62. Castelpagano nel 1743

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Toponimi dei luoghi sviluppati nel testo

 

Le famiglie del paese che nel 1700 era inserito nella provincia della Capitanata di Bovino (oggi provincia di Foggia). Il testo descrive la società di Castelpagano nella metà del Settecento attraverso lo studio analitico del suo Catasto Onciario, voluto da Carlo di Borbone per tutto il Regno di Napoli, passando in rassegna tutte le famiglie, i cognomi, i toponimi, i mestieri, le professioni e gli istituti religiosi di tale comunità in quel periodo, come se si osservasse “una fotografia scattata all’epoca”.

Sempre negli atti notarili del Paolucci, troviamo altre importanti notizie circa personaggi e famiglie di Castelpagano agli inizi del XVIII secolo. In un atto del 12 ottobre 1729, intitolato Università della Terra di Castelpagano, attestato a’ suo favore, si recarono dal regio notaio i castelpaganesi mastro Francesco Pizzuto, Nicola di Antonio Panaggio, mastro Alessandro Iachiara, Nicola Grambone, Francesco di Ambrosio Caruso, mastro Giuseppe Spallone, Rosario Penna, mastro Berardino Pagliuca, Nicola di Francesco del Grosso, Giovanni Matteo, Giuseppe di Fiore, Pietro Ricchetto, Nicola di Angelo Panaggio, Antonio Rollo e Giuseppe Stefanuccio, per attestare che il 9 ottobre 1729, alla presenza del luogotenente notar Domenico Antonio de Mattheis, in pubblica piazza erano stati eletti il Sindico dottor signor Domenico Antonio di Stefano, il capo eletto mastro Agostino Grambone, il secondo eletto Donato Colacrai, il terzo eletto mastro Francesco Caruso e il quarto eletto mastro Antonio Caruso, scelta contestata violentemente da Giuseppe Carolla, erario del duca, il quale voleva mastro Alesio Pizzuto per Sindico. Nello stesso atto viene citato il Reverendo Signor Don Giulio Nista, cappellano dell’Illustre Duca. In un altro atto, sempre sulla questione dell’elezione del sindaco di Castelpagano e intitolato L’Università della Terra di Castelpagano, e per essa il Magnifico Domenico Antonio di Stefano Sindico, atto pubblico a’ suo favore, datato 1° novembre 1729, presso il regio notaio Paolucci si presentarono Niccolò Nista, Filippo del Grosso, Niccolò Grambone, Giulio Caruso, Prudenzio Minicuccio, Giovanni di Pietro Nista, Niccolò Minicuccio, Domenico Minicuccio, Emilio Barone, Giovanni di Gismondo Nista, Giovanni di Niccolò Nista, Giuseppe di Corvino, Giuseppe Caruso, Lonardo Caruso, Tomaso Ferrone, Domenico Colacrai, Giuseppe di Nicol’Antonio Caruso, Domenico di Francesco Panaggio, Domenico di Giuseppe Pizzuto, Pasquale di Lauro, Giulio Cricco, Domenico Robbertone, Niccolò di Angelo Panaggio ed Angelo Caruso, per raccontare l’accaduto ed attestare la legittimità dell’elezione del sindaco di Stefano. Nel rogito si menzionano: Gaetano Majello affittatore della taverna dell’Ilustre Duca, Giulio Rollo, Angelo Corvino e Nicola Cricco che da molto tempo mancano da questa Terra e non vi si ritrovano presenti in detto atto, come presentemente sono fora di questa loro Padria atteso il Corvino, e Rollo sono nella Defensa di Selvapiana ad abbarrare parchi, Nicolò Cricco al servizio delle pecore dell’Illustre Signor Principe di Troja, Pio di Pinto, Lorenzo Majello, Michele Matteo, Carmine Matteo, Carl’Antonio Caruso, Giuseppe di Donato Grosso, Nicola di Pinto, Mario Nista e Paolo Tartaglia che sono parenti stretti dei Reverendi Sacerdoti Nista e Orazio de Mattheis, Cappellano e Fattore dell’Illustre Signor Duca nelle Massarie di Casoria, Gianbattista d’Agostino e Pietro Panaggio Guardiani, e Custodi di pecore di detti Reverendi Signori di Nista, Nobile Caruso massaro di vacche del duca, Salvatore di Fiore Guardiano di detto Illustre Signor Duca e cognato di detto massaro di vacche, come anche cognato di detto Erario, ed infine mastro Domenico Pizzuto e Lorenzo Pizzuto, padre e figlio, affezzionati di detti Signori di Nista e depennenti di detto Illustre Signor Duca45.
Attualmente, sono registrati a Castelpagano altri cognomi, di provenienza diversa ipotizzabile, che si sono mescolati agli autoctoni: Basile e Basilone da Colle Sannita, Cafano, Calzone da Reino, Capozzi da Santa Croce del Sannio e Morcone, Cardo da Circello, Caromano e Coromano da Riccia (dal beato Santo Stefano Coromano), Casario da Riccia, De Bellis dall’area di San Nicola Manfredi/Benevento/Apice, De Caprio dal Napoletano, Del Zingaro da Napoli, De Rubeis dall’Avellinese, Di Florio da Cercemaggiore, dove un nucleo della famiglia risiedeva nell’omonima contrada di Florio, Di Maria da Santa Croce del Sannio, Fernando dal Napoletano o formatosi in loco in epoca più recente, Fiamma da Benevento, Fucito dal Napoletano, Gentile da Colle Sannita, Giangiacomo e Gioia dal Campobassano, Girardi da Pesco Sannita, Golia da Circello, Grasso da Colle, Iapalucci da Riccia, Lentini dal Napoletano, Lombardi da Morcone, Macchiaroli da Colle Sannita, Maggio dal Napoletano, Magliano dal Salernitano, Manocchia da San Severo, Marino da Colle Sannita o da area molisana, Martucci e Mascia da Colle, Masini dal Napoletano o dall’Avellinese, Massarelli dal Napoletano o da Circello, Mastrocola da Casalduni o Circello, Meoli da Apollosa, San Lorenzo Maggiore, Cautano o altro Comune nel Beneventano, Moccia dal Napoletano o dal Casertano, Moffa da Riccia, Pagnano da Colle Sannita, Parente dal Casertano o dal Napoletano, Pedicini dall’area di Benevento, Petriella da Circello, Polcino da Colle Sannita, Ricci e Rossetti da Circello, Santanelli dalla Puglia, Serena dal Napoletano, Testa e Venditti da Cercemaggiore, Vetere da Pesco Sannita, Viola da Colle Sannita, Zaccari da Circello, Zaccaria dal Napoletano e Zeoli da Santa Croce del Sannio.

Negli atti preliminari, nelle rivele, negli apprezzi e negli squarciafogli di campagna dei Catasti Onciari sono riportate le denominazioni dei quartieri abitati e delle località di campagna. Alcuni di questi toponimi sono rimasti fino ad oggi, ma è giusto riportare le antiche denominazioni dei territori di Castelpagano così come registrate nel Catasto Onciario.
Per i quartieri abitati, vi sono: La Fontana a’ basso, la Fontana, il Forno a’ basso, il Forno / lo Forno, la Chiesa, avanti la Chiesa, dietro la Chiesa, il Piano / lo Piano, lo Piano di Mast’Antonio, lo Puzzo a’ monte o lo pozzo a’ monte, la Piazza, la piazza deritta, l’Ajrella, sotto la Valle, la Casa della Terra / Dentro la Casa della Terra / Dentro la Terra, la Vigna della Corte, lo Spedale / l’Ospidale, la Valle, la Mandra, l’Ajrella, Toppo Morrone, la Taverna, dietro lo Giesù, la Congregazione, Santa Crocella, lo Celzo, lo Passo, Santa Elena, sotto il palazzo e la portella.
Per i le aree di campagna, vi sono: Piana di Lopa, Piana quartuccia, lo Campo della Corte / lo Campo, lo Carnriaco, la Fontana a’ basso (orti), la Fontana (orti), l’Ajrella (orti), li Colli, il Pozzo del ponte, la via della Strada, la Strada, la Cupa della Strada, Cupa cornuta, lo Vado della Strada, lo Puzzillo , lo Sterparo, lo Sterparone, lo Sterparo di mezzo, Cerro Zampino, il Molino, le Pescature, Valle Martire seu la Chiusa di Salviaco, la Chiusa di Traviscione, la Chiusa dei Preti, le Majtine, la Cesa Marina, la Cesa, la Cesa de Corgnali, la Contra, la via di Contra, la Contra di Cercello, il Carmine, il Vallone, l’Agnelera, Santa Maria, l’Aja di Giallacco, Pescamarcie, le Pietre di Sauro, le Pietre di Zegola, Piana Pinciara, la via del Colle, Serra delle Croce, la Croce di Bajconte, la Croce di Gennaro, Romoalto, Valle Francesco, lo Cerrone, lo Cerro, lo Cupone, La Selvotta / La Salvotta, la via della Selva, le Tre Croci, l’Ajriccia, la Pisolla, li Torti, Montesanto, Pistriccia, Lago d’Angeli seu L’Acqua Salza, Le Rose, Lago Fiorella, Rovoalto o Rovoarto seu Piana Masella, le Barcella, la via del Bosco, la Cesa del bosco, la via della Selva, le Coste, le Coste di Tella, le Coste del Segatore, la Chiaja, il toppo del Campo, lo Toppo di Felicello, lo Toppo di frà Livio, lo Toppo di Zolla, le Mortine, Colle vastone, San Marco, il Pagliarello / Pagliariello, Colle Caruso, Serra del Caruso, Colle Campo, le Frassete, Tammarecchia, l’Isca di Tammarecchia, il ponte di Tammarecchia, la Civitella, la Cappella di Mario, la Laura, lo Casone, Campo Tiberio/ Campotiberio, Campo Franzese / Campofranzese, il Forno del pio Ospedale, Cerro Corvino / li Cerri Corvini, li Codacchi, la Pincera, lo Cupello / lo Cupillo, la Mborchia, la Lama Carrello, lo Casale, la via del Casale, le Serre, la Foresta, Cavia di mezzo, Pietre di Zegola, li Grottoni, li Fossi, li Fossi di Mario, la Fontana delli Fossi, la Fontana di Giglio, Fontana Ceca / Cica, la Fontana della Varra, la Fontana Pagliuca, Campo Saglioco/ Campo Sagliocco, Campo Ricciardo, il Toppo del Sale, sotto la Valle (orto), la Tenta, le Marchesane, la via di mezzo, Colle d’Ambra, il Termine, Pesco mittipane, lo Pesco di Pilo, lo Capullo, il Ceraso, la Piscolla, le Liscie, Colle Iaroccio, alla Montagna, Valle Caldo / Valle Galdo, lo Pescullo, le Chiuse di Fina, la Barulla, le pietrefocali/ le pietre focali, la via del Molino, le Case/le Casi e le Cese de Corgnali.

