IL GENERALE DI NAPOLI. Don Giovanni d’Austria EAN 9788872971369 Il figlio di Carlo V Imperatore a Granada, Lepanto e Bruxelles nel manoscritto inedito di Corona

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Il figlio di Carlo V Imperatore a Granada, Lepanto e Bruxelles nel manoscritto inedito di Corona

Description

IL GENERALE DI NAPOLI. Don Giovanni d’Austria

l’ultima crociata partita da napoli

Prima non c’era e adesso c’è. Il manoscritto di Silvio Corona di fine Cinquecento vede la luce a stampa tipografica, sebbene diviso in capitoli per l’elevato numero di episodi amorosi e non riferiti ai suoi protagonisti.
Stavolta Bascetta ha riletto e trascritto in volgare il capitolo, mai dato alle stampe, dedicato a Don Giovanni d’Austria. La nascita da madre vergine, fatta risposare dall’amato Imperatore Carlo V all’avvocato di provincia, è un buon inizio per la trama sottile portata avanti da Corona, e poi dal figlio Ascanio, nell’altra copia letta e perduta della biblioteca di Minieri Riccio, che differisce in diversi episodi dall’originale trascritto da Bascetta. E’ la storia del piccolo Jeromin, canzonato dal figlio del fratellastro Re delle Spagne, Filippo II, perito in prigione per volere dello stesso genitore che seguì le volontà testamentali di Carlo V: Don Giovanni non si tocca. Un motto che valse per chiunque e che presto lo vide alla guida degli eserciti imperiali, sopratutto quelli dei popoli italici e degli amati napoletani.
E così, il garzone del balio camerario, cresciuto nell’ombra e come in una favola, si trasforma da servitore a servito e diviene signore del finto padre. Bellissimo, ricchissimo e potentissimo, Don Giovanni ci mise poco, stando all’affascinante cronaca del Corona, a scalare tutte le tappe degli uomini d’arme, a danno della carriera da Cardinale, che pure avrebbe perseguito, e a cui rinunciò per non diventare di sicuro papa.
Gli amori perduti di belle milanesi e focose napoletane, proprio in questa cronica, che è il trionfo del Rinascimento, vengono però offuscati da due guerre che volgono al termine. La conquista di Granada con la cacciata dei Mori, dopo 600 anni, è un punto di arrivo inimmaginabile per un giovane di 21 anni. Ma è soprattutto è la deportazione dei vinti a Castiglia, ovvero la consegna dell’Andalusia ai coloni di Galizia e Asturia per il ripopolamento di quei territori, strappati ai Maomettani e da ricristianizzare, a fargli guadagnare le eccessive simpatie del Papa. Proprio per l’operazione compiuta egli merita il vessillo del Vaticano per un’ultima Crociata contro gli infedeli, che bruciano credenti e miscredenti nelle mandre dei loro stessi maiali. Glielo consegna in S.Chiara uno dei più invidiosi diplomatici, il nunzio apostolico Granvelle, che presto odierà a morte, appena sarà indicato proprio a Viceré di Napoli. Intanto c’è la missione delicata da portare a termine per cacciare i Turchi, alleati dei barbari africani, infedeli che non intendono abbandonare il Salento, ovvero l’ex Calabria Ultra di una volta.
Ma Don Giovanni, ora Capitano generale di terra, ora Ammiraglio di mare, è ormai il cavaliere più potente d’Europa. Tanto è vero che mentre i Veneziani s’accordano a Leuca per evitare la battaglia di Otranto, lui, alla guida della flotta, composta per la quasi totalità da Napoletani, fionda su Lepanto e ottiene la vittoria più famosa del tempo contro gli Ottomani.
Un temerario viaggio, da Messina a Marsala e da Marsala sulle coste africane, gli fa riconquistare l’antica Lilibeo dei Romani, dove nasce il Porto d’Austria a lui dedicato.
La vita scorre e l’eroe di Corona corre a visitare la sorella Margherita, sposa a L’Aquila. E’ tempo di godere dei festeggiamenti a lui riservati, da Parma a Vigevano, anche se cominciano le prime perdite proprio in Calabria.
L’omicidio mancato del Viceré, e qualche occhiatina di troppo alla moglie del sindaco di Napoli, gli procurano l’odio che lo porta a esiliarsi in Procida prima di ripartire per la conquista di Tunisi e dell’Albania.
La voglia di riscatto e la sua potenza sono tali da rinunciare alla corona albanese. Depone anche le armi dell’amore per la baronessa, per la bella Diana di Sorrento e per Donna Zenobia. Rinuncia perfino all’affetto per la figliola Giovanna, frutto degli intrighi, affidata alle monache di S.Chiara.
Adesso è l’amicizia con Cervantes, autore del Don Chisciotte, acciaccato dalla guerra, e con altri poeti coevi, a spingerlo ancora una volta a sognare.
Rieccolo ripartire da Governatore dei Paesi Bassi, terre del nonno Filippo il Bello, al quale più di tutti rassomigliava, per riconsegnare ai Valloni i castelli liberati dagli Spagnoli.
Un golpe, il grido alla voglia di Francesi, e un’altra trama amorosa con la Regina di Navarra, lo conducono, per mano di Corona, dritto alla morte, sopraggiunta a causa delle vecchie e nuove fistole che gli martorizzano il corpo.
Un cilicio per umiliarsi, un libro di poesie per rincuorare l’animo e un inseparabile leone per amico sono le sue ultime cose possedute in vita.
Sabato Cuttrera

