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I mestieri: vaticali, cavalli, muli, matri carresi e pullieri
C’è una categoria che viene subito dopo quella dei braccianti e degli artigiani più poveri, è quella dei vaticali. Sono i possessori di un animale da trasporto, quasi sempre un mulo, che effettuano dei viaggi per conto dei privati. Rappresentano un po’ il riscatto dalla terra vera e propria perchè sono i contatto con le altre realtà durante i loro spostamenti.
Vedono borghi nuovi, comprano o vendono piccoli oggetti ai mercati, sebbene più per conto terzi che per conto proprio. Non hanno quasi mai una casa e anche fra di essi verrebbe da fare una distinzione fra chi possiede cavalli, somari o muli. Ma, pur essendo definiti vaticali perchè vi lavorano nel ramo, possono anche non possedere nulla come nel caso di otto di loro: Vincenzo Belluccio, Vito Petillo, Nicola Rino, Domenico Perillo, Giuseppe Petillo, Giovanni Martino, Guarino Petrillo, Marzio De Stefano. Ma non è escluso neppure che svolgessero il lavoro senza animali, cioè spingendo con la forza delle proprie braccia non un carro ma una carretta, casomai per vendere ortaggi nei mercati dei paesi vicini.
Oltre gli 8 senza possedere nulla, risultano Vaticali di Camposano altri 14 capifamiglia che posseggono cavalli, somari, muli, con case o terre di proprietà: – Felice Di Capua con cinque muli ed un cavallo; Felice Petrillo con un cavallo, un somaro ed un mulo; Ciro Scotto che possedeva un cavallo e 5 muli; Stefano Belluccio con una terra in promisquità; Nicola Scotto con una mula; Michele Petillo alla Via Publica; Donato Berardesca, Domenico Belluccio; Domenico De Capoa con un mulo; Aniello Petillo con 7 muli; Bonaventura Scotto che abita a La Via di Nola con 3 muli; Gavino Petillo con un somaro; Giuseppe Petrillo con casa a Paduli e un somaro; Giovanni Angelo Di Capua; Gavino Belluccio con 4 muli e due cavalli.
Su un gradino leggermente più basso potremmo porre alcuni artigiani che vanno sotto il nome di maestri Carresi, identificabili come i “meccanici” di carri e carrette o anche costruttori degli stessi.
Risultano iscritti sotto il titolo di Mastro Carrese (o Carnese o Cornese laddove la lettura è equivoca): – Antonio Quatrano lungo la Via Publica; Domenico Qualiano sulla Via del Fiume; Domenico Fiscaldo; Francesco Finaldo; Nicola Qualiano alla Via Pubblica; Michele Finaldo.
Non è poi ben chiaro il mestiere che svolgessero i pullieri. Secondo alcuni si tratterebbe di allevatori, trasportatori e venditori di polli e uova allo stesso tempo. Il più fortunato di essi possedeva una casa a San Galliero e una terra a La Trofica.
Risultano Pullieri: – Antonio Pecoraro con un somaro; Angelo Ruotolo con un somaro; Arcangelo Petillo; Carmine Verdesca; Carmine Petrillo con due muli; Felice Petrillo; Francesco De Risi con casa a San Galliero e una terra a La Trofica; Michele Verdesca; Stefano De Risi di La Croce.
Ma quello del polliero è un mestiere che si riscontra anche nei paesi vicini, come nel caso di Cicciano.
Fra gli abitanti di Camposano vanno indicati a parte quei cittadini forestieri, provenienti cioè da altri paesi del Regno, soprattutto del circondario, che non possedevano beni, a cominciare dai 24 bracciali. Si tratta dei bracciali: Angelo Giuliano di Quadrelle, Aniello Parrotta di Cimiano, Andrea Napolitano di Sirignano, Antonio Vecchione di Napoli, Clemente Vecchione di Casamarciano, Bendetto Verga del Casale di Napoli,Carlo Cerqua di Vignola, Carmine Librera di Arienzo, Domenico Napolitano di Sirignano, Domenico Gallo di Rocca Rajnola, Francesco Conte di Cicciano, Felice di Lauro di Viggiaro, Ferrante d’Oviano di Sirignano, Felice Librera d’Arienzo, Francesco Pinto di Casa…, Lorenzo Cerqua di Vignola, Michele Siciliano di Cicciano, Natale Guadagno di Cimitile, Nicola Perrotta fu Giovanni Marino di Cicciano, Pasquale Vecchione di Casamarciano, Saverio Nappo di Comignano (=Comiziano). Ai quali si aggiungono gli altri bracciali fra cui il calabrese Sabato Calò, Sabato Esposito di Antonio, il mr bracciale Francesco Russo di Nola, il bracciale dell’A.G.P. Antonilo Escalito di Napoli. Ma vi sono anche altri forestieri che non posseggono beni fra cui l’unico sarto presente in paese, 3 vaticali, 2 falegnami, 2 manatori di bando e altri 7 non meglio identificati.
Altri forestieri che non posseggono beni sono: il sartore Ambroggio Ferraro di Cimiano, i 3 vaticali Cesare di Stefano di Cicciano, Francesco Esposito, Melchiorre Napolitano fu Esposito, Carmine Napolitano di Sirignano, i 2 falegnami Giovanni Marino di Nola e Giovanni Santaniello di Nola, lo scarparo dell’A.G.P. Tomaso Esposito, i 2 menatori di banni Paolino Canfora fu Giovanni di Arienzo e Pietro d’Isernia di Palma, e, per finire, Gaetano Vecchione di Casamarciano, Giuseppe Riccardo di Fajbano, Giovanni Guadagno di Cimitile, Giovanni Scotto fu Feliciano di Casamarciano, Francesco Lombardo di Cimitile, Angelo Natale di Casapullo e Bartolomeo Costa del fu Francesco di Morcone.
Fra i cittadini di Camposano che risultano bonatenenti, cioè benestanti, si annoverano diversi nomi altisonanti. Si tratta dell’Illustre Conte di Roccarajnola, cevile signore di Camposano e patrizio napoletano. V’è poi l’altro patrizio napoletano nella persona dell’illustre magnifico Duca Don Francesco di Costanzo e dell’Illustre Duca di Sirignano, il Signore Vincenzo Caraccioli, e l’Illustre Duca di Cimitile, Giuseppe Albertini.
Fra i ricchi possessori si annoverano anche Antonio e Francesco Ruotolo di Cicciano con terreni a Ponteca, Andrea Vecchiono di Cicciano, Caterina Cavallaro vedova del fu Domenico Cavallaro di Cicciano, Giocondella Petrillo del fu Giacomo Capolongo di Cicciano, Giuseppe Capariello di Cicciano, Michele Capolongo di Cicciano, Don Bartolomeo Siciliano delli Gargani della Rocca, il magnifico Giuseppe Richili della Rocca Rajnola, eredi del fu Bartolomeo Magnotti di Quadrelle, Adriana Pascale di Monteforte.
Sono questi gli ultimi nomi del Catasto Onciario redatto dalla Commissione che lo sottoscrive di cui fecero parte i deputati Domenico Della Gatta, Antonio Di Sarno, Pietro Di Sarno, Giuseppe Di Lillo, Giuseppe Siciliani e l’eletto di S.M.E. Francesco De Risi.
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