numerati da 1 a 9 non sono ben leggibili, ma si deduce la causa del Processo iniziato nel die 3 del mese di agosto del 1786 in cui il parroco Don Pietro Cecere del Castello di Torrojoni, in Provincia di Montefusco, dice che per la cura delle anime ed amministrazione de’ sagramenti che sostiene in d.[ett]a Terra il suo comp.te, si nieghi da alcuni malententi naturali della mde.[esim]a di pagarli le decime secondo il solito antico, ed immemorabile, di cui è il med.[esim]o suo com.e in possesso, ricorre perciò il Com.[petent]e in essa Reg.[i]a Cam.[er]a e nel nome sudd.[ett]o fa ist.[anz]a astingersi i cittadini di d.[ett]a Terra e soprattutto i renitenti a pagare secondo il solito a detto suo com.te le decime sagramentali sopra tutti i generi di vittovaglie, animali addetti all’agricoltura...
112. ASN, Processi della Sommaria, Pandetta II, Torroioni, Atti per il R.[everen]do D.Pietro Cecere Arciprete del Castello di Torrojoni à L’Uni[versi]tà di d.[ett]o Castello, vecchia numerazione n.96, n.2626, Fedi. Dal foglio n.12 al foglio n.20 seguono le testimonianze. La prima testimonianza, al foglio n.12, è quella di Angelo Troisi, Arciprete di Petruro, 8 settembre 1786. Fò fede io qui sotto Arcip.[re]te di q.[est]a Parte di Chiesa sotto il titolo di S.Bartolomeo Apostolo di q.[est]a Terra di Petruro Diocesi di Benevento. gualm.[ent]e lo più delle volte mi sono portato nel Castello di Torriuni poco lontano da q.[est]a mia Terra sì per assistere alla solennità delle Messe cantate, sì anche per l’esequie dei Defunti e sò bene in [causa] scientia come in d.[ett]o Castello oltre dell’attuale Parroco D.Pietro Ferraro assai vecchio e quasi decrepito d’età circa ottanta anni ne è stato mai confessore nè più è in stato d’aministrare i s.[uddet]ti Sacramenti. L’altro chiamato D.Ciriaco Zoj[a]no, giovane ben sì, ma del tutto incapace ed inabile per la sua insufficienza ad abbilitarsi per sentire le sacramentali confessioni, per che niente affatto versato nella Teologia Morale, e questo lo so benissimo, ed in causa scientia. Lo so che per esser vero verissimo ho fatta la presente di propria mano ed in fede.
Vediamo l’altra di Don Giuseppe Trojsi Sacerdote, datata in Petruro, 8 settembre 1786: Fò fede io qui sotto sacerdote della Terra di Petruro in Prov.[inci]a di Prin.[cipat]o Ultra, Diocesi di B.[enev]ento, come essendo frequente chiamato, in occasione di Festività ed altre funzioni ecclesiastiche nella Chiesa Parrocchiale della Terra di Torrojoni, ho veduto che ha bisogno di risazzioni circa l’arredi sacri e comodi propri per lo divino culto del Sig.[nor]e. Tanto vero sarebbe necessaria una spesata non indifferente se volessero riparare ad un tale inconveniente. Lo che per essere vero ne ho formato il pre.[sen]te attestato sotto di propria mano ed in fede.
La stessa attestazione viene ripetuta da Don Saverio Bruno, Arciprete dell’Arcip.[reta]le Chiesa della Terra di Chianca in Prov.[inci]a di Principato Ultra, Diocesi di Benevento, essendo stato più volte in occasione di Festività nella Terra di Torrioni per aiutare a confessare, ed assistere alla solennotà della S.Messa cantata e processione, ho veduto con molta mia ammiraz.[io]ne essere quella Chiesa sprovvista all’intutto di Sagri arredi e comodi necessari per lo culto del Signore.
113. ASN, Processi della Sommaria, Pandetta II, Torroioni, Atti per il R.[everen]do D.Pietro Cecere Arciprete del Castello di Torrojoni à L’Uni[versi]tà di d.[ett]o Castello, vecchia numerazione n.96, n.2626, Fedi. E ancora da Pietro Cerere Rettore di Torrioni, 7 settembre 1786: Fò piena ed indubitata fede etiam cum Juramento, quatemus opus sit io qui sotto scritto Rettore Pietro Cecere della Reale Chiesa sotto il titolo di S.Michele Arcangelo della Terra di Torrioni Diocesi di Be.[neve]nto Provincia di Principato Ultra come avendo letto e calcolato il libro dello Stato dell’Anime viventi di questa Terra ho ritrovato che le famiglie ascendevano al numero di cento e dieci, oltre sei famiglie di vedue e che per essere ciò vero vi ho fatto la presente fede, e firmata di propria mano. Lo stesso Rettore aggiunge: avendo perquesito il libro de’ Battezzati, che nell’Archivio di questa Chiesa si conserva, dove ho ritrovato la presnte annotazione; videli ut ‘A dì 28 di Febrajo dell’an.[no] 1708: Io Tomaso Iannelli Rettore di questa Chiesa Parrochiale sotto il titolo di S.Michele Arcangelo di Torrioni ho battezzato un’infante nato lo stesso dì ad hore quattordici figliuolo di Luigi Ferraro e Vittoria Cennerazzo coniuge di q.sta parrocchia al quale si è posto nome Pietro Ciriaco. Il compadre è stato Carmine Nicoloro del Tufo figlio di Giacopo e Carmosina Cesana. La commadre è stata Sapia di Puccia di questa Parrocchia figlia di Cesare e Caterina Lepore ed in fede’.