Dettagli

EAN

9788872970133

ISBN

887297013X

Pagine

96

Autore

Bascetta

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Editorial Review

 

IL PROREX DEL FRATELLASTRO FILIPPO II

INDICE

JEROMIN: il FIGLIO SEGRETO
DELL’IMPERATORE CARLO V

— Il fattaccio 10 anni dopo il viaggio a Napoli
— Geronimo garzone del maggiordomo-tutore
— Il Principe spurio descritto nella Cronaca
la nascita
la madre fatta sposare all’avvocato
il piccolo affidato in baliato al camerario
carlo v testamenta al figlio re che c’è un altro

2.
i mori sloggiati da granada
e deportati dopo 600 anni

— Da Cardinale nato a Infante militare
— La cacciata dei Mori premia l’ammiraglio
— Da mancato Cardinale a Generale sul campo
filippo v dichiara al servo di essere principe
screzi in famiglia col nipote fatto morire
giovanni prediletto del re fratellastro
la rivolta dei moriscos a natale del 1568
il re lo invia lì col gran colsalvo e balio
don giovanni deporta i mori a castiglia
e da galizia e asturia ripopolò l’andalusia
il ritorno da generale: subito a cartagena

3.
la crociata a lepanto col crocifisso
consegnato dal legato in s.chiara

— L’investitura vaticana ricevuta a Napoli
— Il Comandante guida la flotta per Lepanto
— Corona taglia su Lepanto, il nemico Viceré
cipro invasa dai turchi andava liberata
la flotta veneta a santa maria di leuca
l’arrivo da napoli a messina
da marsala a lilibeo: nasce porto d’austria
la sorella margherita sposa in l’aquila
feste a vigevano e parma, perdite in calabria
l’odio per il cardinale viceré granvele
don giovanni vuole uccidere il viceré
l’esilio a procida e il ripensamento

4.
in africa lontano dagli amori,
no a re di tirana, sì per fiandre

— Conquista di Tunisi e rinuncia all’Albania
— L’amore per la baronessa e la Sorrentina
— Festa a Napoli con Diana Falangola
— La figlia Giovanna, suora in S.Chiara
— La relazione con Zenobia Saratosia
— Cervantes mutilato, raccomandato al Re
— Il Governatore del Belgio e la morte
— L’ultima liberazione: i Paesi Bassi
l’idea di governare le fiandre
la consegna dei castelli e la pace
escono gli spagnoli, entrano i valloni
tentativo di golpe contro il governatore
anversa e bruxelles voglioni i francesi
la trama di liege con la regina di navarra
la morte per fistole a 29 anni
le ultime volontà e la fiducia per il parma
l’addio col leone sempre vicino come un micio
il cardinale mancato che si flagellava
predilesse rime amorose per tucidide

APPENDICE DOCUMENTARIA
il ms. scomparso di Silvio Ascanio Corona
«Fatti Tragici Amorosi Successi in Napoli»
di Camillo Minieri Riccio*

