Editorial Review
ABECEDARIO DI COLLE SANNITA
LE FAMIGLIE E LA TOPONOMASTICA NEL 1700
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Ringrazio il dottor Paolucci per il lavoro svolto che ci permette di avere uno spaccato della situazione socio-economica del nostro paese intorno alla metà del XVIII secolo.
Ad una prima lettura colpiscono soprattutto alcuni dati: lo scarso numero di persone anziane rispetto ad oggi, vi sono infatti due novantenni e pochi ottuagenari, il notevole numero di prelati e verrebbe da chiedersi come si sostenevano tutti costoro e l’assoluta predominanza di braccianti e pastori.
Sarebbe interessante vedere come evolve questa società e come è distribuita alla fine del XX secolo quando la popolazione raggiunge i seimila abitanti.
Ringrazio, di nuovo, a nome mio e di tutti i cittadini il dott. Fabio Paolucci per il lavoro svolto e gli faccio i migliori auguri.
IL SINDACO
Giorgio Carlo Nista
1 La rivela era una vera e propria autocertificazione attraverso la quale ciascun possessore di immobili era tenuto a dichiarare al fisco, in una sorta di dichiarazione dei redditi, lo stato di famiglia, i beni immobili posseduti, gli animali allevati ed i terreni coltivati. Inoltre dovevano essere dichiarati i pesi gravanti sulla persona e sulla proprietà immobiliare (obblighi nei confronti del feudatario, decime dovute a Chiesa o congreghe). Quindi si verificava l’esattezza delle dichiarazioni tramite deputati ed estimatori, che procedevano anche alla valutazione dei beni e delle attività denunciate: la rendita accertata in seguito a questo controllo era detta apprezzo. Cfr. Fonte SIAS, da Enciclopedia del diritto, vol. VI, Giuffrè Editore, Milano 1960.
La popolazione era fiscalmente suddivisa in fuochi, chiamati fuochi fumanti, sottoposti a tassazione tramite la quale l’Università copriva il suo fabbisogno finanziario. Detti fuochi erano numericamente diversi dai fuochi fiscali. L’Università di Pago, ad esempio, era tassata per 44,5 fuochi fiscali mentre i suoi fuochi fumanti risultavano 230. Il responsabile legale del fuoco fumante era chiamato capofuoco, il quale, ai fini della formazione del catasto, era obbligato a presentare al Governo dell’Università, di cui era cittadino abitante, la propria rivela nella quale dovevano essere dichiarate anche le rendite introitate in altra Università per il possesso in essa di case date in locazione, terreni, animali e capitali dati in prestito o impiegati in attività commerciali. La tassazione di tali rendite era introitata dalla Università di cui il capofuoco era cittadino abitante, tassazione computata rispetto ad un imponibile totale dal quale venivano detratte le tasse eventualmente pagate all’Università nella quale erano state prodotte determinate rendite soggette a tassazione in loco. Le rendite provenienti da prestito di danaro, infatti, erano tassate nella Università della quale il debitore risultava cittadino abitante. In tale circostanza, se il creditore risultava forestiero, la predetta Università gli notificava l’obbligo di presentare al proprio Governo la rivela delle predette rendite e lo riportava nel proprio catasto con la dizione di “cittadino forestiero bonatenente”, introitando la conseguente tassazione. Cfr. Alberto De Cambio, Catasto Generale e dintorni della Terra di Pago. Anno 1755, riproduzione riservata, Benevento 2014, p. 13.
2 I cittadini laici non residenti sono considerati forastieri.
3 Cfr. ASNA, Archivio della Regia Camera della Sommaria, Serie Catasti Onciari, volume n. 7288, anno 1741, Provincia di Capitanata, Distretto di Bovino, Università del Colle. Atti preliminari, Squarci di campagna, e libro dell’apprezzo.
4 Il pubblico parlamento si teneva nell’attuale piazza Giuseppe Flora, nello spazio dove in periodo napoleonico fu poi piantato l’olmo, che rappresentava, appunto, l’albero della libertà e che da alcuni decenni è stato sostituito da un platano.
5 Seguono le sottoscrizioni di tutti i cittadini votanti presenti: Alessandro Tedesco, Domenico Lombardo, Giovanni Pozzuto, Pietrantonio Iammarino, Giambattista fu Angelo del Grosso, Domenico Iammarino, Domenico Martuccio, Silvestro Iammarino, Onofrio de Angelis, Tomasi Pilla, Melchiorre di Ruccia, Alessio Pozzuto, Giovanni Marino, Pasco di Agostino, Giovanni Scrocca, Francesco Zeolla, Domenico Gagliardo, Domenico di Luca Iapozzuto, Nicola di Carlo Zeolla, Domenico Antonio di Giambattista Marino, Francesco Zullo, Giovanni Iammarino, Notar Fabriciano Gagliardo, Giovanni Totaro, Angelo Petto, Pietro di Giuseppe Martuccio, Onofrio Marino, Pascale Basile, Giovanni Antonio Scrocca, Giambattista Viola, Domenico Pozzuto, Nicola di Paola, Nicola di Giuseppe del Grosso, Filippo del Grosso, Nicola Paoluccio, Tomasi Cocca, Onofrio del Grosso, Luca del Grosso, Giuseppe Nigro, Tomasi Cardo, Notar Marc’Andrea Gagliardo e Pietro di Angelo Nigro.
6 Quondam significa “defunto”, ed equivale al nostro “fu”. In questo caso, quindi: Angelo Cocca fu Vito.
7 ASNA, Archivio della Regia Camera della Sommaria, Serie Catasti Onciari, voll. 7288-7295.
8 Il Concordato fu siglato da Carlo III di Borbone e papa Benedetto XIV il 2 giugno 1741. Si raggiunse l’accordo di tassare solo per metà i beni acquistati dagli ecclesiastici prima di quella data.
