29. S.AGNESE NEL 1754: PRINCIPATO ULTRA BENEVENTO. 69° Catasto Onciario del Regno di Napoli (REGALO DI NATALE)

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Copertina posteriore

Breve parentesi storica su Sant’Agnese

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Il casale di Sant’Agnese, oggi frazione di San Giorgio del Sannio, in passato fu uno dei molti casali di Montefusco <>40 , apprendiamo dal Ricca41 che già in epoca angioina era presente il casale di Sant’Agnese <> che viene definito feudo il cui possesso è antico <>.
Sempre dal Ricca veniamo a conoscenza che nel Cedolario del 1500 si tassò Marino di Sant’Agnese per detto casale di S. Agnese, da Marino il feudo passò al figlio Ferdinando, la cui madre Maria de Mari come tutrice pagò il rilevio alla Regia Corte. Ferdinando trapassò senza eredi e la sorella Ippolita ereditò il feudo di Sant’Agnese sui cui pagò il rilevio al fisco nel 1529.
Ippolita Sant’ Agnese portò in dote il feudo a Pietro Sellaroli , patrizio beneventano e così il feudo passò alla famiglia Sellaroli di generazione in generazione pagandone ogni volta il rilevio da Giovan Camillo, poi al figlio Tommaso fino a Fabrizio Sellaroli che ne pagò il rilevio nel 1609, successivamente per istanza dei creditori, il Tribunale del Sacro Regio Consiglio vendette il feudo di Sant’ Agnese a Camilla Griffo della città di Benevento, alla morte di quest’ultima nel 22 ottobre del 1656, il feudo passò a suo figlio primogenito Giovan Battista Sellaroli che soddisfece il rilevio del castello di Sant’Agnese. Il 1656 sarà ricordato come l’anno in cui si verificò una grave epidemia di peste che ebbe conseguenze devastanti sulla demografia e sull’economia, non solo nel Regno di Napoli ma anche in gran parte dell’Europa. Concentrandoci sul Principato Ultra, si registrò un significativo calo demografico stimato intorno al 40%. Sant’Agnese, ad esempio, vide una diminuzione dei fuochi da 24 a 17, mentre altri comuni più grandi come Apice subirono una riduzione del numero dei fuochi da 450 a 20942.
Ritornando alla storia del feudo di Sant’Agnese, Don Giovan Battista Sellaroli sposò Donna Giovanna Ventimiglia e dalla loro unione nacque Tommaso che ereditò il feudo nel 1658 ed aggiunse al suo cognome quello materno Ventimiglia. Il suddetto Tommaso acquistò da Giovan Battista Ludovisi Principe di Piombino erede dei Gesualdo antichi feudatari, i diritti di giurisdizione, lo scannaggio e la bagliva del casale di Sant’Agnese, l’atto di cessione fu stipulato dal notaio napoletano Domenico de Vivo, nel documento si menzionava la generosa donazione effettuata dal re Ferdinando il Cattolico al grande Capitano Consalvo di Cordova, comprendente Montefusco e i suoi casali, tra cui quello di Sant’Agnese. Con questa donazione, furono trasferiti anche tutti i diritti di giurisdizione pervenuti poi al principe Ludovisi.
Il figlio di Tommaso, Carlo Ventimiglia Sellaroli divenne primo barone di Sant’Agnese in forza di un decreto della Gran Corte della Vicaria del 22 ottobre del 1691, dopo di lui il feudo passò al primogenito Cesare nel 1723 e poi a Carlo II nel 1752 fino alla figlia Livia nel 1787 <>.
Dopo l’eversione della feudalità fu incorporata a Calvi fino al 1811, successivamente come ci dice il Meomartini43 <>.
PICCOLO DIZIONARIO DELL’ONCIARIO

Vengono qui chiariti alcuni termini che vengono citati nel libro, ovviamente per approfondimenti si rimanda alla letteratura specialistica di cui ho inserito qualche riferimento bibliografico.

