Béatrice de Provence. Beatrice di Provenza in d’Angiò

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Béatrice de Provence
Beatrice di Provenza

1.
la figlia di beatrice di savoia

— L’orfanella padrona della Provenza
— La pace di Tolosa e la nomina dei tutori
— La morte del padre accelera le nozze

2.
un marito per la provenzale

— No al matrimonio con Raimondo di Tolosa
— La Regina Bianca propone il figlio a sposo
— Papa e vedova scelsero Carlo I d’Angiò
— Il viaggio per le contee di famiglia
— Spedizione in Terra Santa e primo parto
— La nutrita figliolanza angioina

3.
la madre si risposa re manfredi

— Mamma Beatrice impalma l’erede svevo
— Costanza di Svevia avuta da Manfredi
— La madre fu Regina prima di morire?
— Le sorellastre piangono la madre

4.
carlo e beatrice fatti re a roma

— L’arrivo di Carlo dopo la cometa del 1264
— Il primo testamento della Regina
— Carlo senatore della Chiesa di Roma
— Il Regno a d’Angiò come regalo del Papa
5.
la conquista del reame

— Il papa fa Carlo Re, Svevi via dalla Puglia
— Beatrice a Roma per la corona di gennaio
— Manfredi aspetta il nemico a Benevento
— Carlo cattura moglie e figli di Manfredi

6.
la presa del trono di sicilia

— I sovrani angioini sulla via di Napoli
— La Regina e la spartizione del tesoro
— L’arrivo a Capuana sul cocchio di velluto

7.
gli ultimi giorni a lagopesole

— Beatrice colpita dalla malattia a 39 anni
— Quel sentire dell’imminente fine

8.
la fine del sogno di una regina

— Addio del figlio Carlo Principe di Salerno
— La traslazione del feretro in Provenza
— I sepolcri scomparsi fra Napoli e Nocera
— L’ultimo viaggio per l’Aix-en-Provence
— Le parole del testamento della Regina
— Carlo si fa padrone e scippa la Sicilia

appendice i.
lascito in latino riportato nel codice

appendice ii.
i diplomi trascritti da minieri riccio

Note Bibliografiche

Description

Nella Valle Basilicata, quella che racchiude gli antichi territori della Fiumara e del Fiumitello da Forenza a Lagopesole, la corte al seguito della sovrana si fermò dal 6 aprile al settembre del 1266. Il 30 giugno Beatrice era in camera palatii Lacuspensilis. Qui, la Regina, dilaniata dalla malattia, dettò le sue ultime volontà, senza più sperare di poter trascorrere una sola giornata di svago fra i colli della distrutta Civitate Florentia.
Al suo capezzale non c’era alcun messere di Venosa, Acerenza o Gravina. Donna Beatrice, degna erede di sua maestà Beatrice di Savoia, volle che l’attorniasse solo la corte, quella che la seguiva in Provenza, come nelle vicarie del suo reame. E Bartolomeo Pignatelli, arcivescovo di Messina, Goffredo di Beaumont, cappellano del papa e cancelliere reale, Giovanni d’Acy, il comandante Barral di Beaux, e il milite Pietro di Cambelin furono pronti per quest’ultimo atto di affetto verso la di loro sovrana.70
Beatrice non aveva avuto tempo di vedere terminato il Palazzo di Valle Basilicata, in quel di Lagopesole, base militare degli Angioni. Non ebbe tempo neppure di dare seguito alle rifiniture operate dai grandi maestri del marmo di Forenza, o dalle altre maestranze che da Venosa e da Acerenza si partivano per fare bello il suo reame. Sembrava scaduto tutto il tempo necessario per inaugurare questa nuova reggia itinerante, che Carlo I d’Angiò, marito allegro e premuroso, aveva dedicato alla sua dolce moglie. Da allora per i sudditi non ci sarebbe stata altra occasione se non quella della preghiera, specie verso Montevergine. E a quella madonna che proprio da qui, nell’immenso dei boschi forentani, gli Angioni mostrarono i segni della devozione, ora un intero popolo volgeva lo sguardo.
Le campane festose che suonavano a distesa da S.Angelo a S.Maria degli Armeni, o a S.Martino de Pauperibus, ultimo baluardo gerosolomitano dei Cavalieri Templari di Barletta, smisero all’improvviso di gioire, annunziando per prime al mondo che la più giovane fra tutte le regine di Napoli aveva appena chiuso gli occhi al mondo.

