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500 anni dopo i fatti la vera traduzione dell’opera
Cara lettrice, caro lettore.
Le imprese, si sa, suscitano apprensione ed entusiasmo; un poco come chi guarda davanti a sé un’elevatissima montagna da scalare: da una parte prova timore perché contempla la propria piccolezza, dall’altra è ansioso di tentare, consapevole dell’impegno arduo. Con questo stato d’animo mi sono accinto alla traduzione del libro di Giovanni Pontano, De bello Neapolitano, che l’editore Bascetta ha il merito di pubblicare. La vita non mi ha negato la gioia e il piacere di veder stampato un libro, mi vengono però i brividi al solo pensiero di questa traduzione così impegnativa, soprattutto per l’eccezionalità dell’Autore, studiato da filologi, storici e insigni latinisti, in passato come oggi.
Quando si presenta un lavoro poco usuale, nel senso che le traduzioni dell’opera del Pontano nella sua interezza non sono molte, si è tentati, anche in modo non voluto, da narcisismo ed egoistico compiacimento. Il piacere di vedere pubblicata una propria traduzione, avvicina, se così si può dire, il traduttore all’Autore. Senza aggiungere o togliere una parola al testo, mi assumo la responsabilità di fedeltà assoluta, consapevole che tale meta si può auspicare, ma mai raggiungere se non in parte.
Nel sec. XVI, quando l’opera del Pontano venne pubblicata, si fecero due edizioni della traduzione in italiano: quella di Tramezino, Le guerre di Napoli di Giovan Gioviano Pontano, nuovamente di Latino in Lingua Italiana Tradotte di Michel Tramezino Notaro, Venezia, 1543; e quella di Mauro, Historia della guerra di Napoli tradotta da Giacomo Mauro, Napoli 1590.
La motivazione della traduzione del De bello Neapolitano è scaturita dal riscontro di un interesse, tra la gente, sempre più diffuso per le storie patrie, così come un tempo si definiva la storia del proprio luogo di origine, Si ricorre spesso, però, a notizie tratte dalla storiografia classica prese di seconda, o addirittura di terza mano. Se è vero che “repetita iuvant”, è altrettanto innegabile che gli errori in storiografia si diffondono e permangono nel tempo.
Ecco la ‘cosa’, cara lettrice e caro lettore, che mi ha innamorato di questa opera di Giovanni Pontano: un libro che ancora pone interrogativi su un momento della storia del Regno di Napoli a tratti immerso nel buio.
I riferimenti al territorio, con indicazioni così particolareggiate dei luoghi, sono un elemento chiave per interpretarne il senso e l’evoluzione. L’intento non è giammai quello di fare un esame critico, filosofico, antropologico e storico della lotta tra Aragonesi e Angioini per il possesso del regno di Napoli, ma semplicemente quello di permettere a tutti una lettura spassionata dei fatti di “cronaca” riportati da chi li ha vissuti.
Il mio intento è schietto: la traduzione del testo latino. Sarà poi la vostra curiosità, la vostra volontà a studiarlo per ricavarne gli elementi utili ai vostri interessi filologici, filosofici, antropologici o più semplicemente di storia locale.
Il testo, utilizzato per la traduzione di questo Libro Primo (come per gli altri cinque, che saranno stampati a breve) è quello inserito nella Raccolta di tutti i più rinomati Scrittori dell’Istoria generale del Regno di Napoli, realizzata dalla Stamperia di Giovanni Gravier, a Napoli, nel 1769 (vol. V., pp. 1-49). Una scelta di amor patrio non casuale, perché l’editore Giovanni Gravier, nato a Bes, presso Briançon, (Francia) nel 1727, morì a Grottaminarda (cittadina della provincia irpina) nel 1776, diretto a Taranto (P. Pironti, 1982). Bisogna sottolineare che il testo edito dal Gravier è quello della prima edizione pubblicata a Napoli da Sigismondo Mayr nel maggio del 1509 con la collaborazione di Pietro Summonte, anche se in quella più recente vengono utilizzate le iniziali maiuscole per alcuni nomi (Princeps, Provincia, Deus, Regnum) o le consonanti doppie (Caracciolus) con una sola divergenza: il nome del fiume Sabutum, viene “corretto” Sabatium. Ho conservato il nome “oppido” nella traduzione, perché rispecchia di più l’intento del Pontano che usa una decina di sostantivi diversi e appropriati alle varie forme di insediamenti abitativi.
Dopo 500 anni vede la luce la traduzione completa dal latino all’italiano della conquista di Napoli raccontata dalla viva voce di un cronista e letterato dell’epoca quale fu Giovanni Gioviano Pontano. Un volume in più parti con i toponimi originali trascritto da Virgilio Iandiorio che vi farà scoprire la storia della conquista aragonese, paese per paese.
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