Bagliva, Mastrodattia: con tutti questi termini si indicano dei corpi feudali ben precisi
relativi i diritti amministrativi del feudatario.
La “Bagliva” è un istituto feudale destinato all’amministrazione dei diritti del signore, comprendendo la riscossione di svariati tributi come quelli legati al macello, alla molitura e alla tintoria. Inizialmente, la gestione della Bagliva era affidata alla Regia Corte, ma successivamente fu concessa alle Università e ai feudatari. Secondo quanto afferma Raccioppi44 nei primi anni del XVII secolo, “quasi tutte le baglive sono già cedute o alle Università o ai baroni; i quali a libito loro concedono o affittano l’ufficio della bagliva ad uno o più affittatori”.
Nelle terre demaniali, la Bagliva era sotto il controllo dell’Università, mentre nelle terre infeudate veniva assegnata al barone. Quest’ultimo aveva la facoltà di appaltare la Bagliva, dietro compenso, sia all’Università che a terzi.
All’interno della Bagliva, troviamo l’istituto della mastrodattia, che consisteva nell’ufficio del mastrodatti o maestro di atti. Questa figura svolgeva il ruolo di funzionario responsabile della registrazione degli atti sia dell’Università che dei cittadini.

Adoa: L’imposta di carattere feudale, nota come “adohamentum”, rappresentava un tributo pagato al sovrano per gli aiuti militari, fissato come una percentuale fissa del reddito dell’Università. Nel caso specifico di Sant’Agnese, questa tassa era versata a Montefusco. In origine, il termine “adohamentum” indicava il pagamento in denaro richiesto al sovrano come alternativa all’invio di militi, offrendo quindi un’opzione per sottrarsi dall’obbligo di fornire soldati.

Censo enfiteutico: Molti istituti religiosi, come Chiese e Monasteri, detenevano estesi possedimenti che, essendo difficili da gestire direttamente, venivano concessi a privati in cambio di un affitto annuo. Approfittando dei vantaggi fiscali di cui godevano, questi istituti religiosi erano in grado di stabilire canoni molto favorevoli per i beneficiari che decidevano di prendere a censo tali terreni. Inoltre, grazie alla considerevole liquidità derivante dagli affitti, la Chiesa poteva offrire prestiti a tassi contenuti, consentendo ai censuari di investire in attrezzature, bestiame e attività commerciali45.

Prammatica: decreto con cui il sovrano di suo moto proprio o sentito il parere di un’adunanza di ministri regola l’amministrazione

Zita in capillis: ragazza in età da marito, probabilmente il termine era legato al modo con cui queste ragazze portavano i capelli

Rilevio: Il “rilevio feudale” è un termine che si riferisce al pagamento periodico che un vassallo o un feudatario doveva effettuare al signore feudale in cambio dell’uso e della protezione della terra o di altri privilegi concessi dal signore. In questo contesto si riferisce l’imposta pagata al Fisco per il subentro nel feudo.

Description

UNO STUDIO COMPLETO REALIZZATO DA PAOLO MUSCETTA

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Questo lavoro comprende non solo dati generali sulla situazione della povertà, delle tasse, dei ricchi in genere del Principato Ultra, ma spazia a 360° sulla questione delle Tasse entrando nei minimi particolari su quelle pagate dai diversi cittadini del regno.
In particole, l’ing. Paolo Muscetta, romano di adozione e sannita di nascita, da tecnico della materia, ha affrontato la situazione patrimoniale di ogni singolo abitante dell’allora S.Agnese casale della Montagna di Montefusco, poi accorpato a S.Giorgio della Montagna, oggi S.Giorgio del Sannio. Ma c’è da dire che buona parte delle località del Casale comprendevano l’ex comune di Calvi, oggi frazionato anche in S.Nicola Manfredi (Bn).
Ma entriamo, lasciando i cognomi ai lettori del libro, nelle questioni tecniche affrontate dall’autore:

Bonatenenza per i Forestieri bonatenenti non abitanti

«L’Unità di Sant’Agnese luogo promiscuo delli Calvi e San Nazzaro secondo l’ultima situazione dell’anno 1737 fu mandata in tassa per fuochi numero 21 1/3 che per ragione di carlini 42 a fuoco a cui devono contribuire li forestieri bonatenenti non abitanti imporranno ducati annui 89,60 che ripartiti ai suddetti numero di once 2625,10 viene a calcolare oncia tornesi sette ed essendo l’oncia dei forestieri bonatenenti laici, Chiese, ed altri luoghi Pii come dalla collettiva numero once 294 alla detta ragione di tornesi sette per oncia imposta la tassa di esse ducati 10,28».
Il calcolo si basa sull’assunzione che i forestieri che possedevano beni nell’Università fossero esentati dal pagamento delle spese comunali, contribuendo solo con i 42 carlini stabiliti per fuoco. Pertanto, per determinare il peso che grava su ciascuna oncia di rendita di tali proprietari, si suddivide il carico complessivo di 42 carlini a fuoco, moltiplicato per il numero di fuochi, per il reddito imponibile totale dell’Università. In questo modo, si stabilisce il carico su ciascuna oncia di proprietà detenuta dai bonatenenti forestieri. Successivamente, l’aliquota prefissata viene moltiplicata per il reddito imponibile del gruppo.
I 42 carlini per il numero dei fuochi pari a 21 1/3 sono 896 carlini tenuto conto che un ducato equivale a dieci carlini sono 89,60 ducati. Considerando che un’oncia è uguale a sei ducati l’importo di 89,60 ducati è pari a 14,93 once. Le once convertite in tornesi nella ragione di 1200 tornese a oncia equivalgono a 17916 tornesi totale
Ripartiti sulle once totali 2625 once vengono 7 tornesi ogni oncia.
Riepilogo dei calcoli: dato che gli 89,60 ducati (tenuto conto che l’oncia vale 6 ducati) sono pari a 14,93 once ricalcoliamo le stesse 14,93 once in tornesi e spalmiamo la tassa sulle once complessiva della comunità, per avere il rateo di tassazione per oncia. Considerando che un’oncia è pari a 1.200 tornesi si ha che le 14,93 once sono equivalenti a 17.920 tornesi, tale ammontare ripartito sulle once totali della collettiva generale ovvero su 2625 once da luogo ad una tassazione pari a circa 7 tornesi per ogni oncia.
Tenuto conto che il reddito imponibile complessivo dei forestieri bonatenenti laici non abitanti è pari a once 183,10, applicando la tassa di 7 tornesi ad oncia ciò da luogo ad un importo di 6,40 ducati.
Dalle Chiese e dai Luoghi Pii forestieri per un reddito imponibile complessivo di once 110,20 alla ragione come sopra di 7 tornesi ad oncia invece otteniamo complessivamente 3,88 ducati.
Le medesime once 294 totali, imponibile complessivo delle due categorie dei forestieri bonatenenti non abitanti e delle Chiese e dei Luoghi Pii forestieri, tassate a 7 tornesi ad oncia danno luogo a ducati 10,28.
Il reddito complessivo imponibile di 183,10 once dei forestieri bonatenenti laici non abitanti considerando i 7 tornesi a oncia sono 1281,70 tornesi che in once sono 1,07 che in ducati sono equivalenti a ducati 6,40 (ovvero 1,07 moltiplicato per 6)
Così in modo analogo per le Chiese e Luoghi Pii per un imponibile di once 110,20 alla ragione di 7 tornese all’oncia sono 771,4 tornesi pari a ducati 3,88.
Questa sezione della collettiva si chiude ricalcolando le once totali: deducendo dal totale delle once pari a 2.625 la quota relativa delle due categorie suddetto ovvero le 294 once, il risultato è uguale a 2.330.