9 L’età delle vergini in capillis, ossia delle donne maritabili, andava dagli 8 anni in poi.
10 Il sacerdote partecipante era colui che celebrava funzioni nella chiesa madre, insieme all’Arciprete.
11 Nello Stato delle Anime del 1742 sono invece registrate a Colle 577 famiglie, per un totale di 3130 abitanti.
12 Colle Sannita era in passato provincia di Capitanata, in Puglia. Nel 1809 passò alla provincia di Campobasso, in Molise, mentre il 1861 sancì la sua definitiva collocazione territoriale in Campania, in provincia di Benevento.
13 I borghi collegati dal regio tratturo erano: Pescasseroli, Opi, Civitella Alfedena, Barrea, Alfedena, Scontrone e Castel di Sangro in Abruzzo; Rionero Sannitico, Forlì del Sannio, Isernia, Roccasicura, Miranda, Pettoranello del Molise, Castelpetroso, Santa Maria del Molise, Cantalupo nel Sannio, San Massimo, Bojano, San Polo Matese, Campochiaro, Guardiaregia, Sepino e Cercemaggiore in Molise; Morcone, Santa Croce del Sannio, Circello, Reino, San Marco dei Cavoti, San Giorgio la Molara, Buonalbergo, Casalbore, Montecalvo Irpino, Ariano Irpino, Villanova del Battista e Zungoli in Campania; Monteleone di Puglia, Anzano di Puglia, Sant’Agata di Puglia, Rocchetta Sant’Antonio e Candela in Puglia. Colle si collegava a tale percorso secolare, come gli altri paesi del circondario, attraverso un’articolata rete di “tratturelli”, molti dei quali tutt’oggi rintracciabili nel territorio.
24 Le locazioni della Regia Dogana di Puglia furono introdotte da re Alfonso I d’Aragona nel 1447 con l’istituzione della “Dohana menae pecudum Apuliae”, una speciale magistratura con il compito di curare la gestione amministrativa e giurisdizionale del demanio armentizio. Cfr. Marina R. Torelli, Benevento romana, L’Erma di Bretschneider, Roma 2002, p. 17.
35 Sui contratti, cfr. Francesco Sofia, Gruppi sociali ed attività economiche a Santa Croce del Sannio attraverso il Catasto Onciario (1741-1743), in Enrico Narciso (a cura di), Illuminismo meridionale e comunità locali, Guida Editori, Napoli 1988, pp. 131 e segg.
46 Il giudice ai contratti è una figura abolita con il decreto del 3 gennaio 1809 di Gioacchino Murat che regolava l’istituzione del notariato. Cfr. Archivio di Stato di Pescara, Il notariato, giudice ai contratti (1542-1809), voll. 3.
57 Si trova nella forma appuntata «J. M. J.».
68 Ghiande.
79 Poggio Imperiale, nell’attuale provincia di Foggia.
20 Attualmente Orta Nova, nel foggiano.
21 Avvocati.
22 Cfr. ASBN, Protocolli notarili, primo versamento, b. 5402, Notaio Salvatore Maria Paolucci, ultime due pagine del registro dei protocolli dell’anno 1763.
23 Pietro Vignogna è inserito nel nucleo familiare della madre vedova Magnifica Crestina del Grosso.
24 11 Iamarino e 14 Iammarino.
25 I cognomi sono stati conteggiati sommando le 560 rivele delle famiglie, le 11 aggiunte e le 27 delle vedove e vergini in capillis. Non sono considerate le 35 rivele degli ecclesiastici (sacerdoti, chierici, diaconi ed accoliti), molti dei quali vivono insieme alle famiglie di provenienza. Per maggiore precisione, si riportano anche i cognomi e le occorrenze di costoro: Vignogna (4), di Ruccia (2), Mascia (2), di Pinto (1), Grasso (1), Iacobaccio (1), Pagliuca (1), Palmieri (1), Palmiero (1), Paolucci (1), Piacquadio (1), Pilla (1), Pozzuto (1), Tosto (1) per i sacerdoti; Cioccia (1), del Grosso (1), di Ruccia (1), Gagliardo (1) e Zeolla (1), per i chierici; Paoluccio (1) per i diaconi; Martuccio (1) per gli accoliti.
26 Cfr. Libri Baptizatorum degli anni 1588-1637, con alcune registrazioni a partire dal 1583, custoditi presso l’Archivio Parrocchiale della chiesa arcipretale di San Giorgio Martire di Colle Sannita.
27 Per notizie sui sindaci di Colle, cfr. Cronotassi dei Sindaci e dei pubblici Amministratori di Colle Sannita dal 1809 al 2012, in Fabio Paolucci, Francesco Flora. Le radici, l’uomo, la storia, Fausto Fiorentino Editrice, Napoli 2012, pp. 89-94.
28 Il Settembrini dedicò all’amico Remigio del Grosso un testo biografico, edito un anno dopo la morte dell’insigne matematico, poeta ed astronomo. Cfr. Luigi Settembrini, Breve notizia della vita e delle opere di Remigio Del Grosso, Morano Editore, Napoli 1877.
29 Altri del Grosso noti sono il magistrato Pasquale (1934), già presidente della Corte d’Appello di Napoli, e Remigio (1945), vice presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti - AGCOM e vice presidente del Comitato Media e Minori - MISE.
30 Da citare sono pure Vincenzo Mascia (1934), direttore didattico a Cervia dal 1979 al 1986 e poeta, Luigi Mascia (1937), docente e storico, autore di importanti opere sulla storia di Colle Sannita, e l’imprenditore farmaceutico Salvatore Mascia (1977), presidente di Continuus Pharmaceuticals e cofondatore del PIB - Professionisti Italiani a Boston.
31 Il diploma di laurea, attualmente custodito dai discendenti ed eredi del notaio Achille Piacquadio, si apre in protocollo con la dichiarazione di Antonio Scanaretico, Salernitanus Prior Almi Collegij Salernitani ac Studij Art(ium) et Med(isinae), ovvero Priore della Scuola Medica. In calce al diploma è invece riportata, in quattro righe, l’autenticazione scritta a mano dal notaio Matteo Pastore, anch’egli salernitano, e con suo signum tabellionis, antesignano degli attuali timbri dei notai. Cfr. Samnium, anno 1994, p. 147.
