ANNE DE BRETAGNE: ANNA DI BRETAGNA, LA REGINA CHE FONDO’ IL COMUNE DI NAPOLI

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CARLO INCORONATO A NAPOLI SENZA LA REGINA CHE FESTEGGIO’ DA SOLA IN FRANCIA

Carlo sfilò senza la Regina, ma con la corona in testa, como ad Re de quisto Regno. Chissà quanto avrebbe voluto farlo con accanto la bella Anna di Bretagna, alla quale, in fondo, non aveva dato nulla che un titolo, senza neppure la soddisfazione di un matrimonio sfarzoso, di un figlio che potesse vivere da principe. Il suo nome era comunque ovunque, benché puntato, su tutti gli scudi: «C.», per Carlo, e «A.», per Anna, si ritrovavano impressi ovunque, dalla veste reale alle armi.
Amore, soldi e conquiste: erano questi i pensieri che affollavano la mente del nuovo sovrano di Sicilia, mentre si avviava a prendere possesso del reame degli avi. Era preceduto dalla processione, mentre egli andava sopra uno cavallo liardo chiaro con le areze moze socto el palio de brocchato la barrecta che portava in testa era de velluto negro, con certe frise de oro dentro la piega de la barrecta quali frisi erano la corona, la veste de panno de oro, lo septro et lo pummo.
Innanzi a lui luceva la spada regia; dietro, spiccavano due corseri copertati.
Al suo fianco erano vestiti tucti li officii, cioè Bonpensere per Iusticiere, lo Principe Antonello Miraglia, lo Conte de Buriencia cancellere, Stephano de Vese camerlingo, dove tucti li gentilomini et soldati et altri a piedi con le aze et alabarde che era una gran quantità dove che per tre di ne foro fatce le lumarie ogni sera et in questo tempo venne da Franza l’armata, cioè secte nave doy galeaze et cinquo galere.109
Con quel suo berretto ricamato, sembrava che portasse la corona, quella del regno che ora era sua, benché in realtà non avesse nulla di prezioso sul capo.
Così Guarino: — La berretta stava arrecamata, in modo che parea portasse corona, e quando passao per la Vicaria liberao tutti li presuni, e molta moneta fece jettare li liegi, e le strate che stavano adobate, e ce andaro tutti li baruni, e tutto lo clero, e tutti li frati, e monaci, episcopi, e archiepiscopi.110
Quel giorno il Re cavalcò per la città col berretto, ma senza gioie in testa, con gran trionfo sotto il pallio di broccato riccio che sfilò per i seggi, così come promesso dal parlamentino cittadino. Carlo VIII portava 400 arcieri avanti tutti con una divisa arrecamata de argentana, portava delli sette offici cinque, l’altri non ci erano, vestiti di scarlato con li vaii attorno alle coppole, et barrette, et dereto si portava la guardia delli gentilhomini di sua casa tutti con lancie in mano: l’arcivescovo avanti a pede con la processione di tutte le religioni di questa città et multi ingegni. La memorabile cavalcata di Carlo VIII su Napoli è riportata nel Vergier d’honneur, in cui si descrive l’ingresso nella chiesa madre per assistere alla miracolosa liquefazione del sangue di San Gennaro, promettendo franchigie e libertà.
Così nella cronaca: — Fut mené en la grande et maitresse eglise de Napples au maistre autel. Et sur l’autel de la dicte eglise estoit le chef de monsieur Sainct Genny et son precieulx sang de miracle, qui avoit este autrefosi monstré au Toy, comme cy devant a este declare assez au long. Et en icelle eglise devant le dit autel le Roy fist le serment a cieulx de Napples, c’est assavoir de les gouverner et entretenir en les droits, et sur toutes chose ils luy prierent et requirent franchise et liberte ce qu’il leur octroya et donna, dont les dictis seigneurs se conterent a merveilles et firent de grans solenitate tant pour sa venue que pour le bien qu’il le faisont.111
Era l’Annunziata, la Chiesa Madre, con il sangue di s.Gennaro….

Description

LA REGINA DI FRANCIA CHE PORTO’ IN GREMBO L’EREDE DI PUGLIA E CALABRIA

Anna di Bretagna, anzi Anne de Bretagne, nacque nell’era delle conquiste, quando il Regno di Napoli di Re Ferrante e Giovanna d’Aragona vedeva la sua corte colpita dalla peste. Sono gli anni delle tresche, in cui i figli del papa, maschi e femmine, vengono utilizzati da Alessandro VI per assicurarsi un pezzo di Napoli, al fianco di un principe o di una principessa. Del resto i brutti presagi della magia popolare non erano stati così infondati con l’ascesa di Alfonso II che fu oscurata solo dalla forza, dalla tenacia, e dalla perseveranza di una donna come Anna che considerava un nemico politico per quello che era: il nulla.
Anna nacque di sangue della casa reale di Francia e di Navarra che l’aiutarono a divenire erede al trono, sposando sulla carta l’Imperatore Massimiliano I e poi, in carne e ossa, Carlo VIII di Francia che la incoronò Regina. E francese fu la prima provincia d’Italia che sventolò le sue bandiere, vale a dire l’Abruzzo, nonostante Papa Borgia avesse consolidato amicizia con il Re-consuocero. Fu Anna a convincere Carlo VIII a partire, ormai che il Principe di Salerno, signore più potente del reame, avesse sposato la causa francese di impadronirsi del Regno.
E il bottino fu proprio la metà del suolo napoletano, con la spartizione a tavolino concordata con la Spagna, pur di sopprimere gli Aragonesi di Napoli. Fu allora che tutta la Puglia sventolò la bandiera di Anna e Carlo VIII finché non divenne imperatore. E di Anna furono i libri più belli di Napoli trafugati a Palazzo, mentre il nemico fuggiva a Ischia e in Sicilia.
Ciò permise a Carlo di entrare a Caserta e Napoli, comprando dal papa la corona del Sud in cambio di Benevento.
Fu allora che Anna divenne Regina di Sicilia, quando per tutta la Francia fece sventolare bandiere e alimentare falò per le piazze. La cosa in verità durò ben poco. Anna però perse il Regno di Sicilia, ma non il titolo, come dimostra la corrispondenza con Napoli, dove fu il suo Carlo a fondare per la prima volta il Comune amministrativo.
La notizia della sfilata delle insegne reali con le sigle di C (Carlo) e A (Anna) fece il giro d’Europa, con la corte francese ormai in pianta stabile a Castelcapuana, creando s.Agostino per la prima volta a sede del Consiglio comunale cittadino.
La Festa in Francia, i colori, la musica: Anna era stordita da tanta paventata ricchezza. Poi la morte del marito, il lutto.
Anna è vedova, ma dal suo grembo è già nato chi porta in eredità il titolo di Re di Sicilia, nato già padrone di Puglia e Calabria.