Il Catasto Onciario elenca anche gli istituti religiosi, cosiddetti luoghi pii, della Terra di Castelpagano:
1. La Cappella del Santissimo Salvatore eretta dentro la Chiesa Arcipretale di questa Terra sotto il medesimo titolo
2. La Cappella del Santissimo Corpo di Cristo eretta in questa prefata Terra di Castelpagano
3. La Cappella del Rosario eretta dentro la Chiesa Arcipretale
4. La Cappella del Nome di Dio
5. Il Monte frumentario delle Cappelle
6. La Cappella di Santa Monica per jus patronato della Sig.Catarina Panaggio
7. La Cappella del Monte de Morti
8. La Chiesa Arcipretale sotto il titolo del Santissimo Salvatore

Tali istituti religiosi possedevano beni immobili a Castelpagano e riscuotevano fitti e decime dagli abitanti del luogo e tantissimi erano i castelpaganesi fittavoli delle proprietà delle cappelle o debitori di denaro da queste prestato a cenzo con tasso d’interesse, che variava a seconda dei contratti stipulati….

Description

I COGNOMI DELLE FAMIGLIE SVILUPPATE NEL TESTO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BARONE (17) – Diffuso in tutta Italia, è la cognominizzazione del soprannome e poi nome di origine germanica Baro e Barone che, con molti alterati e derivati, già appare in iscrizioni latine del V e VI secolo (Baro) e quindi, dall’VIII al IX secolo, in documenti di varie regioni italiane. Il personale germanico Baro, di tradizione varia, forse già latina tarda o gotica, poi longobardica, franca e anche tedesca, ha alla base il sostantivo baro, da bara, “uomo libero” e “guerriero, combattente valoroso e coraggioso”, solo più tardi divenuto titolo e grado feudale che scarsamente ha influito sui nomi e cognomi italiani, del resto già affermati in età franca10.

BOZZUTO (11) – Tipico di Castelpagano e diffuso anche in Puglia a Foggia, San Marco La Catola, Lucera, San Severo e Serracapriola, deriverebbe dal soprannome bozzuto, “ricoperto di bozzi, di protuberanze sulla pelle”, oppure, ipotesi più valida, dal termine pozzo, quindi attribuito come soprannome ad un nucleo familiare che viveva accanto ad un pozzo. Ad avvalorare la seconda tesi è la variante cognominale Pozzuto, diffusa nelle vicinanze ed in particolare a Colle Sannita, dove in passato veniva spesso riportato nella forma Bozzuto per effetto del fenomeno del betacismo. Nel Catasto Onciario di Colle Sannita del 1742, infatti, si ritrova l’espressione Pozzuto seu Bozzuto, così come nei registri parrocchiali del medesimo paese11. Altre varianti i cognomi Iapozzuto, tipico di Colle Sannita, con l’aggiunta del rafforzativo prostetico Ia- come particella patronimica12, e Pezzuto, più diffuso nella stessa area geografica, ovvero nella zona di confine tra Contado di Molise e Capitanata, in passato.

CAJRELLA (1) – Tipico di Foglianise, attualmente è diffuso anche a Castelpagano ed è già attestato nel Catasto Onciario solo per la zitella Maria Cajrella figlia del quondam Carlo che viveva con il fratello Dionisio e la sorella Costanza, motivo per il quale si può facilmente dedurre che tutti i castelpaganesi attualmente con il cognome Cairella siano discendenti diretti del Dionisio citato. Il cognome potrebbe derivare dal personale femminile Cairella, variante del nome Cara.

CAROLLA (12) – Diffuso in Campania principalmente a Benevento, Pomigliano d’Arco, Castelpagano e San Giorgio del Sannio, in Puglia a Casalvecchio di Puglia e Casalnuovo della Daunia e in Molise a Riccia, Campobasso e Toro, sembrerebbe derivare, come il precedente, dal personale Cara, oppure da un soprannome legato alla pratica del canto e della danza, da caròla.

CARUSO (17) – Panitaliano, il cognome presenta picchi d’intensità di diffusione nelle regioni meridionali tirreniche (Campania, Calabria e Sicilia), dove con ogni probabilità si è formato nel corso dei secoli. La forma cognominale Caruso è originata dalla cognominizzazione del personale Caruso, a sua volta derivato dal sostantivo meridionale caruso o carusu, dal verbo “carosare” o carusare, voce dialettale adoperata per “tosare”. Con il termine “caruso” si designavano, in passato, i giovani garzoni impiegati nelle attività agricole e pastorali. Un’altra ipotesi propenderebbe nel ricondurre il cognome all’antico Carusius, noto per essere stato il nomen di Marcus Carusius, governatore della Britannia nel III secolo d. C., oppure al cognomen romano Carus (Caro), dall’aggettivo latino carus, col significato di “caro, diletto, amato, stimato” 13.

COLACRAJ (9) – Attualmente registrato nella forma Colacrai, ma anche nelle varianti Coalcrai e Colagrai, deriva dall’unione del nome Cola, dall’aferetico di Nicola, e Crai, dal latino cras, ovvero “domani”. Tipico sannita, in Campania è diffuso solo a Castelpagano e Colle Sannita, in Puglia a San Severo, Alberona, Serracapriola e Casalvecchio di Puglia, mentre in Molise lo si ritrova nei Comuni di Montecilfone e Termoli.

COLASANTO (1) – Diffuso in Campania principalmente a Napoli e Baselice, in Molise a Campobasso e Termoli e registrato ampiamente in Puglia, in particolare a Terlizzi, Bari, Lucera, Foggia e Bitonto, deriva dalla cognominizzazione in senso patronimico del nome del capostipite Colasanto, derivato dalla fusione dei nomi Cola, Nicola, e Santo.

COLUCCIO (1) – Estinto a Castelpagano, è tipico di Baselice nella forma cognominale pluralizzata attualmente diffusa Colucci, cognome registrato anche nel resto della Campania. Deriva dalla cognominizzazione del nome del capostipite, appunto Coluccio, usato in epoca medievale. Si ricordi con questo nome, a titolo d’esempio, l’illustre letterato e politico Coluccio Salutati (1332-1406).

CORVINO (11) – Cognome ampiamente diffuso in area meridionale italiana, specialmente in Campania e Puglia, deriva dal nome di persona Corvo o Corvino, attestato come cognomen già in epoca romana nella forma Corbus14.

CRICCO (16) – Attualmente registrato a Castelpagano nella forma Cricca, deriverebbe dalla cognominizzazione in senso patronimico del nome di persona Cricco, attestato già in epoca medievale e a sua volta derivato dal latino Criscius. La forma cognominale Cricco è oggi più diffusa in Umbria, mentre Cricca in Romagna, con unico ceppo meridionale a Castelpagano.