32 Sui Piacquadio, cfr. Litterio Villari, Una antica famiglia sannitica: la Piacquadio, Roma 2003; Litterio Villari, Uomini illustri del Sannio: Giovanni Battista Piacquadio, Opi, Roma 1983.
33 I membri di un casato Cocca signorile di San Marco dei Cavoti avevano residenza in una dimora avita in Via Rovagnera, ora sede del Museo degli Orologi da Torre, sul cui portale si ammira lo stemma familiare raffigurante un cuore trafitto e le iniziali A.C. del capostipite, Antonio Cocca, ma non è superfluo ricordare che altri due stemmi della famiglia, molto antichi, sono conservati presso l’archivio storico dell’Università di Bologna. Tra le proprietà della famiglia Cocca in San Marco dei Cavoti vi era anche una grande abitazione rurale sulla montagna e che ha dato il nome al passo montano, denominato appunto Passo Casone Cocca. Appartenuto nel XIX e XX secolo a Francesco Cocca, il casone passò a sua figlia Matilde e quindi al nipote dottor Nicola Zurlo, ed è attualmente diruto. A Colle si distinse un Bartolomeo Cocca, agrimensore regio e deputato del cardinale Orsini.
34 Coca è un Comune spagnolo di 1.921 abitanti situato nella comunità autonoma di Castiglia e León.
35 Nello Stato delle Anime della Terra del Colle del 1689, Margherita Coscia risulta essere della Terra di Carlantino.
36 Cfr. Michele de Paulis, Passeggiando tra i secoli, Scuderi Editrice, Avellino 1999.
37 Al sergente cannoniere dei Marines “Manila” John Basilone, nativo di Raritan in New Jersey, sono stati intitolati negli Stati Uniti diversi monumenti, un Museo e una piazza a Raritan, nonché un paese in California, un parco a Newark, un ponte lungo il New Jersey Turnpike, molte strade, un teatro, alcune emissioni di francobolli ed un incrociatore della Marina.
38 Dei D’Agostino sono da citare anche: Serafino (1924), docente e studioso della figura di Francesco Flora, e Federico (1939), docente di Sociologia all’Università Roma Tre e alla Federico II di Napoli.
39 Si menziona anche il medico e scrittore Giovanni D’Emilia (1929), autore di numerosi romanzi.
40 Cfr. Diario Petrone, Archivio Storico Provinciale di Benevento, Mss. LXXVI, in Luigi Mascia, Colle Sannita tra cronaca e storia, Tipografia Nuova Print, Benevento 2012, pp. 51-52, 67.
41 Dai Di Paola discende una delle più celebri attuali stelle internazionali della musica: Gwen Stefani, cantante solista americana, nata il 3 ottobre 1969 in California a Fullerton, vicino ad Anaheim nella Contea di Orange, che ha iniziato la sua brillante carriera con il fratello Eric nel gruppo “No Doubt”, nel quale entrò nel 1987.
42 Dei Mutino si menziona il musicista e sociologo Daniele (1967), figlio del generale Giovanni e della celebre pittrice Gabriella D’Aiuto.
43 Da citare sono il teologo Francesco Finelli (1876-1943) e lo scultore italoamericano Giuseppe Amelio Finelli (1915-2005), mentre tra i Finella è da commemorare la figura di Nicola (1935-2017), fondatore del noto albergo Ca’ del Re di Colle Sannita, fiore all’occhiello delle strutture ricettive del Sannio.
44 Dai Polcino, poi Polcini, di Colle Sannita discende Alfredo Bongusto (1935), meglio noto con il nome d’arte Fred Bongusto, celebre cantante e arrangiatore di musica leggera.
45 Di un’altra famiglia Ruccia è discendente diretta Licia Troisi (1980), celeberrima scrittrice di romanzi fantasy, autrice per prestigiose case editrici quale la Mondadori.
46 Cfr. Luigi Mascia, op. cit., p. 28.
47 L’origine del cognome è da rintracciare nel termine francese mignon, con il significato di “carino, grazioso”, il quale ha dato luogo alle forme cognominali sannite Mignogna e Vignogna.
48 Dante incontra Guido del Duca e Rinieri Paolucci nel Purgatorio. Cfr. Dante Alighieri, Divina Commedia, canto XIV del Purgatorio. Le vicende che condussero i Paolucci di Calboli nel Sannio (Paulucci a Morcone e Paolucci a Colle Sannita), sono raccontate in una nota genealogica manoscritta dal Magnifico Notaio Salvatore Maria Paolucci che si incontra nel Catasto Onciario, custodita a Salerno dagli eredi di questa famiglia. Il manoscritto originale, andato perduto a causa dei bombardamenti a Benevento del 1943, è stato per fortuna recuperato perché trascritto nel 1941 dai fratelli colonnello Gaetano e professore Luciano Paulucci di Morcone ed inserito nella bozza di un libro intitolata Monografia sulla famiglia Paulucci. Tale testo non ha mai visto la stampa a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, e la bozza attende la sua edizione critica da parte dell’autore del presente libro.
49 La professione medica fu esercitata anche dal Magnifico Vincenzo Paolucci, nato il 21 aprile 1759 a Colle ed ascritto al Collegio dei Dottori di Napoli il 10 luglio 1782 dopo essersi brillantemente addottorato in Filosofia e Medicina. Cfr. ASNA, Collegio dei Dottori, b. 143. Dei Paolucci citiamo anche: Paolo (1946), avvocato, filantropo, cavaliere di Grazia Magistrale dell’Ordine di Malta, già vice-direttore nazionale in qualità di capo area sud del Corpo Italiano di Soccorso (CISOM); e Maria Chiara (1969), attualmente magistrato all’Ufficio II del Ministero di Grazia e Giustizia a Roma.