114. ASN, Processi della Sommaria, Pandetta II, Torroioni, Atti per il R.[everen]do D.Pietro Cecere Arciprete del Castello di Torrojoni à L’Uni[versi]tà di d.[ett]o Castello, vecchia numerazione n.96, n.2626, Fedi. Nel documento d’archivio, segue la dichiarazione di Nicola Zarrella della Terra i Petruro, Casale di Montefusco, il quale, fede fatta con segno di croce, attesta che in d.[ett]a giurisdizione e tenim.[en]to vi sono molte massarie che vengono abitate nella maggior parte dell’anno, tanto da cittadini di questa Terra e quanto da possessori forastieri, ed in occorrenza li vengono somministrati i Santi Sagramenti dal rettore della Chiesa Rettorale di d.[ett]a Terra di Torrioni che in honore della verità... come ancora fò fede come in d.[ett]o tenimento di Torrioni da circa due miglia lontano dall’abitazione di essa Terra vi stà un Casale abitato dove si dice S.Paolo, il quale in ogni occorrenza deve andare à Rettore di d.[ett]a Terra ed am.[ministra]re li S.[an]ti Sagram.[en]ti non ostante le strade le scoscese valloni disastrose. Fa fede anche il sacerdote Don Pietro Ferraro a chi la presente spetterà vedere in riferimento alla cura delle anime di Don Pietro Cecere se li vede assai faticosa e disastrosa per essere divisa l’abitazione sud.[dett]a in più casali denominati Tuoro, Piedicasale, Cimacasale, seù Sagliocca, e San Paolo, questo Casale di S.Paolo sta sito e posto in confine di d.[ett]a giurisdizione lontano da questa abitazione da circa due miglia, strada montuosa, scoscesa e assai disastrosa.
115. ASN, Processi della Sommaria, Pandetta II, Torroioni, Atti per il R.[everen]do D.Pietro Cecere Arciprete del Castello di Torrojoni à L’Uni[versi]tà di d.[ett]o Castello, vecchia numerazione n.96, n.2626, All’Ill.[ust]re Marchese Sig.[nor] D.[on] Angiolo Cavalcanti Stettab.[il]e Luogot.[enent]e della Regia Cam.[era]a della Sommaria. Fogli 21-22. Il Procc.le della Venerabile Parrocchial Chiesa del Castello di Torrejoni, e per essa dell’attual Parroco, supplicano, l’espone, che in d.[ett]o Castello sotto il dì 8 7bre del passato anno 1784. Si convocò un irregolare Parlamento per lo stabilimento della congrua conciliare in luogo delle solite decime sagramentali a beneficio del Parroco, suo P.[rin]cipale, a cui con decreto de’ 9 xbre d.[ett]o passato anno 1786 da questa Regia Camera si è dato esecuz.[io]ne. Questo decreto non può regere perchè il Parlamento non è fatto nelle forme legittime, essendosi annessi i soliti banni precedenti connl’individuazione della causa della sua convocazione; anzi si vede in esso intervento un piccol numero di persone per lo più figli di famiglia, quandochè gli abitanti di d.[ett]o Castello ascendono al numero di 630, fol.14, ed i Capofuochi che formano le famiglie ascendono a 116, fol.15. Quindi non può sostenersi un Parlamento formato da 36 individui furtivamente raccolti dal Sindaco, dovendo in ogni Parlamento intervenire almeno due terzi di vocali. Oltrechè in d.[ett]o Parlamento la Risoluzione non corrisponde alla proposta, mentre in questa si dice volersi assegnare la congrua, e si conchiude, che ciò si faccia ad arbitrio di q.[uest]a R.[egi]a Cam.[er]a, la quale col suo decreto avendo dato esecuzione ad un Parlamento di tal fatta non ha con certezza determinato ciò, che al suo Pri.[ci]p.[a]le si dea per tal titolo ed i decreti ricevuti son tutti nulli. Aggiungasi che al Pri.[nci]p[a]le del Supp.[licant]e si dea il Coadjitore che specialmente si è dimandato, e su cui la R.[egi]a Cam.[er]a niuna provvidenza ha dato. Costa da documenti, fol.17 e 19, che gli abitanti di .[ett]o Castello sono per lo più uomini che hanno le loro abitazioni disperse in campagna, dove spesso conviene, che il Parroco vadi ad amministrare i sagramenti, ed a prender cura delle anime. Or tutto ciò riesce difficile al solo Parroco, a cui perciò è necessario un coadjutore, anche nè così, ne’ quali il suo Pri.[nci]p[a]le può essere infermo, assente, o da altro legittimo impedimento detenuto: ed i Regali Stabilimenti non niegano a’ Parrochi i loro coadjutori. A questo coadjutore non può certamente dargli meno di d.sei al mese, dovendosi chiamare da straniero Paese, giacchè i due sacerdoti, che sono in d.[ett]o Castello, li uno per nome D.Pietro Ferraro è decrepito di anni 80, fol.16, nè è in istato di amministrare i sagramenti; l’altro per nome Ciriaco Zojana è del tutto insufficiente a tal carica, a segno, che all’ufficio di Parroco è stato necessitato assumersi il suo Pri.[nci]p[a]le, che è della Terra di Petruro, fol.11. Finalmente costando da’ documenti fol.12 e 15, che la sudd.[ett]a Parrocchia ha bisogno di molte Rifazioni, e mantenimento, non possono bastare annui d.30, mentre questi si devono intendere dati per formare arredi, cere, ogli, ed altro, che necessita per lo culto divino. Atteso tutto ciò, ed altre cose dedotte in una lunga istanza fol.7 ad 9 ricorre da V.S., e la supplica ordinare al Sig.[o]r Presid.[en]te Commesso, che del citato decreto di Exequatur Parlamentum ne facci parola in R.[egi]a Cam.[er]a in luogo di restituzione in integrum e l’avrà ut Deus.
