34. La provincia ducale di Civitate Conza: il ducato feudale della Diocesi Conzana suffraganea dell’Arcidiocesi di Urbe Salerno / isbn 9788872973936

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Copertina posteriore

Herbert Middlesex, arcivescovo inglese a Conza (1178-1184)


Nel suo Il Regno del Sole, John Julius Norwich, dice che durante il Regno di Guglielmo II vi fu un inglese, Umberto di Middlesex ad essere investito del titolo di arcivescovo di Conza. In realtà l’inglese è Herbert del Middlesex, come ricorda il Roccaro, nel rammentare anche Romualdo II Guarna ad arcivescovo di Salerno.
In ogni caso, cambiato il Re, dal Malo al Buono, sposo della figlia di Enrico II d’Inghilterra, nel 1178, un Erberto andò alla sua corte di Palermo.
Secondo alcuni Erberto andò a Palermo per ottenere l’assenso regio all’edificazione dell’Episcopio di S.Maria di Conza, altri, dando tutto per già avvenuto, si riferiscono alla costruzione della chiesa di S.Maria Maggiore in Auletta; oppure solo perchè facente parte del Consiglio regio, la corte di cui si circondava il Re. Questo perchè il suo predecessore, Guglielmo Il Malo, nel 1156, si era accordato col papa a Benevento sul modo di nominare i vescovi feudatari: i chierici di ogni singola Cattedrale eleggevano il nome segreto e, anzichè il popolo, sarebbe stato il Re a ratificarlo con il regio assenso dopo essersi assicurato che non fosse un traditore; ne seguiva la consacrazione del papa (o la sua indicazione in caso di più nomi) che, nel caso si fosse trattato di metropolìa, avrebbe fornito anche il pallio.
In ogni caso chi andò a Palermo fu un’alta personalità ecclesiastica, ma il semplice vescovo, non il capo di una metropolìa, ma uno dei vari appartenenti alla Provincia Conzana, sebbene affermò il diritto al mantenimento dell’ordinamento ecclesiastico, come si evince dal vasto epistolario, e partecipò al Concilio Lateranense III del marzo 1179 indetto da Alessandro III, dopo l’accordo di Venezia fra papa e Imperatore (1177) sul nuovo ruolo della Chiesa, che aprì le porte al successore Innocenzo III.
E’ come se avessimo un consiglio di vescovi che si dicono in Provincia Compsana per definire sempre l’arcidiocesi appartenuta all’arcivescovo di Salerno in quanto, di quel consiglio, fanno parte solo vescovi.
Infatti, a dire del Mansi, del Sacrorum Conciliorum della Provinciae Compsanae, facevano parte e vi parteciparono i vescovi di Conza, S.Angelo dei Lombardi, Bisaccia, Lacedonia, Monteverde e Satriano. Quindi nessun arcivescovo, ma solo vescovi uguali fra loro: Herbertus compsanus episcopus, Johannes sancti Angeli de Lombardis episcopus, Richardus Bisaciensis episcopus, Angelus Laquedonensis episcopus, Nicolaus Montis Viridi episcopus, Petrus Satrianensis episcopus.
Sebbene egli parli di una provincia ecclesiastica, resta il fatto che la metropolìa ancora non fosse stata attuata, visto che lo stesso Erberto viene definito vescovo, restando Conza sempre soggetta all’arcivescovo di Salerno. Ciò non toglie nulla alla sua idea di dare autonomia agli ecclesiastici distaccandoli dalla politica, come quando intese richiamare i sacerdoti che accondiscendevano troppo a Ruggiero di Laviano, forse più in nome dell’indipendenza temporale che di quella religiosa.
Di sicuro questo Erberto fu un primo vescovo “eletto”, come trascritto in un documento, nonostante che la sua nazionalità potrebbe essere sempre diversa, secondo quanto si leggeva dalle tavole episcopali della Cattedrale di Conza citate nel Martirologio dei Santi del 1500, dove l’estensore lo faceva nascere a Licopens in Suetia di Hispana natione.
Le sue reliquie furono rinvenute nella stessa Cattedrale della città, dove sarebbe morto nel 1184 a causa di un violento terremoto, sebbene, secondo l’Anonimo Cassinese della Cronaca, nel 1184, a perire fu un vescovo chiamato Rufo.