Tassa per i forestieri abitanti

A differenza dei forestieri non abitanti, su quelli che avevano residenza nell’Università grava anche lo “ius habitationis” di 15 carlini annui. Quindi i forestieri abitanti dovevano contribuire oltre ai 42 carlini annui per fuoco anche alle spese comunitative, ovvero le spese per il funzionamento dell’amministrazione, per la manutenzione delle strade, il predicatore quaresimale, le spese per i medici.
Lo “ius habitationis” non era applicato agli ecclesiastici
Come riporta il catasto di Sant’Agnese:
“Perché la suddetta Università si compone ancora di forestieri (forastieri nel testo come nella forma dialettale napoletana) abitanti laici, oltre al pagamento di carlini 15 annui in ragione dell’abitazione devono contribuire ai ducati 89,60 che comportano 42 carlini a fuoco—ducati 89,60″
Alle tasse suddette si assommano le spese comunitative di seguito elencate:
1. Quelle del Predicatore Quaresimale
2. l’accomodo di strada e fontana
Queste due spese sono valutate per un importo di ducati 5 annui.
Queste spese si aggiungono agli ottantanove ducati e sessanta (89,60) annui che sono il prodotto dei carlini 42 a fuoco per il numero di fuochi pari a 21 S!, dando luogo ad un totale di ducati 94,60.
Nel catasto si dà espressa istruzione di dedurre da questi ducati la tassa prevista per la bonatenenza dei forestieri non abitanti incluse le Chiese ed i luoghi Pii
“Da questi se ne deducano ducati 10,28 che rappresentano la tassa della bonatenenza dei forestieri non abitanti laici, Chiese e Luoghi Pii forestieri per la somma di ducati 10,28”
Inoltre “Si deducano ducati 6 annui in ragione dell’abitazione ed altri 3 per la rata delle spese comunitative su quattro forestieri abitanti sono ducati 9″
Il totale delle detrazioni è pari a ducati 19,28, che dedotti dai suddetti ducati 94,60 sono pari a ducati 75,32.

Tassa dei Cittadini

Una volta stabilita la quota di imposta che veniva sostenuta da forestieri non abitanti (inclusi i luoghi Pii e le Chiese) e dai forestieri abitanti, c’erano tutti gli elementi per determinare la tassa dei cittadini. Infatti, dal totale delle imposte venivano decurtati i contributi suddetti e si operava la ripartizione sull’imponibile residuo. Volendo calare la teoria nel caso dell’Università di Sant’Agnese si legge nel catasto onciario:
«Questa Università secondo lo stato discusso e rimesso della Regia Camera tiene i pesi annui cioè:
Alla Regia Corte ducati 40,31
Alla stessa Regia Corte Fiscale ducati 71,40
All’Illustre Barone di questa terra, scannaggio, Bagliva e Casa di Corte ducati 17,55
Al Barone di San Nicola Sozzi Carafa e istrumentari ducati 2,50
All’Adoa di Montefusco, cancelleria e giurato ducati 8
All’esattore della tassa ducati 18
Per il degrado dei fuochi morti, impotenti e fuggitivi ducati 12
Per spese straordinarie sono ducati 20
Per complessivi ducati 189,76.
Di questi dedotti ducati 10,28 che importa la tassa de forestieri bonatenenti non abitanti laici, Chiese e Luoghi Pii forestieri ducati 10,28
Altri 9 ducati che importano la rata delle spese comunitarie e abitazioni di quattro forestieri abitanti ducati 9.
Altri ducati 43,80 per tasse delle teste alla ragione di carlini dodici una sono 43,80.
Per complessivi ducati 63,08
Poi si deducano altri ducati 8 che importano la rata delle rendite propria dell’Università delle proprietà affittate cioè della Bottega, Beccaria, Panettieri e bonatenenza della Cappella di San Nazzaro pro rata ducati 6.
Della Bagliva ducati 2
Per complessivi ducati 71,08
Che dedotti dai suddetti ducati 189,76 e restano ducati 118,68 che ripartiti alle suddette once 2330 viene a cascare per oncia grani cinque e cavalli 2 alla quale ragione importano ducati 120,38.
Poiché avanzano in ciascun anno ducati 1,70 che possono servire qualche avanzo straordinario ducati 1,70.
Segno di croce di Sebastiano de Iesu Deputato
Segno di croce di Bartolomeo Liucci Deputato
Segno di croce di Giacomo Fucci Deputato
Segno di croce Pietro di Nisco Deputato
Segno di croce di Francesco Cherchione Deputato
Segno di croce di Angelo Scarano Sindaco
Segno di croce di Mattia de Nisco eletto
Angelo Genito Cancelliere».

Spiegazione del calcolo effettuato

Il calcolo delle tasse, ammontante a 118,68 ducati, si traduce in grana 11.868. Questa somma viene poi divisa per 2.330 once, risultando in 5 grana e 1 cavallo per oncia, con uno sfrido di 0,8 che viene arrotondato a 2 cavalli. Questa configurazione genera un’imposta complessiva di 120,38 ducati, con un avanzo annuo di 1,70 ducati.
In conclusione, la tassa per i cittadini è calcolata basandosi su grana 5 e cavalli 2 per oncia di reddito imponibile, per un totale complessivo di 120,38 ducati, generando un avanzo straordinario annuo di 1,70 ducati.