D’AGOSTINO (2) – Panitaliano, ovvero ampiamente diffuso in tutto il territorio nazionale, è una forma cognominale patronimica con alla base il supernomen latino imperiale Augustus, diffusosi nel mondo romano per essere stato il titolo del primo imperatore Gaius Iulius Caesar Octavianus, nominato Augustus dal Senato nel 27 a.C. Il termine “Augusto” deriverebbe del verbo augeo, che ha in latino il significato di “accrescere”: dunque gli “Augusti”, gli imperatori, erano considerati come coloro che avevano il compito e la capacità di accrescere la ricchezza, il benessere, la floridezza dello Stato, grazie al potere che rivestivano. L’appellativo Augusto vuol dire anche “venerabile” e, soprattutto, “protetto dagli dei”, “consacrato agli àuguri, favorito da buoni auspici”, ricollegandosi all’aggettivo greco sebastòs, col significato di “venerabile”, utilizzato in Oriente per indicare le divinità o i sovrani più importanti, innalzati al grado di teòs dopo la morte. Una seconda ipotesi indurrebbe invece a far derivare il nome, e quindi anche il cognome, dal soprannome “Agosto” o “Agostino”, attribuito nei secoli passati agli infanti venuti alla luce nel mese di agosto. Il nome si diffuse poi nei primi secoli del Cristianesimo grazie al culto di Sant’Agostino (354-430), Padre, dottore e santo della Chiesa cattolica, autore delle famose Confessioni. Nel Sannio, oltre ai D’Agostino di Pesco Sannita, è registrata una consistente presenza di ceppi familiari omonimi nei Comuni di Circello e Colle Sannita15, mentre persiste il ceppo di Castelpagano, già attestato nell’Onciario del 1743 ma originari di Pontelandolfo dove si conserva ancora anche la forma De Agostini.

DEL GROSSO (4) – Tipico sannita, ma diffuso a macchia di leopardo in tutto il territorio nazionale, deriva dalla cognominizzazione del soprannome e nome Grosso, dal latino grossus, con il duplice significato di “grosso, grossolano” o di “fico che non matura”, ma divenuto già in epoca medievale sinonimo di “grande, imponente”. Si registra, nel Sannio, l’importante famiglia dei del Grosso di Colle Sannita che ha dato i natali all’illustre poeta, abate, matematico ed astronomo Remigio del Grosso (Colle, 1813 – Napoli, 1876) 16. A Castelpagano, la forma cognominale del Grosso deriva da quella più antica Grosso, attestata nel Catasto Onciario.

DE MARIA/DI MARIA (4) – Tipico di Santa Croce del Sannio, deriva dalla cognominizzazione in senso matronimico del nome Maria, di evidente tradizione cristiana. Nel Catasto Onciario di Castelpagano sono riportate le rivele dei capifamiglia Pietro di Maria, pastore di 44 anni, Nicola de Maria, pastore di 33 anni, Tomaso de Maria, bracciale di 43 anni e di Palma Panaggio vedova del quondam Giovanni Battista de Maria. Attualmente, a Castelpagano è attestata la forma Di Maria.

DE MATTHEIS (2) – Forma latinizzata del cognome Matteo, è attualmente registrato come De Mattheis solo nel Lazio ed in Abruzzo. A Castelpagano deriva chiaramente dal cognome Matteo, ben più diffuso all’epoca del Catasto Onciario, nobilitato nella forma latina, ed è stato tramandato nella variante De Matteis, tutt’oggi esistente mentre è del tutto scomparso il cognome originario Matteo. La derivazione è, dunque, dalla cognominizzazione in senso patronimico del nome del capostipite Matteo.

DE STEFANO (8) – Cognome panitaliano, ovvero ampiamente diffuso in tutta Italia, ad eccezione di Sicilia e Sardegna, è originato dalla cognominizzazione in senso patronimico del nome del capostipite Stefano, nome diffusosi per effetto del culto di Santo Stefano, protomartire in quanto primo cristiano ad aver dato la vita, nell’anno 36, per testimoniare la propria fede in Cristo. Attualmente a Castelpagano è rimasta la forma cognominale Di Stefano.

DI FIORE/DE FIORE/DE FIORA (10) – Attualmente registrato a Castelpagano nell’unica forma Fiore, deriva dalla cognominizzazione del nome Fiore, dal latino flos, con il significato di “fiore” 17. Il nome, poi cognominizzato in Fiore, e le sue varianti, si diffusero a partire dall’epoca medievale grazie al mito pagano della dea Flora che proteggeva la vegetazione, all’epica cavalleresca francese che introdusse in Italia il personale Florus che metteva in risalto il senso e sentimento di purezza e di bellezza, e al culto di santi cristiani come San Fiore martire a Catania, San Fiore vescovo di Pola e Santa Fiora martire a Roma. Da non escludere, infine, l’ipotesi di origine del cognome da attività legate alla coltivazione, produzione e commercio floreale18. Discendente di questo ceppo è il maestro Salvatore Fiore (Castelpagano, 15/3/1969), noto pittore, incisore, scultore e ceramista.

DI LAURA (1) – Cognome estinto a Castelpagano, è attualmente registrato in Campania nella zona settentrionale della provincia di Napoli e nell’area aversana ed in Puglia a Grottaglie, Monopoli e San Severo, mentre in Molise risulta scomparso. Deriva dalla cognominizzazione in senso matronimico del personale Laura, che deriva dal latino laurus, “lauro, alloro”. Il nome si diffuse in epoca medievale per effetto del culto di Santa Laura di Cordova, martire del IX secolo.

DI LORENZO (1) – Patronimico, è la cognominizzazione del nome del capostipite del ceppo familiare, appunto Lorenzo. Estinto a Castelpagano, è attualmente ampiamente diffuso in Campania, specialmente nel Napoletano, nelle forme Di Lorenzo, De Lorenzo, De Laurentis e De Laurentiis. Il nome Lorenzo si è diffuso in epoca medievale grazie al culto di San Lorenzo, martire a Roma nell’anno 258.

DI PINTO (8) – Ancora presente a Castelpagano, deriva dalla cognominizzazione del nome del capostipite, Pinto. Il nome, dal latino pictus e pinctus, “dipinto, colorato, abbellito”, dal verbo pingere, è già attestato in epoca medievale come soprannome fisico-anatomico: di pelle o carnagione come pinta o dipinta di scuro e anche macchiettata19.

DI ROLLO/ DE ROLLO (4) – Estinto a Castelpagano, ma ancora molto diffuso in Campania e Puglia nella forma Rollo, deriverebbe dalla cognominizzazione in senso patronimico del personale medievale Rollo, forma alterata del nome Rolando o Rollando, documentato in Italia a partire dal IX secolo nelle forme Rodolandus, Rodelandus o Rodilandus e dal X e dall’XI secolo in quelle Rolandus e Rollandus. Il nome fu introdotto in Italia dai Franchi e si è diffuso ed affermato nel XII secolo con l’epica carolingica francese, e in particolare con la Chanson de Roland, per il prestigio e la notorietà dell’eroe principale Roland, il primo paladino di Carlo Magno. Dal punto di vista etimologico, è originato dai termini hroth, “fama, gloria”, e nanthaz, “audace, ardito” col significato, dunque, di “glorioso per il suo ardimento” o “che ha fama di ardito” 20.

EMANUELE/MANUELE (4) – Registrato attualmente a Castelpagano solo nella forma cognominale Manuele, ha alla base il nome Emanuele, o Manuele con l’aferesi della “E” iniziale, già comune in documenti toscani del XIII secolo nelle forme Hemanuellus, Manuellus o Manovellus. Il nome, israelitico ma anche cristiano, risale, attraverso l’adattamento latino Emmanuel, dal greco biblico Emmanuç’l, all’ebraico ‘Immânû’çl, che ha il significato di “Dio è con noi”, ed è il titolo con cui il profeta Isaia denomina il futuro Messia21. Un ramo della famiglia Emanuele/Manuele si trasferisce a Cercemaggiore con Giovanni Manuele figlio di Domenico Emmanuele e Caterina Rampone (Grampone) coniugi di Castelpagano, nato intorno al 1651, il quale nell’anno 1686 risulta casato con Porzia Venditto di Giuseppe22.
Un Tomaso Emanuele in qualità di vaccaro risulta tra i laici a servizio del monastero nel Catasto Onciario di Cercemaggiore, redatto negli anni 1741-1748. Sempre a Cercemaggiore, l’Onciario di quel paese individua due capifamiglia con il cognome Manuele, ovvero il bracciale Filippo e il sartore Tommaso23.

FERRONE (3) – Estinto a Castelpagano ma ampiamente diffuso in area centro-meridionale, tra Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Lucania, ha alla base il nome Ferro, derivato da un soprannome legato ad un mestiere (ferraro, ferraiolo). Il personale Ferro si trova già registrato in epoca medievale24. Infatti, il cognome de Ferrone è attestato già nelle carte del XI secolo dell’abbazia di Chiaravalle di Fiastra, nelle Marche25.
Se ne conserva memoria storica nella toponomastica locale con la località denominata “Termine Ferrone” fra Castelpagano e Cercemaggiore.