116. ASN, Processi della Sommaria, Pandetta II, Torroioni, Atti per il R.[everen]do D.Pietro Cecere Arciprete del Castello di Torrojoni à L’Uni[versi]tà di d.[ett]o Castello, vecchia numerazione n.96, n.2626, Fede del Dottor Luciano Catemario. Altra lettera, all’Illustre Marchese, è ai fogli 23-24. Il Procurat.[or]e dell’U’nità di Castel Torrioni, supplicando umilmente l’espone, che avendo il Paroco della d.[ett]a Terra domandato la manutenzione nel quasi possesso dell’esaz.[io]ne delle Decime Sacramentali, ottenne ordini diretti all’Udienza Pr.[incipa]le, acciò avesse questa verificato, e fatt’osservare il solito. Notificati tali ordini alla Pri.pale del Comp.[eten]te, questa convocato legittimo Parlam.[en]to stabilì la congrua da somministrarsi al Paroco, avendo pre.nte il R.le Dispaccio del 1772; col quale si ordina, che in simili casi si assegnassero duc.130., de’ quali dovessero duc.100 cedere in beneficio del Paroco, e duc.30 servissero per lo mantenimento della Parocchia. La copia di un tal Parlam.to fu p’utata presso gli atti, e se ne domandò per parte dell’Unità l’esecuzione. Ci si oppose il Parroco, foggiando mille vane, ed insussistenti pretenzioni, ed eccez.ni, fol.7. Ma dalla R.a Cam.a si stimò di ordinare il Seg.te decreto: Exequatur Parlamentum, fol.11.
117. ASN, Processi della Sommaria, Pandetta II, Torroioni, Atti per il R.[everen]do D.Pietro Cecere Arciprete del Castello di Torrojoni à L’Uni[versi]tà di d.[ett]o Castello, vecchia numerazione n.96, n.2626, Lettera dell’Attuarius Emmanuel M.Cerrone, 28 Febbraio 1787. Avverso di tal troppo giusto, e regolare decreto si è per parte del Paroco prodotto il gravame della restituzione in integrum, fil.21, rinnovando quelle med.e pretenzioni, ed opponendo quell’eccez.ni stesse, che dedusse, ed oppose nella divisata ma p’ma istanza, fol.7., e che ben discusse, e poste a disamina nella R.a Cam.a non ebbero in verun conto luogo. Si è opposta l’illegittimità di quel Parlamento, che fu celebrato con tutte le forme solite e consuete di quel comune, e che per legittimo l’ha sempre avuto avuto la R.a Cam.a, non ostantino l’eccez.ni oppostesi per parte dell’Arciprete. Reputasi incerto il decreto della Reg.a Cam.a, ad oggetto che nel Parlamento non si stabilì il quantitativo della congrua. Se letta si fosse bene la copia del Parlamento sarebbesi a chiare note veduto, che l’Unità nello stabilire la congrua venne a fissarla a duc.130. Di vantaggio si è preteso che dalla Unità si fossero pagati almeno duc.6 al mese per lo coadjutore, di cui dice averne di bisogno il Parroco, ed altre quantità per le riparaz.[io]ni, e pe’ lo mantenim.to della Parrocchia. Troppo provvidm.[e]nte il Re Nostro Signore ha stabilito, che per lo mantenimento della Parocchia bastassero i duc.30 annui, e sotto nome di mentenimento va compreso tutto il bisognevole per la Parrocchia, e con ciò anche la spesa, che occorre per lo coadjutore; e per le ripa.[ra]z.[i]oni. E poi il comodo di essere aiutato nella carica, che il Paroco solo dovrebbe dissimpegnare, riguarda il dì costui favore, onde per legittima illaz.[io]ne deve sentire l’incomodo della spesa che porta seco un tal ajuto. Di più ha il Paroco, oltre della congrua molti altri emolumenti, ed il jus della stola. A questo si aggiunga che la p.nte Unità è una delle Unità meno popolate delle altre, essendo composta non più che di 600 persone, ed è la più povera, che vi sia nel Regno; onde non presuma il Paroco che l’Unità col secondare la di lui brama voglia ridursi in patrimonio. Poteva molto bene ella nello stabilire la congrua fissarla assai minore di duc.130 annui, attenta la bassezza del di lei patrimonio; ma per far cosa grata al suo Pastore, non ha voluto dipartirsi dagli Ordini Reali del 1772., nè questi solam.