28. CESINALI NEL 1752

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Copertina posteriore

Elementi aggiuntivi per una lettura dell’Onciario di Cesinali

Verso la fine del 1700, Carlo di Borbone, formò un rudimentale catasto chiamato Onciario (perché i valori erano indicati in once). La necessità di organizzare il sistema feudale era nato dopo che le voci tassabili erano diventate un centinaio e con questo sistema molti sfuggivano al pagamento, per altri era un sistema che li penalizzava. Il Catasto era una sorta di inventario dei beni posseduti e della ricchezza prodotta dal Comune a cui bisognava pagare le tasse. Il nuovo Catasto può essere considerato la prima indagine statistica sulla popolazione, rilevata attraverso dichiarazioni personali dei capo famiglia (chiamate rileve). In esse venivano indicati: i componenti della famiglia, le proprietà mobiliari ed immobiliari possedute, la professione o mestiere esercitato. Uno di questi elenchi restava nell’archivio comunale mentre la copia andava al Grande Archivio della Camera della Sommaria di Napoli per il controllo.Tale strumento sostituiva quello dei “fuochi” o tassa focatica che penalizzava i meno abbienti (perché non veniva pagata sul reddito, ma sui fuochi per famiglie) e versata in uguale misura da ogni nucleo familiare, indipendentemente dal reddito.
Anche la nuova tassazione si prestava all’evasione, specie per i forestieri, che dichiaravano di non abitare né in un posto né nell’altro, e per gli ecclesiastici, i quali, non solo non erano mai stati tassati, ma incameravano i censi provenienti da terre e case affittate in enfiteusi.
Esempio emblematico è la scomunica all’amministrazione Comunale di Aiello del 1692, quando il Sindaco di Aiello, per soddisfare i pagamenti fiscali ed altri debiti del Comune, introdusse uno nuova tassa sui laici. Questa nuova stretta fiscale non fu accettata da religiosi, i quali, anche sapendo che il nuovo balzello non colpiva il clero, fecero pressione sul Vescovo di Avellino, Bartolomeo Giustiniani, adducendo che, con questa nuova tassa, si colpivano anche i fratelli e parenti di religiosi e indirettamente avrebbe leso anche i loro interessi. Sulla base di questa interpretazione, il Vescovo di Avellino scomunicò l’intera amministrazione comunale, provocando una crisi amministrativa e di fiducia dei cittadini nelle istituzioni. La scomunica all’epoca comportava, per quelli che la ricevevano, conseguenze molto spiacevoli, come non potersi accostare ai sacramenti, la proibizione di recarsi in chiesa, e, in caso di decesso, la proibizione del seppellimento in luogo consacrato; era anche uso in quel tempo, che ai credenti era fatto obbligo di non rivolgere parola agli scomunicati, né fornirli di acqua e di fuoco.
Da questa piccola storia emerge con chiarezza la forza ed il potere che i preti avevano in quel tempo sulle amministrazioni e sulla popolazione.
Le popolazioni erano gravate da altre tasse definibili indirette che il comune imponeva: come la pizzicheria (sui prodotti alimentari), sulla vendita del vino, sulla carne, sul sale, sull’olio ecc. Vi era infine lo jus del forno o panatica che consisteva nell’obbligo per tutti i cittadini di cuocere il pane nel forno comunale, dietro pagamento di una certa somma, lo jus sul macello, sulla bottega, sulle taverne; lo jus delle taverne consisteva nel privilegio per il principe prima e del comune dopo di aprire e gestire taverne in regime di monopolio. La riscossione delle tasse era affidata ad un forestiero, il quale non avendo in loco parentele, non aveva la possibilità di agevolare nessuno.
Non erano tenuti a versare tasse i capofamiglia con oltre sessant’anni, le vedove, le vergini in capillis, cioè le ragazze da matrimonio e le monache, queste ultime tenute a pagare solo la tassa sui beni che superavano sei ducati, i beni dei seminari, parrocchie ed ospedali erano esenti.
I catasti comunali, teoricamente, avrebbero dovuto servire alle amministrazioni locali per una equa e giusta tassazione. Era necessario per affermare questo principio, che il controllo a livello comunale, e della Sommaria fosse più deciso e serio sulle rivele (dichiarazioni personali ), affinché nessuno potesse sfuggire alle tasse: il ricco pagasse secondo i suoli reali possedimenti ed il povero non fosse sottoposto a tasse esorbitanti.
Le Università e i Baroni, e le istituzioni centrali spesso erano indebitate fino al collo, questo portò ad un aumento sconsiderato della pressione fiscale sulla popolazione. Durante il lungo periodo, che va dal 1742 al 1799, I comuni dovettero saldare i loro debiti contratti con i Baroni e con le altre istituzioni centrali.
Per il mantenimento delle Chiese vi erano oltre alle rendite e alle normali entrate (matrimoni, battesimi, funerali ecc.) anche le decime sacramentali, contributo dovuto da tutti i fedeli in ragione del 10% delle loro rendite, e del 5% per quelli che avevano proprietà in paese, ma risiedano abitualmente fuori
In caso di dichiarazione non veritiera e difettosa si incorreva nella pena di falso e denunciato, si prelevava una terza parte, del non dichiarato, a beneficio dell’Università e l’altra terza parte in beneficio del Regio fisco. Cosa che non sempre, era applicata…