Alla morte di Guglielmo Il Buono, nel 1189, furono in tre a pretendere il trono del Regno di Sicilia: il figliastro Tancredi o fratellastro Principe Tancredi Conte di Lecce; Riccardo Cuor di Leone fratello della Regina vedova Giovanna Plantageneta; Enrico di Svevia pro Costanza figlia del fu Re Ruggero II.
Papa Clemente pagò il silenzio degli Inglesi, concesse privilegi a destra e a manca e incoronò Re Tancredi nel gennaio del 1189, facendogli sposare Sibilla di Medania, sorella di Riccardo d’Aquino (1171-1197) Conte d’Acerra e Signore di Nusco, Montella e Cassano.
Gli uomini di quest’ultimo Casale Cassani erano stati già confermati nel 1184 in donazione a S.Giovanni in Gualdo, mentre il feudo di Serra del Casale era assoggettato al Castellione.
Il Conte Ruggiero de Medania non lasciò figli e gli successe un probabile fratello Guglielmo de Medania, ai tempi di Re Guglielmo Il Buono seduto a Palermo. Figlio di Guglielmo di Medania dovette essere Riccardo de Medania di Aquino che, nell’agosto 1184, con atto pubblico, confermava i beni della Chiesa badiale nella città di Nusco, nel Castello di Montella e nel Casale di Cassano. Del Castellionem di Cassano non si parlò più nel 1184, quando gli uomini delle terre di Cassano della Chiesa di San Giovanni de Gualdo (Serino?) furono donati a Cava.
Cioè nell’anno in cui i Medania assoggettarono il feudo del Casale di Cassano a Castelli Montelle per una cinquantina di anni, fino cioè all’arrivo degli Svevi che, a loro volta, lo sottometteranno, Montelle compresa, al Castello Imperiale di Giffoni.
Riccardo Medania di Aquino era fratello della prossima Regina Sibilla di Medania.
Sorella di Riccardo Medania di Acerra era infatti la Regina Sibilla Medania di Acerra (1153-1205) che sposò Re Tancredi (1189-1194), nel nome del quale respinse, nel 1190, l’esercito svevo giunto fino ad Ariano.
L’anno dopo sfidò addirittura l’Imperatore Enrico VI di Svevia fino alla morte di Tancredi (1194).
Deciso a mantenere il potere prese a sottomettere i baroni ribelli che non volevano riconoscere Tancredi, Riccardo d’Acerra fu spietato, specie con Ruggero D’Andria, pronipote di Drogone, preso a tradimento ad Ascoli, dove lo uccise…

Description

UN LIBRO DI STORIA AUTENTICA, DI DOCUMENTI, DI FATTI, DI NOMI, DI LUOGHI

Autor: Pacichelli, Giovanni Battista, 1641-1702
Descripción bibliográfica: Il regno di Napoli in prospettiva : diviso in dodeci provincie, in cui si descrivono la sua Metropoli Fidelissima città di Napoli … Opera postuma divisa in tre parti / dell’abatte Gio. Battista Pacichelli ; Parte prima [-terza] … Del regno di Napoli in prospettiva / dell’abate Pacichelli. Parte prima. – In Napoli : nella Stamperia di Michele Luigi Mutio, 1703. – v. : principalmente il.; 4º . – Inic. adorn. y frisos dec. – Grab. calc. y h. pleg. grab. calc. de mapas de Cassianus de Silva.
Ilustrador: Cassiano De Silva, Francesco, il.
Impresor: Muzio, Michele Luigi, imp.
Lugar de impresión: Italia. Nápoles
Localización: fama.us.es/record=b1941299~S5*spi
Vea la ilustración en su contexto