Dettagli

EAN

9788872970829

ISBN

8872970822

Pagine

96

Autore

Muscetta

Recensioni

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Editorial Review

CENNI BIOGRAFICI AUTORE

 

 

 

Ringraziamenti

Desidero esprimere la mia gratitudine al Prof. Fabio Paolucci e all’Editore Arturo Bascetta per la loro solerzia nel mettere a disposizione generosamente la loro competenza, contribuendo a risolvere i dilemmi emergenti dagli scritti consunti dei documenti d’archivio.

Cenni Biografici dell’autore

Paolo Muscetta, nato a Napoli nel 1973 e cresciuto nel cuore pulsante di questa città, nei pressi di via Toledo, si è laureato con il massimo dei voti in Ingegneria Chimica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università Federico II di Napoli. È membro dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma.
Nonostante risieda a Roma da diversi anni, il suo legame affettivo con la sua città natale è rimasto saldo. Nutre una profonda passione per la storia del Regno di Napoli e, nel tempo libero, si dedica a ricerche approfondite sui paesi dell’Italia meridionale.
Paolo Muscetta, appassionato scrittore di romanzi e poesie, ha esordito nel mondo editoriale con il romanzo ‘La Città della Luna’, scritto in collaborazione con l’amico Maurizio Lancellotti e pubblicato dalla casa editrice Pequod nel 2017. Nel 2019, in collaborazione con l’editore Arturo Bascetta di ABE, ha pubblicato due saggi riguardanti i catasti onciari di Montefusco, nello specifico, Lentace nel 1753 e San Giorgio della Montagna nel 1744.”

 

Località di Sant’Agnese presenti nell’onciario

Cubante: attualmente frazione del comune di Calvi, chiamata leocubante (leone che giace) o anche covante nel catasto onciario. Apprendiamo da Meomartini che il Cubante fu un “ager publicus” ripartito ai coloni, sotto il dominio longobardo divenne feudo della Badia di Santa Sofia di Benevento come donazione dei principi longobardi.

Audisoli: nel catasto onciario riportato con Laudisoli ricade nel comune di San Nazzaro e costituisce secondo il Meomartini una delle sue tre frazioni, Montefalcone alle falde di Montefusco e Casalfrezzo.

Coppacorte: Il comune di Calvi è conosciuto tra gli abitanti come ‘Coppacorte’, un epiteto che potrebbe essere stato attribuito per evidenziare la litigiosità degli abitanti, i quali ricorrevano frequentemente al tribunale di Montefusco per risolvere le loro controversie personali andando sulla corte in dialetto “ncoppa a corte”.

Li Mai: attuale frazione del comune di Calvi, è una contrada molto prossima all’appia antica pertanto era interessata da scambi commerciali con le località viciniore.

Li Geniti: attuale frazione del comune di Calvi, il suo nome deriva dalla famiglia Genito che probabilmente per prima si insediò in quei luoghi.

Fornillo: attuale frazione del comune di Calvi con la dicitura Fornillo Grande e Piccolo.

Fabbricata: attuale frazione del comune di Calvi distante circa 2 km dall’Appia antica, nel volume “Calvi nella sua Storia e nelle sue vicende”46 si ipotizza che l’origine del nome provenga da un villaggio fondato da una guarnigione lasciata dai romani su quel territorio per il suo controllo e dominio

Li Grifi: probabilmente riferito ai possedimenti della famiglia Griffo (vedi descrizione breve di Sant’Agnese)

Valute pesi e misure usate nel catasto onciario

Moneta: oncia valuta nominale corrispondente a 6 ducati, un ducato a 10 carlini, un carlino a grana 10, un grano (al singolare è al maschile) a 2 tornesi, un tornese a 6 cavalli.

Pesi e Misure47

Pesi: un’oncia pari a 27,27 grammi, un tomolo raso pari a 48 kg, colmo a 56 kg.

Misure di superficie: 1 ettaro è circa 3 tomoli e un quarto con una certa variabilità da zona a zona. Un tomolo sono circa 24 misure.