50 Questo secondo ceppo familiare discende da un Domenic’Antonio Paoluccio, nato nel 1665. Degno di nota è Padre Vincenzo Paolucci. Nato a Colle Sannita il 13 novembre 1922, entrò ragazzo nel Seminario di Bassano e compì tutti gli studi nel collegio della Congregazione e all’Università Gregoriana in Roma, ove conseguì la Licenza in Teologia e il Dottorato in Filosofia. Fu ordinato sacerdote a Roma nella Casa generalizia dal Card. Rossi l’8 dicembre 1946 e inviato negli Stati Uniti per l’insegnamento nelle nostre case di formazione. Spese alcuni anni nel seminario S. Cuore di Melrose Park, in Illinois, e poi passò a quello maggiore di Staten Island, ove rimase fino alla morte, avvenuta serenamente il 9 ottobre 1963. Aveva solo 41 anni. Di grandi talenti, e di molto equilibrio spirituale interiore, seppe mettere tutti i suoi doni a servizio della sua vocazione di sacerdote, religioso e missionario, alla quale era attaccatissimo, per cui non si risparmiò mai sia nella formazione dei giovani studenti religiosi che nelle molteplici iniziative di apostolato a favore dei migranti. Leggiamo in una delle sue ultime lettere: Offro la mia vita in special modo per i nostri Seminari del Nord America e per il Noviziato. Ma certamente la mia vita abbraccia tutta la Pia Società, per cui ho sempre vissuto e lavorato e che fu il mio unico amore e la mia vita. Io muoio senza alcun rimpianto e, spero, senza nemici. Come io mi sento in questo momento, amerei abbracciare singolarmente ciascun membro della Pia Società, ma spero di farlo dal Paradiso.
51 Tale Tommaso, menzionato nei documenti anche come mastro Masillo, nato da mastro Luisi Pannella e Margherita Petrone nel 1647 circa, ebbe dalla moglie tre figli: Laura, nata il 28 aprile 1664, Ippolita, nata il 25 marzo 1667 e Girolamo Luisi, nato il 1° marzo 1669. Rimasto vedovo, nel 1678 circa sposò Costanza delli Vignali, figlia di Francesco e Diana Ricciardo “della Terra di Morcone”, dalla quale ebbe altri figli: Margherita, nata l’11 dicembre 1679, Giovanni Luisi - o Luigi - venuto al mondo nel 1682, e Giovanni Antonio, nato nel 1685.
52 L’origine etimologica del rafforzativo prostetico Ia- potrebbe essere, in prima analisi, l’espressione di un patronimico, intendendo il ceppo familiare come discendente di un capostipite di nome Ianni (Giovanni), trascritto prima del cognome nella forma abbreviata Ia: (in passato per abbreviare si adoperava la doppia punteggiatura e non un solo punto come si usa fare oggi). Citando un caso esemplificativo, un tale chiamato «Pietro di Ia: Vasile», cioè “Pietro figlio di Ianni Vasile”, poteva essere poi registrato nello Stato delle Anime o nei Libri Baptizatorum della parrocchia di appartenenza come Pietro di Iavasile o Pietro Iavasile, ottenendo il cognome Iavasile dalla fusione del nome Ianni con l’originario cognome Vasile. Una seconda ipotesi consisterebbe nell’identificazione del rafforzativo Ia- come semplice prostesi, intendendo con questo termine lo sviluppo, all’inizio di un cognome, di un elemento - per lo più vocalico - non etimologico; verrebbe però in tal caso da interrogarsi sul perché dell’uso costante nei secoli scorsi, in un’area geografica così circoscritta fra Molise, Sannio e Capitanata, dello stesso rafforzativo prostetico Ia- a dispetto di altri prefissi vocalici per tantissimi cognomi (infatti, in medesime aree sono registrate duplici forme cognominali: Marino e Iamarino, Forte e Iaforte, Pozzuto e Iapozzuto, Pezzuto e Iapezzuto, Grosso e Iagrosso, Muccio e Iamuccio, Cocca e Iacocca, Pinto e Iapinto, Masi e Iamaso o Iamasi, Marco e Iamarco, Frate e Iafrate, Fetto e Iafetto, etc.). Considerando la così capillare distribuzione del fenomeno nell’area suddetta, dunque, la formazione del prefisso Ia- come semplice elemento prostetico risulterebbe inconcepibile, per la costante fusione sempre dello stesso prefisso e non di altre combinazioni vocaliche, con i cognomi autoctoni. Ragionando in tal senso, da non scartare è anche l’interpretazione etimologica che protenderebbe nel considerare il rafforzativo prostetico Ia- come il risultato di un antico termine dialettale ormai caduto in disuso, ma che in passato doveva probabilmente indicare l’espressione di un patronimico, l’appartenenza ad un gruppo familiare. In tal caso, l’origine del prefisso sarebbe riconducibile ad una sorta di particella patronimica tipica di questo territorio compreso fra Molise, Sannio campano e Capitanata. Meno attendibile, ma non del tutto da scartare, risulterebbe la supposizione circa la provenienza etimologica del prefisso Ia- dall’avverbio latino iam, col significato di “già, ora, ormai, di già, or ora, subito, tosto, presto, d’ora innanzi, anche, pure, finalmente”: se ragioniamo in questa direzione possiamo allora dedurre che un neonato in epoca rinascimentale e moderna potesse essere battezzato come “già Vasile” oppure “già Pozzuto” o ancora “già, d’ora innanzi Cocca” perché da quel momento riconosciuto come membro della sua famiglia e della collettività cristiana (es. Petrus iam Marino, trasformato in Petrus Iamarino o Iammarino). Sembrano convalidare questa teoria i cognomi Iammarino (da Iam e Marino, oppure dovuto a semplice raddoppiamento della consonante “m”), e Iampietro (da Iam e Pietro, in alternativa semplice ipocoristico aferetico del nome cognominizzato Giampietro). Cfr. Fabio Paolucci, Le famiglie campane. Tra storia, genealogie e personaggi illustri, Kairos Editore, Napoli 2012, pp. 136-138.
53 Di questa famiglia è discendente Domenico Galasso (1955), pittore.
54 Capostipite a Colle è Giambattista Cardo, nato intorno al 1668 a Circello e sposatosi a Colle con Diana Gentile.
55 Catarina, battezzata il 1° settembre 1663; Marco, il 24 aprile 1665; Rosa Maria, l’11 agosto 1667; Laura Antonia, il 9 luglio 1671; Laura, il 28 ottobre 1672; Giovanni Anselmo, il 20 febbraio 1678; e Giovanni Nicola, il 5 dicembre 1679.