In queste pagine così ricche di eventi, l’Autore non si smentisce. Egli legge, trascrive e commenta i toponimi originari tratti dalle pergamene di oltre dieci monasteri, accompagnando il lettore nel ragionamento dello studioso incallito. Ed ecco ripresentarsi, una dietro l’altra, le vicende degli eredi del Guiscardo che persero la Puglia e ritornarono nel Cilento, fra i ruderi del diruto Porto sul fiume Malfia dell’antica Hea, dove stabilirono la colonia di Mariani di S.Paolo a Rano di Palinuro, al seguito di s.Andrea di Patrasso, ‘papa povero’ dei martiri greci.1
Borsa puntava alla capitale bizantina della Torre di Minori, ove condurre quel popolo senza casa nella città che voleva rifondare, Atrani, nel Ducato Heapula, disturbando i progetti della famiglia imperiale dei Magni di Costantinopoli, padroni della Costiera della Scala santa.2
L’arrivo dei Mariani e la convivenza con culti in opposizione al Papa portò presto allo scontro, allontanando il Pontifex Giovanni, giunto da Bisanzio, in direzione di Sala Consilina, da dove presero a risalire i monti, rifondando Conza e la sua diocesi, sottomessa al Principato.3
Con “Conza” Arturo Bascetta, da topo di biblioteca qual è, ci consente di accedere a importanti documenti del nostro passato dei quali si sentiva la mancanza. E, nel contempo, le sue ricerche sono una vera e propria miniera di notizie indirizzate alla conoscenza e alla comprensione dei nodi più complessi della vicenda umana e politica della verde Irpinia.4
I Duchi guiscardiani, padre Rogero e figlio Viscardo, furono pronti a riorganizzare tutto in forma autonoma, liberandosi presto anche del viceré della Langobardia Minor, Ruggero I Altavilla, dopo il fallimento del Regno d’Italia del ribelle Re Corrado di Pavia.5
A Borsa, sloggiato il Doge, non restò che spostarsi di qualche metro, da Maiori a s.Lorenzo, e rifondare la nuova Amalfi su suolo cattolico per fare un favore al Papa, ottenendo in cambio il Principato di Aversa che tenne in associazione al figlio.
Nasceva l’era della «Post Recuperazione» di cui parlano le pergamene per riannettere ad una sola urbe cattolica, Nova Amalfi, sia le chiese greche che quelle bizantine. Fu così che Borsa si riprese dagli Altavilla e dai Sanseverino tutti i feudi strappati al Papa in nome dell’Imperatore, facendo tornare dalla sua parte sia il nuovo Principato neaheapolitano di Sala col Ducato vecchio sul fiume Malfia del Cilento, sia quello di «Nova» di rito evangelico che egli stesso aveva fondato in Atrani, corrodendo l’orto Santo appartenuto ai Magni.
Fondò cioè un solo Granducato in cui far rientrare gli stati con chiese di rito greco e bizantino per annullarle e cancellarle, ricostruendo solo chiese in nome di San Pietro e della Genitrice di Dio e non più in nome dei martiri di San Paolo e dei santi bizantini di S.Maria degli imperiali di Costantinopoli. Questi ultimi, in verità, ancora una volta, senza scomporsi, presero la via di Caserta, dove restarono qualche anno, prima di essere depauperati del titolo di Dogi che poi finirà nelle mani dei Maccabei gerosolomitani, giunti dal Gargano.6
E’ questo un libro da conservare, su cui riflettere, ogni tanto, su come così repentinamente, potevano e possono cambiare le condizioni di vita di interi popoli, ora immensi, ora ridotti a seguire un capobastone alla ricerca di un pezzo di terra per rifondare, ovunque sia possibile, la città della propria stirpe.
La diocesi di Conza del Principato di Sala Consilina resterà per dieci anni sottomessa a Novas, l’urbe del Principato e Ducato di Amalfi che durerà dal 1101 al 1111, lasciando il passo poi a Salerno.
Ma questo accadrà solo quando Borsa sarà assassinato perché s’era messo in testa di fare il vicario di Dio, in un regno che sarà solo del figlio dell’uomo che lui aveva ucciso: Ruggero II Altavilla.7
Questo succoso libretto analizza meticolosamente le condizioni della vita feudale, quando padrone del feudo era un solo signore che darà origine alla lunga dinastia dei Gesualdo e della loro Contea. I vari Conti e nobili che si susseguirono in questa parte del Principato di Salerno, poi assoggettata ad Avellino, daranno vita a un vivace territorio di cui sono stati riassunti luoghi, mestieri e abitanti, nonché chiese, preti e benefici, della università comunale.
Sono le vicende storiche della grande Diocesi conzana dei Salernitani che diede vita all’attuale Conza della Campania.
Arturo Bascetta, con questa sua opera, dà legittimazione e validità storica alla realtà di allora. Una ricerca, quella del Nostro, che ci fornisce una conoscenza, diretta e più vera, di momenti della storia irpina, non sempre esplorati con sistematicità e metodologie aggiornate e accurate.

