S.Lorenzo Vecchio dei Conti Arianesi di Buonalbergo donata a Cassino e l’invasione del Guiscardo
Stando alla cronaca di Leone Ostiense, Gerardo, signore di Alipergo, futuro Conte di Ariano, andando incontro a Roberto Il Normanno, primo fra tutti, quasi per gioco, lo chiamò Guiscardo e, solo per ottenere le sue milizie, col consenso del figlio Roberto, gli dette in moglie la sorella Alberada di Buonalbergo (-1035 + dopo il 1111) nel 1048. In tal modo, senza spargimento di sangue, assoggettava anche la Contea Arianese alla Gran Contea d’Apulia.
Il Guiscardo, dal matrimonio di Alberada, avrebbe avuto Boemondo, futuro Principe di Antiochia, che restò amico fedele dei cugini Roberto ed Eriberto figli di Alipergo. E’ quindi il Conte Gerardo di Alipergo, a sovrintendere nella Contea Arianese nel 1078, prima che gli succedesse il figlio Eriberto, devotissimo a San Nicola, quando donò all’Abbazia di S.Sofia di Benevento, le chiese di S.Marco [dei Cavoti], S.Lorenzo [Vecchio di Apice], S.Lucia e S.Maria, site presso il Castello Arianese di Alipergo.
Gli Arianesi Erberto e Roberto restarono fedeli al cugino Boemondo e alla zia Alberada, quando nel 1059 furono ripudiati dal Guiscardo. Il Guiscardo infatti rispedì a casa il figlio e la moglie e si risposò con Sigelgayta, sorella del Principe di Salerno.
Il documento a cui si fa riferimento, però, alquanto apocrifo, sarebbe stato creato dai monaci di Santa Sofia solo per anticipare la donazione e giustificare il possesso delle chiese nel corso di una futura causa contro l’abbazia di Montecassino a cui, nella realtà, sarebbe spettata questa antica Chiesa di San Lorenzo.
Il territorio Apiciano di San Lorenzo, quindi, anzichè essere di Benevento, sarebbe stato da sempre sottomesso alle Terre dell’Imperatore che ingrandì il Ducato Spoletino con la Contea Arianese, assoggettando i territori arianesi all’Abbazia di Montecassino.
Secondo il Pacichelli San Lorenzo sarebbe da sempre appartenuta a Montecassino, in quanto bene dipendente da San Giovanni Spoletino, che, quindi, non poteva essere nell’orbita Sofiana che aveva per confine il presidio di Castrum Boneti.
E’ relativa già al 1030 la notizia del Rossi, seppur sospettosa in quanto senza riscontro, riferita al vescovo Gerardo di Borgogna, futuro Papa Nicola II, il quale nominò Dauferio di Benevento cardinale, venendo ospitato nella fortezza di Castrum Boneti, giuntovi a rivendicare la Terra d’Apice, in qualità di inviato apostolico romano del Papa, dichiarandola proprietà della Santa Sede.
Apice invece continuò a dipendere da Montecassino con tutta la Diocesi Arianese, con chiese di rito greco, e poi di rito latino solo quando anche Ariano verrà aggregata alla Cattedrale di Santa Sofia di Benevento, a cui resterà legata per la presenza del forte culto di San Bartolomeo.
La Diocesi bizantina degli Arianesi di Buonalbergo era quindi ancora staccata dalla Diocesi Beneventana (sarà l’ultima ad essere annessa alla metropolìa beneventana), quando, nel 1068, il rito latino fu ripristinato nella chiesa beneventana da Papa Alessandro II (1061-1073). Il vescovo della Cattedrale di Ariano, del resto, era ben raffigurato sulle porte del Duomo di Benevento nell’atto di benedire alla maniera greca col pollice e l’indice uniti.
Annessione che, secondo alcuni, sarebbe avvenuta nel 1070, quando anche la Diocesi Arianese fu conquistata dal Guiscardo e annessa a Benevento, allontanandosi dal rito bizantino e divenendo una dipendenza dell’arcivescovo metropolita e del Ducato d’Apulia.
Ma questo potrebbe essere accaduto anche solo sulla carta.
Stando allo storico Paolo Diacono, Amato di Montecassino, avrebbe redatto una “Storia dei Normanni” (1016-1078) trascritta in francese nel 1300. Il manoscritto, conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi, viene attribuito ad un Amato, partigiano normanno, che alcuni identificano con Sant’Amato da Nusco.
In esso si cita Apice, che quindi già esisteva fra il 1041 e il 1085. Volendo restringere le date al periodo in cui Dauferio Epifani fu Abate di Montecassino, Apice c’era fra il 1059 e il 1085, in quanto nel 1059 Roberto il Guiscardo si nomina Duca di Puglia e Calabria in Salerno e nel 1085 muore.1
Per questo atto di forza compiuto nel 1059 il Duca Guiscardo litiga con gli Arianesi, cioè il cognato Gerardo Alipergo, i di lui figli, Erberto e Roberto (padre di Giordano) e i Capuani di Riccardo d’Aversa, e ripudia Alberada Buonalbergo e il figlio Boemondo.
Ad egli si unisce il Papa, il quale, scomunicando Il Guiscardo, crea lo scontro con i Capuani. Boemondo diventa quindi il punto di riferimento di Arianesi e Capuani, costretti a scappare da Capua.