56 La famiglia Iazeolla di San Giorgio La Molara ha origini in Colle Sannita: il capostipite Carlo (1615-1661) nel 1647 collaborò a domare la rivolta di Masaniello, meritando il titolo di duca dalla casa regnante spagnola del re Filippo IV d’Asburgo, rappresentata in Napoli dal viceré duca d’Arcos. Molti i personaggi illustri della casata: il marchese Carlo III Iazeolla (1747-1818), tra i capi rivoluzionari promotori della Repubblica Partenopea del 1799, il cui nome è inciso sulla prima delle due lapidi affisse ai lati dell’ingresso principale di palazzo San Giacomo, Municipio di Napoli, tra i nomi dei martiri della libertà contro l’oppressione dei Borbone; il capitano don Luigi Iazeolla (1792-1849), cospiratore dei moti carbonari nella prima metà dell’Ottocento; l’architetto gesuita Giovan Battista Iazeolla (1806-1859), attivo nella prima metà del XIX secolo; il capitano Giuseppe Iazeolla (1819-1872), capo dello Stato Maggiore dei Cacciatori Irpini e ribelle liberale. Cfr. Ermanno Iazeolla, Storia della famiglia Iazeolla. Nel sogno della Repubblica Napoletana, Iniziative Grafiche Umbre, Roma 1995.
57 La famiglia Barbieri giunse a Colle con il nobile Pasquale, sposato con una componente della famiglia Meomartini.
58 Cfr. Luigi Mascia, Colle Sannita. Tra cronaca e storia, (prima edizione), Tipolitografia Edigrafica Morconese, Morcone 1985, p. 120.
59 La casata di Somma ebbe numerosi personaggi di spicco, come ad esempio Tommaso Maria (1737-1826), primo ministro del Regno delle due Sicilie. Un fatto truculento è stato tramandato nella storia familiare. Fra le tante storie che si raccontano, e di cui troviamo memoria nei cosiddetti Manoscritti Corona, redatti alla fine del Seicento da un ignoto scrittore, vi è quella di un di Somma principe di Colle che sposò Beatrice, l’unica figlia del ricco mercante Giovan Simone Moccia, barone di Colle d’Anchise. La vita della bella donna Beatrice, trascorsa nell’agio e nello sfarzo dei salotti napoletani, cambiò all’improvviso quando dovette lasciare gli incantevoli luoghi partenopei per trasferirsi in Terra d’Otranto, dove il marito aveva ricevuto l’incarico di presidente e capitano di guerra della provincia di Lecce. Qui le giornate della nobildonna trascorrevano tra sbadigli e ricordi nostalgici delle feste e delle conversazioni galanti che Napoli le aveva regalato. Ma la sua noia fu interrotta dall’arrivo a palazzo di una giovane, condotta dal principe suo marito come dama di compagnia: si chiamava Laura Troilo ed era figlia del più ricco mercante di Terra d’Otranto, tale Oronzo Troilo. La fanciulla ben presto rivelò alla principessa la sua situazione sentimentale travagliata: ella era stata promessa in sposa dal padre ad un suo cugino, che però la donna non contraccambiava, amando a sua volta un giovane di nome Andrea. Il padre però, per evitarle di avere contatti con eventuali persone a lui sgradite, le aveva negato di imparare a scrivere. Per tale motivo la principessa di Colle, affascinata dalla storia, si offrì di aiutarla nell’ardua impresa amorosa. Fu così che la principessa iniziò a scrivere per conto della fanciulla alcune lettere indirizzate ad Andrea, fin quando una sera il marito, gelosissimo, la sorprese allo scrittoio: si avvicinò lentamente alla moglie e questa cercò di nascondere il foglio sul quale scriveva. Lui se ne accorse e volle a tutti i costi la lettera e, poiché lei opponeva resistenza, la afferrò con tale violenza che la povera donna svenne. Il principe di Colle, colto da un raptus di gelosia, più che pensare a soccorrere la moglie pensò a leggere quello che aveva scritto e, supponendo che quelle appassionate frasi d’amore fossero dirette all’amante, non più memore dell’affetto che lo legava a lei, completamente accecato dalla pazzia, prese il pugnale e colpì la donna a morte, nonostante fosse svenuta. Udito il rumore della caduta, e le grida di lui, accorse la giovane Laura la quale, tra pianti disperati, rivelò al principe che la lettera era indirizzata al suo amato, mostrando a prova di ciò un altro biglietto scritto da donna Beatrice e dove si parlava di nozze imminenti e dell’appoggio promesso dalla stessa principessa. Quando il principe si ridestò dall’accecante gelosia, si rifugiò nella vicina chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo, dove rimase per il resto della sua vita in uno stato prossimo alla follia. La vicenda narrata dall’ignoto cronista dei Manoscritti Corona riguarda il principe di Colle Fulvio Di Somma, figlio di Francesco e Isabella Sanseverino. Il delitto passionale fu consumato all’interno dell’attuale palazzo Tamborino, a Lecce, la notte del 26 luglio 1636. Cfr. Nicola della Monica, Le grandi famiglie di Napoli. Le vicende, gli aneddoti, le curiosità mondane dei tanti illustri casati protagonisti della storia partenopea, Newton Compton Editore, Napoli 2011, pp. 353-355.
60 Discendente famoso della famiglia Pilla di Colle Sannita è Anthony Michael Pilla (1932), vescovo di Cleveland dal 1980 al 2006. Sulla vicenda legata a Pietro Nigro, cfr. Alfonso Meomartini, I Comuni della Provincia di Benevento, De Martini Editore, Benevento 1907, p. 403.
61 Pietracatella (CB).
62 Il ceppo è originato a Colle da Angelo Sampognaro di Castelfranco Diocesi di Ariano, figlio di Francesco ed Olimpia Marrone, nato nel 1662 circa e trasferitosi a Colle per aver sposato la collese Angela Pilla.