FINOJA (4) – Cognome attestato in passato anche a Colle Sannita, dove si è estinto, deriva dalla cognominizzazione in senso matronimico del nome di persona Finoia. Nell’Archivio parrocchiale della chiesa arcipretale di San Giorgio Martire di Colle, infatti, si individua una Finoja di Finoja vissuta tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo e nello stesso Catasto Onciario di Castelpagano, tra i forastieri abitanti laici, è registrata una Finoja del Grosso di 72 anni, madre del tavernaro Tomaso Cocca proveniente dalla Terra del Colle, segno evidente dell’uso del nome protratto fino al XVIII secolo.

GIANNINO (1) – Il Ricchetti li dice originari di Vitulano, mentre una famiglia Giannino era presente a Cercemaggiore già dalla fine del XVI secolo, dove ha lasciato traccia nel toponimo di “Fonte Giannina”. Estinto a Castelpagano, ma diffuso a macchia di leopardo in tutta Italia con maggiore concentrazione nel Napoletano, deriva dalla cognominizzazione in senso patronimico del nome Gianni, ipocoristico sincopato di Giovanni, nella sua forma diminutiva Giannino. La forma pluralizzata Giannini è panitaliana.

GRAMPONE (11) – Cognome raro, attualmente più diffuso nella forma aferetica Rampone in Campania e in Piemonte, è la cognominizzazione in senso patronimico del personale Rampone o Grampone, attestato già in epoca medievale, di possibile origine toponimica: un Ubertino da Grampo, ad esempio, fu podestà in Lombardia nel 139126. Nel Catasto Onciario del 1743, Grampone è tra i cognomi più diffusi a Castelpagano, segno di antichità del patronimico nel luogo medesimo.

GRANIERO (1) – Tipico di Castelpagano, ma diffuso anche nel Napoletano e nel Casertano, potrebbe derivare dalla cognominizzazione del nome del capostipite Raniero. Anche il ceppo dei Graniero di Colle Sannita ha origine castelpaganese, in quanto la famiglia giunge nella Terra del Colle nella seconda metà del Seicento con Tomaso Raniero di Castelpagano, nato intorno al 1647, figlio di mastro Achille e Beatrice Pezzuto, che sposò Angelella di mastro Ettore Franza di Colle27.

GRECO (3) – Tipico dell’Italia meridionale, ma ampiamente diffuso anche nell’area nord-occidentale della Penisola, deriva dal soprannome o nome medievale Greco, che, assieme alle varianti Grecco, Crecco, Grego e Grieco, assume un chiaro valore etnico, indicando la provenienza del capostipite del ceppo familiare oppure un epiteto a costui attribuito. Il cognome è attestato nel Salernitano fin dal XII secolo, come risulta dallo studio dei documenti tramandati grazie al Codex diplomaticus Cavensis, raccolta ottocentesca del corpus diplomatico e documentario custodito nell’archivio dell’abbazia di Cava de’ Tirreni (Sa)28.

GROSSO (15) – Estinto a Castelpagano, in quanto trasformatosi nella forma patronimica attuale Del Grosso (cfr. supra, Grosso).

IACHIARA (5) – Estinto a Castelpagano, e scomparso anche nel resto dell’Italia, è la cognominizzazione in senso matrominico del personale Chiara, attualmente facilmente rintracciabile nelle forme cognominali De Chiara e Di Chiara. Vi è, infatti, l’utilizzo del rafforzativo Ia- come semplice prostesi, intendendo con questo termine lo sviluppo, all’inizio di un cognome, di un elemento – per lo più vocalico – non etimologico, come particella patronimica o matronimica. Verrebbe in tal caso da interrogarsi sul perché dell’uso costante nei secoli scorsi, in un’area geografica così circoscritta fra Molise, Sannio e Capitanata, dello stesso rafforzativo prostatico Ia- a dispetto di altri prefissi vocalici per tantissimi cognomi (infatti, in medesime aree sono registrate duplici forme cognominali: Marino e Iamarino, Forte e Iaforte, Pozzuto e Iapozzuto, Pezzuto e Iapezzuto, Grosso e Iagrosso, Muccio e Iamuccio, Cocca e Iacocca, Pinto e Iapinto, Masi e Iamaso o Iamasi, Marco e Iamarco, Frate e Iafrate, Fetto e Iafetto, Rossi e Iarossi, Russo e Iarusso, Di/De Francesco e Iafrancesco, Di/De Martino e Iamartino, etc.)29.

LONGO (1) – Deriva dal termine longo con il significato di “lungo, alto” e già adoperato in epoca antica come testimoniato dal nome del celebre grammatico latino Velius Longus, attivo nel periodo adrianeo (117-138 d.C.) 30. Il cognome potrebbe derivare anche da un etnico, e quindi dal troncamento di “Longobardo”. Il cognome Longo è panitaliano, ossia è ampiamente diffuso in tutta Italia, mentre la sua variante Luongo è tipicamente campana.

LUCIANO (1) – Ancora presente a Castelpagano, è un cognome tipicamente campano e deriva dalla cognominizzazione in senso patronimico del nome del capostipite del ceppo familiare, Luciano. Il personale è già attestato in epoca romana, come nomen, nelle forme Lucius e Lucianus. La forma pluralizzata Luciani è più diffusa in area centro-settentrionale.

LUPO (1) – Antico cognome di Castelpagano, dove tutt’oggi è registrato, è originato dalla cognominizzazione del nome Lupo, diffusosi in epoca medievale per effetto del culto di San Lupo di Troyes (383-478). Il Vannozzi, nel suo volume Nomi e cognomi. Le famiglie di Cercemaggiore nei secoli, riporta l’attestazione della presenza a Cercemaggiore nel 1576 di un Donato Lupo e nell’anno successivo, 1577, di un Marino Lupo, entrambi Castelpaganesi, come pure di una Roberta de Antino Lupo nel 162131.
Nel corso del XVIII secolo, un’altra famiglia Lupo, ma proveniente da Castelvetere in Val Fortore, si è insediata in Castelpagano.

MAJELLO (2) – Estinto a Castelpagano, è attualmente tipico del Napoletano e del Casertano, deriva dalla cognominizzazione in senso patronimico del nome Maio o Maiello, attribuito in epoca medievale ai bambini nati nel mese di maggio (dal latino maius, “maggio”). Il nome è già attestato in Irpinia nel 1015 con un Maio filio Domnelli 32.

MAJORANO (1) – Scomparso a Castelpagano e presente a Circello, ma tipico della Campania e della Puglia, deriva dall’etnico Maiorano, ossia originario della cittadina di Maiori nel Salernitano, oppure dal nome medievale Maior, con il significato di “grande, maggiore”.

MARCONE (1) – Estinto a Castelpagano, è diffuso a macchia di leopardo in tutto il territorio nazionale nella forma singolare Marcone, mentre quella pluralizzata Marconi è tipica dell’area centro-settentrionale. Deriva dalla cognominizzazione del nome del capostipite Marco o Marcone o, per corruzione, dal toponimo Morcone, nel Sannio beneventano.

MARRUCHELLI (1) – Famiglia notabile al tempo del Catasto Onciario ed attualmente estinta a Castelpagano, era rappresentata dal regio notare Domenico Marruchelli e dal fratello Pietro, professore in legge e procuratore nella Città di Napoli. Dal punto di vista etimologico, il cognome potrebbe derivare da un soprannome legato alla marruca o al marrobio, tipi di erba, il secondo in latino marrubium, o come seconda ipotesi da Marruvius, antica città dei Marsi sul lago Fucino. Il cognome è oggi rarissimo, registrato solo nel Lazio a Roma e Cassino, mentre la forma Marruchella sopravvive a San Bartolomeo in Galdo, a Lecce in Puglia e a Tirano presso Sondrio, in Lombardia.

MASELLO (4) – Attualmente registrato nella forma pluralizzata Maselli, è diffuso a macchia di leopardo in Italia e si individuano almeno tre ceppi, in Puglia, nel Lazio ed in Emilia. Il cognome dovrebbe derivare dall’aferesi del nome Tommasello, Tomaselli (come annota anche il Ricchetti), Masello e Maselli. Diffuso attraverso il culto di San Tommaso, il nome deriva dal termine ebraico-aramaico tomà, che significa “gemello”33.

MATTEO (12) – Estinto in questa forma cognominale, si è trasformato in De Matteis (cfr. supra, de Mattheis).

MIDEO (1) – Tipico di Castelpagano, è oggi registrato anche a Fragneto Monforte e Santa Croce del Sannio. Il cognome deriva dalla cognominizzazione del nome del capostipite Mideo, aferetico di Amedeo. Lo stesso personale si è diffuso in epoca medievale per effetto del culto di Sant’Amedeo di Losanna, vissuto nel XII secolo.
MINICUCCIO (5) – Ancora presente a Castelpagano, registrato nella forma pluralizzata Minicucci, e registrato in Campania a Teano e Caianello nel Casertano e nel Napoletano, è originato dalla cognominizzazione del personale Minicuccio, diminutivo di Domenico.