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Editorial Review

Beatrice non poté godere a lungo della gloria e dei frutti della conquista del reame. Pertanto, forse consapevole della malattia, così come già aveva fatto in passato, riprese a scrivere, anzi a dettare le sue ultime volontà. All’epoca era immersa nella pace dei colli che circondano Forenza, baluardo dei templari combattuto fra chi risale l’Ofanto e chi il Basento, nella già nota dimora di Lagopesole, già Principato di Taranto degli Altavilla periti a Venosa, nella giurisdizione dell’antica Acheruntia. «Quasi presaga della fine non lontana, il 30 giugno 1266, a Lagopesole, già dimora preferita di Manfredi di Svevia, espresse le sue ultime volontà, lasciando erede universale dei suoi domini, cioè delle contee di Provenza e di Forcalquier, il primogenito Carlo, come le era stato prescritto dal testamento paterno».
L’atto venne rogato dal regio notaio Reginaldo da Coney.
Morirà un anno dopo, il 23 settembre del 1267, proprio in quell’antico castello allora chiamato Lagopesole. Il suo corpo sarà poi tradotto e sepolto nel duomo di Napoli, indi, nel 1277, trasportato in Aix-en-Provence, nella chiesa di S.Giovanni di Gerusalemme, dove riposavano i genitori.
Secondo altri, «se Beatrice si fosse morta nell’anno 1267 Carlo non avrebbe ritardato per circa due anni la esecuzione della ultima volontà di sua moglie, e sopra tutto il pagamento di un legato di poco valore ed a persona che avea servito la defunta regina nella sua ultima infermità. Se questo adempimento fu trascurato per il rimanente dell’anno 1268, ne furono cagione i preparativi bellici che Carlo dovette opporre contro le armi di Corradino a difesa del reame. Dalle cose adunque innanzi notate ne segue chiaramente che fino al giorno 29 di marzo del 1268 Carlo non ebbe novella della morte di Beatrice sua moglie; né egli trovavasi in paese tanto lontano da non poterla ricevere in brevissimo tempo; egli era in Firenze, dove in tutti i giorni e subito giungevano a lui lettere e messi speditigli da Napoli, da coloro ai quali avea affidato il governo del reame durante la sua assenza.Che la morte di Beatrice dove avvenire in quei giorni che Carlo era in viaggio per ritornare in Napoli, dove giunto la trovò estinta, leggesi nello Spinello, il quale scrive: se venne prestamente in Napole, e trovao che la Reina sua Mogliera era morta. Ed in fine che il ritorno di Carlo in regno prima dell’arrivo di Corradino in Toscana non possa mai riferirsi all’ anno 1267, ma ai primi giorni di aprile o al più ai dae ultimi di marzo dell’anno 1268».
Certo è che «da altro registro angioino si à notizia che nella primavera dell’anno 1269 il medico maestro Pietro de Galardone riceve il pagamento di 20 once per il legato di 50 libbre di tornesi lasciatogli dalla defunta regina Beatrice». Il biografo conclude che «per tutte siffatte ragioni io credo che l’epoca della morte di Beatrice debba fissarsi nel marzo dell’anno 1268, fino a guando non verranno fuori altri documenti o prove, che la dimostreranno avvenuta precedentemente». Certo è che «Beatrice negli ultimi istanti di sua vita manifestò il desiderio di essere sepolta in Aix nella chiesa di S. Giovanni di Gerusalemme presso il sepolcro del padre, e perciò Carlo di Angiò tosto fece ampliare e rifare in quella chiesa con magnificenza reale la cappella in cui stava sepolto il con le di Provenza Raimondo Berengario»....