ATTI DI NOTAI NAPOLETANI. Il molino Monasterace, la Cartiera Perrelli, le lenzuola di seta di Bari, zite di S.Giorgio, Ponte Calore e coloni beneventani a Ischia

30,00


Categoria:

argomenti trattati
1. LA VALLE DEL CALORE DI APICE

2. testamenti e doti in rame delle spose

3. IL MOLINO MonAstarace E CARTIERA PERRELLI

4. UN CAVALIERE DI MALTA SUL FIUME SABATO

5. Lenzuola in seta di Bari per I nobilI

6. Il Principe di Pietrelcina INVESTE A Ischia

7. I Beni della Dogana di Foggia

8. LA monaca, oro e gioielli delle zite

9. ELISEO DANZA, COLONNA E GUIDONE

10. Segreto per parto delle puerpere

11. FABBRICHE DI GHIACCIO E IL MARCHESE

Description

PRESENTAZIONE

Nel 1760 sono altri funzionari, stavolta il notaio della Curia ecclesiastica e il notaio pubblico, i quali, su indicazione del Provicario Generale della Curia Arcivescovile, affidano la chiesa torrionese al Venerabile Presbitero Nicola Ferrari di Oppido Petra Sturnina della Beneventana diocesi. L’affidamento ad un arciprete è su proposta fatta direttamente al papa che però necessita del regio exequatur da parte della Camera regia di S.Chiara in Napoli, come per legge.60
Don Nicola subentrava per la morte del rettore Iacopo de Leo: Parocchialij Ecclesia Sancti Michaelij Archangeli Oppidi Torriuni Beneventana Diocesi quam quondam Iacobus de Leo ipsi Ecclesia Rector dumviveret obtinebat probitum dicti Jacobi qui beneplacito adhuc durante extra dictam Curia.
La citazione viene dal sunto della lettera in Nomina Domini Amen del 1760, nel mese di settembre, sotto il terzo anno del pontificato di Papa Clemente XIII. La scrivono, come in uso, proprio i funzionari delegati dalla diocesi: Ego officialij deputatus vidi ed legi quadam liberaj apostolicai sub plumbo ut mnio expeditas tenoris sequentis videlicet Clemens Episcopus servus servorum Dei dilecto figlio Nicolao Ferrari Rectori Parocchialij Ecclesia Sancti Michaelij Archangeli Oppidi Torriuni Beneventana Diocesi salutem et apostolicam beneditionem vide ac nomuv honestas.
Quando l’arciprete nominato dalla Santa Sede, Don Nicola Ferrari di Pietrastornina, mise piede a Torrioni, aveva solo 25 anni. Egli occupò la casa riservata al Parroco e la Chiesa Parochiale di Torrejone sotto il titolo di San Michel’Arcangelo che non è la Chiesa di proprietà dei baroni Piatti, ma l’arcipretura di proprietà baronale del papa e quindi dell’arcivescovo di Benevento nel feudo del Casale Terra Torrioni di Montefusco.
Per tornare all’arrivo dell’arciprete, per esempio, stando alla precedente lettera, va detto che era legata alla decisione del Vaticano di instituire un’arcipretura, su suggerimento dell’arcivescovo. Pertanto l’arciprete richiedeva la paga di 50 ducati auri de Camera annuali, che si rifanno ad un valore di 75 ducati perché era considerato un forestiero. Ferrara arrivò ad invocare il Concilio Tridentino, la Costituzione di Giovanni XXII e perfino la bolla di Bonifacio VII, per attestare i benefici ecclesiastici che gli toccavano dovendo svolgere anche l’incarico di rettore della Parrocchiale detta dell’Oppido di Torrioni della Diocesi Beneventana, dictaque Parochialis Ecclesia dispositioni apostoliche specialiter vel alij generalites reservata existat.61
Che si tratti di una nomina papale di Clemente XIII per bolla ricevuta dalla Curia Beneventana lo dice lo stesso Parroco Nicola Ferraro quando, il 24 settembre 1760, con il visto del Preside Provinciale Onofrio Scassa in Montefusco, scrive alla Sacra Regia Maestà per ottenere dal Vicerè il Regio assenso alla nomina vistando la bolla pontificia al fine di non pagare l’imposta di forestiero, anzi considerando l’arcipretura un diritto baronale del papa, essendo detta bulla di juris totus ragio ne di Barone…..

Recensioni

Recensioni

Non ci sono ancora recensioni.

Only logged in customers who have purchased this product may leave a review.

Editorial Review

Processioni e cortei in valle sabato

Uno scossone al clero che incassava su tutto e per tutto, approfittando del moltiplicarsi delle celebrazioni civili in occasione di quelle religiose. Esempio embrematico è quello di Atripalda, dove, nel 1673 i cittadini sottoscrissero un atto col notaio di Montefredane dove si specificavano le processioni da farsi nel corso dell’anno in favore dei protettori S.Ippolisto e S.Sabino e di altri santi, senza la necessità di essere approvati dal vescovo della Diocesi di Avellino e Frigento, dal quale, evidentemente era giunta opposizione o richiesta di danaro in cambio dell’approvazione ecclesiastica. Per gli atripaldesi si trattava di usanze fatte da sempre, di “processioni per li luochi soliti di detta Terra con intervento del Real Collegio, Clero, Regolari et Confraternita esistentino in questa Terra; senza licenza alcuna di Monsignor Vescovo; seu suo Vicario ordinario diocesano di queta diogese d’Avellino, et Frecento, et loro vicari capitolari che pro tempore sono stati delli ajistante detta immemorabile consuetudine et solito non sono state mai impedite; ma quelle nelli detti giorni si sono fatte nel modo ut sono liberamente senza licenza né impedimento alcuno”. E’ una parte della dichiarazione spontanea di alcuni atripaldesi riunitisi per redigere un atto sulle processioni di Atripalda.
Era il 29 aprile 1673 quando il documento fu stilato dal notaio di Montefredane in presenza di Domenico della Danza di 75 anni, Orazio della Rocca di 70 anni, Antonio de Giunno di 71 anni, Luca Antonio Genovino di 80 anni, Nicola Petrillo di 60 anni, Antonio Gifoniello di 65 anni, Prospero de Vicario di 62 anni, Francesco Farese di 60 anni, Marcello de Rito di 60 anni, Lorenzo Todisco di 66 anni, Aniello de Masi di 75 anni, Cesare Renzullo di 64 anni, Giulio de Masi di 62 anni, Silvestro Pezzillo di 55 anni, Simone Villano di 60 anni. Gli anziani si incontrano tutti per decisione del Magnifico Alberico de Roggiero sindaci, e di Antonio Bello, Maurizio Pennini, Nicolai Villano e Domenico Scarpa elettorum tutti i carica de regimine Universitatis presente ut veritate per la dichiarazione spontanea, cioè liberi testificali sunt giuramento, e così continuano: “Sapemo molto bene, come per quanto ci possiamo ricordare et da nostri antecessori habbiamo inteso; che in questa Terra d’Atripalda è stato sempre solito, è si sono fatte sempre le seguenti sollenni processioni”.
- Nel primo di maggio la festività di S.Ippolisto.
- Nelli 9 di febbraio la festività di Santo Sabino vescovo, protettori di detta Terra.
- Nell’ottava del Corpo di Cristo.
- Nelli 25 di marzo....