68. FRATTAPICCOLA NEL 1753. L’antico casale San Sebastiano di Frattaminore di Napoli

30,00


Copertina posteriore

MIGLIAIA DI NOMI PER LE RICERCHE GENEALOGICHE

CAPITOLO I

Nei luoghi dell’antica Città di Aversa di A.Bascetta

1. Vico Cupoli del Pantano preso da Aversa: nasce il Principato

2. Fratta e Pomigliano di Atella casali aversani

3. Il confronto con altri paesi della provincia di Terra di Lavoro

4. L’inesistente ceto intermedio: comandano barone e sua corte

5. L’ex Casale di S.Sebastiano d’Aversa dato al Duca nel 1439

6. Beni di Fratta posseduti dal Duca Giuseppe Bruno nel 1754

Note Capitolo Primo

CAPITOLO II

le università dei casali di aversa e s.maria di S.Cuttrera

1. Fra gli ex Casali di Aversa, provincia di Terra di Lavoro

2. La struttura feudale della Corte Regia fra 1600 e 1700

3. Dal Catasto asburgico all’Onciario del 1741

Note Capitolo Secondo

APPENDICE DOCUMENTARIA
IL CATASTO ONCIARIO DI FRATTAPICCOLA di B.Del Bufalo

Note Capitolo Secondo
-sezioni da i a xvi-

Fonti, Bibliografia, Giornali, Riviste e Internet

Fonti, Bibliografia, Giornali, Riviste e Internet

Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Frattaminore – 1753
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Caserta – 1749
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di S.Maria Maggiore (S.M.C.V.) – 1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di S.Pietro ad Corpo Casale di Capua (S-M-C.V.) – 1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Capua – 1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Mugnano – 1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Avellino – 1745/1755
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Aiello Casale d’Atripalda – 1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Tavernola Casale d’Atripalda – 1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Torrioni in Principato Ultra – 1742
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Prata in Principato Ultra – 1742
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Montaperto in Principato Ultra – 1753
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Montemiletto in Principato Ultra – 1753
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Altavilla in Principato Ultra – 1742
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Pozzuoli – 1742
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Qualiano Casale di Napoli – 1742
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Giugliano – 1742
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Vico Pantano – 1742
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Atripalda – 1742
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Martina – 1755
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Avigliano – 1743
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Crotone – 1783
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Mercogliano – 1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Cardito – 1755
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Vico Equense – 1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Pietrastornina – 1749
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Camposano – 1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Roccasecca
Archivio di Stato di Sondrio, Querela di Remigio… Anno 1725, segnatura B, Decreti, n. 94.
Archivio di Stato di Salerno, Atti notarili
Biblioteca Nazionale di Napoli
Biblioteca Provinciale di Caserta
Biblioteca Provinciale di Avellino
Biblioteca Nazionale di Loreto di Montevergine
Biblioteca Ente Provinciale per il Turismo di Caserta

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Calendario e Notiziario della Corte per l’anno 1793, Nella Stamperia Reale, Napoli 1790.
Notiziario, Nella Stamperia Reale, Napoli 1790.
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Storia arte e cultura della Campania, Milano 1976.
Biblioteca Palatina di Caserta, II, Galatina 1976.
Il Mattino, San Leucio e l’arte della seta, Roma 1996.
Rivista Caserta Economia e Lavoro, Caserta 1986, n.2.

www.abenapoli.it

Description

E’ l’estratto del catasto onciario con tutti i nomi degli abitanti i mestieri, le strade e le chiese intorno alla congrega di San Maurizio, Croce, Trivio, S.Angelo, ma anche S.Simeonoe, Pomigliano di Atella e altri casali come Viggiano, Arco Parrocchia, Forno Pardinola e Forno Crispano. Il libro, inoltre riporta i nome dei preti, delle vergini, insomma di tutti gli abitanti anche delle località minori come Merola, Spagnuolo, Mandiello, Lampaì, Starze, Quattro vie, Castagno, Pizzo Mastro Aniello e Pizzo Marcangelo, Vicolo Capoziello.