MIRAGLIA (4) – Cognome ancora presente a Castelpagano e diffuso in gran parte della Campania, specialmente nel Casertano e nel Napoletano, deriverebbe dall’aferetico del soprannome Ammiraglia, divenuto Miraglia. La forma cognominale è attestata già nel XIII secolo in area subalpina con un Berengario de Miraglia che, il quale compare in una pergamena datata 12 gennaio 1287 a Rocca delle Donne, nell’attuale provincia di Alessandria34.

MORRONE (20) – Diffuso in Molise, con particolare rilevanza a Riccia e in tutta la Campania, ha alla base il toponimo Morra o Morrone, inteso come “sasso tagliente, roccia”, dal latino murex o murix35, da cui anche l’origine del toponimo di Morrone del Sannio (CB). Il cognome è ampiamente diffuso in Campania, specialmente nel Napoletano, nel Salernitano e nel Casertano.

NISTA (17) – Tipico sannita, è originario del Comune di Castelpagano, anche se attualmente il ceppo più consistente risulta oggi radicato a Colle Sannita, dove le prime famiglie Nista registrate risultano essere quelle originate dai mastri artigiani Domenico Nista del quondam Tommaso e Nicola Nista, entrambi provenienti da Castelpagano. I nominativi dei primi componenti di questo ceppo familiare ad essere trascritti nei registri dei battesimi di Colle sono quasi tutti figli magistri Dominici de Nista et Beatricis de Panaggio eius uxoris a Castello Pagano: Catarina, battezzata il 1° settembre 1663; Marco, il 24 aprile 1665; Rosa Maria, l’11 agosto 1667; Laura Antonia, il 9 luglio 1671; Laura, il 28 ottobre 1672; Giovanni Anselmo, il 20 febbraio 1678; e Giovanni Nicola, il 5 dicembre 1679. Appartengono invece a un altro nucleo familiare i fratelli Giovanni Camillo, nato e battezzato l’8 novembre 1671, Francesco, nato nel 1675 circa, e Cristina, tenuta al sacro fonte il 26 agosto 1679, figli magistri Nicolai Nista et Catarinae Grosso. Tutte le famiglie Nista attualmente residenti a Colle Sannita discendono dai citati artigiani Domenico e Nicola Nista di Castelpagano, trasferitisi a Colle nel Seicento36. Il cognome, dal punto di vista etimologico, potrebbe derivare dall’aferetico del soprannome legato al mestiere di bannista, o banditore.

PAGLIUCA (5) – Famiglia originaria di Lucera, è un cognome attualmente diffuso soprattutto nel Casertano, nel Napoletano e nell’Avellinese, deriverebbe dal soprannome Pagliuca, legato al termine “paglia” (chi lavorava la paglia, chi viveva in un pagliaio).

PALLADINO (1) – Originario di Pontelandolfo, è diffuso in tutta Italia nella duplice forma Paladino e Palladino, con più alta frequenza al Sud per Palladino, ha alla base il nome Paladino, già documentato nel XII secolo (Genova 1163 e Bari 1273, Palladinus; Bari 1270, Paladinus), formato da “paladino”, denominazione irradiatasi in Italia a partire dal XII secolo con l’epica francese carolingica come denominazione di ognuno dei dodici cavalieri che vivevano e combattevano accanto a Carlo Magno37. Il cognome risulta attualmente estinto a Castelpagano, ma ampiamente diffuso tra le province di Benevento e Campobasso.

PANAGGIO (9) – Anticamente diffuso sia a Castelpagano che a Colle Sannita, dove oggi risulta estinto, sopravvive nel Sannio con il ceppo di Castelvetere in Val Fortore. Il cognome deriverebbe da un soprannome legato al pane, e dunque al mestiere di panificatore. Il cognome è attestato già in epoca medievale con il nome Panagio.

PENNA (6) – Diffuso nel Sud, può avere alla base sia originari soprannomi di varia motivazione formati da “penna” che i toponimi del tipo Penna frequenti nell’Italia centro-meridionale38. Il cognome è ancora presente a Castelpagano.

PILLA (3) – Tipico dell’area sannita tra Campania, Molise e Puglia, con altri tre ceppi in Veneto, Lombardia e Piemonte, deriverebbe dalla cognominizzazione in senso matronimico del personale Pilla, già diffuso in epoca medievale e cognominizzato già tra XIII e XIV secolo nella forma de Pilla, come dimostra una pergamena datata 2 ottobre 130739.

RICCHETTO (5) – Attualmente registrato a Castelpagano nella forma pluralizzata Ricchetti, ha alla base il nome augurale Ricco, formato da “ricco”, già documentato in Toscana dall’XI secolo. Un Bartolo del Riccho e un Salvi de la Riccha sono ricordati pure nel Libro di Montaperti del 1260, il cognome potrebbe avere alla base anche l’ipocoristico germanico Rikko, abbreviazione di nomi composti con rico (es, Federico) o Rico, da rikaja, “potente, signore”, attraverso il longobardico rihhi, “ricco” 40.

ROBORTONE (7) – Tipico di Castelpagano ed attualmente registrato nella forma cognominale Rubortone, ma anche Rubertone, deriva dalla cognominizzazione del nome del capostipite Robortone o Robertone, dal personale Roberto. Il nome si è diffuso in epoca medievale grazie al culto di San Roberto di Newminster, abate cistercense vissuto nell’XI secolo.

SACCONE (1) – Diffuso a macchia di leopardo in Italia, presenta due ceppi principali in Campania ed in Sicilia. Ha alla base soprannomi e nomi di mestiere formati da “sacco”, contenitore di canapa, iuta o tela, riferiti dunque a chi fabbricava e vendeva sacchi, o a chi caricava, scaricava e trasportava sacchi di merci e prodotti vari. In alcuni casi, potrebbe derivare dall’ipocoristico aferetico del nome Isacco, di tradizione sia israelitica che cattolica, da Yishaq, che propriamente significa “Dio sorride” o “possa Dio sorridere” 41.

SCRIZZA (1) – Cognome estinto in tutt’Italia, sopravvive nella forma pluralizzata Scrizzi, rarissima. Dal punto di vista etimologico, potrebbe derivare da un soprannome Scrizzo, dal verbo “scrizzare”, con il significato di “scrosciare, sgretolare”, che denota lo strepitio che si fa masticando una vivanda.

SPALLONE (1) – Tipico dell’area campana e molisana, è diffuso principalmente a San Bartolomeo in Galdo in Campania e a Campobasso e Riccia in Molise. Deriverebbe dalla cognominizzazione in senso patronimico del nome medievale Spallone.

STEFANUCCIO (2) – Attualmente registrato solo a Bitonto nella forma Stefanuccio, mentre quella pluralizzata Stefanucci è diffusa a macchia di leopardo in Italia centrale, è originato dalla cognominizzazione in senso patronimico di Stefanuccio, nome del capostipite del ceppo familiare.

TARTAGLIA (6) – Estinto a Castelpagano, ma anticamente tra i cognomi più frequenti in loco, deriverebbe dal soprannome Tartaglia, attribuito al balbuziente. Il cognome è diffuso oggi a macchia di leopardo in Italia.

VISCIO (1) – Tipico sannita e diffuso a Castelpagano, Circello, Colle Sannita e Reino, ma presente anche ad Ariano Irpino nell’Avellinese, deriverebbe da un toponimo legato al termine latino vicia, ossia “veccia” (pianta leguminosa), che ha dato luogo a molteplici toponimi italiani come Vessa, frazione di Bagno di Romagna presso Forlì, Vezza d’Oglio (Bs) e Vezza d’Alba (Cn)42.

ZURLO (1) – Cognome estinto a Castelpagano, dove era stato introdotto dal contiguo centro di Cercemaggiore, è attualmente diffuso a macchia di leopardo in Italia, con picchi d’intensità tra Campania, Puglia e Molise. Di difficile interpretazione etimologica, dovrebbe derivare dal personale Giulio, divenuto Zullo e Zurlo per corruzione43.
Interessanti annotazioni sulla storia di alcune famiglie di Castelpagano sono contenute nei protocolli notarili antichi. In un atto rogato dal notaio regio e apostolico Salvatore Maria Paolucci di Colle, datato 9 agosto 1729, si legge: Personalmente si sono costituiti nella nostra presenza il Dottore Fisico Pasquale Basile, e mastro Giuseppe di Ruccia di detta Terra del Colle, li quali spontaneamente, e non per forza o’ dolo ma con giuramento pro ut testis scripturis dicono, attestano, e depongono, qualmente esso Signor Pasquale depone, e sa’ benissimo da molti Cittadini di detta Terra del Colle, ed altri avver inteso vociferare da circa anni trenta esser capitato in detta Terra del Colle il quondam Dottore Fisico Signor Emilio Panaggio della Terra di Castelpagano una con tutti i suoi figli, e moglie, come altresi il Signor Giovanni Nista, mastro Domenico Nista, e mastro Nicolò Nista, e molti altri rifugiati, e fuggiti nelle convicine Terre, ciò è nella Città di Sansiviero di Puglia alcuni di Casa Panaggio, nella Terra di Cercia Maggiore altri di Casa Panaggio, nella Terra di Castelvetere altri di Casa Panaggio, e nella Terra di San Marco de Cavoti altri di Casa Panaggio, e gli suddetti per essersi inteso dire, che se ne fussero fuggiti dalla Terra suddetta di Castelpagano nelle antedette Terre, atteso s’erano disgustati col Padrone di detta Terra. Detto mastro Giuseppe depone, e testifica anche per avver udito che detto quondam Fisico Emilio Panaggio capitò fuggiasco in detta Terra del Colle con detti suoi figli, e moglie, atteso non potevasi ripadriare nella detta Terra di Castelpagano, con occasione venivano alcuni Cittadini di detta Terra di Castelpagano a’ zappare in detta Terra del Colle, li medemi dicevano, che ‘l suddetto Signor Emilio non poteva ripadriare nella sua Padria per i dissapori, malevolenze, e disgusti pusava con detto Illustre Barone Padrone, come altresi dicevano ancora, che li nomati di sovra rifugiati in dette Terre, anche non potevano ripadriare, atteso stavano disgustati con detto Illustre Padrone, e questo lo sa’ per esser uomo di settanta cinque anni, da circa anni cinquanta sei che – et sic in testimonium veritatis – Iuraverunt…………