[ent]e si ordina che la congrua per lo Paroco, ma col mantenimento per la Parocchia non sormontasse i duc.10 annui. Finalmente si sono per parte del Paroco Jutate alcune ultronee fedi fol.12 ad 20, formate sì da lui, che da alcuni suoi dipendenti, i quali sono naturali di altre terre, cioè Petruro, e di Chianca, e per conseguenza niente intesi degli affari dell’Unità di Torrioni. Non occorre perciò, che si dimostri quanto voglia possono meritare in giudizio tali fedi. Tali eccez.[io]ni proposte ora per parte del paroco in grado di gravare, furono prodotte altra volta in una ben lunga sua istanza, e meritarono, che dalla Reg.a Cam.a non si fosse loro dato retta, perchè prive di appoggio. E perchè attente tali ragioni dell’Unità incumbe alla med.[esi]ma l’ordinanarsi dalla Reg.a Cam.a; non esse deterendum restitutioni in integrum, e che nello stesso tempo si ordini rotarsi nello stato discusso il Parlamento di sopra mentovato, e finalmente si inibisca l’Udienza Pri.[nci]p[a]le, acciò non proceda per l’osservanza del solito riguardo all’esaz.[io]ne delle Decime. Ricorre perciò il supp.[lican]te da VS., e la supplica degnarsi ordinare, che il Sig.r Preside.te Commiss.o nel tempo di far parola in R.a Cam.a della prodotta restituz.[io]ne in integrum, riferisca anora le cose contenute nella p.[resen]te supplica, e l’avrà a grazia sp.[ecia]le.
118. ASA, Intendenza, Chianca. Lettera all’intendente del 24.4.1844. Il Comune di Chianchetella, uno dei più meschini della provincia per numero di abitanti, per finanza e per la sua posizione topografica, per non dimenticare che oggi vanta il suo camposanto, in atto e menato a fine con pù alti sforzi dell’amministrazione, opera cotanto necessaria per il pio luogo solennemente benedetto il 25 aprile, giorno sagro al glorioso San Marco Evangelista Protettore del paese. L’economo curato del luogo investito di facoltà della Curia Arcivescovile di Benevento, adempì al Santo ministero. Fu limitata la pompa [magna], ma fu sommo il contegno e la pietà del popolo, che tutto invero raccolto assistè all’angusta cerimonia...
119. ASA, Intendenza, Chianca. Lettera del primo eletto, 18.9.1856. Il comune di Chianca si fece approntare anche un progetto d’arte per la novella strada fatta eseguire dall’agrimensore Don Ignazio Cecere (idem, lettera del sindaco Carlo Nardone). Furono quindi effettuate le perizie il 12 settembre del 1857 che attestavano lo stato attuale della strada detta Carrera (lettera del 23.4.1858) allorquando i decurioni del paese si portarono si portarono nel luogo detto Giardino per lo stato di via Carrera. Fu quindi redatto i progetto della strada da sostituirsi a quella e della strada detta Porta del Giardino, mettendosi capo le due accennate strade (idem), in quanto era diventata impossibile la circolazione per argilla, frane, fossi, punti troppo stretti addivenendo così al progetto finale della strada che si vuol sostituirsi alla Carrera. Si trattava in effetti di diversi lavoretti a farsi, cominciando col riempimento cofani di pietra alle donne che ebbe il suo costo (verbale di perizia dell’agrimensore Ignazio Cecere del 12.9.1857) illustrato in una mappa a colori del 1856 (ASA, Intendenza, Busta 385, fascicolo 1443). Che anche la strada di sotto del paese (lettera del 10.12.1858) fosse diventata impraticabile lo dimostrano anche i periti esperti Antonio Di Giovanni e Giustiniano di Bianco. Un tratto importante che mena in Montesarchio, Altavilla, Avellino, Ceppaloni, Benevento ed altri comuni della provincia. In particolale, sotto, ai molini di Chianca, trovasi perfettamente sfondata dal livello della sua antica pianezza... rovinata dagli impetuosi alluvionali torrenti (lettera del 10.12.1858), portando via materiale dalla strada nel fiume Sabato (perizia controfirmata da Carmine Ievolella sindaco il 10.12.1858). Si tratta della traversa che andava dai molini di Chianca al ponte presso Chianchetella, come scrive l’Intendente al Ministro (lettera del 21.3.1844).
