Edizione cartonata CASERTA VINTAGE: Rocche, Case e Chiese di Casertavecchia

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un libro ricco di note e particolari inediti

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1. Giacinto De Sivo, Storia di Galazia Campana e di Maddaloni, scritta da Giacinto De Sivo, Napoli 1860. «Era lite fra il vescovo ed i cittadini di Teano contro i Sessani per un corso d’acqua deviato da questi; ed ebbero a litigare in Maddaloni, innanzi a un magistrato composto di tre giudici di Capua, due di Maddaloni, ed uno di Aversa, in presenza del gran Giustiziero. In presentia Domini Comitis Roberti Casertae, Apuliae et Terrae Laboris Magni Comestabili et Magni Iustitiarii, qui apud Magdalonum Curiam tenebat. Nobis Alexandro Joanne et Bartholommeo civitatis Capuae ludicibus, et Valeriano Aversanae civitatis Iudice, et Joanne et Donato Iudicibus Magdaloni in iudicio residentibus ec. La sentenza fu data a pro de’ Sessani che dimostrarono la concessione lor fatta da re Ruggiero dell’ acqua controvertita. Siamo inoltre da questo giudizio assicurati come a quel tempo, nella seconda metà del duodecimo secolo».
2. Crescenzio Esperti nelle sue Memorie ecclesiastiche della città di Caserta Villa Reale,
3. Ivi. «Come si legge nel libro di Ruth, al Cap. 14, che Booz avendo una lite con Echimelech andarono alla porta della Città, e ferono decidere il litigio da dieci degli anziani, o fiano giudici della Città». Il sedile fu ristorato da Conti della Ratta, perché vi era «l’impresa scolpita in pietra viva in tempo che io dimorava in Seminario allevo, ed il muro era intorno intorno di altezza d’una casa, ora l’hò ritrovato diroccato non so perché abbiano distrutto un monumento così prezioso per l’antichità, e per la nobiltà,onde pregherei gli eletti, e le prime famiglie della Città, che con permesso del nostro Re D. G., si mettesse in piedi il detto sedile, ed anche si rifacesse il Palazzo. Tanto più, che a molti forestieri, e quel che fa meraviglia, anche ad alcuni cittadini non l’è piaciuto ciò, che io ho detto nella prima parte delle Memorie Iftoriche di Caferta del sedile, e nobiltà di detta Città esistentino fin da primi Conti Longobardi; e per convincerli, e sodisfarli uopo è farli vedere, che ciò, da me sie detto sia patente verità, e lo dimostrerò col celebre argomento del sottile Scoto voluit, potuit, ergo fecit.
Fattosi il Castaldato di Capoa, e sottrattosi dal Principe di Salerno Guaiferio Landulfo il Vescovo, e fratelli come fcrive Erchemperto nel num. 28, a Guaiferio alienati sunt, cui sacramenta recentia dederant, præcipueque Landulfus. Questo morto, i nipoti, si divisero lo stato; videntes autem Nepotes illius depositionem, in unum collati, diviferunt inter fe sub jurejurando Capuam aqua distributione Pandonulfus Urbem Teanensem, & Casamirtam, Lando Berelais, Suessam, alier Lando Calinium, & Cajaciam, Atenulfus cæpit ædificare Castrum in Calvo n.40. Questi restarono Capua in comune per tutti, come vuole il Pellegrino, e il Pratilli nella Storia de’ Longobardi, il che ferono anche i Normandi, quando si divisero la Puglia, di Melfi.
«Vi è l’altra delli Giaquinti, dove vi fono due Iscrizioni.
La prima:
D. O. M.
Diva Marie Conftantinopolitane Hippolyta
Jaquinta hoc facellum erexit, ut in eo
Hoftia laudis offeratur ex teftamento
Julii Cafaris Jaquinti juris Confulti
Clariffimi fui Fratris cum dote
Totius hæretis in beneficium R.
Capituli Cafertani anno D. MDCXVIII.
L’altra:
Munere pro tanto exiguos perfolvit
Honores te duce qui triplici victor
Ab hofte fuit Julius aft animo
Manibus Soror Hippolyta implet
Flenfq; pium fratris ponere gaudet opus.
Sopra una fepoltura vi è quefta ifcrizione
Jacobus Calianus Phyficus fecit fibi,& filiis
Sepulcrum hoc, quod Faminis tantum inter-
dixit. anno MDXXXXII.
Altra
D. O. M.
Hortenfio Jaquinto utriufq. I. D. qui Patre V. 1. D. prudentiffimo, & Patruo in S. R. E. Ep. Telef religiofis mo cun&tifque Majoribus viris nobilib. perdignus virtutib. & ingenio floruit,annos vixit triginta Albericus Jaquint. patri fuo B. M. F. idem Pie Fratris, ac omnium fepulEtor: fuorum animab. confulens pro re divina fe mel in fingu. Heddomadas die Martis in illar: fuffragium faciend. de bonis fuis Alberici Hæredumq. Saor: aureos nummos quinque quotannis per omne vum huic ara conftituit MDLXXXX.
Avendo l’Ughelli portata dimezzata l’iscrizione al sepolcro del Vescovo Giacobbo, uopo è riferirla, come si ritrova:
Hic jacet corpus Dni Jacobi Ept. Cafertani, cuf.ata reqfcat i pace añ. Am.fub anno Domini MCCCLX. die Menfis Jão Pontificat. Sciffimi IX. patris & Dni Dni PP. año cuf. aña requiefcat i pace Am. Questo Pontefice fu Innocenzo VI.: l’ifcrizione fu fatta nell’anno 9. del di lei Pontificato.
Questo Sepolcro di Giacobbo, e quello del Conte della Ratta, sono di bravo artefice, massime nell’ornamento, che vi è di sopra che è fatto a modo di scala, simile a quello, che sta sopra la porta maggiore della Chiesa Metropolitana di Napoli.
Quefto Vefcovo concesse molte indulgenze all’altare, che stà accosto alla sua sepultura; come dall’iscrizione seguente:
Anno D.ni MCCCLXV.
Pontificatus Sciffimi in X. Patris, & Dñi Dñi Urbani divina providetia Papa V. año tertio die fundo menfis decembr. quarte ind. nos Jacobus Dei gra Cafta eps fundavim hanc Cappellam nräm quam conftrui fecim ad honor be. Dei, & fub vocabulo Sci Jacobi Zebedei, DS. on potentis Dei mifericordia meritis, & autte cofifi oñibus Xi. fidelibas hanc noftram Cappellam devote vifitantibus in die fefto ejufdem Bri Jacobi, nec non & in die dedicationis iftius nra Cappella, ac ecia, & in fingulis feftivitatibus Michaelis Archangeli patroni ejus Dña providentia majoris Ecclefia Cafertana quadraginta dies de injuncta panitentia mifericorditer in Dño relaxamus hanc indulgentiam concedentes perpetuis temporibus duraturam, & ex nunc ecia confirmamus quorumque prælatorum indulgentias huic ñra Cappella quocumque tempore concedentes, fimiliter in perpetuum duraturas. Amen
Credo che vi fii qualche abbaglio in quefta pietra; dapoichè l’ifcrizione vuole morto Giacobbo l’anno 1360., come dice, che fi fundaffe la Cappella nel 1365., forfi fu pofta la lapide dopo la morte; dipiù nel 1365. Urbano contava il quarto anno del fuo Pontificato, e l’indizione era tre forfi il copista doveva mettere quattro all’anno del Papa, e pose tre, ed all’indizione doveva metteré tre, e pofe quattro; fi è copiata l’ifcrizione in quefto foglio, perchè in quella dell’ Ughelli vi mancano molte parole».
4. Ivi.
5. Ivi.La rendita della Cattedrale è di docati cinquemila; la Parocchia esiste in detta Catredale, ed ave di rendità docati 300.
Ed ave insiemamente 474 perfone.
Buona parte de’ materiali più insigni apposti nella fabrica del Vescovado massime delle colonne, quali sono dieciotto nella nave di mezzo con capitelli con fogliami all’uso di Corinto, eccetto uno che è Dorico; nella Croce vi sono altre sei, man non intiere come le dieciotto; il pulpito è fatto alla musaica con bellissime colonnette di marmi fini quali cose furono trasportate da S.Maria a Galatia prese dall’antico Vescovado come scrive: il Parroco di S. Benedetto, quale cofa lo diffe Monfignore Schinofi in un Sermone di S. Michele, mentre io era Allievo nel Seminario. La Chiefa è lunga paffitelli 55. e larga 22. Li Canonici oggi fono 23. li quali in tempo dell’Ughelli erano diciotto, cioè il Decano; oggi Dottor D. Ignazio d’Errico di Cafolla. L’Archidiacono il Dottor D. Domenico Pallozzi della Città. Il Primicerio Dottor D. Michele Majelli della Torre. Canonico D. Donato Pallozzi della Città . Canonico Teologo D. Stefano Cutillo di Tuoro. Canonico Penitenziere D. Nicola Ammella della Torre. Canonico D. Matteo Forgione di Sala. Canonico D. Domenico Corvino del Mezzano: Canonico D. Giovanni Mazzarella di Briano. Canonico D. Sebaftiano Campanile della Torre. Canonico D. Matteo Uzzo della Città. Canonico D. Vitagliano Veccia di Puzzovetere. Canonico D. Michele Ricciardo della Città. Canonico D. Girolamo Gazzella di Puccianelli. Canonico D. Nicola. Aguito di Falciano. Canonico D. Fabrizio Viola della Città Vacante. Canonico Diacono D. Crefcenzo Valentino di S.Clemente. Canonico fuddiacono D.Antonio Giaquinto della Torre; oltre quefti vi fono altri Canonicati non ha molto fondati, e fono il Canonico Diacono D. Bartolomeo Calvano di Tuoro jus patronato iftituito da D. Giovanni Galaflo l’anno 1713. hà di rendita docati cento. Il Primicerio D. Girolamo Santoro di Cafanova jus patronato fondato dal Primicerio Dottor D. Geronimo Araldo di Limatula l’anno 1699. 4. Octobre. Rende docati 60. come per iftromento fatto per Notar Francesco della Porta. Il Canonico Presbitero D. Carlo Lionetti di Morrone jus patropato fondato dal Reverendo D. Pietro Ferri di Cafolla l’anno 1687. rende docati 200. Canonico Presbitero D. Nicola Giaquinto di Sommana Organifta eretto da Monfignor Schinofi l’anno 1724. e rende docati 30. Canonico Suddiacono D. Giovanni Uzzo eretto da detto Schinofi l’iftets’ anno 1724. rende docati 40.
6. Ivi. «Jofephus Schinofi Epifcopus Cafertanus ˜ ades Epife pales pene collabentes qua reftitutas, qua adauctas hinc ad Cathedralem_ufque perductas fecretiori aditù adeam referato Epifcoporum commodo addixit illine ulteriores ab occidentali plaga Aquilonem hinc inde Auftrumque versus amplioribus aulis, ambulacris, porticibufque cumulatas Seminarii Clericis defignavit tandem ne quid ad animi folatium deeffet Epifcopalis & Clericis praaltam hinc fpeculam paravit, ut profundius cogitarent fefe fpeculatores Domus Ifrael Domino cooptari anno MD CXXIII, e nella porta del Seminario vi è la fequente ifcrizione pofta rivoltata, ed in parte infranta, fdrufcita, dove fi rilevano quefte fequenti parole. Simoni culvia = fili pietate bene merenti qui vixit an Lu. M. IX. dies decem nummi ˜ Aperin. feliciffi Pius Pater, Pieris conjugi fecerunt.
Nella Città fono famiglie Civili. Li Canonici Pallozzi, la cafa di D. Giuseppe Ricciardi. La cafa di D. Vincenzo Giaquinto, e la Casa di D. Giovanni Uzzo.
7. A.Bascetta, Abecedario di Caserta, ABE Napoli 2023.
8. Gabriele Jannelli, Monografie storiche de principali comuni feudali di Terra di Lavoro, Volume 1. «Erano dunque nel 1113 due distinte chiese quelle di S. Martino e di S. Angelo; e tali rimanevano ancora nel Privilegio di Papa Alessandro 3.° del 1173 al capuano arcivescovo Alfano: In loco Marzanisi ecclesiam sancti Angeli, et ecclesiam sancti Martini. Anche nel 1370 continuavano a rimanere disgiunte esse due chiese, come da pergamena tuttora in archivio capitolare, da me veduta, dove sta notato: Terra ecclesiæ sancti Martini de Villa Marzanisii, in loco ubi dicitur a Landuni in dicta Villa. E non fu che qualche anno appresso che si ebbe ad abolire la Rettoria della chiesa di S. Martino, unendola all’altra di S. Angelo; giacchè nella Tassa delle decime dell’Arcivescovo Stefano della Sanità del 1375 si trovano esse due chiese nominate e tassate insieme sotto una sola Rettoria, così: Rectoria ecclesiarum sanctorum Angeli et Martini de Villa Marcianise in tarenis quatuor. Il chiarissimo Michele Monaco, illustrando il sopra recato passo della Bolla di Senne nel Sanctuarium Capuanum sotto la pagina 592, conferma tutto il mio esposto, scrivendo così: Hic videtur aliquid deesse, et meo judicio deesse SANCTI ANGELI DE MARCIANISE; nam istae quatuor ecclesiæ, scilicet sancti Cæsarii, sanctæ Julianæ, sancti Martini, sancti Angeli, omnes sunt in finibus Marcianisi.
Imo, ut apparet ex antiqua Tassa decimarum capuanæ civitatis et dioecesis anni 1375, ecclesia sancti Martini jam facta ruralis annexa fuit ecclesiæ sancti Angeli. Notatur enim in illa RECTORIA ECCLESIARUM SANCTORUM ANGELI ET MARTINI DE VILLA MARCIANISI IN TARENIS QUATUOR. Et in Privilegio Papa Alexandri III, quod concessit Alphano anno 1173, legitur: IN LOCO MARZANISI ECCLESIAM SANCTI ANGELI ET ECCLESIAM SANCTI MARTINI. Propterea ergo quando supra in hac Bulla dicitur EcCLESIAM SANCTI ANGELI IN LOCO Mancusi, non bene aliqua exempla habent IN LOCO MARTANISII: imo tanto minus bene habent, cum NOMEN MARTANISII SIT RECENTISSIME INTRODUCTUM, et in antiquis nonnisi MARCIANISI vel MARCIANESI legatur».
Cfr. Gabriele Jannelli, Sacra Guida ovvero descrizione storica artistica letteraria della chiesa. «Da’ Longobardi stessi, che tanta venerazione si ebbero verso il S. Vescovo Rufino, debbesi ritener fondato così gran numero di chiese ne’ diversi punti del regno. Due chiese grangie del Capitolo capuano, una presso il villaggio di S. Donato in territorio di Marcianise, e l’altra in Rocca di Mondragone, che è tuttora esistente, trovansi ricordate da tempi antichissimi sotto il titolo di S. Rufino. Altra era in Casolla diocesi di Caserta, altra in Venafro, una quinta in Campo di Rocca nella chiesa di Valva con annesso monastero de’ Benedettini, ed una sesta detta di S. Rufino in Rota in Apruzzo con simile attiguo monastero. Onde pure, verso la metà del IX secolo, il Longobardo Radipert Vescovo Volturnese, in vista di quell’omaggio che gli stessi suoi antenati avevano prestato a S. Rufino, facevagli costruire nella sua chiesa Cattedrale superbo altare, che rivestì d’argento con la più fina eleganza, testimone il marmo sepolcrale di questo Vescovo, nel quale vien benanco distinto S. Rufino col titolo di Esimio:
PERSPICUO ARGENTI NAM SACRUM ALTARE METALLO
RUFINI EXIMII STRUXIT IN OMNE DECUS.
Conforme a questo encomio leggesi pure nel vigente Breviario Capuano: Rufinus Episcopus, vir eximiae sanctitatis. Ed ancor dall’ Ughelli è detto il Santo magnae sanctitatis Vir».
9. A.Bascetta, Barulo, ABE Napoli 2023.