Sabato Cuttrera

INDICE
Presentazione

Capitolo Primo

la marca di salerno donata
a URBE neapulia DEI LOMBARDI DI PAVIA

1. Ruggero Borsa fu Guiscardo
rifonda il Principato in S.Felice di Heapula

2. Serra Veteri di Loco Sepi a Cerasulo in Mitiliano
fra Tora e Apudmonte, extra Salerno a Capodacqua

3. Il Duca diventa Marchio del Papa
e dona S.Lorenzo (Cava?) a Rocca San Felice

4. Spunta una Trinità a Cava sede imperiale
alle spalle della Marca regionale di Salerno

5. Muore Re Corrado, No del Papa a Borsa console:
uccide Ruggero I e spunta il figliastro S.Severino

6. Un Principato Regio per i Magni di Bisanzio:
Doge Giovanni a Heapula, Tancredi a Neapulia

7. Arcidiaconia di Neapulia dell’isola Minor
fondata dal Principe Tancredi a Vico Irculano

8. Il Principato di Tancredi a Neapulia di Ircolanio:
l’urbe della frontale Torre Minor di Partenope

9. Borsa accetta l’archiepiscopio di Neapulia
contro Re, Altavilla, Loritello e Sanseverino

10. Rogero I «Il Nipote», di Adelizia II fu Ruggero I,
fu Enrico II fu Adelizia I che risposa Ruggero I

11. Borsa dona Salerno all’archiepiscopio Neapulia:
S.Maria è la Basilica greca in Principato di Sala

12. Il Principe Marchisio
parte per le Crociate

Capitolo Secondo

TRIBUNALE DA ATENA A CAMEROTA
IN VICEREGNO DEI LOMBARDI DI PAVIA

1. Inventario dei feudi
del Principato «de Rex»

2. Altavilla e Sanseverino da Cava scippano Salerno
e il Principato de Rex assorbe Nova Salernitana

3. Annessione della Diaconia di Hea al tribunale
di Camerota che dona tutto al Principato di Sala

4. Tancredi Altavilla rifonda il Ducato di Olevano
in Granducato di Atena e scippa il Principato di Sala

5. La disfatta della Contea di Fasanella:
l’instituzione dei tribunali di Atena e Camerota

Capitolo Terzo

i ducati assorbiti da neapulia
sede del principato «DE REX» di pavia

1. Il Principato Neapulia «de Rex» di Pavia
annette il Ducato di Heapula a Laureto di Sala

2.Il Ducato di Civitate Laurenti in Padula di Sala
e il Principato di Urbe Teano del Vallo di Teano
riuniti nel Marchionato di Nova Salerno

3. L’area dell’ex Principato del Vallo di Diano
andava da Eboli e Campagna fino a Muro

Capitolo Quarto

il Ducato diocesano di Conza
nel Catalogo dei Baroni del 1096

1. Il Ducato diocesano di Civitate Conza
annesso al Principato regio di Sala Consilina
sottomesso al Marchionato lombardo di Nova Salerno

2. Il Tribunale dei Lombardi fondato a S.Angelo
per demanializzare la Diocesi di Conza:
la Baronia da Bisaccia e M.Marano a Gesualdo

3. Herbert Middlesex, arcivescovo inglese a Conza

4. Medania e Re Tancredi (1189-1193):
i liberatori imperiali di Enrico VI

5. L’Imperatore Enrico occupa Salerno
e vi lascia l’Imperatrice Costanza

6. Ruggiero di Avellino via i Balbano di Re Enrico

7. Guglielmo Svevo fatto Marchio:
è il nuovo Principe e Duca (1194)

8. Conza al prelato-domino Pantaleone di Federico II

9. Nasce una provincia inglese
in Comitato del Giustiziariato?

10. Provincia di Conza: 50 feudi sotto l’arcivescovo

11. Balbano da Apice a Calabritto,
poi parte la Contea a Conza

12. Laviano Conti di Conza (1239),
e Giacomo è fatto arcivescovo

13. Il Principato finisce a Melfi e Lagopesole

Capitolo Quinto

Dal Quattrocento Conza e non Gesualdo
è la vera metropoli dei signori Gesualdo

1. I Gesualdo siedono a Conza:
Domini, Conti e Vescovi (1452-1517)

2. Da Carlo VIII a Spagnoli:
Prorè Cordova sequestra Conza (1505)

3. Il Conte Fabrizio
già trasferitosi a Napoli (1517-1572)

4. Il titolo a Luigi V, Carlo Gesualdo
e Donna Isabella (1573-1631)

5. Conza al Demanio (1636):
ai Ludovisi (1639) e Mirelli (1676-1774)

6. La Cattedrale distrutta (1694),
costruita altrove coi danni (1732)

7. Primicerio, canonici
e Cappella S.Marco e S.Leone della Cattedrale

8. La Congregazione laicale dei Morti
e il Pio Monte dell’Ospedale

9. Le cappelle di S.Maria della Scala e S.Maria della Caggia, S.Margherita, S.Cataldo e S.Bernardino

10. Gli abitanti del Catasto
più ricchi di Conza: i Magnifici omnibus

11. Massari, campesi e maestri d’arte:
i lavori che producono

12. Gli altri mestieri: calzolaio, vaticale,
cretaro, molinaro, fabbro

13. Agricoltori,
braccianti e lavoratori

14. I forestieri laici ed ecclesiastici
della Terra di Sant’Andrea e della Terra di Andreatta

15. Un calitrano e il convento di Ronza
appartenuto a Bagnoli

16. Bonatenenti di Cairano con laici
e sacerdoti di Castello Novo e Terra di Caposele

17. Forastieri di Guardia, Leoni e Morra;
Bonatenenti laici ed ecclesiastici di Teora

note bibliografiche

Dettagli

EAN

9788872970829

ISBN

8872970822

Pagine

96

Autore

Bascetta

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Editorial Review