bibliografia essenziale

Silvio Corona, Successi diversi traggici, et amorosi occorsi in Napoli, et altrove a Napol[lita]ni, composti dà Silvio Corona cominciando prima dalli Re Aragonesi; Mss., Discorso IV: Don Giovanni d’Austria, pagg.79-162. Bartolommeo Capasso, Il Tasso e la sua famiglia a Sorrento ricerche e narrazioni storiche, Napoli 1866. Corona Silvio ed Ascanio, La verità svelata, Mss., Negli Amori di Don Giovanne d'Austria. Quaderno di not. Auriemma 1500 f. 74 v. Rep. f. 83 v. Prot. di not. Auriemma 1495-96 f. 56 v. Rep. f. 6; e Prot. 1525-26 f. 259. Rep. f. 760 v., Rep. f. 83 v. e 89 v.-Prot. di not. Coppola 1524 f. 23 v. Rep. f. 145. Acta visit. Archiep. Pavesii 1559. Bulla 1573 nel Bullar. vol. 1. Bartolomé Bennassar, Don Juan de Austia. Un heroe para un imperio, Temas de Hoy, Madrid, 2000, rif. Diana Falangola o Zenobia Saratosia. Salvatore Bono, L’occupazione spagnuola e la riconquista musulmana di Tunisi (1573-1574), v. Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente, Anno 33, N.3, Sett. 1978, pag.359. Serge Brunet, Philippe II et la Ligue parisienne (1588), Revue Historique, T. 312, Fasc. 4 (656) (OCTOBRE 2010), p. 816. Philip II and Mateo Vazquez de Leca, The government of Spain (1577-1592) by A. W. Lovett, Review by Bartolomé Bennassar, Revue Historique, t. 261, fasc. 2, 530, Avril-Juin 1979, pag.482. he Royal Historical Society, Vol. 11, anno 1961, pagg.35-36. P. O. De Torne, Philippe II et Henri de Guise. Le debut de leurs relations (1578), Revue Historique, T. 167, Fasc. 2 (1931), pp. 323-335. Francesco Pata, Gaetano Gallo, Gianluca Pellino, Evolution of Surgical Management of Hemorrhoidal Disease: An Historical Overview, in: Frontiers in Surgery, vol. 8, 30 agosto 2021. Fausto Nicolini, Un'amante sorrentina di Don Giovanni d'Austria. Diana Falangola, Alberto Miccoli, Napoli 1934. Edouard Sylvène , Un songe pour triompher : la décoration de la galère royale de don Juan d'Autriche à Lépante (1571), Revue Historique, T. 307, Fasc. 4, 636, Ottobre 2005, pagg.821-848. P. O. de Torne, Don Juan d'Autriche et les projets de conquête de l'Angleterre. Étude historique sur dix années du xvie siècle, 1568-1578. T. II, Helsingfors, 1928. Cfr. sito Wikipedia, voce Don Giovanni d’Austria. Cfr. sito https://www.deamoneta.com/auctions/view/790/622; sulla medaglia v. Attw. 984; Hill-Pollard, Kress 635; Volt. 558. PB. 41.00 mm. Opus: G. V. Melon.
Giovanni Tarcagnota, Delle historie del mondo: lequali con tutta quella partticolarità, Volume 4. James Fitzmaurice-Kelly, Vita, letture e sorte di Miguel De Cervantes, il ‘padre’ inquieto di Don Chisciotte (1605). Cervantes prese parte a diverse battaglie davanti, fra cui quelle di Navarino (1572), Tunisi (1573) e la Goulette (1573). La minuta autografa dell’abate Francesco Maurolico (1494-1575), professore di Matematica presso l’Università di Messina, a Pietro Barresi, datata 11 settembre 1571, è indirizzata al Principe di Pietraperzia alla vigilia della battaglia di Lepanto. Si trova nel codice San Pantaleo 115/32 (cc. 40v-41r). La prima edizione risale al 1883 ad opera di Luigi De Marchi, Una lettera inedita del Maurolico a proposito della battaglia di Lepanto, Rendiconti dell’Istituto Lombardo di scienze, lettere ed arti, Serie II, XVI, 1883, pp. 466-467. L’edizione elettronica e in: www.dm.unipi.it/pages/maurolic. Ecco uno stralcio dalla lettera A lo Illustrissimo Signore di Petra preccia. Messina, Die 11 Septembris ante lucem 1571.Havendomi questa matina avante iorno risvigliato et recitato il S. Officio di laudi mi venne in mente in primo pregare l’onnipotente maximo et ottimo Dio, che non guardando li peccati nostri, ma per sua clementia si degni indrizare et prosperare la felice partenza di questo serenissimo et potentissimo S. Io. d’Austria: Il quale in questo memorando iorno da questa nobilissima cità, da questo capacissimo et notabilissimo porto ha da partire per seguir l’honorata impresa in favore de la Christiana Republica. Appresso mi parve di fare qualche complimento con lo Illustrissimo Signor mio principe di Petra preccia, et avisarlo, che se sua Illustre Signoria anchora si trova affettionata de le preciose et profunde scientie, come sempre è stata in questo suo discesso et sempre, non postponendo il coniugale amore de la Illustrissima Signora sua princepsa per lo cui amore si mette hoggi in camino, harìa conseguito il suo intento senza moversi di Sicilia...