9. Esperti, Memorie, cit. Scrive l’Esperti: Si trova edificata la Città di Caserta sotto il grado 41. e minuti 17. di latitudine, e 16. e 50. di longitudine giusta le Tavole del Verenio Geog. gen.tom.2. sopra la sommità d’un Colle de’ Monti Tifati.
10. Istorica Descrizione, cit.
11. Esperti, Memorie, cit. Secondo l’Esperti i successori Arcivescovi non ne feroro motto di tale pretenzioni, massime il Cardinal Bellarmino immediato successore. Vi furono delle dispute, ma leggieri in tempo dell’Arcivescovo Bologna, e del Cardinal Caracciolo, il quale servendoli alcuni travi, e tavole per uso della propria Chiesa, ne fece domanda alla Città di Caserta, e gli furono concessi.
12. Esperti, Memorie, cit. A dire dell’Esperti la causa infinita fu ripresa da Don Mondillo Ursino, che, di tutta risposta, rinnovò il diploma del Feudo della Rocca con obbligarsi all’adoa, mettersi in corrente, e farsi rimettere l’attrassate, che mai si erano pagate dall’antecessori Arcivescovi; dal che si vede essere il detto diploma una carta inventata, e fittizia, non vera, come bene avvertì l’Avvocato di Caserta D.Giuseppe Maria in una Scrittura ben lunga data in luce a 15 di Luglio 1762 nella Banca di Girace presso lo Scrivano Perrei, Commissario Sig.D.Niccolò Caracciolo; ed altre rapportate in altra Scrittura. La causa dal Consiglio passò alla Camera perchè il Re, come padrone, e primo Cittadino di Caserta ave anche parte, ed interesse in detto monte; onde credo che non averanno più spirito gli Arcivescovi di Capua di suscitare così lunga causa.
13. Esperti, Memorie, cit. Tantomeno il suolo, scrive l’Esperti, presentava terrapieni, che d’estate s’infuocano; ecco perchè, anche d’inverno, è nero sopra e rosso sotto, lasciando che i tenui raggi diano il giusto calore e d’estare il rossiccio eccedente non riscaldi la superficie.
14. Esperti, Memorie, cit. A dire dell’Esperti, le acque non debbono avere sapore alcuno, dapoichè dove vi ha sapore, uopo è, che vi sieno delle particelle d’altro elemento…
A dire dell’Esperti i quattro flussi d’acqua. Il quarto flusso di acqua sorgiva, per volere di Re Carlo, fu portato nella Torre per servizio non solo del Real Palazzo, che de’ Cittadini. Il che fu eseguito con celerità, ed economia dal vigilantissimo Intendente del Reale Stato di Caserta Cavalier Neroni.
15. Felici M.. Cfr De’ Sivo G., Storia Pugliese. Così la lapide: d.o.m. / joseohus schinosi episcoparum minimus / peccatorum maximus / conscius sibi / solum superasse sepulcrum / vivens / hoc ciniri suo paravit / a.p.v. mdccxvi / obit die xiv septembris / nd / mdccxxxiv. Esperti, Memorie, cit. Ma io avverto dippiù, scrive l’Esperti, che la nostra Città sta situata tra il nascere, e tramontare del Sole d’inverno, il che molto più giova. Cfr. ASN, Catasto Onciario S.Maria Maggiore, oggi Santa Maria a Vico. Esperti, Memorie, cit. Un compito delicato, quello dei nobili-amministratori, atteso che le entrate erariali di Caserta, cioè l’Erario della Città, si ricava da molti corpi stabili, ma fra gli altri vi è il pascolo de’ forastieri nelle montagne, la mortella, alcuni censi di dette montagne, la Bagliva, alcuni capitali, le Gabelle sopra il Vino, e pure il jus prohibendi delle botteghe de’ comestibili, e le Dogane per la vendita delle Farine, le quali cose tutte ascendono al numero di ducati undecimila in circa, i quali servono per gli pesi, ed altro. Degli Eletti ne abbiamo riscontro presso il Parroco finalmente di S.Benedetto, che li dà il nome di Tribuni della plebe.
16. Ecco la lettura della scritta sul coperchio del sarcofago: + hic jacet corpus domini jacopi episcopi casertani / cujus anima requiescat in pace amen / sub anno domini mccc – lx die… m… ind… / pontificat scissimi in x patris et d.ni – d.ni pp…. anno.
17. ASN, Catasti Onciari, Pietrastornina.
18. Bascetta A., Mugnano nel 1754. 1°- La Terra di Lavoro.
19. ASN, Catasti Onciari, Caserta. Per le Chiese parrocchiali citate in un primo elenco del Catasto di Caserta dove vengono definiti ecclesiastici di tutti i luoghi pii V. NOTE SU CHIESE, ECCLESIASTICI, VEDOVE E FORESTIERI in Appendice documentaria.
20. ASN, Catasti Onciari, Caserta. Per l’elenco conclusivo delle chiese e degli ecclesiastici riportato nel Catasto V. NOTE SU CHIESE, ECCLESIASTICI, VEDOVE E FORESTIERI in Appendice documentaria.
21. Bascetta A., Carolineo dei Franchi, Carovigno dei Normanni, cit.
22. Bascetta A., Mugnano nel 1754, cit.
23. ASN, Catasti Onciari [Casali di Napoli], Vico Equense.
24. ASN, Catasti Onciari, Caserta. Elenco di vedove, vergini e bizzoche. A Casolla, invece, mentre si ripetono due donne omonime, Anna Regale vedova e Anna d’Agostino vedova, si elencano il forestiero Antonio Corsi napolitano, Giovanni di Vito o Vico clerico, Cristofaro Maria napolitano e Giacomo Goffritello napolitano. Tre invece i forestieri di Poccianello: Andrea Petriccione napolitano, Andrea Fiorillo napolitano e Bartolomeo Lagnese forastiero, mentre a Santa Barbara, oltre le vedove, compare solo Francesco Pulcharelli napolitano. Leggermente diversa la situazione a Toro dove i forestieri citati, fatti salvi Domenico Giannettasio del fu Sebastiano abita in Napoli, Liborio Vascone, Giacomo Lieta napolitano e Domenico Giuseppe Faviere napolitano, sono dei notabili trascritti con il titolo di Don. Si tratta di Don Giuseppe de Simone napolitano e Donna Maddalena della Ratta.
25. ASN, Catasti Onciari, Caserta. Repertorio de’ bonatenenti forastieri e vedove e zitelle del Quartiero della Città.
26. ASN, Catasti Onciari, Caserta. Per il Reperto delle vedove, zitelle, bizzoche e privilegiati. [Città di Caserta] V. NOTE SU CHIESE, ECCLESIASTICI, VEDOVE E FORESTIERI in Appendice documentaria.
27. ASN, Catasti Onciari, Caserta. Per il Repertorio de’ bonatenenti forastieri e vedove e zitelle del Quartiero della Città. Questi i forestieri rielencati nell’indice, per le vedove e le zitelle rielencate nell’indice, per i fuochi (capifamiglia forestieri) di Caserta, per i Bonatenenti ecclesiastici forastieri, per i Bonatenenti secolari capoani e per Bonatenenti ecclesiastici capoani: V. NOTE SU CHIESE, ECCLESIASTICI, VEDOVE E FORESTIERI in Appendice documentaria.
28. Bascetta A., Il Tesoro del Marchese Amoretti. Quando ogni anno, fra Summonte e Capriglia, passavano gli erari dell’esattore, in genere prima della vigilia di Natale, si rinnovava il rito della raccolta delle olive, poggiandone un pugno su una cuscinella di tela per poi schiacciarle.
29. Bascetta A., Mugnano nel 1754, cit.
30. ASN, Catasti Onciari, Caserta.
31. ASN, Catasti Onciari, Alessandria del Carretto. Trascrizione di Ettore C.Angiò.
32. ASN, Catasti Onciari, Caserta. Frontespizio.
33. ASN, Catasti Onciari, Caserta. Frontespizio. Catasto generale della Città di / Caserta / diviso in sei quartieri nominati cioè / Quartiero della Città al num.1688 / Quartiero della Torre al “[num.]1351 / Quartiero di S.Clemente al “[num.]1 / Quartiero di Toro al “[num.]766 / Quartiero di Casolla al “[num.]1032 / Quartiero di Poccianello al “[num.]460 / Con li seguenti volumi / Volume dell’Ecclesiastici al num.1 / “[Volume] De Bonatenenti Forastieri al num.191 / “[Volume] Delle Vedove e Zitelle al “[num.]209 / “[Volume] De Fuochi di Caserta e figli de fuochi abitano altrove al num.245 / “[Volume] De Bonatenenti Ecclesiastici Forastieri n.252 / “[Volume] De Bonatenenti Capuani num.273 / “[Volume] De Ecclesiastici Bonatenenti Capuani num.313 / Tutti con loro repertoi / posti nel principio del libro / e detti foliarij contengono anche l’once di ciascuna persona / e le cedole de Deputati e stimatori / formato in quest’anno / 1749.
ASN, Catasto Onciario, Caserta. Repertorio [dei quartieri] Terra di Lavoro / Caserta [seguono i nomi dei capifamiglia per quartiere e casale, escluso vergini, bizzoche, vedove, bonatenenti, ecclesiastici, etc.] /
– Quartiero di Poccianello [n.358]: Poccianello [n.98] Briano [n.170] Alifreda [n.13] Ercole [n.77]
– Quartiero della Città [n.233]: Città [n.77] Sommana [n.28] Casola [n.63] Pozzovetere [n.65]
– Quartiero di Toro [n.297]: S.Barbara [n.66] Toro [n.121] Garzano [n.45] Saturano [n.12] Piedimonte [n.42] Sala [n.101]
– Quartiero di S.Clemente [n.467]: S.Clemente [n.173] Centorano [n.87] Tredici [n.53] Falgiano [n.78] S.Benedetto [n.76]
– Quartiero di Casolla [n.187]: Casolla [n.150] Mezzano [n.37]
– Quartiero della Torre [n.188]: Torre [n.188]
34. ASN, Catasti Onciari, Caserta. Gli otto estimatori e deputati delegati alla redazione del Catasto sono Don Giuseppe Ricciardi, Angelo Mandato sessagenario, Carlo Pezzella, Donato Ricciardo, Nicola Mazzarella, Andrea Centore, Domenico Centore e Giacomo Pastore.
35.Vive civilmente Don Giuseppe Ricciardo in Portico di Capua ha giomenta per il galesso.
36. Vive civilmente Giacomo Pastore.
37. Il civile Donato Ricciardo di 61 anni possiede una casa con giardino, ½ uliveto censuato dalla Menza Vescovile di Caserta e 100 pecore.
38. Il bracciale Angelo Mandato e i bracciali Andrea e Domenico Centore.
39. Degli otto deputati et estimatori restano i due massari. Il massaro Carlo Pezzella di 49 anni chev possiede un edificio di case detta della Santella e il massaro Nicola Mazzarella.
40. ASN, Catasti Onciari, Caserta. Indici. Collettiva d’once delli otto deputati: 1.Don Giuseppe Ricciardi on.273.5 – 2. Angelo Mandato sessagenario – 3. Carlo Pezzella on.142.20 – 4. Donato Ricciardo on.59.20 – 5. Nicola Mazzarella – 6. Andrea Centore on.48.20 – 7. Domenico Centore on. 24. – 8. Giacomo Pastore on.619.28. ASN, Catasti Onciari, Caserta. Frontespizio. Catasto generale della Città di Caserta diviso in sei quartieri nominati cioè Quartiero della Città al num.1688; Quartiero della Torre al num.1351; Quartiero di S.Clemente al num.1; Quartiero di Toro al num.766; Quartiero di Casolla al num.1032; quart. di Poccianello al numm.466. ASN, Catasti Onciari, Caserta. Repertori.
41. V. note precedenti.
42. Il civil vivente magnifico Bonaventura Leonetti di anni 60 e la magnifica Rosalia Minutillo di anni 72 posseggono 1 casa con 2 orticelli, 1 casa contigua affittata, moggi 5 di terreno nel luogo detto Aurichiaro, moggi 4 di terreno di sua moglie.