120. ASA, Intendenza, Chianca, Lettera del 26.8.1859 e Lettera del ministro Pietro d’Urso. La duchessa però aveva anche il problema degli avanzi del palaggio che fu del duca di malvito in questa comune in quanto minacciano rovina con pericolo sicurezza pubblica (lettera del 3.3.1841). Da qui l’intimazione del comune al rappresentante degli eredi per restaurare l’edificio fra un determinato numero di giorni, che in contrario sarà demolito dall’Autorità Pubblica a spese degli eredi. Del resto di soldi ne avevano anche perchè, la possidenza che godono in questo comune, cioè Molini, Terreni e Casamenti di fatto e riserba del solo Palaggio per quella stessa che sono abitavili vi dimora il signore Don Antonio Zaza Napolitano per cui non vi sono persone che rappresentano li eredi (lettera del sindaco di Chianca Angelo Pizzella all’intendente il 3.3.1841). E il 22.3.1841, in questo anni, ne ho veduto rovesciate l’altra parte: sul motivo che la duchessa D. Beatrice Perrelli vidua dell’estinto S.Duca ed attuale padrone del sudditto stabile si deve intimarsi per riparare o demolire dette fracassate mura, trovasi a domiciliare in Napoli strada Nicandro, palazzo Bagnuolo, n.18, 1° Piano, la quale altro non tiene ed abita nella parte alquanto sono del cennato palaggio che il napolitano S.D. Antonio Zaza (lettera del supplente giudiziario Francesco Majatico). Risponde la duchessa di Malvito Perrelli: Signor Intendente, / la veterana amicizia e ancorchè che ò di lui, mi rende ardita e .... tra le mie proprietà che posseggo è nel comune di Chianca quel ex feudo di mia famiglia, avvi quello di avervi un gran palazzo baronale in mediocre stato. Un proprietario di colò a nome Giuseppe Cecere mi à fatto tante le premure per divenire alla compra di tal fabbrica coll’offrire somma così tenua che non varrebbe pagare neppure un basso à cercato presto intrigo, e massime in quei paesi che un massa[ro] potente può ottenere dagli agenti comunali suoi dipendenti li fu [fatto] credere che il detto palazzo minacci in un lato di crollare, nel mentre un’accertare di essere ciò un mendiccio, io vi tengo ad abitare molta gente, e tra le altre il S.D.Antonio Zaza di qui con la famiglia...vegli repressa la calunnia ordita da spirito di partito. Da Altavilla, il 23 giugno del 1843, il consigliere distrettuale Ferdinando Capone scrive: mi sono portato con il mastro muratore e ha visto che trovasi le volte dell’interno della casa fessa... e la torre... crollate. Il 20 maggio del 1853 si vuol costruire una pubblica fontana, e il comune manda a fare una perizia da Pasquale Zarrella di Chianchetella perchè scarsissima all’indutto di acque (lettera del 10 settembre 1853). Vertenza del 4 gennaio 1857 del comune contro Raffaele Troisi e Francesco Bianco perchè avrebbe eseguito fabbriche nel suolo comunale (lettera del 1857).
121. Paesi che si preparano ad essere amministrati da consiglieri provinciali non sempre della zona: il cavalier Serafino Soldi (1861-62), il cavalier Michele Melillo (1861-78), Francesco Petrilli (1866-67), Carlo Telesi (1867-68) il dottor Serafino Grillo (1868-73), il commendator Donato Di Marzo (1873-95), il cavalier Francesco Zampari (1878-85), il cavalier Paolo Anania De Luca (1885-95), il cavalier Pasquale Freda (1895-99), il cavalier Felice Urciuoli (1895-1901) e il cavalier Federico Mazzarelli (1899-1901). Sono gli eletti in quegli anni a reggere le sorti del Mandamento di Montefusco di cui Torrioni faceva parte insieme a Chianche, Chianchetelle, San Pietro Indelicato, Montefusco, Petruro, Pietradefusi, Prata di Principato Ultra, Santa Paolina e Tufo.
122. Questo il testo della lunga lettera-elenco dei censi dovuti dai Torrionesi possessori di territori in Tufo, seguito dalla descrizione dei 14 termini da cui si evince l’esatta posizione dei termini fra la Giurisdizione di Torrioni, la Giurisdizione di Tufo e le altre.
ASNA, Catasti Onciari, Tufo, L’Ecc.[ellentissi]mo Sig.[no]r D.[on] Pasquale Conte Piatti Marchese del Tufo Barone di Torrejoni, patrizio beneventano privileggiato napolitano Ill.[ustr]e possessore di questa T.[err]ra del Tufo, e Castello di Torrejoni... Censi seu annui redditi si esiggono da particolari di Torrejoni per concessione di territori in pertinenza del Tufo, come distintamente si descrivono ut infra, vol.4778:
Giuseppe Lepere, per un terr. sem. à alberi vitati in luogo detto in Piano, once 3.2 e 1/2
Giacchino Lepere, per un teritorio seminatorio arbustato in luogo detto in Piano, once 12.29
Angiolo Oliviero di Carlo, per un territorio seminatorio con vigna in Piano, once 3.18 e 2/3
Francesco dell’Abbate, seminatorio a S.Stefano, seu Vallo dell’Asino, once 7.13 e 2/3
Andrea dell’Abbate, per sem. con alberi a S.Stefano seu Vallo dell’Asino, once 13.11 e 5/8.
