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Deputati, apprezzatori e cancellieri del Catasto di Cesinali
L’anno 1752, sotto la presidenza del Sindaco Tommaso Cocchia e Giuseppe d’Urciuoli, 2° eletto, con l’intervento ed assistenza degli Magnifici Deputati, e Apprezzatori, e Cancellieri e con la partecipazione dei Deputati del 1°- 2° e 3° ceto, all’epoca la popolazione era divisa in tre ceti: civile, ecclesiastico e plebeo. Si elaborò il Catasto Onciario dei residenti in Cesinali. Questo censimento ci porta a conoscere un modo di vivere di una comunità, di un mondo lontano che sembrava sepolto per sempre che emerge all’improvviso, dando alla luce, uno spaccato molto vivo ed interessante.
Dalle dichiarazioni personali dei capi famiglia comunicate al Comune abbiamo la conoscenza di tutti i residenti in paese: dove abitano, chi è la moglie, quanti figli hanno, la loro età e la loro attività, le loro proprietà e quanto pagano di tasse e quanto altro.
Sappiano inoltre che i capi famiglia residenti erano 139, con una popolazione di circa mille. abitanti, i capi famiglia proprietari di casa erano 115 e solo 24 erano i fittavoli. Sappiamo anche che i braccianti erano 55, i carrese (i carrettieri) erano 21, ben 4 i calzolai, 5 tessitori di lana, in 9 vivono di proprietà, 2 Mastri scalpellini, 2 Giudici a contratto (assistevano i notai), 2 Donne vedove, 3 Maccaronari (lavoravano la pasta), 1 Clerico (avviato al sacerdozio), 1 Barbiere, 2 Vergini in capillis (ragazze oltre i diciotto anni non ancora sposate).
Va ancora evidenziato che su una popolazione di circa mille abitanti ci risulta che solo uno vive di professione, anche avendo terreni e case ed è il notaio Giustino Urciolo.
Una delle prime riforme realizzate dai Borboni fu il Catasto Onciario. Nella prima metà del 1700, Re Carlo di Borbone per evitare che i sudditi sfuggissero al pagamento dei tributi e per assicurare una maggiore giustizia contributiva fra i vari ceti, annullando la dannosa sperequazione, fonte di tanti dissidi, ordinò il Catasto Onciario: un tabulato, che era una specie di anagrafe tributaria. In esso venivano iscritti tutti i cittadini capi-famiglia con le loro proprietà mobili e immobili possedute, le professioni ed i mestieri esercitati, nonché l’indicazione delle rendite e pesi in once. Non erano soggetti a tassazione i padri con dodici figli, le ragazze nubili minori di diciotto anni, le vedove, e, secondo il concordato, erano tassati per la metà i beni appartenenti ai luoghi pii. Questo sistema sostituiva quello più antico dei fuochi o tassa focatica, imposta diretta personale che, veniva versata in misura uguale da ogni nucleo familiare, indipendentemente dal reddito e dal numero dei componenti.
Si riporta dall’Archivio di Stato di Avellino: “Catasto dell’Onciario formato da questa Università del casale di Cisinali della terra di Atripalda per ordine di Sua Maestà (Che Iddio guardi) sotto il governo di Tomaso Cocchia Sindaco, coll’intervento ed assistenza degli Magnifici Deputati, ed Apprezzatori e Cancelliere.
E cioè:
Magnifico Innocenzo Orcioli Deputato del I ceto
Magnifico Pietro di Orcioli Deputato del I ceto
Pasquale Orcioli Deputato del II ceto
Carmine di Pietro Dattolo Deputato del II ceto
Cristofaro Cantelmo Deputato del III ceto
Agostino di Sarno Deputato del III ceto
Lelio di Ruggiero Per Apprezzatori forestieri
Antonio Ianaro Per Apprezzatori forestieri
Diacono Orcioli Cancelliere
Popolazione: Capi Famiglia 106, vedove n°2 ; vergini in capillis, ragazze nubili meno di 18 anni n°4, forestieri secolari abitanti n° 5, forestieri non abitanti ecclesiastici n° 2, forestieri non abitanti laici n° 14.
Nello stesso anno in Cesinali risultano nove sacerdoti e due diaconi. Don Angelo di Meo, Don Benedetto Cantelmo, Don Errico Cocchia, Don Domenico de Santis, Don Giuseppe Sarno, Don Giuseppe Cece, Don Nicola Cocchia, Don Annunziante de Santis, Don Nicola Orcioli. Diaconi Don Rocco e Don Vincenzo Orioli. Risultano Nativi di Cesinali anche due Vescovi: Rocco e Domenico Cocchia. Verso la metà del 18° secolo la Chiesa perdette parte della sua autonomia e fu soggetta al Cappellano Maggiore ed al Tribunale misto di ispirazione regia. Questo portò ad una più severe selezione degli ecclesiastici. I nuovi aspiranti al sacerdozio erano obbligati a portare la dote e per l’investitura canonica la decisione era delegata ai feudatari, nobili e Università. Questo favorì la borghesia far accedere i figli allo stato religioso, che in quel tempo costituiva un proficuo investimento in termini di stato giuridico e socio-economico. Fra i privilegi del clero goduti vi erano grosse agevolazioni nel pagamento delle imposte e sottratti alla giustizia civile e giudicati dal foro ecclesiastico.
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