63 Tra i Meomartini più illustri: Francesco Saverio, vissuto tra il XVIII e XIX secolo, arciprete di Colle Sannita e abate di Reino; Giuseppe Nicola (1811-1891), consigliere provinciale, sindaco di Reino, consigliere comunale di Colle Sannita, capitano della Guardia Nazionale e conciliatore in Reino e Colle; Gennaro (1826-1891), consigliere provinciale di Benevento; Almerico (1850-1923), ingegnere, architetto, storico, archeologo e politico di fama; Alfonso (1841-1918), storico, brillante avvocato, giornalista e scrittore; Francesco, magistrato e consigliere comunale a Napoli; Pasquale (1859-1934), colto generale, sottosegretario al Ministero della Guerra, presidente del Tribunale Supremo Militare e senatore del Regno; Luigi (1888-1955), musicista e politico; Alfonso jr. (1898-1971), generale; Ferdinando (1908-2003), avvocato, giornalista e corridore; Gennaro jr. (1909-1959), avvocato, presidente della squadra di calcio Benevento e presidente del CONI, al quale è intitolato il vecchio stadio di Benevento; Pasquale jr. (1910-1987), avvocato, sindaco di Benevento e uomo politico; Rodolfo (1912-1981), magistrato ed esponente di spicco dell’Azione Cattolica; Almerico jr. (1922-2014), ingegnere e general manager della SAE, nonché campione di golf; Alberto (1947), ex presidente dell’Italgas, membro della Giunta di Confindustria, presidente di Assolombarda, ed anche vicepresidente MIP- Politecnico di Milano; Sergio (1953), responsabile dei rapporti istituzionali dell’Anica e segretario generale di “A.S. For Cinema - Associazione per lo Sviluppo e la Formazione delle professioni cinematografiche”; Roberto (1962), avvocato, studioso di Cinema e dirigente di Cinecittà, funzionario del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo. Discendenti della famiglia Meomartini sono pure Donatella Raffai (1943) giornalista e conduttrice televisiva, nota per la conduzione del programma Chi l’ha visto?, e lo scrittore e giornalista Andrea Jelardi (1974).
64 Il cognome è riportato anche nella forma Melillo.
65 Il cognome era nelle forme Bugliese e Pugliese.
66 Più famiglie Cerrone, tutte provenienti da Circello, sono registrate a Colle nel corso dei secoli: una prima presenza dei Cerrone è attestata nel 1689, con la casa a piggione di Bartolomeo Cerrone figlio del quondam Marc’Antonio Cerrone di Cercello, sposato con Antonia Verzino di Reino. Lo stesso Bartolomeo compare novantenne e vedovo nel Catasto Onciario.
67 Il cognome deriva dalla cognominizzazione del personale maschile medievale Ciarletta, tramutato in Carletta e poi divenuto Carletto a Colle Sannita.
68 Il rivellese Giuseppe Flora, figlio del ramaio Antonio e di Teresa Brandi di Lagonegro, il 12 gennaio 1822 sposò Antonia Maria Fiscarelli di Circello, figlia di Stanislao e Caterina Basile, contadini circellesi: dei suoi figli maschi, Teofilo (1830-1909), caffettiere, rimase a Circello con la propria prole generata dalla moglie Grazia Monti di Napoli, mentre i germani Francesco Saverio (1828-1905) e Salvatore (1840-1905), entrambi calderai, fissarono la propria dimora a Colle dopo aver contratto matrimonio con due donne del luogo, rispettivamente con Liberantonia Ruccia e con Rosaria Finella. Da questa famiglia discendono Giuseppantonio detto Giuseppe (1867-1912), orefice e sindaco di Colle nel 1912, e suo figlio Francesco (1891-1962), docente universitario e critico letterario di fama internazionale. Cfr. Fabio Paolucci, Francesco Flora. Le radici, l’uomo, la storia, op. cit.
69 Il cognome da Salierno si modificò poi in Salerno.
70 Da questa famiglia, che in breve tempo seppe affermarsi a Colle, nacque Celestino Seneca (1891-1960), colonnello dell’Arma dei Carabinieri e medaglia d’argento al valor militare.
71 Dal ceppo dei Boscarelli discende Francesca (1982), campionessa di scherma.
72 Altri Barone, provenienti da Castelpagano, si impiantarono a Colle nel Seicento con Giuseppe Barone di Castelpagano, nato intorno al 1645, sposato a Colle con Maddalena Mancino. Tale famiglia risulta già estinta durante la confezione del Catasto Onciario.
73 Attualmente è l’area di via Monte Grappa.
74 Oggi via 4 Novembre.
75 Piazza Giuseppe Flora.
76 Via Remigio Del Grosso.
77 Attuale strada che collega via Del Grosso alla contrada Pannegli.
78 La zona è compresa tra via Vittorio Emanuele, Gradoni Vittorio Emanuele e Calata Vittorio Emanuele, dietro il Bar Centrale.
79 La Torretta era approssimativamente tra le due chiese di San Giorgio e dell’Annunziata. La piazza dell’olmo è da localizzare a via Leandro Galganetti, dalla piazza centrale fino alla Porta di Rago (casa natale di Francesco Flora), mentre dove ha inizio la discesa incomincia la contrada lo Casale.
80 L’area nei pressi della chiesa madre intitolata a San Giorgio Martire.
81 Aveva inizio dove è posta la casa natale di Francesco Flora e doveva finire nel versante opposto, attraversando via Murillo, incontrando la contrada detta Casaleno delli Zingari. Il nome Porta di Rauo, di Rago, di Raù o di Rame si deve con ogni probabilità alla presenza in loco di una delle porte di ingresso che si aprivano lungo l’antica cinta muraria del paese, la quale doveva essere forse, per l’appunto, di rame.