43. Altri benestanti sono lo speziale di medicina Giuseppe Giaquinto, il massaro Nicola Izzo, il commerciante Nicola Massaro di Musano, il sartore Domenico Della Riccio che possiede tre moggi di terreno arbustato e montuoso, 2 moggi e mezzo denominato La Partella montuoso, 2 moggi e mezzo di terreno oratorio, un moggio denominata Lo Sorbo, una moggia di selva, il dottore fisico Francesco Pallozzo, il massaro Agostino Cafanelli, il massaro Baldassarre Mandato che possiede due case: 1 in uso e 1 in affitto, due bovi, due vacche, una giumenta ad uso del suo mestiere.
44. L’artegiano Nicola Masella, il pecoraio Nicola della Valle, il barbiero Nicola Barbato, il sartore Nicola di Spazio, il giornaliere Nicola Giaquint, Domenico Secchia che possiede 1/3 di Terra detta Atellena, il solapianelli Sisto Rossetti, il servitore Andrea D’Amico, il mastro falegname Gregorio d’Amato che non possiede beni di sorta alcuna.
45. Risultano bracciali e braccianti del quartiere della Città numerosi contadini fra cui il bracciale Agostino Merola di 36 anni ha una sorella di nome Anna Maria, possiede venti moggi di terreno e una casa per uso; in totale paga 125-10 once, e il bracciale Andrea Pascarella di anni 40 e la moglie Marta Merola di anni 32 posseggono un somaro che tengono a menanno da Nicolò di Spazio e al peso assorbisce la rendita, il bracciante Nicola Santa Croce che possiede un terreno denominato La Boschina.
46. Assessorato Cultura Città di Caserta (a Cura di), Caserta I Casali Storici, Paparo edizioni, Napoli. Cfr. V. nota 20 e nota 33.
47. Il civil vivente Don Gennaro d’Alois di anni 74 ha un palazzo, una giumenta e numerosi moggi di terreno.
48. Il nobil vivente Carlo Giaquinto paga once 317_11. Il civil vivente Magnifico Donato Giaquinto di anni 18 possiede una casa palaziata con giardino. In totale paga once 40_20. Il civil vivente Filippo Giaquinto di anni 35 (cieco) possiede una casa palaziata, ½ moggio di oliveto a Santa Barbara, cinque moggi a Ripa, 1 moggio e ½ a S. Maria vecchia, due a Bisignano, una terra a Virolo e otto moggi a Giugnano. In totale paga once 310. Carlo Giaquinto paga 49_10 once.
49. Il civil vivente Don Casimiro de Franciscis di anni 66 possiede un palazzo con giardino, numerosi oliveti e terreni fra i quali tre denominati La Pigna, Lo Ponte e La Rotonda. In totale paga once 772_25. Il massaro Angelo Fiorenza di anni 42 ha cinque figli: il chierico Biase di anni 21, Antonio di anni 16, Filippo di anni 15, Marta di anni 23 e Carmina di anni 18. Il capofamiglia in totale paga 78 once. Il massaro Andrea Giaquinto possiede due vacche, una giovenca, un somaro e diciassette moggi di terra denominati Migliaccio; in totale paga 92_10 once. Il massaro Nicola Giaquinto paga once 209.
50. Per il bracciale Nicola Massaro, il bracciale Crescenzo Papa che possiede due pecore e paga once 14_14, per il mastro falegname, il barbiere Andrea Giaquinto che paga once 52_20 e altri V. Appendice documentaria.
51. Assessorato Cultura Città di Caserta (a Cura di), Caserta I Casali Storici, Paparo edizioni, Napoli. V. nota 20 e nota 33, Note Capitolo Secondo.
52. Sul massaro Andrea Roberti e altri V. Appendice documentaria.
53. Il giurato Alesio Epifani di 30 anni possiede due case e vi abita con la moglie Elisabetta d’Ettore di 20 anni, il figlio Nicola di 2 anni e la sorella Elena Sparano di 60 anni.
54. Il magnifico Giovan Andrea Viola di 46 anni possiede una casa palaziata.
55. Fra gli otto massari presenti si ricorda il massaro Giovanni Battista Veccia che possiede mogge di terreno dove si dice alli Canzani e un edificio di case di più e diversi membri inferiori e superiori patrimoniali. Il bracciale Pasquale di Sparano possiede un edificio di case, il bracciale Pietro Tammaro che possiede territorio dove si dice alle Saudine di Zimara e il bracciale Vitagliano Fiorillo che possiede moggia di terreno dove si dice alle Saudine. Cfr. Assessorato Cultura Città di Caserta (a Cura di), Caserta I Casali Storici, Paparo edizioni, Napoli.
56. Assessorato Cultura Città di Caserta (a Cura di), Caserta I Casali Storici, Paparo edizioni, Napoli. Cfr. nota 20 e nota 33, Note Capitolo Secondo. Vive civilmente Don Marcantonio Pagano nel suo edificio di case palaziato con giardino per uso abitazione. Possiede un oliveto alle Maiesi, un edificio nel luogo detto Al Sopportico, altre due case dove si dice Alle Case Vecchie. V. Appendice documentaria. Il massaro di capre Francesco Sacco di 50 anni possiede un edificio, mentre il massaro di pecore Domenico d’Aiello non dichiara altro. Seguono i restanti massari. Per il negoziante Francesco Ciaglia e altri V. Appendice documentaria. C’è il capocorsore Filippo Olivieri e l’indoratore Giuseppe di Core. Il medicante Giacomo Di Iorio vive con la moglie e il medicante Gaetano Esposito non ha beni.
57. Assessorato Cultura Città di Caserta (a Cura di), Caserta I Casali Storici, Paparo edizioni, Napoli. Cfr. nota 20 e nota 33, Note Capitolo Secondo.
58. Il dottore fisico e magnifico Giacomo Antonio Marzano paga once 122_25. Per questi e altri V. Appendice documentaria.
59. E’ lavorante di coiraro Ferdinando Natale che paga in totale 36 once; coiraro Andrea Carola di 40 anni abita insieme alla famiglia col parroco nella casa parrocchiale ma non possiede alcun bene, mentre il coiraro bracciale Paolo Viventio paga 12 once. V. Appendice documentaria.
60. Assessorato Cultura Città di Caserta (a Cura di), Caserta I Casali Storici, Paparo edizioni, Napoli. Cfr. nota 20 e nota 33, Note Capitolo Secondo.
61. Vive civilmente Giacomo Pastore di 45 anni come vive civilmente Giuseppe Tedesco di 32 anni con la moglie possiede una casa con giardino e cappella, ma anche sei moggi e mezzo di terra a Variano e 4 moggi a Tredici, alla via Vecchia. In totale paga 501.19 once.
62. Il coriaro Francesco Ricciardo del fu Andrea abita nella casa propria insieme alla moglie e i debiti assorbono la rendita del moggio di terra che possiede. Per il sosamellaro Antonio Scialla e altri V. Appendice documentaria.
63. Per Faustino Avagliano, in Lazio Sud n.8 anno 1984, che riporta un documento sulla produzione e sul commercio degli aghi a S.Germano nel 1676, l’industria e il commercio degli aghi era fiorente a Cassino, dove si stipulavano contratti, come quello con Benedetto Pagliaro, venditore all’ingrosso di aghi e i produttori, e cioè gli acorari capimastri. Sono ricordati ben quattordici acorari capimastri, i quali naturalmente avevano alle loro dipendenze altre maestranze, come usa dire ora, il cui numero però ci sfugge. Le due parti si accordano su una serie di capitolati, che qui di seguito sottolineiamo. Il contratto ha la durata di due anni. Anzitutto i produttori degli aghi si impegnano a vendere in esclusiva a Benedetto Pagliaro i quattro tipi di aghi che producono, e cioè: Aco di libra, Aco da Coriaro, Aco ordinarie, Aco da quatrella, al prezzo di grana quarantasette e mezzo al migliaio per il primo tipo, grana quaranta al migliaio per il secondo tipo, grana trentacinque al migliaio per il terzo tipo, carlini sette al migliaio per il quarto tipo. Benedetto Pagliaro si obbliga con giuramento a pagare subito il dovuto agli Acorari capimastri e il Pagliaro si impegna a fornire il ferro necessario per la produzione degli aghi, a mazzi di peso libra quaranta sette, e mezzo l’uno, et perfetto per il lavoro d’achi al prezzo di ducati sei il mazzo.
64. Il coraro Andrea Pastore di 75 anni abita con la moglie Lucrezia Ascentiano, con i figli e tre servitori. Possiede moggi di terreno e cavalli per un totale di 2773_17 once.
65. De Maio M.,www.solofrastorica.it. ASS, Notaio G.D.Vitagliano-Salerno (1578-1579), f.24.
66. Per il resto sono tutti braccianti. Il più “agiato” è il bracciale Agostino Vaccaro di 56 anni possiede una casa propria e si è appurato che possegga un cavallo e un somaro stimati in once 36.
67. Assessorato Cultura Città di Caserta (a Cura di), Caserta I Casali Storici, Paparo edizioni, Napoli. Cfr. nota 20 e nota 33, Note Capitolo Secondo.
68. Vive civilmente Giuseppe Mazzia in un edificio di case ad uso proprio. Possiede un altro edificio all’incontro e un giardino accosto, 6 moggi a Maddaloni nel luogo detto Barbarotta, 8 moggi alle Cinquevie, una giumenta, due vacche e una somara. Paga 514.20 once. Il cocchiero Silvestro Di Lorenzo di 60 anni possiede una casa, mentre il rappezzascarpe Donato Pesante non ha beni e il sartore Filippo Piglialarmi abita in casa propria con il fratello scarparo Bartolomeo di 45 anni e possiede 5 moggi e ½ di terra e un’industria de salami.V. Appendice documentaria.
69. V. nota 20 e nota 33, Note Capitolo Secondo. Cfr. Assessorato Cultura Città di Caserta (a Cura di), Caserta I Casali Storici, Paparo edizioni, Napoli.
70. Vivono civilmente il magnifico Alessandro Farina e altri. Cfr. Bascetta A., Mugnano, cit.
71. V. nota 20 e nota 33, Note Capitolo Secondo. Cfr. Assessorato Cultura Città di Caserta (a Cura di), Caserta I Casali Storici, Paparo edizioni, Napoli.
72. Bascetta A., L’esercito di Franceschiello. Lo sbirro Rinaldo Caracciolo possiede una casa ad uso abitazione. Il satellite Stefano di Liguori di 42 anni vive con la moglie Ambrovana Cutillo di 43 anni, il figliastro Marco Farina di 18 anni e la figlia Grazia di 17 anni. I satelliti sono citati in Bascetta A., La fine del Regno delle Due Sicilie.
73. Sul nobil vivente Don Alessandro De Franciscis e altri. V. Appendice documentaria.
74. ASN, Catasti Onciari, Crotone.
75. Liberti R., www.sosed.it.
76. V. nota 20 e nota 33, Note Capitolo Secondo. Cfr. Assessorato Cultura Città di Caserta (a Cura di), Caserta I Casali Storici, Paparo edizioni, Napoli. V. Appendice documentaria per lo stato di famiglia anche di altri.
77. Il civil vivente Andrea Falco possiede un ospizio di casa con giardino a uso abitazione, 5 moggi di terreno fruttifero a La Corte. V. Appendice documentaria.
78. Cfr. Assessorato Cultura Città di Caserta (a Cura di), Caserta I Casali Storici, Paparo edizioni, Napoli.