Nel Concilio del 1075 il Pontefice, col Dictatus Papae, riconfermò la scomunica al Guiscardo, il quale, alleatosi con il Duca Sergio di Napoli, marciò contro Riccardo allo scopo di riprendersi Capua. Scrive il Russo che già durante la lotta fra Il Guiscardo e Riccardo, Apice era stata assalita dalle truppe che provenivano da Napoli (1074). Nelle sue mura i due signori, per intermediazione di Desiderio abate di Montecassino, s’incontrarono e si riconciliarono poco prima della tregua di Acerra.2
La tregua di Acerra avverrà quindi dopo il 1074, anzi dopo che Il Guiscardo fu nel Principato Aversano nel 1080. E la successiva Pace di Apice fu prima della riconsegna di Capua a Riccardo, che è la diretta conseguenza della pace apiciana.
Quando il Duca Roberto Guiscardo, tolse l’aversano ai Capuani, nel 1080, costrinse il Principe Giordano di Capua a dirigersi su Napoli e nel Nolano.
Il Duca Roberto Guiscardo aveva spadroneggiato fra Salerno e Roma, fatto scappare i Capuani, preso l’aversano e dichiarandolo in Dominio di Roberto Ducis, lasciando invece l’avellinese beneventano all’imperatore di Costantinopoli, il quale, a sua volta, aveva inglobato i domini dei principi longobardi, fino a quel momento appartenuti ai vari gastaldi.3
Seguendo la Cronaca di Amato, dunque, lo scontro fra Boemondo, Capuani, Arianesi e Papa culminò con la pace avvenuta proprio ad Apice, territorio arianese dei parenti della moglie, con la riconsegna di Capua ai Capuani di Riccardo fu successivo al 1080. Data che, come vedremo dal confronto con altri cronisti, dovrebbe ascriversi al 1083, prima della morte del Guiscardo ma soprattutto prima della morte di Riccardo a cui successe Giordano ormai in pace con Il Guiscardo e cognato Principe di Salerno avendo sposato una sorella.
Desiderio Epifani di Benevento (1027-16.9.1087), abate di Montecassino dal 1058 al 1086, fu eletto papa due volte, il 24.5.86 e il 9.5.1087, col nome di Vittore III. Lo scontro fra Il Guiscardo e i Capuani non lo convinsero infatti una prima volta, spogliandosi delle insegne papali e raggiungendo Terracina quello stesso 1086, quando potrebbe essere ritornato a Montecassino. Ma questo solo per pochi mesi, cioè fino alla morte del Duca Guiscardo quando, dopo aver convocato un Concilio a Capua, con il nuovo Duca Ruggiero e il Principe capuano Giordano, accettò l’elezione malvolentieri, solo perchè, ritirandosi, avrebbe favorito il partito dell’Imperatore Enrico. E così ripartì per Roma sotto la protezione dei militari guidati dal Principe di Capua Giordano. Questo episodio è quindi successivo.
La Pace di Apice fra Il Guiscardo e il padre di Giordano, Riccardo, era quindi già stata stipulata, prima delle successioni seguite alla morte di Riccardo e del Guiscardo. Ma non solo. Poichè la Pace di Apice era avvenuta dopo la presa di Aversa, accadde fra il 1080 e il 1085, prima che morisse Il Guiscardo.
Il libello di Amato non è datato, ma cita fatti di quando l’abate fece da paciere fra i Signori Arianesi del Principe Riccardo d’Aversa, padre di Giordano, e i Cavalieri del Duca di Roberto Guiscardo, il quale, presa Palermo, era ormai in Calabria col titolo di Duca di Calabria, presumibilmente in Salerno, ereditata o meno dalla nuova moglie Sichelgarda.
Amato scrive che quando il Duca fu su Acerra ottenendo la sede Aversana di Capua, si fece omaggiare dai Signori di Riccardo, e quando il Duca fu su Apice, egli fece gli onori al Principe, proprio come lui aveva fatto ad Acerra, consegnando nelle sue mani la forza militare in Apice, opponendosi soltanto Baialarde, Garilgione, Guglielmo e il figlio Rogiero Arenga (scontratisi poi a S.Agata), che non volevano piegarsi alla volontà del Duca. Solo allora al Principe Riccardo, già Duca di Gaeta in nome dei Bizantini, sarebbe stato permesso di tornare a Capua, mentre al figlio veniva concesso di sedere nel Ducato di Gaeta. Cosa che accadde fino alla morte del padre, nel 1083, quando Giordano ereditò il titolo di Duca e quello di Principe.4
Roberto Il Guiscardo fu nel Principato Aversano nel 1080 e quindi la resa di Apice avvenne subito dopo, entro il 1085, prima che il citato abate di Montecassino divenisse papa e che Il Guiscardo morisse. Ma non solo. Conoscendo i sopraggiunti buoni rapporti fra Il Guiscardo e Giordano, già Principe nel 1083, la pace di Apice avvenne anche prima di quella data, quando un documento cita Giordano I quale Principe di Capua in Lauro, unitamente a Nola, Marigliano, Palma e Sarno ricevuti in dote della moglie Gaitelgrima, sorella di Gisulfo e di Sichelgarda moglie del Guiscardo. Dal 1083 il Principe Giordano manterrà sempre quei feudi, fino alla morte in Piperno (1093), quale Signoria di Lauro nelle mani del figlio Riccardo in Lauro, Castelli Lauri senioris (1087).
Giordano era in pace con Il Guiscardo già dal 1083 quando successe al padre con il titolo di Principe e gli venne assegnata per il figlio la Signoria Nolana di Lauro, quindi subito dopo la morte del padre Riccardo.
Solo prima di allora la vera guerra era stata scongiurata dall’abate Desiderio, prossimo a Papa, che aveva fatto incontrare Il Guiscardo e Riccardo nel convegno che la storia ascrive al Castello di Apice, nella speranza di metterli d’accordo. Fatto che oggi sappiano essere avvenuto nel 1083.
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