Domenico Lepere, per un territorio seminatorio ed arbustato a S.Stefano, once 18.20
Michele Di Vito, per seminatorio con piedi di Noci in un luogo detto Capanaro, once 0.20
Matteo di Vito, per un territorio seminatorio a Torre de Lento, once 0.4 e 1/2
Pietro di Vito, per un territorio seminatorio ed arbustato nel luogo detto S.Stefano, once 0.22
Giovanni di Vito, per un territorio seminatorio a Torre de Lenti, once 0.1/2
Nicolò di Vito per un territorio seminatorio a S.Stefano, once 1.10
Giuseppe Sarracino di S.Angiolo à Scala, per un 1 e 1/2 tom. di sem. a S.Stefano, once 0.25
Felice Barone di Ceppaloni, per 1 tomolo a S.Stefano, once 0.20
Crescenzo Zoina, per un territorio seminatorio ed arbustato a Capo Nero
più un territorio seminatorio a Vallo dell’Asino, once 5 + once 1.15
Giovanni Centrella, per seminatorio co’ alberi vitati a Vallo dell’Asino, once 12.24
Francesco Zoina, per un territorio seminatorio ed arbustato a Vallo dell’Asino, once 0.16
Pietro Zoina di Monte Rocchetto, per seminatorio ed arbustato a S.Stefano, once 0.25
Pietro Oliviero, per un territorio seminatorio ed arbustato a La Pagana,
più un terr. seminatorio a La Pantana, once 1.2 e 1/2 e once 1.20
Sabbato Oliviero, per un territorio seminatorio a La Pantana,
più un sem. ed arbustato a La Pagana, once 1.20 e once 1.22 e 1/2
Crescenzo Oliviero, per un territorio seminatorio ed arbustato a La Pagana,
più un territorio arbustato a La Pantana, once 1.2 e 1/2 e once 1.20
Bernardino Avella, per 1 e 1/2 tomolo di sem. ed arbustato a La Pantana, once 0.22 e 1/2
Angelo Garofalo, per misure di territorio seminatorio a Li Marianielli,
più una vigna a S.Stefano, 2 territori seminatori a Capanaro,
sem. di 1/2 tomolo a Capanaro che confina da capo via Pub.[blica],
da piedi Angelo Zarrella, once 0.26 + 0.6 e 1/2 + 0.5 + 0.15 + 0.10
Antonio Cennerazzo, per un territorio seminatorio con viti a La Pagana, once 2.17
Donato Oliviero, per un territorio seminatorio ed arbustato a S.Stefano, once 8.23 e 1/2
Carmine Oliviero, per un territorio seminatorio ed arbustato a S.Stefano, once 8.23 e 1/3
Nicola Sabbato [Eredi di] per un territorio seminatorio ed arbustato a S.Stefano, once 16.20
Lorenzo Centrella, per un terr. seminatorio ed arbustato a Li Manganielli, once 1.22 e 1/2
Simone Iommazzo, per un territorio seminatorio a Capanaro, once 0.20
Nicola Oliviero, per un territorio seminatorio a La Pantana, once 1.21 e 1/2
Nicola Saracino, per un territorio seminatorio in Piano, once 0.10
Chiesa Parrocchiale di TorreJoni, per un terr. seminatorio a La Pagana, once 3.7 e 1/2
Lorenzo Lepere, per un territorio seminatorio a Li Pellegrini, once 0.20

[Sono in tutto] once 2140.11 e 5/12

Si notano l’infrascritti Corpi Feudali, ch’esso Signor Conte D.Pasquale Piatti Marchese del Tufo, e Barone del Castello di Torrejoni, possiede in q.[ue]sta sud.[dett]a T.[err]a, e sono, cioè:
- Il Molino
- Le Prime e seconde cause
- Il Jus Scannagi
- La Taverna con Passo in tutto il terr.[ritori]o, però in un sol luogo si deve pagare
- Il Forno
- La Mastrodattìa civile, criminale e bagliva
- Il Palazzo Marchesale, col suo rivellino, e giardino attorno, con magazzino, dove si ripongono le vittovaglie che si raccolgono nel feudo, che gli servono per uso proprio
- Il ter.[ritori]o nominato Li Limiti
- Il ter.[ritori]o d.[ett]o S.Lucia, e Bosco del Serrone
- Il ter.[ritori]o d.[ett]o La Mela, e S.Paolo
- La vigna d.[ett]a A Chiaviniano
- Il ter.[ritori]o d.[ett]o La Corte di Giovan Farina per uso del Molino
- Fida delle Capre e Pecore ed altri animali forastieri fiscali in d.a Terra
- Grani sei per ogni fuoco nella medesima Terra
- Il Giardino sopra La Taverna
- Il Cappone il giorno di Capo d’anno tenuto dare l’Uni.[versit]à all’Ill.[ustr]re Sig.[no]r Marchese p.[rese]nte
- Il Jus p.[atro]nato dell’Arcipretura
- Il Jus p.[atro]nato della Chiesa Arcipretale
- Il Jus di eligere [i sindaci] due delle quattro persone nominate in Pubblico Parlamento per Eletti, Sindaci dell’Uni.[versi]tà sud.[dett]a
- Il Jus proibendi [sul vino] nel mese di agosto à cittadini di vendere vino, avendo egli solo la facoltà di far vendere il vino a minuto nella sua cantina
- Balchiera col pargo
- E’ tenuta l’Uni.[versi]tà del Tufo a far esigere li redditi ch’esso ecc.mo Sig. Marchese tiene in S.Paolina, che sono docati [ ] come dal relevo che da nel S.R.C.