79. Il nobil vivente Giuseppe Amato Giaquinto possiede una casa palaziata nel quartiere Torre, un terreno montuoso nel Monticello di Sala. Per questo e altro in totale paga 1633.29 once. Vive civilmente Don Vincenzo Albanese di 63 anni nella sua casa palaziata ad uso e sotto di essa Cappella Patronale della famiglia rivelante il ritratto di S.Felice Martire e Santa Maria della Pietà di cui si è beneficiato il clerico Luca. Possiede un oliveto e 5 moggi di terreno seminato a Campo di Rieno, 2 moggi a Castagneto, 1 moggio e ½ a Campo di Prato, un moggio e ½ a La selva di San Pietro. Vive civilmente il magnifico napolitano Francesco Pulcarelli di 58 anni. V. Appendice documentaria.
80. Il clerico Pietro Antonio Falco di 42 anni non si carica, nè tassa , nè industria perchè civil vivente e possiede un piccolo oliveto ed una vacca e abita con le sorelle vergini in capillis e con il garzone. Il clerico Pietro Ruffo di 44 anni possiede 8 moggi di uliveto nel luogo detto La Corte, 20 passi di giardino a Casolla e vive con la serva di cucina, Marta di 42 anni, nella sua casa palaziata con giardino. Il garzone Pascale dell’Aquila non possiede beni ma campa la famiglia con i fratelli. Al castratore Nicola Brignola di 45 anni non si carica nè testa, ne industria del suddetto Nicola per esser morto. Il napoletano Prisco dell’Aquila di 40 anni non si carica perchè è napolitano ma ponendosi nella rubrica dei napolitani pagherà quid iuris. Possiede case terragne.
81. Il bracciale privilegiato napoletano Giuseppe dell’Aquila di 65 anni possiede una casa per uso di propria abitazione.
82. Il bracciale Tomaso Pontillo di 34 anni possiede un somaro ed una casa matrimoniale di suo fratello dove abita con la moglie.
83. Il massaro napoletano Giacomo Ossitello possiede una somara al menando di Nicola Chianese e una casa palaziata. Altro nobile che vive del suo è il signor D.[on] Sebastiano Caselli. Seguono il notaro Cesare Giaquinto e altri. V. Appendice documentaria.
84. Cfr. Assessorato Cultura Città di Caserta (a Cura di), Caserta I Casali Storici, Paparo edizioni, Napoli. Per quanto riguarda la vergine in capillis Diana Moccia di 70 anni possiede indiviso un edificio di case in tre membri con altre comodità dove abita con la bizzoca Maddalena Moccia di 75 anni.
85. Cfr. Assessorato Cultura Città di Caserta (a Cura di), Caserta I Casali Storici, Paparo edizioni, Napoli.
86. Il civil vivente Cap.[ita]noD.[on] Franco Mazzia di 54 anni possiede un edificio di case a più membri con un giardino cansuato dalla Cappella del Rosario di Piedemonte, un altro edificio di case, un oliveto alla montagna di S.Pietro.V. Appendice documentaria.
87. Il bracciale Andrea Vanore di 62 anni, non possedendo beni, vive a pigione. Il bracciale Carlo Sebasti abita unitamente con Annella Rossi, sua suocera. Il bracciale Domenico Gentile non possiede beni perchè v’ a casa a pigione.
88. Cfr. Assessorato Cultura Città di Caserta (a Cura di), Caserta I Casali Storici, Paparo edizioni, Napoli.
89. Ivi.
90. Vive civilmente il magnifico Antonio Forgione di 30 anni nella sua casa palaziata con giardino, possedendo anche un altro edificio affittato e una bottega nella Torre. P. il massaro Andrea Toraldo che possiede due buoi e altri v. Appendice documentaria.
91. Cfr. Assessorato Cultura Città di Caserta (a Cura di), Caserta I Casali Storici, Paparo edizioni, Napoli.
92. Il magnifico Giacinto Sebasti possiede una casa con giardino per uso proprio. Il magnifico notaro Tomaso Ricciardo compare senza beni con l’annotazione che i figli sono stradati alla via Delle Lettere. Il civil vivente di Casolla Don Geronimo Errigo vive con la sorella Donna Maria napoletana di 76 anni ed ha una figlia monaca nel monastero di S.Agostino, Donna Vittoria di 38 anni, alla quale si è aggiunta un’altra figlia monaca, Donna Teresa di 37 anni, sempre in S.Agostino. P. altri figli e familiari v. Appendice documentaria. Don Geronimo possiede una casa in S.Barbara con giardino, un edificio di case con giardino, 18 moggi a La Selva, 14 moggi a La Selva con piscine, 3 moggi a S.Andrea, un edificio di case nel casale a uso publico, 5 moggi nel Casale di S.Benedetto a S.Caterina. 5 moggi nel Casale di Toro a Il Pastino, 10 moggi di terreno a S.Lucia nel Casale, 9 moggi nel Casale di San Clemente a S.Maria Macerata, un oliveto nel Casale di Cuccagna di Capua, una casa con giardino a Casolla. Una casa a Capua, 40 moggi ad Aversa nel luogo detto Gavolo, una casa nel Casale di S.Patierno della Città di Napoli, una casa a Caserta, 2 bassi sotto l’edificio che possiede a Casolla, un oliveto a Garzano, 6 moggi in Sommana, una casa a Caserta, 2 bassi sotto l’edificio che possiede a Casolla, un oliveto a Garzano, 6 moggi in Sommana a Lo Fieno, una porzione di casa a San Feliciano, due oliveti in S.Barbara a La Vigna, una casa censuata dal Monte de’ Morti. Lo speziale di medicina, il magnifico Giovanbattista Ricciardo possiede un edificio di case in comune con i fratelli. Vive civilmente Tomaso d’Amelio possedendo un edificio di case di più membri con giardino, una porzione di montagna, parte olivata e parte mortellata, 3 moggi seminati e fruttiferati in Casolla al Pastino, 3 moggi in Mezzano, un edificio di case di membri inferiori con piccolo giardino che tiene in affitto a diverse persone. Nulla di più sul sacerdore Magnifico Don Domenico Fiorillo di 57 anni. Il molinaro Gennaro di Giuda possiede 2 somare per il suo mestiere, abita in una casa a pigione per la quale paga ad Antonio Fusco annui carlini 35. Il bottegaro Francesco di Sparano vive con la moglie. Il salinitrano Nicola Fusco possiede una casa ad uso proprio dove abita con la moglie.
93. Bascetta A., Camposano nel 1742, cit.
94. D’Agostino P., Trorpea, cit.
95. Bascetta A., Mugnano nel 1754, cit.
96. Il pettinatore Antonio Capasso possiede una casa ad uso proprio. Il pettinatore Nicola Varone possiede un edificio di case con giardino per uso proprio. Il pettinatore Nicola Ianniellovive in un edificio di case ad uso proprio.
Il mandese Nicola di Sparano possiede una casa ad uso proprio. Il mandese Giuseppe di Sparano figlio di Biase possiede un edificio di case per uso proprio dove abita con la moglie. Il mandese Andrea Sparano non possiede beni. Il coiraro Andrea Giaquinto possiede due bassi in mezzo alla piazza di detto Casale, un edificio di case con camere superiori ed inferiori per uso proprio, alcuni moggi di terreno.
97. ASN, Catasti Onciari, Capua, 1754.
98. Salzano A., Vocabolario, Napoli, 1979.
99. Noviello G., Atti del Circolo Culturale B.G. Duns Scoto di Roccarainola, n.18-19-20, Dicembre 1994. Cfr. ASN, Catasti Onciari, Avagliano, Voll.5089-5090. Cfr. ASN, Catasti Onciari, Vico Equense. ASN, Catasti Onciari, Massa Lubrense. Cfr. ASN, Catasti Onciari, Pietrastornina. ASN, Catasti Onciari, San Giorgio del Sannio. Cfr. Bascetta A., Mugnano nel 1754, cit. Cfr. Assessorato Cultura Città di Caserta (a Cura di), Caserta I Casali Storici, Paparo edizioni, Napoli.
100. Il massaro Gennaro Pontillo possiede due buoi di Lauro obbligati a Marco di Guida al menando e un edificio di due case per propria abitazione. Antonio Ricciardo di 50 anni possiede una vacca data alla società di Mattia Veccia e due edifici di case per uso dove abita con la serva. Fra i bracciali si distingue il bracciale Nicola di Sparano del fu Giuseppe di 35 anni il quale possiede un edificio di case per uso proprio consistente in due camere. E’ una delle rare volte in cui si parla di camere, altrimenti sempre dette membri, o direttamente case.
In questo casale, ma anche in altri, si notano i contadini che non posseggono una casa e sono costretti ad affittarla, come sintetizzato nell’espressione: à pigione. V. Appendice documentaria.
101. V. nota 20 e nota 33, Note Capitolo Secondo.
102. ASN, Catasti Onciari, Capua. Vive civilmente il magnifico Don Giuseppe Della Ratta di 48 anni nel suo palazzo con Cappella sotto il titolo di San Salvatore a uso proprio e possiede anche due moggia à Nummaja e 6 alla Landrina. Abita con il figlio tessitore Domenico Farina.
103. Vive civilmente Don Giuseppe Caselli di 80 anni nel suo palazzo con giardino a uso proprio godendosi le 5 moggia alla Malalocata, una casa con giardino affittata, 6 moggia a Casapulla, una bottega affittata, una casa nella Torre. Molti beni che lo vedono tassato per once 139.27 ½ e tiene serva e servidore. Vive civilmente il m.[agnifico] D.Luca Ianniello vive nel suo palazzo ad uso proprio insieme ad un cavallo con calesse. Vive civilmente D.c. D.Nicola Giannattasio di 60 anni il quale possiede un palazzo in Caserta con giardino per uso proprio. Tiene i suoi beni nel tenimento di Morrone. Il m.[agnific]o civil vivente Marcello Majelli vive in un palazzo con giardino ad uso proprio e sei case affittate e possiede 34 moggi di terreno in San Benedetto, 100 capre. Abita con i fratelli, il cocchiero Mauro di Bisceglie, il servo Ferdinando, il servo Giuseppe, la serva Pasca di Sparano, il volante Domenico Centore. Vive civilmente il D. Don Alessandro Vitelli nel suo piccolo palazzo ad uso proprio e nelle sue proprietà rappresentate da moggia 6 nelle pertinenze di Casanova di Capua che gli fanno pagare once 557. 4 ½. Don Arcangelo Grillo vive nella sua casa palaziata a uso e parte affittata, godendosi anche le 15 moggia con aja dove si dice Lo Serrone, una casina a Carrara, una casina a Pozzovetere, una casa palaziata a Alifreda. Il notaro Aniello Tripaldelli di 36 anni possiede una casa palaziata con giardino a uso proprio dove abita con la moglie. Vive civilmente Don Lorenzo Giannattasio che possiede una montagna a Coccagna, moggia 20 con casa e un monticello a Sarzano tenimento di Capua, oltre a numerosi terreni. Vive civilmente D.lo Domenico Vitelli di 54 anni nella sua casa palaziata per uso suo benchè abbia affittato alcuni bassi. Possiede moggia due a San Nicola La Strada e moggia 2 alla Via Della Porta.