260. Il bracciale Salvatore Panaggio di 55 anni abita in casa propria di membro uno a lo Pozzo a’ monte e possiede un porco, una vigna di un quarto a lo Sterparo di mezzo, una vigna di tre quarti a Tammarecchia, tomola dodici di territorio lavoratorio a Fontana Cica e una chiusa boscosa di misure sei in detto luogo. Vive con la moglie Maria Ferrone di 46 anni e con le figlie Celeste di 16 anni, Arcangela di 12 anni e Cassandra di 6 anni. Sono once: 14.15

261. Il pastore Serafino Corvino di 62 anni abita in casa propria di membri due a la Portella e possiede un somaro per proprio uso, quattro pecore date alla parte a Domenico Penna, due capre date alla parte a Domenico Caruso, tre porci, una vigna di un quarto a lo Pagliarello, tomola tre di territorio lavoratorio a lo Toppo del Sale e un tomolo di territorio lavoratorio a Cerro Corvino. Vive con la moglie Cristina de Fiora di 62 anni ed i figli Crescenzo Corvino pastore di 32 anni casato con Cristina Matteo di 22 anni e padre di Annamaria di 4 anni, Francesco Corvino pastore di 25 anni ed Angelo Corvino pastore di 20 anni. Sono once: 51.9

262. Il bracciale Tomaso Grosso di Francesco di 51 anni abita in casa propria di due membri a la Vigna della Corte e possiede una somara figliata per uso proprio, una vigna di mezzo tomolo a Tammarecchia, una vigna di tre misure nel luogo suddetto e tredici porci. Vive con la moglie Elisabetta de Maria di 47 anni e con i figli Tomasina zitella di 24 anni, Carmina di 20 anni, Catarina di 19 anni Eusebio bracciale di 14 anni, Rufina di 11 anni, Maria di 10 anni e Nicolina di 8 anni. Sono once: 21.24

263. Il bracciale Tomaso Cricco di 70 anni abita in casa propria di due membri a la Piazza deritta e possiede un orto di mezza misura a l’Ajrella e tomola tre di territorio seminatorio a la Strada. Vive da solo. Sono once: 12.12

264. Il bracciale Tomaso Grosso di Alberto di 37 anni abita in casa propria di due membri a lo Piano e possiede una vigna di mezzo tomolo a lo Pozzo a’ monte, nove pecore, un porco e un somaro per uso proprio. Vive con la moglie Angela Miraglia di 32 anni e con i figli Giuliano e Rosolina di 9 e 6 anni. Sono once: 15.1

265. Il bracciale Tomaso de Maria di 43 anni abita in casa propria di membri quattro Dentro la Terra e possiede una vigna di tre quarti a San Marco, tomola tre di territorio seminatorio a la Piscolla, un orto di una misura e mezza a la Mandra, venti pecore, un somaro per uso proprio, un altro somaro e due porci alla parte con Salvatore Minicuccio. Vive con la moglie Orazia Caruso di 28 anni ed i figli Giovanni, Francesco e Marta di 9, 6 e 3 anni. Sono once: 25.13

266. Il pastore Tomaso Ferrone di 67 anni abita in casa propria di membri due a la Vigna della Corte e possiede tomola sei di territorio a lo Pescullo, tomola due di territorio seminatorio a la Cupa della Strada, e tomolo uno di territorio seminatorio a lo Pescullo. Vive con la moglie Antonia Corvino di 47 anni e con i figli Mattia zitella di 14 anni, Giovanni di 11 anni e Nicola di 8 anni. Sono once: 13.6

267. Il pastore Tomaso Barone di Angelo di 30 anni abita in casa propria di membri tre a lo Piano e possiede una vigna di mezzo tomolo e due misure a lo Vallone, tre pecore e un porco. Vive con la moglie Catarina Penna di 30 anni e con il figlio Gaetano di 3 anni. Nella stessa casa vive pure Angela Ferrone, cognata e vedova di Gaetano Barone di 42 anni con il figlio Filippo Barone pastore di 15 anni. Sono once: 19.26

268. Il pastore Tomaso Matteo di 59 anni abita in casa propria di membri due a la Fontana a’ basso e possiede due pecore, un somaro per uso proprio, una vigna di misure sette con misure due di chiusa a Piana di Lopa, tomola due e mezzo di territorio boscoso a Piana Masella, tomola tre di territorio lavoratorio a le Mortine, un orto di mezza misura a la Fontana, una terrata di casa a la Portella e misure due di territorio lavoratorio a la Selvotta. Vive con la moglie Angela Nista di 32 anni ed i figli Romualdo di 6 anni e le gemelle Ventura e Cristina di 3 anni. Sono once: 14.5

269. Il massaro di vacche Tomaso Morrone di 47 anni abita in casa propria di membri tre a la Fontana a’ basso e possiede un porco, un somaro per proprio uso, tredici pecore alla parte con Antonio Cricco, un’altra casa di membri due nello stesso luogo per uso proprio, una vigna di tomolo uno e mezzo con un quarto di chiusa a lo Carmine, un orto di due misure e mezza a la Fontana a’ basso, tomolo uno di territorio a lo Casale, tomola otto di territorio lavoratorio a San Marco, tomola due e mezzo di territorio lavoratorio a li Grottoni, tomola sei di territorio lavoratorio a le Mortine, tomola quattro di territorio lavoratorio e boscoso nello stesso luogo e tomola tre di territorio boscoso a lo Campo della Corte. Vive con la moglie Elisabetta Nista di 42 anni ed i figli Nicola vaccaro di 20 anni, Felice di 5 anni, Benedetto di 3 anni, Barbara di 15 anni, Baldassarre di 11 anni e Donata di 9 anni. Nella stessa casa vive pure il fratello Lorenzo Morrone bracciale di 37 anni. Sono once: 44.26

270. Il bracciale Tomaso Grosso di Felippo di 42 anni abita in casa propria di un membro a la Fontana a’ basso e possiede un porco, una vigna di un quarto a lo Carmine, una chiusa di misure due a le Serre e un tomolo di territorio a li Fossi. Vive con la moglie Marta Morrone di 42 anni ed i figli Nazaria di 14 anni, Eduardo di 9 anni, Teresa di 6 anni ed Arcangela di 5 anni. Sono once: 12.17

271. Il bracciale Tomaso Barone di 42 anni abita in casa propria di membro uno a il Forno e possiede una vigna di tre quarti con due misure di chiusa a Contra, mezzo tomolo di territorio a le Serre e un porco. Vive con la moglie Angela Robortone di 30 anni e la figlia Elisabetta di 4 anni. Sono once: 12.26