Sullo stendardo del crocifisso v. Salinas, «Una relazione, scriveva Salinas, dei primissimi del Novecento, scritta «in caratteri del secolo XVIII ma evidente copia di un originale antico che più non esiste, trovo identicamente trascritta negli Opuscoli Palermitani del Marchese di Villabianca, tra le memorie ch'egli ivi raccolse della città di Marsala, intorno al 1780. E innanzi a lui l'ebbe sott'occhio il Sac. Angelo Genna, il quale, nel suo Annale cronologico della Città del Lilibeo, dopo di aver cennato alla Santa Lega e descrittone lo Stendardo con le parole stesse della Relazione, continua: - Il Generale venne in Marsala da Messina a 1o ottobre 1573 con 160 galee, entrò in porto, e disbarcato fece sollenne entrata; al quarto giorno, occorrendo la festività di S. Francesco, fu nella Chiesa dei PP. Cappuccini, come si legge in una lapide posta nella stanza pria della sagrestia sopra la porta che conduce alla Cappella maggiore e dopo altri giorni diede in dono al Venerabile Monastero di S. Girolamo lo Stendardo di Pio V. col Crocefisso, che si venera nella Chiesa sotto titolo del Crocefisso della battaglia. Ma più in là, tornando su l'argomento, l'Autore aggiunge: - Per quello che riguarda alla bandiera del Crocefisso benedetta da S. Pio V. Papa, di cui si è parlato a foglio 257, che si conserva iu questo Monastero nell'Altare primo dopo l'arco maggiore della Chiesa, son di parere che S. A. R. Don Giovanne d'Austria l'anno 1572 (sic) venuto in Marsala l'avesse data in dono al Cavaliere Margio, che dispose l'edifizio del Monastero nel suo testamento l'anno 1587, eseguito l'anno 1603, o pure al Magistrato, il quale per maggior venerazione lo ha posto in Chiesa. Ma si vede subito che, leggendo male l'originale, il copista mutò Parma in Renna. Il Villabianca a sua volta, copiando dalla copia, corresse in Renda». Antonino Salinas, Miscellanea di archeologia, storia e filologia dedicata al Prof. Antonino Salinas, Virzì, Palermo 1907. Paolo Paruta, Storia della Guerra di Cipro, libri tre di Paolo Paruta, Siena, dalla Tipografia di Pandolfo Rossi all'insegna della Lupa, 1827, lib. II, pag. 279; M. Gio. Pietro Contarini, Historia delle cose successe dal principio della guerra mosea da Selim Ottomano a' Venetiani, fino al dì della gran Giornata Vittoriosa contra Turchi. Descritta non meno particolare che fedelmente da M. Gio. Pietro Contarini, Venetiano, In Venetia, Appresso Francesco Rampazetto, Venezia 1572, f. 48. Uberti Folietae, De sacro foedere in Selimum libri quatuor. Eiusdem variae expeditiones in Africam. Eiusdem obsidio Melitae, Genuae 1575, lib. III, pag. 168. Tomaso Costo, Del Compendio dell'Istoria del Regno di Napoli, di Tomaso Costo Napolitano, Parte terza, aggiuntovi in questa ultima editione il Quarto libro che supplisce per tutto l'anno MDCX ecc. (In Venetia MDCXIII, Appresso i Giunti, lib. II, pag. 38. Jo. Ant. Gabutius, De vita et rebus gestis Pii V, Romae, 1605, lib. V, cap. I, pag.127. Cesare Campara, Delle Historie del mondo, Descritte dal sig. Cesare Campara, Gentilhuomo aquilano, volume primo, che contiene libri dieci: Ne' quali diffusamente si narrano le cose avvenute dall'anno 1570 fino al 1580. Novamente stampati ecc., in Pavia, appresso Andrea Viani, 1602, lib. I, pag. 34. Girolamo Catena, Nella Vita del gloriosissimo Papa Pio Quinto, in Roma, 1587, «descrive a pag. 170 «lo Stendardo di damasco rosso col Crocifisso e i SS. Pietro e Paolo consegnato a M. A. Colonna come Ammiraglio della flotta pontificia, ma non dice verbo dello Stendardo della Lega»: da Antonino Salinas.
Sul Crocifisso vaticano per la spedizione di Lepanto v. anche Luigi Napodano, Lo ‘stendardo’ della Lega di Lepanto a Don Giovanni d’Austria, in: AA. VV., Raccolta Rassegna Storica dei Comuni - Anno 1974, vol.6, Istituto di Studi Atellani, Atella 2010. Gaudenzio Dell'Aja, «14 agosto 1571», Un avvenimento storico in S.Chiara di Napoli, Ed. Giannini, Napoli 1971.