104. Vive civilmente il magnifico Ambroggio Borgognone di 39 anni che possiede un edificio di case per uso proprio in comune col fratello, un edificio affittato all’Uni[vers]tà di Caserta ad uso di quartiere di Soldati, un altro edificio di case nel Casale di Piedemonte. Abita con la moglie, la magnifica Rosalia de Angelis di 36 anni, i figli Agostino e Mariangela di 4 e 6 anni, il fratello Vito di 36 anni, il servo Domenico Corvino di 18 anni e il servo di Atripalda Gennaro Riccio di 18 anni. Altri possedimenti riguardano le moggia 7 e 1 ½ nel Campo di Mauro, 4 e ½ nel luogo detto Corrivo, 5 mogge a Capua nel luogo detto San Pietro in Campo. Il napolitano D.co Don Giuseppe Favieri di 51 anni, napolitano e comm.e vive nel suo palazzo con giardino in parte a uso e in parte affittato insieme alla figlia Donna Catarina di 14 anni, la figlia Donna Margarita di 11 anni, al fratello Don Gennaro, com.e penitenziero di 53 anni, al servo di livrea di Bologna Giovanni Bonati e al fratello Don Filippo com.e di 42 anni. Possiede 3 moggi a San Nicola La Strada, 36 passi di terra a San Benedetto, un edificio di case a San Benedetto che tiene affittato, una montagna olivata dietro S.Lucia. Vive civilmente il magnifico Antonio Giannattasio il quale possiede moggia 17 di territorio nelle pertinenze di Capua in tenimento di San Nicola La Strada e moggia 3 nel luogo detto Le Massarie. Vive civilmente Alfonzo Lagnese. Il Dottore Fisico Francesco Visconti possiede un edificio di case per uso proprio di cui ne tiene affittato un basso. Il magnifico speziale di medicina Antonio Di Stefano possiede un edificio di case ad uso proprio. Il magnifico speziale Francesco di Stefano abita a casa di Pietro Giannattasio. Lo speziale Domenico Di Blasio possiede un edificio di case e tiene affittate tre camere. Lo speziale manuale Biaggio Ferraro possiede un edificio di case inferiori e superiori con giardino per uso proprio dove abita con la moglie. Lo speziale Berrardino Manna di 47 anni vive in un edificio di case con giardino a uso proprio. Lo speziale manuale m.[agnific]° Nicola Di Blasio possiede un edificio di case per uso proprio. Lo speziale manuale Onofrio Giannattasio di 35 anni non possiede beni ma vive con il fratello Giacomo che sta in Governo di 48 anni, l’altro fratello Giuseppe di 23, altri due fratelli commorante in Roma: Angelo di 33 anni e il sacerdote Don Filippo di 38 anni, l’ultimo fratello, Don Fortunato di 40 anni, commorante in Aversa. Vive con i figli, il D.[otto]re Fisico Mattia di 48 anni sposato con Andreana di Lillo. Il m.[agnific]o Nicola Masiello di 36 anni possiede un edificio di case con giardino ad uso proprio, 9 moggi e ½ a La Via Della Porta.
105. Il miniscalco Nicola Giaquinto di 75 anni possiede un edificio di case ad uso proprio e ne tiene affittati i due bassi ed un altro edificio a La Santella, uno nel Casale di San Clemente, un moggio seminato a S.Maria Macerata, sette moggi in Maddaloni a Lo Variario, due vacche, due annicchi, un cavallo e due giumente. Vive con la moglie Angela di Filippo di 75 anni, con il m.[agnifico] notaio Francesco. Il miniscalco Domenico Cappella non possiede beni.
106. Il giurato di Corte Erasmo Esposito di 55 anni non possiede beni e vive in casa di Gaetano Vitale. Per gli altri V. Appendice documentaria.
107. Di Iosa, Arciprete Ernesto, Carlantino, 1926.
108. Il mercadante Francesco Capasso possiede spizio di case per uso e porzione in affitto. Il mercadante Giovannantonio Laudando possiede un edificio di case con giardino. Il mercadante Francesco Ricciardi. Il mercadante Felice Antonio d’Ercole non possiede beni.
109. Il sellaro Giovanni d’Agostino di 50 anni e la moglie Tarquinia della Valle di 50 anni dichiarano di vivere solo con i loro figli Stefano di 22 anni figlio di detta arte, il sartore Domenico di 20 anni, il calzolaio Bartolomeo di 18 anni.
110. De Maio M., www.solofrastorica.it.
111. ASN, Catasti Onciari, Capua. Per i nomi V. Appendice documentaria.
112. Il commerciante da molti anni mecelliero Andrea Bernardo di Capuano non possiede beni.Per gli altri V. Appendice documentaria.
113. ASN, Catasti Onciari, Capua. A Torre c’è il fontanaro Nicola Bologna di 80 anni che possiede un edificio di case, e il fondachiere e merciaro Nicola Michitto che vive in un edificio di case ad uso proprio e possiede un cavallo.
114. De Maio M., www.solofrastorica.it, www.mimmademaio.com.
115. Il mandese Francesco Giarro non possiede beni. Il mandese Marco Coscia Zosfaro non possiede beni. Per gli altri V. Appendice documentaria.
116. ASN, Catasto Onciario, Capua. A Torre di Caserta il figlio del fabbricatore Giuseppe Alfinito, Vito di 38 anni, è al servizio di Sua Maestà, come diversi altri. C’è anche il soldato di campagna Gioacchino Grillo di 74 anni il quale possiede una casa terranea affittata e lui abita alla casa di Margarita Casella. Lo scoppettiere Onofrio Grieco non possiede beni, ma è sposato. Il fucilaro Domenico Antonio Greco non possiede beni e abita con la moglie.
117. De Maio M., www.solofrastorica.it.
118. Romagnuolo F., Mestieri tradizionali e nuove professioni. Il ferraro Crescenzo Battista possiede un edificio di case per sua abitazione vivendoci con il fratello ferraro Giuseppe di 34 anni, il figlio Francesco soldato di Sua Maestà di 30 anni. Il ferraro Domenico Antonio di Battista abita a pigione nel Casale di Briano e possiede una porzione di case ereditarie paterne nella Torre di Caserta. Il ferraro Geronimo Rauccio possiede un edificio di case nel luogo detto S.Agostino.
119. Cfr con www.provincia.campobasso.it. A Torre il chiavettiero Agnello Nastas non possiede beni. E’ povero come il suo collega chiavettiero Pietro Iannelli.
120. ASBN, Prov., Bc, note del 2 gennaio 1646, 20 dicembre 1752 e del 23 dicembre 1752. Da: www.ibnaf.it/frame/amb_fsetdoc2.html. Questa la nota lei lavori eseguiti dal Fontana per il Banco: lucchetti, serrature e chiavi per la sala dell’Udienza, per l’ufficio della Revisione, per la stanza del Libro maggiore, per il cassetto dell’Orefice, per diversi lavori alla porta del cortile, per le chiavi del la bufette dove si conservavano le pianete nella chiesa, per accomodi fatti allo stipo dove si conservava il poreficatoro, sempre nella chiesa, per zeppe per mantenere la canbana grande dello orologio nel suo luoco e per averla posto alla sua situazione, per alcuni catenacci con relative chiavi da usare per sopra allo Monte alli Liberi Magiori dell’oro e delli panni, per serrature e chiavi degli stipi degli stessi Libri maggiori, per lavori fatti alla porta del varcarobbe, per una chiave nuova per lo stipo del deposito e per altri lavori eseguiti in varie case del Banco attestati il 23 dicembre 1752. Il mastro chiavettiero, scrive Colonnesi nel suo Domenico Fontana, mastro ferraro a Napoli nel ‘700, era nato a Napoli tra il 1732 ed il 1737. I contadini sono nella miseria più nera. Il lavorante de’ Ferri Ferdinando Nastasi non possiede beni. Per gli altri V. Appendice documentaria.
121. V. nota 20 e nota 33, Note Capitolo Secondo. Cfr. Assessorato Cultura Città di Caserta (a Cura di), Caserta I Casali Storici, Paparo edizioni, Napoli.
122. Il M.[agnific]o D.[otto]re Vincenzo di Caprio di 50 anni, fuoco casertano abitante in Napoli, possiede un edificio di case e due giardini, una montagna mirtillata e olivata, un oliveto detto l’Oliveto Grande. Per gli altri V. Appendice documentaria.
123. L’agrimensore è Tomase Viglione.
124. Il vaticale Cesare di Giacomo possiede un edificio. Il bracciale Giuseppe Gentile il cui figlio Stefano di 13 anni si è applicato alla scuola. Per gli altri V. Appendice documentaria.
125. Altre curiosità riguardano il fuogo casertano abbitante in Casapulla Bartolomeo Lagnese.
126. V. nota 20 e nota 33, Note Capitolo Secondo.
127. Vive civilmente il magnifico Filippo Caricchi nella sua casa palaziata per uso proprio con quattro giardini, 12 pecore e un oliveto montano. Il D.[otto]re Donato Mazzarella di 38 anni possiede in comune con i fratelli e madre un edificio di case per uso bottega alla strada pubblica di Briano. Per gli altri V. Appendice documentaria.
128. V. nota 20 e nota 33, Note Capitolo Secondo. Cfr. Assessorato Cultura Città di Caserta (a Cura di), Caserta I Casali Storici, Paparo edizioni, Napoli.
129. Il mercadante Francesco di Miele ha una giumenta e calesso per suo mestiero e abita in un edificio di case quale serve per propria abitazione. V. Appendice documentaria.
130. L’oste è Matteo de Luca di 44 anni possiede 2 bassi ed una stalla.
131. V. nota 20 e nota 33, Note Capitolo Secondo. Cfr. Assessorato Cultura Città di Caserta (a Cura di), Caserta I Casali Storici, Paparo edizioni, Napoli. Per quanto riguarda il Civile D.[otto]r D.[on] Gennaro Picozzi e gli altri V. Appendice documentaria.
132. Il D.[otto]r Fisico Bonaventura Lionetti della Terra di Morrone abitante in Caserta possiede in comune colli fa.[milia]ri Tomaso Santoro e Marianna Scialla. Per la vedova [Donna] Marianna Scialla, una casa palaziata di più membri con cortile con Cappella contiigua sotto il titolo di S.Maria della Purità.
V. nota 20 e nota 33, Note Capitolo Secondo.
133. Il massaro Nicola della Peruta possiede 4 bovi e due vacche in un edificio di case con giardino. Il massaro Carlo Mazzarella possiede un bove, una giumenta e un edificio di case con picciolo giardino. Il vaticale Domenico Santonastasio di 70 anni possiede un cavallo ed un edificio di case ad uso proprio
134. Per bottegari, maccaronari e altri V. Appendice documentaria.
135. Manfredi, Note storiche.
136. ASN, Catasti Onciari, Martina Franca.
137. ASN, Catasti Onciari, Avigliano; ASN, Catasti Onciari, Crotone.
138. Per lo scarparo Gaetano Grillo e per gli altri V. Appendice documentaria.
139. Il bracciale Francesco Ferrajolo di 56 anni possiede due moggi a Montecupo nelle pertinenze di Caserta e un edificio di case ad uso proprio dove abita con la moglie Orsola Vinciguerra di 53 anni e i figli: il sacerdote Don Nicola di 33 anni, il fornaro Biaggio di 21 anni e Marianna di 12 anni. Qualche curiosità. Il bracciale Nicola de Grauso non possiede beni e tiene in affitto un edificio di case del Sign. Stefano Santoro di Casanova dove abita con la moglie, e il bracciale Carlo Rossi di 40 anni non possiede beni e abita nelle case del R.[everen]do D.[on] Giovanbatt.[ist]a De Blasio e paga annui ducati quattro dove vive insieme alla moglie.
140. E ancora: Il bracciale Carlo Petriccione di 55 anni abita alle case del clerico Silvestro Petriccione figlio di Teresa insieme alla moglie Teresa Mazzarella. Il bracciale Andrea Vozza vive in un edificio di case più un piccolo giardino a uso proprio. Il figlio Giuseppe Vozza di 24 anni il quale cosa e sta al servizio di Sua Maestà. Il bracciale Vito Petriccione possiede un edificio di case con due botteghe alla strada.