272. Il Dottore di Medicina Tomaso de Stefano di 53 anni abita in casa propria di più e diversi membri a la Piazza e possiede un cavallo per uso proprio, una mula, una vigna di un tomolo ed una misura con misure sei di chiusa inutili a lo Toppo di Felicello, una vigna di un tomolo e mezzo col canneto e tomola tre ed un quarto di chiusa adiacente a lo Molino, una chiusa boscosa di tomola due e mezzo a la Piana quartuccia, tomola diciotto di territorio lavoratorio in detto luogo, tomola quindici di territorio lavoratorio in detto luogo, tomola ventidue di territorio lavoratorio a Valle Martire, tomola otto di territorio lavoratorio a le Marchesane, tomola sedici di territorio lavoratorio in detto luogo, tomola tre di territorio paludoso a Colle Iaroccio, tomola quaranta di territorio lavoratorio a la Croce di Gennaro, tomola cinque di terriitorio lavoratorio a le Tre Croci, tomola due di territorio lavoratorio a l’Acqua Salza, tomola otto di territorio lavoratorio in detto luogo, tomola quaranta di territorio lavoratorio con massaria a fabrica dentro per uso dei suoi animali a l’Agnelera, tomola dieci di territorio lavoratorio in detto luogo, tomola quattro di territorio lavoratorio a la Cupa della Strada, tomola sei di territorio lavoratorio in detto luogo, tomola sei di territorio lavoratorio a in detto luogo, tomola cinque di territorio lavoratorio a Cerro Corvino, tomola conque di territorio lavoratorio a lo Vado della Strada, tomola sette di territorio lavoratorio in detto luogo, tomola due di territorio in detto luogo, tomola cinque di territorio lavoratorio a lo Pescullo, tomola venticinque di territorio lavoratorio a Campo Ricciardo, tomola venti di terriitorio lavoratorio nel suddetto luogo, tomola cinque di territorio lavoratorio a la Croce di Bajconte, tomola quattro di territorio lavoratorio a le Serre, tomola dieci di territorio lavoratorio a le Pietre focali, tomola tre di territorio lavoratorio a le Barcella, tomola tre di chiusa paludosa con masseria a fabrica dentro a lo Campo della Corte, tomolo uno di territorio lavoratorio in detto luogo, tomola due di territorio lavoratorio in detto luogo, tomola sei di territorio lavoratorio a le Majtine, tomola sei di territorio lavoratorio a l’Ajriccia, un orto murato di una misura a lo Pozzo a’ monte, tomola otto di territorio lavoratorio a la Cesa de Corgnali, cenzi redimibili, rendite di animali dati a menanno e rendite per armenti. Vive con la moglie Signora Teresa Bruno di 42 anni ed i figli Nicola Saverio clerico e studente di 21 anni, Signor Francesco Antonio studente di 16 anni, Signor Filippogiacomo scolare di 11 anni e con il fratello Signor don Domenic’Antonio de Stefano sacerdote di 60 anni. Nella stessa casa vive pure Domenica Stanziale serva di Mirabello di 20 anni. Sono once: 847.10

273. Il sartore Tomaso Bozzuto, padre onusto di 60 anni abita in casa propria di membri quattro a la Vigna della Corte e possiede un’altra casa diruta al Pozzo a’ monte, tre bovi aratorij propri, un bue datoli a menanno dal Sig. don Pietro Capozzo della Terra di Santa Croce, una vacca figliata dateli a società da Marc’Antonio d’Uva di detta Terra, quattro vacche sterpe dateli a società dal detto, trentanove pecore, quarantasette pecore, trentatre porci di cui cinque di sua proprietà, due somari, due mule e una vigna di un tomolo e tre quarti a lo Ceraso. Altri stabili che si possedono attualmente e che anche si possedeano prima dell’espedizione duddetta di Padre Onusto: una vigna di misure cinque a le Marchesane, una vigna di misure tre a lo Ceraso, una vigna di mezzo tomolo con tre quarti di chusa a San Marco, tomola undici di territorio lavoratorio in detto luogo, un orto di una misura e mezza a lo Pozzo a monte, una chiusa di un tomolo a Colle d’Ambra e tomola tre di territorio lavoratorio a le Serre. Vive con la moglie Maria de Mattheis di 51 anni e con i figli Nicola Bozzuto massaro di campo di 31 anni casato con Anna Maria di Pinto di 30 anni, Salvatore Bozzuto bracciale di 29 anni, Domenico Bozzuto bracciale di 24 anni, Orsola Bozzuto zitella di 22 anni, Candida Bozzuto zitella di 14 anni, Giorgio Bozzuto di 13 anni, Benedetto Bozzuto di 12 anni, Carmine Bozzuto di 11 anni, Cristina Bozzuto di 10 anni, Giacinto Bozzuto di 9 anni e Felice Bozzuto di 8 anni. L’altra figlia Elena Bozzuto di 30 anni è maritata con Crescenzo de Stefano di quasta Terra. Sono once: 21

272. Il bracciale Vincenzo Grosso di 59 anni abita in casa propria di due membri a Toppo Morrone e possiede una vigna di un tomolo e misure dieci con tre quarti di chiusa a la via del Colle, una vigna di tomola due con un tomolo e tre quarti di chiusa a Tammarecchia, tomola quattordici di territorio lavoratorio a le Frassete, mezzo tomolo di territorio a la Piana Masella, un tomolo di territorio a lo Toppo di Zolla, un orto di una misura e mezza Sotto la Valle e ventidue porci. Vive con la moglie Angela Morrone di 49 anni e con i figli Donato pastore di 23 anni, Catarina di 17 anni e Giacomo pastore di 15 anni. Sono once: 40.17

2733. Antonia Penna vedova del quondam Bartolomeo Minicuccio di 51 anni abita in casa propria di un membro Dentro la Terra e possiede una vigna di misure sette a San Marco. Vive con la figlia Carmina Minicuccio di 19 anni. Sono once: 0.8

4. Beatrice Barone vedova del quondam Pasco Colacraj di 82 anni abita in casa propria di membri due a lo Pozzo a’ monte e possiede una vigna di misure tre con una misura di chiusa a la Piana di Lopa. Vive da sola. Sono once: 0.4

5. Catarina Panaggio vedova del quondam Dottore Fisico Angelo Iachiara di 43 anni abita in casa del sacerdote Cosimo Iachiara suo cognato communemente ed indivisa col suddetto a la Vigna della Corte e possiede una vigna di tomola cinque ed un quarto con un quarto di chiusa a Tammarecchia, una chiusa nello stesso luogo di misure sei con casa a fabrica, una chiusa paludosa di tomola quattro nello stesso luogo, una massaria a fabrica nella suddetta chiusa, un orto di un quarto con altra massaria a fabrica sempre a Tammarecchia, una chiusa di tomola quattro e mezzo a lo Pesco di Pilo, tomola nove di territorio lavoratorio a la Chiusa dei Preti, tomola nove di territorio lavoratorio a le Pescature, tomola centosei di territorio boscoso, paludoso e lavoratorio a le Cese, tomola sette di territorio lavoratorio in detto luogo, tomola centosei di territorio lavoratorio in parte boscoso a Romoalto, tomola cinquanta di territorio lavoratorio, parte paludoso e frattoso, a li Colli, tomola novantuno di territorio lavoratorio in detto luogo, tomola sei di territorio lavoratorio a Cesa Marina, tomola otto di territorio lavoratorio a le Serre, tomola quattro di territorio lavoratorio a lo Toppo di Frà Livio, tomola quattro di territorio lavoratorio a Piana Masella, tomola uno e mezzo di territorio lavoratorio a le Coste di Viscio, tomola venti di territorio a le Pescamarcie, una casa in più membri a la via del Colle, due stanze delle quali tiene affittate a Marco Antonio Piscrolaro di Pontelandolfo per annuj carlini venticinque, la stalla di detta casa affittata Giuseppe Ricchetto per carlini nove annuj, una vigna di tomola quattro e mezzo con casa a fabrica dentro a San Marco, una chiusa paludosa con masseria dentro a fabrica di tomola due e un capitale di duemila docati dati a cenzo all’Università di San Giuliano. Vive con la figlia Signora Francescangela Iachiara zitella di 20 anni. Sono once: 81.12

6. Catarina Corvino vedova del quondam Domenico Morrone di 47 anni abita in casa propria di membri due a la Vigna della Corte e possiede una vigna di misure sette con due misure di chiusa a li Colli, un porco e tomolo uno e mezzo di territorio a l’Acqua Salza. Sono once: 0.20

7. Catarina Caruso vedova del quondam Francesco Caruso di 38 anni abita in casa propria di membri due Dentro la Terra e possiede una vigna di un tomolo e misure sei a lo Molino e una chiusa di tomola tre a lo Casale. Vive con il figlio Francesco Antonio Caruso di 12 anni. Sono once: 1.28

8. Cristina Matteo vedova del quondam Angelo Carolla di 49 anni abita in casa propria di un membro a la Piazza deritta e non possiede altri beni di sorte alcuna vivendo colle sue proprie fatighe. Vive con le figlie Scolastica e Catarina Carolla di 9 e 7 anni. Sono once: 0

9. Caterina Grosso vedova del quondam Giacomo Morrone di 52 anni abita in casa propria di membri due a la Piazza deritta e possiede due pecore e una vacca data a società a Marco de Stefano. Sono once: 2.3

10. Domenica Masello vedova del quondam Francesco Matteo di 68 anni abita in casa propria di membri due a la Piazza deritta e possiede un somaro, tre pecore, un orto di una misura e mezza a l’Ajrella e una vigna di mezzo tomolo a lo Pagliarello. Sono once: 2.2

11. Elisabetta Pagliuca vedova del quondam Giuseppe Barone di 49 anni abita in casa propria di membri due a lo Piano e possiede due porci, una vigna di tre quarti a San Marco, un tomolo di territorio lavoratorio a la Cupa della Strada e mezzo tomolo di territorio a la Contra di Cercello. Vive con le figlie Carmina, Giovanna e Anna Barone di 27, 22 e 17 anni. Sono once: 1.9