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Editorial Review

Carlo e Anna i veri fondatori del Comune di Napoli

 

Pur essendo lontano dalla sua amata Anna, alla quale non vedeva l’ora di consegnare il titolo di Regina di Sicilia e Gerusalemme, Carlo sembrò consolidarsi a Napoli, tanto che giunsero anche gli ambasciatori fiorentini.
Dopo alquanti giorni ordinò anche una giostra, nella quale gareggiarono molti italiani che si diportarono valorosamente. Si ricordano Don Ferrante figliuolo del Duca di Ferrara, il signor Camillo Vitello, il Principe di Bisignano, il Duca di Melfi, e altri baroni. Ma mentre giostravano alcuni svizzeri vennero a parole e da quelle alle mani e armati si contarono alcuni morti e non si calmarono neppure per ordine del sovrano.
Le cronache: — Il Re, qual stava sopra d’un palco con i cardinali, e suoi baroni non havendo invitato i veneti ambasciatori, fu sforzato smontare del palco, e montare a cavallo con alcuni signori, e andarsene a tramaggiare tal ciuffa, e non piccola fatica ebbe in fare gli animi adirati ritirare addietro. Per tal rumore erano tutti i napoletani alle loro case corsi, e d’essere saccheggiati molto dubitavano, quella credendo una cosa finta per loro danno, ove il Re non vedendoli per la Terra agli capi dei seggi che non dubitassero gli mandò a dire.107
All’alba del 22 aprile Carlo diede inizio alla giostra che si tenne all’Incoronata di Napoli. Fu organizzata da 6 cavalieri francesi che tennero arringa verso chiunque volesse giostrare contro, scegliendo almeno 6 signori napoletani.
Così Gallo: — Senza tela a steccato chiuso, et chi giostrava pentava sue arme ad uno quadro di legno et ponealo a fronte la Coronata che erano le mura della città, et l’arme deii sei stavano appartate: furono gran quantità et la giostra durò infino allo primo di maggio: una resta o tratto di lanza a ferro pulito, dodici tratti di spata con lo taglio senza ponta.
Il 26 aprile nacque il comune di Napoli. Solo in quella data, infatti, fu separato il popolo dai gentiluomini, giurando di aiutarsi l’un l’altro, e nominando dieci uomini per il governo della città.
I 10 ebbero l’incarico semestrale di consigliere, con un capo in caso di guerra, moria, impronto e cose comuni. La sede delle riunioni comunali fu S.Agostino alla Zacca, senza che i gentiluomini nulla potessero, et l’elettione si faceva a pallotte.106
Il 30 aprile a Brindisi erano Don Cesare d’Aragona e il Viceré Pandone con Donna Isabella e tutta la famiglia. I brindisini decisero di fare scorrerie a Mesagne, e nella scaramuccia fu ucciso proprio Camillo Pandone.
Nel giorno della pentecoste del mese di maggio si tenne una nuova giostra (se non è la stessa) e fu creato lo steccato per giostrare senza ringo ala piaza della Incoronta. Si trattò dell’incontro di franciosi contro napolitani dove lo bastardo de Burgogna, Bonpensere, nomine Buonpensere monsignor de Clarius, monsignor Dalagni et Belcayro, iostraro contro Ferrando Torres ed altri.
Il giorno seguente i cavalieri franciosi se armaro de arme bianche et con spate senza taglio et ponta depo’ che haveano corso menavano le spate luno contro l’altro scrimendono in modo che fo certo remore tra li sguizari et franciosi, et lo Re in persona nce cavalcò et si se aquito lo remore ma la cità se havea posta in ordene, cioè dispiegando la truppa, pronta a combattersi se necessario.
Re Ferrandino avendo menata la Reina sua matregna in Sicilia, e ivi avendo trovata l’armata di Spagna, egli con dieceenove galee passò su la Calabria fra questo tempo, e in un luogo chiamato la Piana di Terranova, e messe le sue genti in terra, hebbe molte terre che volontariamente se gli rendevano. Saputa la cosa che indispettì Napoli, Re Carlo fu sul punto di partire con Orsino e Pitigliano, risultati assolti in quei giorni e quindi liberati e pronti ad essere assoldati per il loro valor militare.108
Intanto si stava ancora al 12 maggio 1495, alle ore 20, quando Re Carlo, preso possesso del trono, cavalcò per Napoli...