Fonti e Bibliografia essenziale

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Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Mugnano – 1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Avellino – 1745/1755
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Martina Taranto 1755
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Avigliano Matera 1743
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Crotone – 1783
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Mercogliano – 1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Cardito – 1755
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Vico Equense – 1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Pietrastornina – 1749
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Camposano – 1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Vico Equense – 1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Pietrastornina – 1749
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Archivio di Stato di Salerno, Atti notarili
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Biblioteca Provinciale di Caserta
Biblioteca Provinciale di Avellino
Biblioteca Nazionale di Loreto di Montevergine
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La Redazione

Description

DISSERTAZIONI SU CASERTA VECCHIA E TUTTI I SUOI CASALI

C’è da premettere che Caserta non è un luogo antichissimo, essendo nata la sua diocesi da una costola dell’arcidiocesi capuana nel 1113, trascinando su questa Torre le colonne corinzie appartenute al tempio di Calazia.
Prima di allora, con meno preoccupazioni per gli scontri che ne seguirono fra guelfi e ghibellini, il primato su questi paesi e casali, se lo contendevano Rocca Maddaloni e Rocca Limatola. Esse erano molto più vicine alla Strata Beneventana che ne attraversava i territori, meglio conosciuta come Via Appia Antica.
Le pietre pentagonali, lungo il tratto proveniente da Nola, ancora oggi proseguono in direzione di Telese, per sfiorare Benevento e oltrepassare Mirabella e il Fortore. Il tracciato non conduce alla Civitate papalina in Puglia Piana, ma attraversa quella pedemontana garganica che da Apricena porta dritti a Siponto, lungo il Candelaro, col nome acquisito di Via Francigena.
Dai documenti casertani sappiamo anche che Maddaloni e Caiazzo dovettero contendersi l’antica Terra di Sanctus Terentianus, «poco discosta dal muro diruto di Galazia, confine appunto dell’ex Calazia, nella litigata del 1149, allorquando molti luoghi sembrano essere stati strappati alla nuova Caiazzo per darli alla neonata Caserta.
In tal modo, prima di Federico II, i papi ebbero Caserta come città «Nova», rispetto all’ex Principato Capuano, e Maddaloni a sede del Giustizierato dell’ex provincia di Capua a Vetere beneventana commissariata, alla stregua del Giustizierato Apulia, con sede a Lecce, che commissariò la provincia dell’ex Principato pugliese di Barulo a Vetere troiana.
«Il Pellegrino pubblica altro documento anche tratto da Montecassino: Libellus iudicii sive notitia iudicati, dell’ anno 1171 sotto Guglielmo II, dato in Maddaloni. Si scorge da esso che in questo castello avea seggio il Gran Contestabile e Gran Giustiziere di Terra di Lavoro e di Puglia, che credesi allora fosse Roberto di Lauro, creato conte di Caserta sin da’ tempi di Ruggiero; ma stimo anzi fosse di casa d’Aquino».1
Diceva Crescenzio Esperti nelle sue Memorie ecclesiastiche della città di Caserta Villa Reale, che in questo libro facciamo nostre, che il «dominio della Città di Caserta si divide in sei porzioni dette, quartieri, il primo è quello della Città sopra i Monti».
Caserta non ha un gran circuito, «sta murata con pietre vive, l’altezza potrà essere da venti palmi, ave dei bastioni, osiano cacciati in fuori da passo in passo; ave una sola Porta d’altezza palmi 14 in circa, e di larghezza palmi 11, quantunque vi siano altre uscite, che sono state fatte per rottura del muro ne’ tempi, dopo che la lasciarono d’abitare li Conti della Ratta».

La Città

Quando si entra nella Città, sulla destra, vi era il Palazzo dei Conti e, ad esso contiguo, il Castello «nel quale vi fi entrava per Ponte a levatojo dal secondo quarto per una mediocre porta dalla parte di settentrione, il Palazzo era ben formato in modo d’anfiteatro, quanto a dire il cortile era in forma ovale più lungo da mezzogiorno a settentrione e più corto da oriente in occidente».
Lo stesso storico aggiunge: «Dalla qual parte era la Porta, quale è della istessa grandezza, e larghezza di quella della Città, la struttura è Longobarda, e credo, che dai primi Conti di Capoa fusse stata fortificata, quando si ritrovavano in dissidii per la divisione, e vi si era rifugiato Landulfo, fratello di Landone, il quale fu da Lando discacciato, con restar prigioniero con 40 nobili, come si legge presso Erchemperto, al num. 28, e così da mano in mano d’altri Conti successori di questi, e poi da Sanseverini in tempo de Conti Normanni di Capua, e primi Re di Napoli, e da Cajetani in tempo di Bonifacio VIII, e poi da primi Conti della Ratta».

Il Castello

Il Castello ha un’altezza di 100 palmi. «Nel principio ave una figura policona, ave sedici piani quatrati di sette palmi e mezzo l’uno, quali hanno d’altezza palmi 16, dove si ristringe un mezzo palmo il muro, al di fuora sopra di questi vi sono altri dieci palmi in sigura rotonda, e tutti questi ventisei palmi d’altezza fono di pietra viva, proseguendo in figura rotonda perfino alla fommità, onde la circonferenza di detto castello, è di palmi 124, così il voto è di palmi in circa 40, onde per la larghezza, ed altezza era capace di ricevere molta gente, che in tempo di guerra erano costretti a ritirarsi nel Castello con lo Conte, e la gente di servizio, e soldati».
Nel Castello v’era la seguente iscrizione.

D. O. M.
M. Julio M. F. =
Palmerio Pontifici De…Fieri… =
Thelesinorum =
Julia M… =
Julia.. =
Filia.. =

«A man sinistra vi era il sedile, quale ave di lunghezza passitelli 14, e di larghezza dodici, nel quale risedevano li cavalieri per turnum in custodia della Porta, e per decidere le liti de cittadini una con il Conte, quale uso credo tramandato fusse fin da primi tempi, che la Città era abitata dagli Osci saticulani, li quali, perché d’origine Ebrei, a somiglianza di quelli, nelle porte, avevano il Tribunale».
[casa aurea]

In primis scilicet à Ponte Rupto incipiendo, qui est in Laneo; & qualiter protenditur per Viam, qua itur juxta Casam Auream, & ficut directe pergitur per Tojanum, & exitur ad ecclesiam S.Marci, fundatam à filiis Paldi, & Adenulphi Comitum, & inde itur in Sexanta, & exitur in Stratam Beneventanam, & qualiter directe pergitur sub Monte Cupo & per Saxeta & exitur in fluvium Vulturnum in Biferclam quae decurrit, & conjungitur cum Rivo Vallecari & ficut itur per ipsa Tora Sancti Vincentii, & exitur ad caput Montis Longani, & quomodo revolvitur per eundem montem exitur ufque ad finitas ipsas Plancellas propè Suessulam: cum omnibus fubscriptis Ecclesiis tuo Episcopatui pertinentibus fitis intra hos fines nominatim fuperiùs declaratos.

[caserta vecchia]

Concedimus iraque tibi, tuisque successoribus ecclesiam Sancti Michaelis Archangelis, que est Sedes tua Episcopalis, ecclesiam Sancte Marie, que est Capella & Ecclesia Sancte Fidei, & ecclesiam S.Petri, & ecclesiam S.Valentini, et ecclesiam Santa Maria Buccamuzzi, & ecclesiam S.Blasii, ecclesiam S.Andrea, ecclesiam S.Susanna, ecclesiam S.Marie de Summana, ecclesiam S.Joannis de Puteo Veteri, & ecclesiam S.Nicolai, ecclesiam S.Vitaliani de Athellano, ecclesiam S.Angeli de monte, ecclesiam S.Eustafii, ecclesiam S.Stephani de Iuniano, ecclesiam S.Marci de Casola, ecclesiam S.Petri, & ecclesiam S.Erasmi, S.Marci de Monticello ecclesiam S.Stephani, ecclesiam S.Nicolai ad Torum, ecclesiam S.Barbara ad Montem, ecclesiam S.Salvatoris de Staturano, ecclesiam S.Laurentii, ecclesiam S.Rufi de Pedemonte, ecclesiam S.Vitaliani de Carzano, ecclesiam S.Angeli ad Pinos, ecclesiam S.Marie de Mezano, ecclesiam S.Silvestri, ecclesiam S.Andres de Puczanello, ecclesiam S.Vincentii de Sala, ecclesiam S.Simeonis de Civecorna, ecclesiam S.Angeli de Montecupo, ecclesiam S.Julianj de Manicosis, ecclesiam Sancte Crucis de Casa nova, ecclesiam S.Petri Aldifrede/Lefrede, ecclesiam S.Leuci de Monte, ecclesiam S.Eleutherii S.Johandis, ecclesiam Sancti Clementis, ecclesiam Sancta Maria, & ecclesiam S.Stephani, que funt in loco Macerata, ecclesiam Sancti Nazarii, ecclesiam S.Petri, ecclesiam S.Marie de Falciano/Fauzano, ecclesiam S.Benedicti, ecclesiam S.Cosme de Strada, ecclesiam S.Sebastiani de Turre, ecclesiam S.Martini, ecclesiam S.Anastafiæ sitam propè Stratam, ecclesiam S.Alexandri, feu Nicandri.

[rocca limatola]

In Castro Limatule & Territorio eius ecclesiam S.Nicolai, que est infra castellum, ecclesiam S.Blasii, [& S.Sossii], & ecclesiam S.Petri, & ecclesiam S.Johadis, que est propè Portam, ecclesiam s.Erasmi, ecclesiam s.Archangeli ad Pirum, ecclesiam S.Jacobi de Puzzanisii, ecclesiam S.Marie ad Cirinianum, ecclesiam omnium Sanctorum de Torone/Turone, ecclesiam S.Thome, ecclesiam San Adjutoris, ecclesiam S.Eustasii, ecclesiam S.Maria ad Gruttulas, ecclesiam Ss.Cosme & Damiani, & S.Pancratii, ecclesiam S.Angeli in Planeam/Plancano.

[rocca murrone]

In Castro Murrone, & Territorio ejusdem ecclesiam S.Salvatoris, ecclesiam S.Marie & Nicolai, ecclesiam S.Caesarii, S. Mauri, S.Blasi ad Gradillum; ecclesiam S.Michaelis, S.Stephani, Sancti Nazarii, Sancti Andrea, & S.Johandis de Furesta.
In Terra Sarzani ecclesiam S.Erasmi, ecclesiam S.Angeli de Cupa, seu de Cupi.

[rocca maddaloni]

In Castro Matalone/Magdaloni, & Territorio, ejusdem ecclesiam s. Johandis infra Castellum, ecclesiam S.Maria, que est in Cappella, ecclesiam S.Angeli de Monte, ecclesiam S.Joandis de Maglianelli/Maglanelli, ecclesiam S.Nicolai, ecclesiam S.Maria, S.Agnelli, [S.Leutii, & S.Joannis, S.Petri, S.Martino, S.Laurentii, S.Blasi], S.Salvatoris, S.Pauli ad Gensoli/ad Gemzosoli, ecclesiam Santa Maria, Sancti Martiani/Marciani, S.Eusebii, S.Pauli, S.Nazarii, S.Marie ad Gualdum/Guadum, ecclesiam S.Maria de Calatia, S.Caesarii, ecclesiam Sancti Terentiani, ecclesiam S.Maria ad Junianum.

[In Terra Lanei, ecclesiam S.Fidis]
In loco Gruttulae, ecclesiam S.Maria, & S.Castrensis.
In loco Trentula ecclesiam Sancte Marie & Sancti Nicolai, &Sancti Viti.
In loco Grummo/Grumbi ecclesiam Sancti Maximi. In loco Luriano/Lauriani ecclesiam S.Marcelli.

Ad Ferrarios, ecclesiam S.Marina.
[In loco Predola ecclesia S.Laurentii.
In loco Airola ecclesia S.Mariae, & S.Ioannis.
In loco Sale ecclesiam Sancti Laurentii].
In Tauciano/Sauciano ecclesia S.Angeli.
In loco Mancusi, ecclesia S.Viti
in Puczanello/Puzzanello ecclesiam S.Juliani.
In loco Trivio/Triveo ecclesiam S.Simeonis.