Description

Deputati, apprezzatori e cancellieri del Catasto di Cesinali

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’anno 1752, sotto la presidenza del Sindaco Tommaso Cocchia e Giuseppe d’Urciuoli, 2° eletto, con l’intervento ed assistenza degli Magnifici Deputati, e Apprezzatori, e Cancellieri e con la partecipazione dei Deputati del 1°- 2° e 3° ceto, all’epoca la popolazione era divisa in tre ceti: civile, ecclesiastico e plebeo. Si elaborò il Catasto Onciario dei residenti in Cesinali. Questo censimento ci porta a conoscere un modo di vivere di una comunità, di un mondo lontano che sembrava sepolto per sempre che emerge all’improvviso, dando alla luce, uno spaccato molto vivo ed interessante.
Dalle dichiarazioni personali dei capi famiglia comunicate al Comune abbiamo la conoscenza di tutti i residenti in paese: dove abitano, chi è la moglie, quanti figli hanno, la loro età e la loro attività, le loro proprietà e quanto pagano di tasse e quanto altro.
Sappiano inoltre che i capi famiglia residenti erano 139, con una popolazione di circa mille. abitanti, i capi famiglia proprietari di casa erano 115 e solo 24 erano i fittavoli. Sappiamo anche che i braccianti erano 55, i carrese (i carrettieri) erano 21, ben 4 i calzolai, 5 tessitori di lana, in 9 vivono di proprietà, 2 Mastri scalpellini, 2 Giudici a contratto (assistevano i notai), 2 Donne vedove, 3 Maccaronari (lavoravano la pasta), 1 Clerico (avviato al sacerdozio), 1 Barbiere, 2 Vergini in capillis (ragazze oltre i diciotto anni non ancora sposate).
Va ancora evidenziato che su una popolazione di circa mille abitanti ci risulta che solo uno vive di professione, anche avendo terreni e case ed è il notaio Giustino Urciolo.

Una delle prime riforme realizzate dai Borboni fu il Catasto Onciario. Nella prima metà del 1700, Re Carlo di Borbone per evitare che i sudditi sfuggissero al pagamento dei tributi e per assicurare una maggiore giustizia contributiva fra i vari ceti, annullando la dannosa sperequazione, fonte di tanti dissidi, ordinò il Catasto Onciario: un tabulato, che era una specie di anagrafe tributaria. In esso venivano iscritti tutti i cittadini capi-famiglia con le loro proprietà mobili e immobili possedute, le professioni ed i mestieri esercitati, nonché l’indicazione delle rendite e pesi in once. Non erano soggetti a tassazione i padri con dodici figli, le ragazze nubili minori di diciotto anni, le vedove, e, secondo il concordato, erano tassati per la metà i beni appartenenti ai luoghi pii. Questo sistema sostituiva quello più antico dei fuochi o tassa focatica, imposta diretta personale che, veniva versata in misura uguale da ogni nucleo familiare, indipendentemente dal reddito e dal numero dei componenti.
Si riporta dall’Archivio di Stato di Avellino: “Catasto dell’Onciario formato da questa Università del casale di Cisinali della terra di Atripalda per ordine di Sua Maestà (Che Iddio guardi) sotto il governo di Tomaso Cocchia Sindaco, coll’intervento ed assistenza degli Magnifici Deputati, ed Apprezzatori e Cancelliere.

E cioè:
Magnifico Innocenzo Orcioli Deputato del I ceto
Magnifico Pietro di Orcioli Deputato del I ceto
Pasquale Orcioli Deputato del II ceto
Carmine di Pietro Dattolo Deputato del II ceto
Cristofaro Cantelmo Deputato del III ceto
Agostino di Sarno Deputato del III ceto
Lelio di Ruggiero Per Apprezzatori forestieri
Antonio Ianaro Per Apprezzatori forestieri