Dettagli

EAN

9788872970133

ISBN

887297013X

Pagine

96

Autore

Bascetta,

Cuttrera

Editore

ABE Napoli,

ABE Torino

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Editorial Review

Il volume contiene uno studio sulle chiese

“Ma, sento l’intento mio scrivere cosa utile a che la intende, mi è parso più conveniente andare dietro alla verità effettuale della cosa, che alla immaginazione di essa”. L’intento di Machiavelli è anche il nostro. La “cosa” è il “Catasto Onciario”. La “verità effettuale” sono i soprusi, le angherie le peripezie, le sofferenze, le fatiche dei cittadini di Frattaminore del Settecento, riportati con nome, cognome, arti, mestieri, professioni, ecc. con la relativa tassazione. Con l’ascesa al trono di Carlo III di Borbone, divenuto Re di Napoli col nome di Carlo I, fu ordinato a tutti i Comuni del Regno di approntare un “catasto” diverso che è un vero e proprio inventario dei beni posseduti (abitazioni, terreni, animali da soma e da latte) dai sudditi, attività produttive, commerciali e industriali, nonché di tutti i possessori di reddito, qualunque sia il mestiere , attività e professione. Nonostante Carlo I s’impegnò per il benessere dei propri sudditi, le città mostrano tutti i limiti storici della mancata modernizzazione dell’intero tessuto sociale. Un tessuto estremamente fragile, all’interno del quale l’arroganza dei Baroni e gli ingiusti e immeritati privilegi del clero dovuto alla presenza del potere temporale del Papa resero ancora più misere le condizioni di vita dei contadini, braccianti e poveri miserabili.
Nella sostanza i sudditi oltre a versare le tasse alla Corona sottostavano a balzelli e gabelle insopportabili, causa di una inquietudine diffusa per il loro avviarsi verso la rovina e per il loro precipitare nella miseria più nera.
Capire la storia di un pezzo del proprio passato è comprendere il presente ed il futuro. Non solo, ma soprattutto comprendere l’uomo e le passioni che lo spingono ad agire, a sacrificarsi, a penare, a morire. Un capire, questo, tutto finalizzato ad un’azione efficace, che sappia resistere, affrontare e dominare il corso degli eventi, forzando il gioco mutevole della fortuna.
All’alba della modernità, nel Settecento, cogliamo la realtà di un secolo che tenta, in tutti i modi possibili, di evitare la decadenza di un Regno in balia di un moto uniforme che tende a configurarsi come costante oscillazione tra ordine e disordine sociale. Ordine seguito da Carlo I di Borbone e del suo valente ministro Bernardo Tanucci. Disordine messo in atto e perseguito dall’ingordigia dei Baroni, Nobili ed ecclesiastici. Si tratta di quel movimento ciclico che per gli antichi seguiva la cadenza di una rotazione tra ascesa e declino. Motore di questa dinamica che rende la storia , almeno in parte prevedibile, è la natura umana, una natura invariante, omogenea, costantemente percorsa dai medesimi umori che agiscono, con maggiore o minore intesità, in tutti gli organismi sociali e in tutti gli uomini. E’ altrettanto vero che ad ogni rivolgimento sociale l’immagine della storia muta. Così fu una vera e propria festa del popolo quando il Regno di Napoli ebbe il suo Re anziché avere il Vicerè che era alla totale dipendenza del Re di Spagna.
Nel descrivere eventi e fatti di Frattaminore la storia ritorna ad essere, come già per Tucidide e Polibio, per Livio e Tacito, da “magistra vitae” a propedeutica politica. Il suo sapere ha un senso se, e solo se, è in grado di orientare l’agire, fornendo efficaci strumenti operativi sul piano pratico: “quanto all’esercizio della mente, debbe il principe leggere le storie”, affermava Niccolò Machiavelli.
Come nella pòlis di Pericle o nella Roma di Cesare, anche nell’intraprendente Regno di Napoli di Carlo I di Borbone, il problema centrale che l’agire politico si trova dinanzi è quello del controllo della conflittualità tra Corona e Baroni, tra Baroni e cittadini. Una conflittualità propulsiva e ineliminabile dalla storia perché conflittuale è la spinta che genera il movimento stesso della vita. E’ vero. I filosofi hanno pensato all’uomo come ad un animale armonico, naturalmente portato alla socialità e alla civile convivenza in una società razionale e moralmente elevata, mentre lo sguardo disincantato degli storici ben difficilmente si scosta da una visione cupa e pessimistica dei destini della specie umana. Già Tucidide, nella “Guerra del Peloponneso”, aveva colto nella volontà di sopraffazione e nello spirito di rapina i tratti più propri ed originali dell’indole umana. Un’indole responsabile della malattia cronica del corpo sociale. Una patologia che un’accorta terapia politica può tenere sotto controllo, ma mai pienamente risolvere.