In loco Ducenta ecclesiam S.Silvestri, ecclesiam Sancte Maria, que dicitur ad Pagnos, seu ad Tagnanos/Paganos.

In loco Capitrisi/Capoderisii ecclesiam S.Andrea, & S.Donati.
In loco Casole ecclesiam S.Rufini.
In loco ad Ilicem ecclesiam S.Petri,
ecclesiam S.Martini,
ecclesiam
S.Viti, sed & ecclesiam Sancti Petri ad Pelluni, & ecclesiam S.Marcellini ad Taucianum cum terris quas modò habent, in tuam,
Has beneficiis, que Canonici inibi per nos eis possident, itaut in vita sua quietè habeant, & fruantur; post debitum verò carnis solutam tuorumque fuccessorum deveniant potestatem itaque pradictas Ecclesias tibi, tuisque fuccessoribus concedimus cum prædiis & decimis, cun&tisque fuis pertinentiis, cum omnibus, quas modo habent, que ex bine pro parte earum justè acquirere poteritis.

Porrò terras predictarum Ecclesiarum S.Petri à Pollumi Sancti Marcellini ad Taucianum, que nostro Archiepiscopatui pertinere videntur, tibi aut tuis fuccessoribus non concedimus, fed illas tantùm, quas modo habent, una cum benificiis Canonicorum, ut in fuperioribus habetur.
Sed si infra jam scriptos fines vestris Episcopatus, noster Archiepiscopatus, feu nostra Abbatia. quicunque servus nostri Archiepiscopatus suas hæreditates, aut possessiones habent, aut amodò comparare, seu acquirere justé poterint, in nostra, nostrorumque fuccessorum sint potestate.
Sed neque damus, aut concedimus Tibi, tuifque fuccessoribus ecclesiam S.Casarii, ecclesiam S.Julianj/a, ecclesiam S.Martini, ecclesiam S.Angeli, ecclesiam S.Viti in loco Herculis/Hercule, ecclesiam S.Maria, ecclesiam S.Johandis, S.Petri, & S.Felicis, & ecclesiam S.Stephani, quas habemus infra Montem neque ecclesiam S.Leontii in partibus Magdaloni/Matalonis.

Hanc ergo conceffionem tam tibi, quam tuis fuccessoribus, ut prædi&tum eft, facimus.
Tu autem, tuique fucceffores quoties vocati fueritis, nisi Canonicam prætendatis excusationem, ad nos, & nostros N 4 Jus successores venire debebitis. Post discessum verd tuum, fuccessores tui, qu nostro, nostrorumque successorum Casertana Ecclesia sunt eligendi consilio, à nobis, feu nostris successoribus Episcopatus consecrationem suscipient, sicut in privilegiis à S. R. E. Pontificibus Ecclesia nostra concessis continetur.
Quisquis igitur mortalium cujuscunque conditionis bujus nostra auctoritatis concessionem violare presumpferit, nisi canonicè commonitus resipuerit, à liminibus Sancte Matris Ecclesia ufque ad condignam satisfactionem tempore fequestretur. Pid verd custodientes, atque fideliter observandes, Omnipotenti Dei benedicti one, & gratia repleantur.

Ego Sennes Dei gratia Campanus Archiepiscopus, Domini Nostri Papa Vicarius.
Ego Joannes Suessanus Episcopus.
Ego Pannelphus Theanensis Episcopus legi & subscripsi.
Ego Maurus Iserniensis Episcopus fubscripsi.
Ego Giroldus Casinensis Episcopus subscripsi.
Ego Alpherius Abbas, & Archidiaconus subscripsi.
Ego Otto Decanus, &c.
Ego Lando Presbiter, & Primicerius, & Abbas, Oc.
Ego Adenulphus Secundus Primicerius, & Abbas, &’c.
Ego Johandes Sacerdos, & Abbas, &c.
Ego Bonus Sacerdos.
Ego Johandes Sacerdos.
Ego Audoaldus Sacerdos & Abbas.
Ego Pandulphus Sacerdos. &c.
Ego Audoaldus Diaconus,
&c.Ego Petrus Diaconus, &c.
Ego Karolus Abbas, &’c.

Ex jussione Domini Petri Diaconi, & Cancellaris scripsis.
Ego Prudentius Subdiaconus,
Anno Dominica Incarnationis millesimo centesimo, atque decimo tertio, Indictione septima,
Pontificatus verò præfati D.Sennes Archiepiscopi anno XVII.
Altum Capua in Sacrosancta Aula Archiepiscopi,

I °
TRASCRITTORE

Crescenzio Esperti, Memorie ecclesiastiche della città di Caserta Villa Reale, Avelliniana, Napoli 1775.

II °
TRASCRITTORE

Cfr. Michaelem Monachum, Recognitio Sanctuarij Capuani per eundem eiusdem collectorem Michaelem Monachum. … Decretorum doctorem cathedralis ecclesiae Capuanae canonicum presbyterum addita. In qua multa, quae in priori editione desiderabantur accuratissime, Tip.Molli, Napoli 1637.

Il Duomo con la lapide più antica del 1285

«Vi è la Cattedrale, quale è stata descritta egregiamente dall’Ughelli, il quale avendo molte cose scritte, nè ave tralasciate alcune, che mi è parso supplire.
Dentro la Chiesa oggi vi fono a man destra due altari, e quattro cappelle a man siniftra.
La prima è detta Madonna del Rosario.
In altra vi è la Fratellanza dei morti, che ha una rendità di doc. 200 annui, e tiene quattro Cappellani giornali per la celebrazione delle messe».
Nella porta piccola del Duomo vi è la seguente iscrizione «con lettere tutte disserenti delle nostre correnti, e dalle longobarde, e con abbreviatura del tenor feguente

MCCLXXXV. pr. Decembris
XIIII. Indo. lata esma excols =
p. Dnum N. secundum Castum epm in os q. molstaverint ecclam castam sr.pide molendinos suos ul fecerint violenciam in eis in præjudicium ejus qui cumq.H.fecerit anatha sit amen.

E s’intende in questo modo:

MCCLXXXV.
Primo Decembris, indictione XIV.
lata est sententia excommunicationis per
Dominum Nostrum secundum Casertanum
Episcopum in omnes, qui molestaverint
Ecclesiam Casertanam super possessione
Molendinorum suorum,
vel fecerint vio/lenciam in eis in prejudicium ejus,
qui/cumque hoc fecerit, anathema fit.

Nel Campanile v’è la seguente iscrizione:

Hic requiescit in somno pacis Johannis
clarissimus dultus qui vixit annos Pl. m. XCII.
dep. sub d. b. id martiarum Xb.
anno P. C. ˜ Basili. V. C. ind. quinta.

Quel dultus significa desertus, abdicatus come piega il Spelmanni nel Glossario, dove cita in compruova la vita di Carlo Magno data in luce dal Pitò, onde fignifica mortuus, quella P. e C. fignifica Pontifex Caserta: Basili V.C. significa Basilica Urbis conditor.
Questo fu uno, che concorse alla fabrica della Cattedrale, come s’ave dalla iscrizione nella Porta maggiore di detta Cattedrale, quale Chiesa stà situata da occidente in oriente, come stanno situate buona parte deile Chiese di Caserta siccome si precetta nelle costituzioni aposloliche: Ecclesia sit longa ad instar navis ad orientem conversa lib. 2. cap. 6. lo che scrive anche Sidonio Apollinare della Chiesa fabricata in Lione da S.Patiente Vescovo.

Edes celsa nitet, nec in sinistrum,
Aut dextrum trahitur: sed arce Frontis
Ortum prospicit aquinotialem.

La Cattedrale di Caserta è molto lodata dall’Ughelli specie «per l’architettura; il Campanile non hà pari, onde pregherei il Vescovo, ed i Canonici, che vi dassero riparo, e non farlo ruinare, e far perdere una cosa così rara al mondo.
Vi è la quarta Cappella del Ss. con Altare di marmo fatto rifare da Monsignor Albertini; di più vi è l’Altare maggiore anche di Marmo con avanti Altare d’argento ben fornito fatto da Monsignor Schinosi».
Il Duomo fu eretto in onore dell’apparizione di S.Michele sul Monte Gargano, come riferisce padre Sautelli, dove il toro era fuggito, scuotendo l’aratro col giogo, dove la lancia del bue si fermò, ma ebbe la protezione della casa di Michael, per cui ordinò che questo luogo gli fosse dedicato.

Hic ubi, Gargani tollunt se culmina montis
Fugerat excusso Taurus aratra jugo:
Hunc curfu jaculoque petit pastoria pubes,
Si qua vagum sistat misilis hasta bovem
At redit adducto, dictu mirabile nervo,
Rursus in auctorem versa sagitta suum ;
Nam tutela loci Michael, tutela juvenes
Hunc sibi devotum sanciit esse locum.
Quas te Dive, homini par eft impendere curas,
Si tibi de bobus cura, laborque fuit?

Le Reliquie dei Santi

Nota delle reliquie che si conservavano nel Duomo di Casertavecchia.
«In un ostensorio d’argento vi è buona porzione d’osso di S.Bartolomeo Apostolo.
In un altro ostensorio anco d’argento vi è una picciola porzione della Circoncisione di n. signor G. C. e nel medesimo vi sono due picciole pietruccie, sopra le quali corse il sangue di nostro signore Giesù Cristo, e vi è ancora un pezzo del legno della s.Croce.
In un altro ostensorio anco d’ argento vi sono le reliquie dei santi, cioè una picciola porzione d’osso di S.Biagio, un dente di S.Guglielmo, un osso di S.Simone, un’altra porzione d’osso di S.Agata Vergine, e Martire, un osso di S.Agnese vergine, e martire, un picciolo pezzetto di carne di s.Margarita v. e martires, un picciolo osso di s.Lucia vergine, e martire, e una piccola porzione di osso di s.Cecilia v. e m. In un altro ostensorio anco d’argento vi sono le seguenti reliquie.
Una porzione d’osso di s.Martino vescovo, una piccola porzione di carne di s.Matteo Apostolo, una piccola porzione d’osso del piede di s.Luca evangelista, un picciolo osso di s.Sebaftiano martire, un pezzetto di carne di s.Fabiano, p. e martire, un pezzetto di carne di s.Barnaba apostolo.
Una porzione d’osso di s.Silvestro papa, un piccolo osso di s.Lorenzo martire, due braccia d’argento, in uno vi è una porzione d’osso di s.Maria maddalena.
In un altro vi è un pezzo d’osso di s.Donato v. e martire.
Quattro statuette a mezzo busto, nelle quali vi sono le sequenti reliquie.
In una vi è un osso di s.Bartolomeo apostolo.
In un’altra una porzione di carne di s.Filippo apostolo.
In un’altra vi è un dente, ed un osso di s.Giacomo apostolo.
In un altro le reliquie di s.Andrea apostolo con porzione del legno della sua croce.
Una crocetta d’argento indorata con il crocifisso da una parte, e col legno della s.Croce da un’altra.
La testa di s.Lucio martire per intiero.
Una sfera d’argento con reliquia di s.Vitagliano Vescovo di Capoa.
Un braccio di rame argentato con reliquia di s.Cristofaro martire.
Un braccio di legno indorato con reliquie di s.Faustino martire.
Un altro consimile, con reliquie di s.Ilario martire.
Tre foanzie, di legno con vetri d’avanti con reliquie di diversi santi.
Un vaso d’alabastro trasparente a foggia di una gran tazza con maniche e si vuole che fosse una dell’idrie di Cana Galilea.
Buona parte di queste reliquie l’ottenè da Roma il Vescovo Giuseppe a Cornea, come avvisa il Canonico Donato Trotta in un’elegia in lode di s.Michele.
Quis non huc trahitur? thesaurus conditur ingens Hic a Pontifice eft (gratia fumma reis) Gratia pignoribus quoque tetra piantibus imo, Cornea quem obtinuit Præful ab urbe pius.