82 Probabilmente dietro la chiesa dell’Annunziata.
83 Trattasi del forno che doveva essere collocato poco distante dalla Porta di Rago, leggermente più a nord, menzionato nel registro dei defunti del 1688 per le numerose vittime che vi furono al suo interno a causa dell’improvviso terremoto che si scatenò il 5 giugno di quell’anno, intorno alle ore 20:00. Nel 2016, ripulita la vegetazione intorno ai ruderi del centro storico, la struttura del forno è stata individuata e fotografata dall’autore del presente testo, Fabio Paolucci, e dal ricercatore storico romano originario di Cercemaggiore Stefano Vannozzi. Si spera che, in futuro, tale manufatto venga recuperato e restaurato per essere restituito ai cittadini come simbolo dell’identità collese.
84 Corso Umberto, lungo tutto il versante delle case di sinistra, proseguendo da viale Gen. Pasquale Meomartini verso piazza Giuseppe Flora.
85 Attuale via Gabriele D’Annunzio.
86 Il Casaleno delli Zingari era nell’area di via Annunziata.
87 Lo Portello è da individuare da via Murillo a via D’Annunzio, fino a raggiungere il Valcaturo dietro Costapagliara. Nello Stato delle Anime del 1742 sono riportate solo le seguenti contrade: li Tufi, la Piazza, Costapagliara, il Portiello, San Giorgio, la piazza dell’olmo e lo Casale.
88 Costruito nel 1584 su una struttura preesistente del 1565 accanto alla chiesa del Gesù, fondata nel 1580, lo stabile funse da monastero di monache domenicane di clausura fino alla soppressione innocenziana (1649-1654). Passato di proprietà alla Congregazione del Santissimo Sacramento della Terra del Colle, l’ex convento fu acquistato dall’Ill.mo Sig. Don Giuseppe Paolucci per la somma di 331 ducati e adibito a casa privata (atto del 22 settembre 1716 rogato dal notaio Giovanni Antonio de Laurentiis di Circello). La “casa palazziata” si sviluppava su tre livelli, con 6 vani adibiti a sottani e muniti di pozzo interno, un corridoio d’ingresso con piccolo atrio aperto e 14 stanze abitabili, distribuite tra primo e secondo piano. Al primo piano, leggermente sopraelevato rispetto al vano d’ingresso al quale si accedeva attraverso il portone in legno di quercia tuttora esistente, fino agli inizi del Novecento è stato conservato l’ampio refettorio, divenuto salone nella casa privata ed attualmente occupato da un terrazzo esterno nella parte posteriore rivolta a levante. Dopo vari rifacimenti, ed in particolare dopo l’ultima ristrutturazione post-terremoto del 1962, i ruderi che restavano dell’intera ala posteriore in origine su tre piani sono stati ricoperti ricavandone un’ampia terrazza, mentre due stanze del piano superiore dell’altra ala, rivolta a ponente, sono andate perdute con un rifacimento precedente, offrendo l’immagine della facciata attuale “a scaletta”. Restano ancora, del XVI secolo, la volta a crociera sotto la quale era un tempo collocata la “ruota degli esposti”, la parete con una croce in stucco dell’antico convento ed il vano voltato con il pozzo, nonché il portone in legno di quercia del XVI secolo. Una sigla in numeri arabi sul portale, “15” a sinistra e “65”, indica la data di costruzione del nucleo preesistente al monastero, mentre il simbolo del convento fu sostituito con lo stemma della famiglia Paolucci, restaurato nel 2014 insieme al portone dal maestro Domenico Candiello di Cusano Mutri. Dall’interno della casa si accedeva alla chiesa del Gesù, tramite una porta poi murata e collocata nel corridoio d’ingresso, così come pure alle cantine si accedeva internamente attraverso una porta sotto la volta a crociera all’estremità dell’ingresso, anch’essa occlusa, che conduceva ai sottani passando per un corridoio coperto da volta a botte in pietra. Un’altra porta, difronte al portone principale, all’estremità del corridoio d’ingresso, ancora in situ e funzionale, portava ai giardini esterni (nei documenti: giardino dell’orefice) che era recintato a corte da una recinzione in muratura. La casa fu abitata solo da alcune generazioni della famiglia Paolucci, che scelse come residenza ufficiale il palazzo sito tra la piazza e la via Fontenuova, attuale corso Umberto I, fatto edificare tra la fine del XVIII secolo e gli inizi del successivo, a sua volta demolito e ricostruito in seguito al sisma del 1962 (è, in pratica, l’edificio che oggi ospita la farmacia del Dott. Mascia).
89 Dopo soli 5 anni, nel 1694, le anime aumentano a 1945 unità. Nel 1700 la popolazione giunge a 394 famiglie e 2313 abitanti, sintomo di un notevole sviluppo del borgo avvenuto in poco più di due lustri.
90 Al forno della Porta doveva esserci anticamente una piazzetta, come si intuisce sfogliando lo Stato delle Anime del 1689. Tra la casa 140 e la 141 si legge infatti la seguente nota: Angelella Finoia passata ad habitare nella Contrada della porta di Rago alla piazza che sta al forno della porta.
91 La contrada Pozzo del Piano è l’area corrispondente alle vie Luigi Rizzi e Nazario Sauro.
92 Nel 2015, anno dell’ultimo censimento, Colle Sannita conta soltanto 2454 abitanti.
93 Oggi la Restazia.
94 Lo Quaterreo è la contrada Ca’ del Re.
95 ASNA, Archivio della Regia Camera della Sommaria, Serie Catasti Onciari, volume n. 7295, anno 1742, Provincia di Capitanata, Distretto di Bovino, Università del Colle – 1742. Rivele degli Ecclesiastici, dell’Erario e libro della tassa.
96 Archivio Parrocchiale della Chiesa Arcipretale di San Giorgio Martire di Colle Sannita, Stato delle Anime degli anni 1775-1777.
97 Nel periodo in cui fu confezionato il Catasto Onciario, nel 1742, il beneficio lo teneva il Signore Dottor Niccolò – o Nicola – Palmieri di Colle, che aveva anche il feudo in affitto per 600 ducati annui.