Diacono Orcioli Cancelliere

Popolazione: Capi Famiglia 106, vedove n°2 ; vergini in capillis, ragazze nubili meno di 18 anni n°4, forestieri secolari abitanti n° 5, forestieri non abitanti ecclesiastici n° 2, forestieri non abitanti laici n° 14.
Nello stesso anno in Cesinali risultano nove sacerdoti e due diaconi. Don Angelo di Meo, Don Benedetto Cantelmo, Don Errico Cocchia, Don Domenico de Santis, Don Giuseppe Sarno, Don Giuseppe Cece, Don Nicola Cocchia, Don Annunziante de Santis, Don Nicola Orcioli. Diaconi Don Rocco e Don Vincenzo Orioli. Risultano Nativi di Cesinali anche due Vescovi: Rocco e Domenico Cocchia. Verso la metà del 18° secolo la Chiesa perdette parte della sua autonomia e fu soggetta al Cappellano Maggiore ed al Tribunale misto di ispirazione regia. Questo portò ad una più severe selezione degli ecclesiastici. I nuovi aspiranti al sacerdozio erano obbligati a portare la dote e per l’investitura canonica la decisione era delegata ai feudatari, nobili e Università. Questo favorì la borghesia far accedere i figli allo stato religioso, che in quel tempo costituiva un proficuo investimento in termini di stato giuridico e socio-economico. Fra i privilegi del clero goduti vi erano grosse agevolazioni nel pagamento delle imposte e sottratti alla giustizia civile e giudicati dal foro ecclesiastico.

 

Dettagli

EAN

9788872970492

ISBN

8872970490

Pagine

112

Autore

Bascetta,

Del Bufalo

Editore

ABE Napoli

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Editorial Review

IL CATASTO ONCIARIO DI CESINANI (AV)

Catasti Onciari, Fotocopia dell’originale in 2 tomi, come da Archivio della Regia Camera della Sommaria, Serie Catasti Onciari, Provincia di Principato Ulteriore, [Distretto di Avellino], Casale di Cesinali della Terra di Atripalda, pag.2. Libro della tassa de Cittadini, Forastieri, Ecclesiastici, Chiese, Luoghi pii del corrente anno 1753, importante la somma di Ducati 583=47 1/2 che si dà per esigersi all’esattore. Faciendo del venturo mese di 7mbre di questo medesimo [anno 1753] in Casale de Cesinale.

Catasti Onciari, Fotocopia dell’originale in 2 tomi, come da Archivio della Regia Camera della Sommaria, Serie Catasti Onciari, Provincia di Principato Ulteriore, [Distretto di Avellino], Casale di Cesinali della Terra di Atripalda, pag.20. Frontespizio dell’originale: In Dei Domini Ames. Catasto, ed Ungiario Generale formato in questa Università del Casale di Cesinali della Terra d’Atripalda per ordine di Sua Maestà / Che Dio Guardi / sotto il Governo di Tommaso Cocchia sindaco, e Giuseppe d’Urciolo eletto, col’intervento, ed assistenza degli Magnifici Deputati, ed Apprezzatori, e Cancellieri, cioè:
Magnifico Innocenzio d’Urciolo / Magnifico Pietro d’Urciolo Deputati del primo ceto;
Mastro Pascale Urciolo / Carmine Pietro Datolo Deputati del II ceto;
Mastro Cristofaro Cantelmo / Agostino di Saro Deputati del III ceto;
Attinasio di Cocchia / Nicolò d’Urciolo di Antonio per Apprezzatori dei Cittadini;
Lelio di Ruggiero / Antonio Janaro per Apprezzatori dei Forestieri;
E noi Giacomo Urciolo per Cancelliero. ......a dell’originale in 2 tomi, come da Archivio della Regia Camera della Sommaria, Serie Catasti Onciari, Provincia di Principato Ulteriore, [Distretto di Avellino], Casale di Cesinali della Terra di Atripalda, pag.21 e segg. Capifamiglia in ordine alfabetico di nome con il mestiere e il luogo di abitazione, oltre la composizione del nucleo familiare e i maggiori beni posseduti con il relativo reddito imponibile espresso in once.

1. Il bracciale Angelantonio Gaita di 30 anni abita in casa propria con la moglie Angiola d’Urciolo di 30 anni, i figli Nicola e Antonio di 5 e 4 anni, le figlie Caunisia e Maria di 3 e 1 anno, il fratello Angelo. Possiede territori a Lo Piano, L’Isca, La Selvitella, Lo Campo di Moglie....................................24.10
2. Il bracciale Agostino di Sarno di 58 anni abita in casa propria con territori a Lo Piano e possiede due bovi. Vive con la moglie Brigida del’Anno di 59 anni, il figlio Saverio di 24 anni, le figlie Carmina, Palma e Angiola di 28, 23 e 18 anni.........................................37.09
3. Il cieco [inabile] Aniello Datolo di 72 anni abita in casa propria con orto e possiede territori a San Gregorio di terra campese, Lo Campo della Corte, La Selva, l’Orto. Vive con i figli pettina canape: Domenico di 38 anni, Nicolò di 32 anni sposato con Maria d’Orciolo di 20 anni, Felice di 30 anni; e con la figlia Ciosa vergine in capillis di 37 anni............................................122
4. Il bracciale Andrea Piamonte di 21 anni abita in casa propria e possiede territorio a La Sala. Vive con la moglie Antonia Urciolo di 20 anni e con lui la madre vedova Orsola Urciolo di 56 anni......................once 51 e grana 26...........