Il Seminario e la chiesa dell’Annunziata

Poco distante dal Duomo vi era il Seminario con cento alunni, con lettori di Teologia scolastica, sia dogmatica che morale, di Filofofia moderna, di Matematica umanità e Scuola. «Il Seminario fu molto ampliato da Monsignor Schinofi, ha di rendita docati mille e cinquecento oltre le paghe dell’ Alunni di docati ventiquattro per li Paefani, e trentacinque per li forestieri.
La Chiefa dell’Annunziata è di proprietà della università della Città, amministrata dal Principe in qualità di primo cittadino «per togliere li disturbi, e li disordini, e detta Chiesa comincia con una nave fino a passitelli 16. di lunghezza e dieci di larghezza;indi profiegue in tre navi di paffitelli 19.lunga, larga diecifette, fatta a tuc co di buon gusto; Nella quale in una fepoltura và la feguente ifcrizione Angelo Aloys qui quam Patrie Carus fuit marore funeris indicatum eft Camillus parenti optimo memoria cause anno a partu Virginis MDXXX. Vi fono cinque Altari, e quello di mezzo è di marmo con oro, dove officiano dodici Cappellani; i Sacriftano fa da Direttore, quali tutti s’eliggono dal Prin cipe In tempo dell’ Ughelli erano fei, ave di rendita decati 1200. Il Campanile è ben fatto con due groffe Campane, in una delle quali vi è fcolpita la Vergine, e l’Angelo, che la faluta, vi è vicino una tefta di fiori di belliffimo rilievo con quefta feguente ifcrizione:
Mentem Sanctam Spontaneam intercede pro populo Dei Casertano, & benefactoribus Anno D. MCCCCXXXVI, opere Josephi Marini Nucerini A. G. P. Nell’altra Campana: Honorem Dei, & Verbum Caro factum est, habitavit in nobis ; Jesu Christe Adjuva nos bujus Hospitalis pro liberatione Joannis Marini Nucerini opifici anno D. MCCCCCXXXVI.
Nella casa del canonico Ricciardo v’era anche una famigerata iscrizione coll’ascia sepolcrale.
Non ci resta che scoprire tutti luoghi e le chiese del territorio casertano poco dopo il 1740, commentati e confrontati, prima dell’abbandono della città vecchia nel decennio successivo, quando si avrà il popolamento della Torre presso cui nascerà la Reggia della nuva Città di Caserta.7
In appendice il lettore troverà anche l’atto di nascita della città riportato nella versione di Francesco Granata, Storia Sacra Della Chiesa Metropolitana Di Capua, e in quella di Crescenzio Esperti, Memorie ecclesiastiche della città di Caserta Villa Reale, al confronto con la trascrizione di Michaelem Monachum, Recognitio Sanctuarij Capuani.
E’ la bolla «dell’Arcivescovo Senne del 1113, data a Rainulfo nella sua consacrazione a Vescovo di Caserta, con la quale il Metropolitano nell’assegnare i limiti della giurisdizione al suo suffraganeo, gliela sottrae sopra quattro distinte chiese di Marcianise: sed neque damus, aut concedimus tibi, tuisque successoribus, ecclesiam sancti Caesarii, ecclesiam sanctæ Iulianæ, ecclesiam sancti Martini, ecclesiam sancti Angeli.
Compendi a parte, il testo è stato diviso in zone. Esse raggruppano i tantissimi casali di Caserta con una miriade di chiese, a volte cadue e ricostruite in luoghi diversi, ma che danno il senso della vastità di questa città nata dalle ceneri di Calazia, appartenute a Caiazzo, in quella Valle di Maddaloni, guardata a vista dal Giustiziere provinciale dell’ex Principato Capuano, consegnato ormai alla storia con la nascita della Città «Nova» della Gran Contea di Sicilia, anticamera del Regno che portò la capitale prima a Palermo e poi a Napoli.
S.Cuttrera

Dettagli

EAN

9788872970133

ISBN

887297013X

Pagine

96

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Editorial Review

 

 

TUTTO PARTE daL VICINO MONTE VIRGO E CAIAZZO

[casa aurea]

In primis scilicet à Ponte Rupto incipiendo, qui est in Laneo; & qualiter protenditur per Viam, qua itur juxta Casam Auream, & ficut directe pergitur per Tojanum, & exitur ad ecclesiam S.Marci, fundatam à filiis Paldi, & Adenulphi Comitum, & inde itur in Sexanta, & exitur in Stratam Beneventanam, & qualiter directe pergitur sub Monte Cupo & per Saxeta & exitur in fluvium Vulturnum in Biferclam quae decurrit, & conjungitur cum Rivo Vallecari & ficut itur per ipsa Tora Sancti Vincentii, & exitur ad caput Montis Longani, & quomodo revolvitur per eundem montem exitur ufque ad finitas ipsas Plancellas propè Suessulam: cum omnibus fubscriptis Ecclesiis tuo Episcopatui pertinentibus fitis intra hos fines nominatim fuperiùs declaratos.

[caserta vecchia]

Concedimus iraque tibi, tuisque successoribus ecclesiam Sancti Michaelis Archangelis, que est Sedes tua Episcopalis, ecclesiam Sancte Marie, que est Capella & Ecclesia Sancte Fidei, & ecclesiam S.Petri, & ecclesiam S.Valentini, et ecclesiam Santa Maria Buccamuzzi, & ecclesiam S.Blasii, ecclesiam S.Andrea, ecclesiam S.Susanna, ecclesiam S.Marie de Summana, ecclesiam S.Joannis de Puteo Veteri, & ecclesiam S.Nicolai, ecclesiam S.Vitaliani de Athellano, ecclesiam S.Angeli de monte, ecclesiam S.Eustafii, ecclesiam S.Stephani de Iuniano, ecclesiam S.Marci de Casola, ecclesiam S.Petri, & ecclesiam S.Erasmi, S.Marci de Monticello ecclesiam S.Stephani, ecclesiam S.Nicolai ad Torum, ecclesiam S.Barbara ad Montem, ecclesiam S.Salvatoris de Staturano, ecclesiam S.Laurentii, ecclesiam S.Rufi de Pedemonte, ecclesiam S.Vitaliani de Carzano, ecclesiam S.Angeli ad Pinos, ecclesiam S.Marie de Mezano, ecclesiam S.Silvestri, ecclesiam S.Andres de Puczanello, ecclesiam S.Vincentii de Sala, ecclesiam S.Simeonis de Civecorna, ecclesiam S.Angeli de Montecupo, ecclesiam S.Julianj de Manicosis, ecclesiam Sancte Crucis de Casa nova, ecclesiam S.Petri Aldifrede/Lefrede, ecclesiam S.Leuci de Monte, ecclesiam S.Eleutherii S.Johandis, ecclesiam Sancti Clementis, ecclesiam Sancta Maria, & ecclesiam S.Stephani, que funt in loco Macerata, ecclesiam Sancti Nazarii, ecclesiam S.Petri, ecclesiam S.Marie de Falciano/Fauzano, ecclesiam S.Benedicti, ecclesiam S.Cosme de Strada, ecclesiam S.Sebastiani de Turre, ecclesiam S.Martini, ecclesiam S.Anastafiæ sitam propè Stratam, ecclesiam S.Alexandri, feu Nicandri.

[rocca limatola]

In Castro Limatule & Territorio eius ecclesiam S.Nicolai, que est infra castellum, ecclesiam S.Blasii, [& S.Sossii], & ecclesiam S.Petri, & ecclesiam S.Johadis, que est propè Portam, ecclesiam s.Erasmi, ecclesiam s.Archangeli ad Pirum, ecclesiam S.Jacobi de Puzzanisii, ecclesiam S.Marie ad Cirinianum, ecclesiam omnium Sanctorum de Torone/Turone, ecclesiam S.Thome, ecclesiam San Adjutoris, ecclesiam S.Eustasii, ecclesiam S.Maria ad Gruttulas, ecclesiam Ss.Cosme & Damiani, & S.Pancratii, ecclesiam S.Angeli in Planeam/Plancano.

[rocca murrone]

In Castro Murrone, & Territorio ejusdem ecclesiam S.Salvatoris, ecclesiam S.Marie & Nicolai, ecclesiam S.Caesarii, S. Mauri, S.Blasi ad Gradillum; ecclesiam S.Michaelis, S.Stephani, Sancti Nazarii, Sancti Andrea, & S.Johandis de Furesta.
In Terra Sarzani ecclesiam S.Erasmi, ecclesiam S.Angeli de Cupa, seu de Cupi.

[rocca maddaloni]

In Castro Matalone/Magdaloni, & Territorio, ejusdem ecclesiam s. Johandis infra Castellum, ecclesiam S.Maria, que est in Cappella, ecclesiam S.Angeli de Monte, ecclesiam S.Joandis de Maglianelli/Maglanelli, ecclesiam S.Nicolai, ecclesiam S.Maria, S.Agnelli, [S.Leutii, & S.Joannis, S.Petri, S.Martino, S.Laurentii, S.Blasi], S.Salvatoris, S.Pauli ad Gensoli/ad Gemzosoli, ecclesiam Santa Maria, Sancti Martiani/Marciani, S.Eusebii, S.Pauli, S.Nazarii, S.Marie ad Gualdum/Guadum, ecclesiam S.Maria de Calatia, S.Caesarii, ecclesiam Sancti Terentiani, ecclesiam S.Maria ad Junianum.

[In Terra Lanei, ecclesiam S.Fidis]
In loco Gruttulae, ecclesiam S.Maria, & S.Castrensis.
In loco Trentula ecclesiam Sancte Marie & Sancti Nicolai, &Sancti Viti.
In loco Grummo/Grumbi ecclesiam Sancti Maximi. In loco Luriano/Lauriani ecclesiam S.Marcelli.

Ad Ferrarios, ecclesiam S.Marina.
[In loco Predola ecclesia S.Laurentii.
In loco Airola ecclesia S.Mariae, & S.Ioannis.
In loco Sale ecclesiam Sancti Laurentii].
In Tauciano/Sauciano ecclesia S.Angeli.
In loco Mancusi, ecclesia S.Viti
in Puczanello/Puzzanello ecclesiam S.Juliani.
In loco Trivio/Triveo ecclesiam S.Simeonis.

In loco Ducenta ecclesiam S.Silvestri, ecclesiam Sancte Maria, que dicitur ad Pagnos, seu ad Tagnanos/Paganos.

In loco Capitrisi/Capoderisii ecclesiam S.Andrea, & S.Donati.
In loco Casole ecclesiam S.Rufini.
In loco ad Ilicem ecclesiam S.Petri,
ecclesiam S.Martini,
ecclesiam
S.Viti, sed & ecclesiam Sancti Petri ad Pelluni, & ecclesiam S.Marcellini ad Taucianum cum terris quas modò habent, in tuam,
Has beneficiis, que Canonici inibi per nos eis possident, itaut in vita sua quietè habeant, & fruantur; post debitum verò carnis solutam tuorumque fuccessorum deveniant potestatem itaque pradictas Ecclesias tibi, tuisque fuccessoribus concedimus cum prædiis & decimis, cun&tisque fuis pertinentiis, cum omnibus, quas modo habent, que ex bine pro parte earum justè acquirere poteritis.

Porrò terras predictarum Ecclesiarum S.Petri à Pollumi Sancti Marcellini ad Taucianum, que nostro Archiepiscopatui pertinere videntur, tibi aut tuis fuccessoribus non concedimus, fed illas tantùm, quas modo habent, una cum benificiis Canonicorum, ut in fuperioribus habetur.
Sed si infra jam scriptos fines vestris Episcopatus, noster Archiepiscopatus, feu nostra Abbatia. quicunque servus nostri Archiepiscopatus suas hæreditates, aut possessiones habent, aut amodò comparare, seu acquirere justé poterint, in nostra, nostrorumque fuccessorum sint potestate.
Sed neque damus, aut concedimus Tibi, tuifque fuccessoribus ecclesiam S.Casarii, ecclesiam S.Julianj/a, ecclesiam S.Martini, ecclesiam S.Angeli, ecclesiam S.Viti in loco Herculis/Hercule, ecclesiam S.Maria, ecclesiam S.Johandis, S.Petri, & S.Felicis, & ecclesiam S.Stephani, quas habemus infra Montem neque ecclesiam S.Leontii in partibus Magdaloni/Matalonis.

Hanc ergo conceffionem tam tibi, quam tuis fuccessoribus, ut prædi&tum eft, facimus.
Tu autem, tuique fucceffores quoties vocati fueritis, nisi Canonicam prætendatis excusationem, ad nos, & nostros N 4 Jus successores venire debebitis. Post discessum verd tuum, fuccessores tui, qu nostro, nostrorumque successorum Casertana Ecclesia sunt eligendi consilio, à nobis, feu nostris successoribus Episcopatus consecrationem suscipient, sicut in privilegiis à S. R. E. Pontificibus Ecclesia nostra concessis continetur.
Quisquis igitur mortalium cujuscunque conditionis bujus nostra auctoritatis concessionem violare presumpferit, nisi canonicè commonitus resipuerit, à liminibus Sancte Matris Ecclesia ufque ad condignam satisfactionem tempore fequestretur. Pid verd custodientes, atque fideliter observandes, Omnipotenti Dei benedicti one, & gratia repleantur.