- Esigge ogni anno da S.E. il Sig. Principe della Riccia per l’appoggio della Palata nel fiume Sabbato in giurisdizione dl’esso Ecc.mo Sig. Marchese annui docati trenta, come dallo strumento rogato dal Mag.[nifi]co N.[ota]r Salvatore Palombo a 8 luglio 1733.
Si nota come i confini della Giurisdizione del Tufo, sono l’infrascritti quattordici termini lapidei posti nell’anno 1716 dal R.[egi]o Tavolario Mag.[nifi]co Antonio Piatti coll’intervento del Regio Consigliero Andreasso Commissario in quel tempo, come appare dagli atti in Banca del Mastrodatti allora in Napoli, oggi Bova scrivano, comincia tal Giurisdizione [del Tufo] al Ponte delle Tavole di Prata sulla Tea, e sale per la strada pub.[bli]ca che divide la Giurisdizione del Tufo, e [la Giurisdizione di] Castel Muzzo, e tira via via sino alla Fontana di S.Lucia, ed ivi stà il p.[ri]mo termine lapideo distante da d.[ett]a fontana da sopra la strada palmi sessantaquattro in c.a che divide le Giurisdizioni del Tufo e Castel Muzzo; [/]
il secondo termine stà piantato in Fontana Tea, nel principio della viocciola, che sale sul Montetto, dove stà edificata la Massaria di Giacom’Aniello Zuzzolo, ed all’incontro di d.[ett]o termine, vi è la via che cala al Ponte di Zeza. [/]
Il terzo termine stà posto in puntone dove si incontrano due vie, e proprio nel punto dove si dice Cappella di Sette Grani, e quivi termina la Giurisdizione di Castel Muzzo, e comincia quella [detta Giuridizione] di M.[on]tefuscolo e S.Paolina; [/]
Il quarto termine stà posto nella Callina, dov’era la Cappella di S.Felice; [/]
Il quinto termine stà posto nell’angolo della strada che da Torrejoni va a M.[on]tefuscolo, distante dalla Fontana nominata Zirfa, passi quarantadue in c.a frà due termini si camina Serra serra acqua pendente; [/]
il sesto termine stà posto nel luogo detto Il Sambuco, che dal d.[ett]o quinto termine camina strada strada. [/]
Il settimo termine stà posto sopra il Vallone di Cincipaglia, e fra questo ed il sesto termine, vi è la linea retta, che cala per mezzo un concavo territorio, ed in questo punto termina la Giurisdizione di Montefuscolo e S.Paolina e comincia quello di Cucciano; [/]
l’ottavo termine stà posto sopra un Montetto d.[ett]o Le Canfore per linea retta di sud.[dett]o termine, e proprio nel territorio che fù d’Angiolo Lepere. [/]
Il nono termine sta posto sopra una collina, e proprio nel luogo d.[ett]o Francomero, nel quale punto si uniscono fra gli altri, due territorij, uno di Rocco Melone, e l’altro del q.[uonda]m Cesare Ferraro. [/]
Il decimo termine stà posto in un crucifero pub.[bli]co e proprio nel luogo d.[ett]o Lo Pezzaco sopra il Montetto in mezzo di essa via a costo della quale vi sono due tronchi di castagno. [/]
L’undicesimo termine stà posto sopra la selva di Orsola Ferraro, che vi sono due alberi di castagno giovine, nelli quali per migliore dimostrazione, vi sono incise croci, e da sopra vi stà la selva de q.[uonda]m Vincenzo Severino di Altavilla, che resta in giurisdizione del Tufo, da dove poi la linea retta si cala al basso. [/]
Il duodecimo termine stà posto sopra la Fontana delle Mandre, non essendosi potuto mettere nel luogo della Fontana per esservi vicino un vallone, e proprio dove si uniscono i territorij del q.[uonda]m Orazio Macchia da un lato versa il Tufo, due partite di territorij una d’Angiolo Bianco e l’altra di Giulio di Pasqua, che restano in Giurisdizione del Tufo, e da questo seguita la linea per li confini de’ territori di Giulio di Pasquale sino alla sommità del Monte [detto Varvazzano]; []
il decimo terzo termine stà posto in d.[ett]a sommità del Monte d.[ett]o Varvazzano, dal quale si cala la linea verso basso; [/]