12. Elisabetta Colacraj vedova del quondam Nicola de Fiora di 45 anni abita in casa propria di membri due a la Casa della Terra e possiede una vigna di un tomolo a Piana di Lopa, tomola quattro di territorio a le Pescature, un porco e un’altra vigna di un tomolo a lo Carmine. Vive con la figlia Catarina de Fiora di 21 anni. Sono once: 1.20

13. Giovanna di Catarina vedova del quondam Nicola Panaggio di 57 anni abita in casa propria di membro uno Dentro la Terra e possiede un porco, una vigna di tre quarti con un quarto di chiusa a lo Molino e tomola tre e mezzo di territorio a le Cese. Vive con le figlie Madalena, Eisabetta ed Antonia Panaggio zitelle di 32, 30 e 24 anni. Sono once: 0.28

14. Lucia Nista vedova del quondam Giuseppe Matteo di 55 anni abita in casa propria di membri due a la Vigna della Corte e possiede otto pecore, una somara data alla parte a Donato Cricco, quattro capre date alla parte ad Antonio di Pinto, una vigna di misure tre a lo Pagliarello, tomola due di territorio lavoratorio a lo Campo della Corte, tomola quattro di territorio lavoratorio a le Coste del Segatore e tomola cinque di territorio lavoratorio e paludoso a li Fossi. Vive con il figlio Agapito Matteo di 11 anni. Sono once: 8.24

15. Lucia Capoferro vedova del quondam Nicola Panaggio di 37 anni abita in casa propria di membri due a la Mandra e possiede una vigna di un tomolo a San Marco, un orto di due misure e mezza a la Mandra, tomola tre ed un quarto di territorio a la Foresta, tomolo uno di territorio lavoratorio a le Mortine, tomola dieci di territorio a la Strada e tomola sette di territorio lavoratorio a Cerro Zampino. Vive con la figlia Umbellina Panaggio di 13 anni. Sono once: 2.2

16. Lucia Grampone vedova del quondam Andrea Stefanuccio di 50 anni abita in casa propria di un membro a Toppo Morrone e possiede una vigna di un tomolo a Tammarecchia, un quarto di territorio a Contra e un porco. Vive con la figlia Anna Maria Stefanuccio di 16 anni. Sono once: 1

17. Maria Robortone vedova del quondam Giacomo Ferrone di 44 anni abita in casa propria di membri due a la Vigna della Corte e possiede una vigna di tre quarti a lo Pagliarello, tomola nove di territorio lavoratorio a la Serra della Croce, un somaro per uso proprio, ventitre pecore e mezzo tomolo di territorio lavoratorio a lo Pagliarello. Vive con le figlie Pudenzia, Saveria e Teodora Ferrone di 18, 11 e 6 anni. Sono once: 5.16

18. Maria Morrone vedova del quondam Michele Manuele di 52 anni abita in casa propria di membri due a la Fontana a’ basso e possiede quattro pecore, un orto di mezza misura a la Fontana a’ basso e una vigna di mezzo tomolo a lo Casale. Vive con le figlie Elisabetta Manuele zitella di 19 anni e Carmina Manuele di 14 anni. Sono once: 1.18

19. Maria de Stefano vedova del quondam Giovanni Battista Robortone di 51 anni abita in casa propria di membro uno a la Mandra e non possiede altri beni di sorte alcuna vivendo colle proprie fatighe. Vive con le figlie Antonia e Carmina Robortone di 17 e 14 anni. Sono once: 0

20. Palma Carolla vedova del quondam Angelo Nista di 62 anni abita in casa propria di membri due a la Vigna della Corte e possiede una vigna di misure cinque a lo Pagliarello, tomola due di territorio a le Marchesane e quarantasette pecore date a società a Giuseppe Frezza della Tufara. Sono once: 5.17

21. Palma Panaggio vedova del quondam Giovanni Battista de Maria di 51 anni abita in casa di Nicola de Maria per annuj carlini otto d’affitto e non possiede beni di sorte alcuna vivendo colle proprie fatighe. Vive con le figlie Orsola de Maria zitella di 22 anni e Anna de Maria di 21 anni. Sono once: 0

22. Virginia Carolla vedova del quondam Giovanni Majello di 54 anni abita in casa propria di membro uno a lo Pozzo a’ monte e vive con i figli Santa Majello zitella di 25 anni, Anna di 20 anni, Antonia di 18 anni, Nicola pastore di 15 anni e Gennaro pastore di 14 anni. Sono once: 12

33. Apollonia Grampone zitella figlia del quondam Filippo di 22 anni abita in casa propria a l’Ajrella con la sorella Agata zitella di 17 anni. Sono once: 0.11

4. Anna Maria de Fiora zitella in capillis fglia del quondam Angelo de Fiora di 32 anni abita in casa degli eredi del quondam mastro Lorenzo Greco per quindici carlini annuj d’affitto. Vive con la sorella Libera de Fiora zitella di 22 anni e col fratello Domenico di 17 anni. Sono once: 6.10

5. Antonia Grosso zitella figlia del quondam Vincenzo abita in casa propria di membro uno a la Fontana a’ basso con il fratello Alesio pastore di 20 anni, che da più anni non si sa dove soggiorna. Sono once: 0.5

6. Catarina Morrone zitella figlia de quondam Giuseppe di 42 anni abita in casa propria di due membri a la Mandra. Sono once: 0

7. Giovanna del Grosso zitella figlia del quondam Salvatore di 27 anni abita in casa propria di un membro dietro la Chiesa. Sono once: 0

8. Isabella Morrone zita in capillis figlia del quondam Giuseppe di 57 anni abita in casa propria di membri due a la Fontana a’ basso con la nipote Carmina Morrone di 24 anni. Sono once: 0.10

9. Libera Morrone zitella figlia del quondam Francesco di 30 anni abita in casa propria di membro uno a la Fontana a’ basso con la sorella Madalena di 24 anni. Sono once: 0.17

10. Maria Cajrella zitella figlia del quondam Carlo di 19 anni abita in casa d’affitto con il fratello Dionisio di 12 anni e la sorella Costanza di 9 anni. Sono once: 1.25

11. Marta Penna zitella figlia del quondam Marco di 37 anni abita in casa propria di un membro a lo Pozzo a monte. Sono once: 0

Sono in tutto, tra vedove e vergini, once: 143.28

IV. ASNA Archivio della Regia Camera della Sommaria, Serie Catasti Onciari, volume n. 7399, anno 1743, Provincia di Capitanata, Università di Castelpagano. Onciario dei sacerdoti.
1. Don Antonio Cricco sacerdote abita in casa propria di membri sei unitamente al padre e ai fratelli a lo Pozzo a’ monte e possiede beni del sacro patrimonio suo. Sono once: 0

2. Don Cosimo Iachiara sacerdote abita in casa propria col fratello alla Vigna della Corte e possiede molti beni del sacro patrimonio suo. Sono once: 26.22

3. Don Donato Corvino sacerdote abita in casa propria di membri tre unitamente con suo fratello a la Vigna della Corte e possiede beni del sacro patrimonio suo. Sono once: 0

4. Don Domenico Antonio de Stefano sacerdote abita in casa propria comune ed indivisa col Sig. Tomaso de Stefano suo fratello a la Piazza e possiede molti beni del sacro patrimonio suo. Sono once: 0

5. Don Emilio Nista sacerdote abita in casa di suo patrimonio di più membri a la Piazza deritta e possiede beni del sacro patrimonio suo. Sono once: 0

6. Don Felippo Nista sacerdote abita in casa di suo patrimonio di più membri a la Taverna e possiede beni del sacro patrimonio suo. Sono once: 0

7. Don Francesco Marruchelli sacerdote abita in casa di suo patrimonio di più membri a Santa Crocella e possiede beni del sacro patrimonio suo. Sono once: 0

8. Don Giovanni Bozzuto sacerdote abita in casa di membri quattro unitamente con genitori e fratelli a la Vigna della Corte e possiede beni del sacro patrimonio suo. Sono once: 0

9. Don Giuseppe Antonio de Mattheis sacerdote abita in una casa di più membri unitamente con suo fratello e famiglia a lo Piano e possiede beni del sacro patrimonio suo. Sono once: 0

10. Don Gennaro del Grosso sacerdote possiede beni del sacro patrimonio suo. Sono once: 2.15

11. Don Orazio de Mattheis sacerdote abita in casa di più membri avanti la Chiesa e possiede beni del sacro patrimonio suo. Sono once: 0

12. Don Pietro Colasanto sacerdote abita in una casa di più membri a la Vigna della Corte e possiede beni del sacro patrimonio suo. Sono once: 2

13. Don Salvatore di Fiora sacerdote abita in una casa di più membri a l’Ajrella e possiede beni del sacro patrimonio suo. Sono once: 5

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Dettagli

EAN

9788872970133

ISBN

887297013X

Pagine

96

Autore

Paolucci,

Vannozzi

Editore

ABE Napoli

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