98 Nel 1742 l’economo era invece il sacerdote Giovanni Cocca.
99 Al tempo del Catasto era il prete Luca di Ruccia.
100 Nel Catasto Onciario manca il nominativo dell’economo, che doveva comunque essere uno dei sacerdoti del clero di Colle.
101 Nel 1742 era il sacerdote Antonio Nigro.
102 L’economo al tempo del Catasto era il parroco Nicola di Ruccia.
103 Economi nel 1742 erano don Giulio e don Giambattista del Grosso.
104 Manca in quest’anno, ossia nel 1777, la Cappella del Santissimo Sagramento, che invece compare nel 1742, e non sono menzionate le chiese della Madonna delle Grazie e della Madonna del Carmine. Sono assenti anche la Cappella di Santa Monaca eretta nella Chiesa Arcipretale di San Giorgio e due Benefici, ovvero il Beneficio di San Lionardo ed il Beneficio di Santa Maria della Libera.
105 Cfr. ASBN, Protocolli notarili, primo versamento, b. 10613, Notaio Giuseppe Paolucci di Colle.
§ In Dei nomine Amen. Oggi che sono li venticinque del mese di Aprile dell’anno mille settecento settantanove, Indizione duodecima § nella Terra del Colle § Provincia di Capitanata § Regnante § oretenus ottenuta pria la licenza dal Reverendo Signore Don Simone, Arciprete Vignogna, per far l’infrascritt’atto, essendo giorno di Domenica §
Costituiti personalmente nella presenza di me Regio Notajo, e dell’infrscritti Testimonj il Signore Dottor Don Pietro Palmieri, e suo figlio il Dottor Signore Don Giuseppe = il Magnifico Domenico Alderisio = Anselmo Piacquadio = Geremia Galasso = Domenico del Grosso = Angiolo Mascia = Angiolo del Grosso = Giovanni Cioccia = Giuseppe Tedesco = Angelo di Gregorio del Grosso = Salvador del Grosso = Ferdinando Pilla = Salvador Mastrodomenico = Giuseppe Cocca = Francesco Valente = Antonio Scrocca = Francesco Vessecchia = Simone Gentile = Giuseppe Scrocca = Ciriaco Marinaro = Pietro Zeolla = Ignazio Viscio = Pietro Martuccio = Giuseppe Scrocca = Nicola Tedesco = Giorgio Pilla = Lazzaro Polcino = Nicola Scrocca = Gregorio Nista = Nicolagiovanni Nigro = Giambattista Tosto = Onofrio Scrocca = Innocenzio d’Emilia = Nicola d’Agostino = Pietro Piacquadio = Giorgio Totaro = Giambattista Martuccio = Giovanni di Domenico = Onofrio di Paola = Antonio Iacobaccio = Giovanni del Grosso = Pietro del Grosso = Bartolomeo Cocca = Lionardo Piccirillo = Pietro Piccirillo = Donato Valente = Salvador Pilla = Pietro d’Emilia = Vincenzo Scrocca = Giuseppe Cardo = Domenico Iacobbaccio = Gennaro Pilla = Lorenzo Pilla = Giovanni Grasso = Domenico d’Emilia = Francesco Iamarino = Pietro Gentile = Simone Cocca = Cristofano di Paola = Onofrio Zeolla = Pasquale Petto = Saverio d’Emilia = Antonio di Pinto = Francesco di Paola = Costanzo di Pinto = Angiolo di Paola = Nicola Marino = Pietro Martuccio = Pasquale di Paola = Giuseppe Marino = Giovanni Piacquadio = Giovanni di Paola = Pietro Iacobbaccio = Angiolo di Rocco di Paola = Mattia Pizzella = Giovannantonio Scrocca = Rocco Grasso = Giambattista Tedesco = ed Antonio Cioccia, come questi essendo tutti fratelli radunati oggi in pubblica Congregazione nell’Oratorio del Gesù di questa Terra del Colle, li quali tutti spontaneamente, non per forza, o dolo alcuno, ma in ogni miglior via, e modo § con giuramento in nostra presenza han asserito, e dichiarato come avendo li medesimi ottenuto il Regio Assenzo e sulla fondazione e su la regola di detta Congregazione sotto il titolo del SS.mo Sacramento, e di San Giorgio, ma comecchè a tenor di una delle regole devono elieggersi il Priore, primo, e secondo Assistente, ed ancora il Sagrista per suffragij segreti, perche non anno persona legittima la quale possa nominare detti Officiali, e possa ricevere li detti voti segreti, quindi si à che di un comun consenzo, e volontà hanno li medesimi risoluto elieggerli per pubblica acclamazione con condizione però che non s’intenda inserito alcun pregiudizio a dette regole, ed essendoci già venuto all’atto di comun consenzo, e senza veruna discrepanza, attualmente han eletto, siccome oggi eliggono per vero, a legittimo Priore il Signore Notar Salvador Maria Paolucci, per primo Assistente il Dottor Fisico Don Torquato del Grosso, e per secondo Assistente il Magnifico Domenico Vignogna, e per Sagrestano Onofrio Zeolla; e stante poi la sudetta acclamazione di detti Officiali, hanno tuttavia posto ognuno nel possesso de’ loro rispettivi officij; ed all’incontro detti Officiali eletti, all’ultimo di Decembre del corrent’anno mille settecento settantanove s’obbligano di deporre i loro officij in mano dell’Officiali successori, da eliggersi nel giorno del Corpo Domini a tenor delle dette regole; e così si son obbligati li medesimi, e con giuramento han dichiarati di osservarli senza veruna discrepanza fra essoloro §
Dal qual’atto come di sopra § li mentovati fratelli, ed Officiali di comun consenzo come di sopra hanno richiesto Noi; acciò dalle cose predette n’avessimo fatto pubblico atto, e Noi a richiesta de’ medesimi n’abbiamo rogato il presente per futura cautela § e così han rinunziato , e giurato in forma § Unde §
Presenti Giambattista Piacquadio, Regio Giudice a contratto, il Signore Don Gennaro Vignogna, Vincenzo Paolucci, e Nicola di Paola, tutti di questa cennata Terra del Colle, Testimonij intervenuti nel presente contratto §105
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