il decimo quarto ed ultimo termine stà posto nel luogo d.[ett]o Lo Pezzaco di Mas[t].o Agnello, da sopra un piede di castagno vecchio, dove vi sta incisa una croce per maggiore evidenza, restando però d.[ett]o castagno in Giurisdizione di Toccanisi; come anche Il Pantano, che sta distante da d.[ett]o termine passi dieci in c.[ir]ca, e da questo ultimo punto descritto tira la linea retta, sino alla Fontana dell’Acqua Fresca, dove finisce la giurisdizione di Toccanisi e questa costantemente serve per termine e di là serro serro per quello era del fù Franc.[esc]o di Vito cala la via, che và a Petruro, e poi cala per sopra li Valli di Petruro, ed esce al Montetto, dove si dice il Termine Rotto, e di là cala sierro sierro sopra la via, che va a Petruro, che vi stà altro termine, e di sopra la linea esce al Vallone si chiama Recupo, da sopra il ter.[ritori]o di Giulio Capozzo e cala per d.o Vallone sino alla via pub.[blic]a, che và a Benevento, e sale per detta via sino a quello di D.[omeni]co Capozzo, che si piglia per la via vicinale, che stà da salto, ed esce dentro la vigna, che si chiama La Pera, seu La Pantana, ove sta posto altro termine, e di la esce alla via pub.[bli]ca che va al Ponte d’Arcone, e di la piglia serra serra del Boschetto, ed esce a Pietra Amara, che è avanti la Taverna di Altavilla d.[ett]a del Celso, dalla quale Giurisdizione [di Altavilla] l’Uni.[versit]à del Tufo s’incatasta dal Vallone detto Recupo, e viene via via sino al Montetto d.[ett]o Capanaro e cala per detta strada pub.[bli]ca sino a S.Stefano, e proprio dove stà il Parlamento dell’Eredi di Ferraro, e di là per linea retta al Parmiento delli Pasqua, e cala al Vallone, e poi sale li territorij di Gennaro di Vito, ed esce linea retta, e va sotto la Massaria di Paolino Aufiero, che resta in Giurisdizione del Tufo, e sale alla via pub.[bli]ca d.[ett]a di S.Paolo e per di là via via esce al Vallone d.[ett]o Salacino, sale per d.[ett]a via, d.[ett]a Le Profichi, ed esce al terzo termine dove si dice Cappella di Sette Grani, e da sotto resta la Giurisdizione del Tufo, e da sopra quella [detta Giurisdizione] di Torrejoni.
123. ASNA, Catasti Onciari, Tufo, Frontespizio, vol.4778. Nel Catasto seu Onciario formato per l’Unità di q’esta Terra del Tufo, giusta le reali istruzioni, nel quale sono tassati cittadini, forestieri, eccl.[esiasti]ci, chiese, e luoghi pij, principato nell’anno del governo di Nicolò Florio Sind.[aco] e Biaggio Grosso eletto dal 1741 in 42 e terminato nell’anno del governo di Angelo Izzo Sind.[ac]o e Franc.[esc]o Vicario eletto dal 1752 in 53.
124. ASNA, Catasti Onciari, Tufo, Forastieri abitanti laici, vol.4778. Le famiglie di forestieri sono due: quella del bracciale Alessandro Oliviero di 27 anni, con la moglie Teresa Lucenno di 24 anni e la figlia Angela di 3 anni, proveniente da Terrajoni; quella del bracciale Giovanni di Pierro di 40 anni con la moglie Angela Barile di 40 anni e i figli Pasquale di 9, Fortunato di 4 e Teresa di 2 anni. La famiglia torrionese di Alessandro Oliviero abita in casa propria sita nel luogo di Tufo chiamato Monnez.[zaro] e possiede 3/4 di terreno seminato e un paio di giovenchi che tiene alla società con Luca Petrizzi, pagando 2,20 once. La famiglia di Pierro, invece, abita in casa di Michele Genovese di S.Paolina e non possiede altro, vivendo colle sue proprie fatighe, pertanto paga 1,2 once e 10, solo per lo jus habit.[atio]nes.
125. ASNA, Catasti Onciari, Tufo, Forastieri non abitanti laici, vol.4778. Sempre a Tufo sono decine i torrionesi ufficiali non residenti, quindi considerati forestieri, cioè non abitanti laici, in quanto possessori di beni per i quali debbono pagare le once che riportiamo in parentesi. Si tratta di: Angiolo Garofalo (once 2,27 e 1/2), Angiolo Oliviero (once 0,12), Antonio Sabbato figlio di Nicola (1,20), Andrea dell’Abbate (4,48 e 1/2), Antonio di Vito (3,10), Andrea Cennerazzo (3,28), Berardino Avella (6), Ciriaco di Vito con tre terreni a S.Stefano e uno a Ripafavale (once 23,20), Crescenzo Zoina (4,15 e 2/3), Carmine Oliviero (1,5 e 1/2), Crescenzo Oliviero con la madre Angiola de Lo Franco (3,28), Carlo Romano (2,15), Domenico Lepore (0,20), Domenico di Vito (1,8), Francesco dell’Abbate (1,6 e 1/3), Francesco Zoina (4,14), Gioacchino Lepore (42,13 e 1/2), Giuseppe Lepore con territorio seminato arbustato e vitato a Piano (3,17 e 1/2), Giovanni di Vito (2,28 e 1/2), Giovanni Centrella (3,17 e 1/2), Gennaio Cennerazzo col territorio parte seminatorio e parte vitato a Padube (2,5), Lorenzo Centrella (3,7 e 1/2), Michele di Vito (0,5), Nicola Saracino (1), Nicola Oliviero (2,18 e 1/2), Onofrio di Vito con un territorio seminatorio con poche viti a S.Stefano (0,20), Pietro Oliviero (2,20 e 5/6), Simone Iommazzo (0,15) e Sabbato Oliviero (8,10 e 5/6).