Nell’esaminare la composizione sociale del “Catasto Onciario” un senso di sconforto ci prende: come è possibile che quei sudditi ritenessero il Sovrano simile ad un Santo?
Noi allora come adesso avremmo voluto che trionfasse la concezione laica e spregiudicata che trionfò alla fine del Settecento con gli illuministi napoletani che videro nel potere la risultante di un gioco alterno in cui la forza e la fortuna si contendono il campo della vittoria. Legittimità come giustizia o legittimità come efficacia?
Una legittimità vera può solo venire dal saper coniugare potere e saggezza. Certo la morale dell’uomo politico non è, né può essere, quella dell’uomo della strada. Eppure il Sovrano ed il suddito sono per certi aspetti simili, entrambi retti dal medesimo, vitalistico desiderio di autoaffermazione. In pratica Carlo I di Borbone non è un santo, come i Principi medioevali, né un saggio alla maniera dei Tiranni antichi. Con il suo opporsi alla voracità dei Baroni e nel frenare le mire degli ecclesiastici egli cerca di trasformare il disordine individuale (per la soffocante miseria e per l’imbarbarimento della società civile dovuta a briganti e banditi che rendevano insicure città, contrade e campagne) nell’ordine dell’intera collettività. Il Re cerca, con l’arte della politica del Tanucci, di imprimere una forma di progettualità al caos imperante con nuove leggi, più umane e più giuste, con cui organizzare una nuova società. Certo, nel vedere oscillare le province napoletane dall’ordine al disordine, si giustifica anche la mano forte di Carlo I nel momento in cui occorre portare il pendolo dalle zone perigliose del disordine nelle zone quiete dell’ordine. Di qui l’assoluta necessità dell’ordine sociale. Soltanto una società ben ordinata può garantire l’aumento delle “mercatanzie”, lo sviluppo degli scambi,l’operosità del lavoro di bottega, l’attività amministrativa dei Comuni e dello Stato. Libertà di commercio dunque e libertà di istituzioni.
Questo metodo storico (storicismo alternativo allo storicismo romantico) si propone non già di riportare le manifestazione del mondo umano al processo di realizzazione di un principio assoluto, ma di riconoscerle nella loro finitudine e, quindi, di comprenderle nei loro rapporti di condizionamento reciproco. E’ un tentativo di pervenire a una comprensione dell’esistenza umana di un periodo storico limitato, il Settecento, e di fronte ad un particolare oggetto, il “Catasto Onciario”, nel suo orizzonte storico. Non si tratta per niente di “storia minore”, come sbagliando viene giudicata dalle anime candide, ma di storia vera, reale, oggettiva di una realtà fatta di glorie, affanni, tormenti, sconfitte, vittorie, miserie patite dai nostri avi.
I cosiddetti “storici minori”, come vengono con acredine definiti dai cosiddetti “grandi storici”, sono veri topi di biblioteca, i quali con un lavoro certosino pongono a disposizione di tutti conoscenze che, altrimenti, rimarrebbero definitivamente nell’oscurità. Aver memoria di avi non troppo lontani nel tempo consente ai suoi discendenti di affrontare con più consapevolezza i problemi di oggi. La memoria è qualcosa di divino. Secondo i Greci antichi è la madre delle Muse. Era chiamata “Mnemòsine”. Archelao di Piene, nella sua “Apoteosi di Omero”, la presenta effigiata in un luogo d’onore ove, in maestoso atteggiamento, rivolge lo sguardo verso Zeus, padre delle nove Muse, tra le quali spicca “Clio” (Colei che rende celebri), la Musa della Storia.
Una “storia locale”, rivalutata dagli storici degli “Annales”, la quale ha un valore insostituibile per la conoscenza delle nostre radici e rappresenta un arricchimento di ogni cittadino di oggi dell’amore che sente per la propria terra nativa. Non ultimo merito del “Catasto Onciario” è la documentazione sulle famiglie in cui possono con facilità riconoscersi gli eredi.