Description
I discendenti di Taurasia in Samnio: La città del 280 a.C. confusa con Torino
La questione relativa alla città di Taurasia dei Campi Taurasini è un po’ simile a quella del territorio di Caudium delle Forche Caudine (o Phorche Caudinae) che tutti cercano in Valle Caudina e nessuno trova, perchè sono rappresentate dall’intera catena montuosa del Partenio, appunto ancora oggi dette Phorche di Avella, che termina nello stretto di Barba, fra Torrioni e Prata. Taurasia viene da tutti ricercata in territorio di Taurasi, mentre in realtà appare nella Valle di Taurano. Alle pendici di Montaperto e Taurasi sarebbe invece stata tradotta una colonia romana dei Tauri, da cui sarebbe nato il Castello di Taura (o Tora), abitato dai Taurii, cioè dei Tauraji, malamente tradotta nelle pergamene come Taurasi, errandosi la lettura della “j” in “s”, cioè a Prata, essendosi esteso il nome di quel tenimento.
Tauràsia, cioè Taura, era il capoluogo della piccola ma fertile regio romana di Asia (da non confondersi con la grande provincia dell’Asia). I campi di Taurasia furono teatro di lotte passate alla storia, come quella fra Pirro ed i Romani del 275 avanti Cristo. Altri la ricordano anche per l’invasione di Annibale, nel 215 a.C..
Quando a Tauràsia furono trasferiti 40000 coloni apuani, fanciulli e donne comprese, sconfitti da C.P.Cornelio e M.Bebio, i consoli che comandavano l’esercito Romano le mutarono il nome. Lapidi, sepolcri, ruderi e monete ritrovati nel territorio dell’attuale Taurasi non conefrmano affatto un collegamento con Tauràsia, ma solo con una antichità più recente legata per certo alla Fossa Eclana delle Forche Caudine, oltre che alla via Appia Antica di cui ancora oggi si conserva un ponte sul Calore. Gli scritti di Tito Livio e Plinio, infatti, nella realtà concreta dei fatti, non hanno alcun riscontro concreto con Taurasi.
Si fanno forza su questo gli studiosi degli ultimi anni che, sfidando le brevi note dei primi traduttori del 1800, ormai sparano fandonie a zero collocando Taurasia nientemeno che a Torino, ritrovando in quel toponimo l’origine della città. Anche se la radice torna ovviamente al “toro” è impossibile identificare Taurasia con Torino, cullandosi su altri riferimenti ai Liguri Bebiani o a Genua.
Nella realtà dei fatti le, Colonie Apuane di Bebio e di Cornelio, portate a Tauràsia, pur non ricadendo nel territorio di Taurasi, sono ben identificate in successione nel Sannio Antico da tutti gli studiosi più accreditabili.
Scipione fu in Etruria, la capitale della cui dodecapoli era stata Capua, e da lì prese infatti in successione Taurasia, Cisauna e Samnio, e poi Lucania (Elogium), con Fulvio che ebbe vittorie in Etruria e Samnio (Act. Tr.). Fulvio si diresse poi a Boviano e Aufidena in Sannio. Taurasia in questo caso non appare una città, ma l’intero territorio dei Tauri di Taurasia.
Tesi un po’ discordanti quelle relative alla paternità delle singole conquiste, ma che comunque tolgono a Torino ogni illusoria identificazione con il territorio del Piemonte. Ipotesi che cade nel vuoto leggendo il testo in latino dell’epigrafe ritrovata sulla tomba di Cornelio:
Cornelius Lucius Scipio Barbatus, Gnaivod patre | prognatus, fortis vir sapiensque, quoius forma virtutei parisuma | fuit, consol, censor, aidilis quei fuit apud vos. Taurasia, Cisauna | Samnio cepit, subigit omne Loucanam opsidesque abdoucit.
Illusioni che crollano definitvamente riportando il testo originario trascritto dall’università di Oxford dove non compaiono le virgole e Taurasia, Cisauna e Samnio vengono esattamente identificate come tre città prese una dopo l’altra da Cornelio Lucio Scipione Barbato che certo non poteva essere in Piemonte:
[L. Corneli]o Cn. f. Scipio
Cornelius Lucius Scipio Barbatus Gnaivod patre | prognatus forits vir sapiensque quoius forma virtutei parisuma | fuit consol censor aidilis quei fuit apud vos Taurasia Cisauna | Samnio cepit Subigit omne Loucanam opsidesque abdoucit.
Qualcuno lo ha già chiamato il “Mistero Di Scipio Barbatus”. Il riferimento è proprio all’epigrafe ritrovata nella tomba dei Corneli Scipione, una delle famiglie più importanti di metà di Repubblica. In esse vi è un certo numero di sarcofagi elebato sui quali sono riportate iscrizioni commemorative. Alcune scritte, precedute da lettere sottostanti, appaiono aggiunte in una data ulteriore. Uno di queste è quella che appartiene a L. Cornelius Scipio Barbatus, datata generalmente al secondo secolo a.C., dove si dice che abbia preso Cisauna, Taurasia e Samnium, sottomesso tutto la Lucania ed abbia tolto gli ostaggi. Presupposti generali per far dichiarare agli studiosi che si tratti della tomba del Console che effettuò operazioni militari nel 298, insieme al collega Cn. Fulvius Maximus. Il sarcofago indica che Barbatus ha intrapreso la guerra contro Samnium e Lucania. Purtroppo altre sorgenti non sono conconrdi. Livio dice che mentre Barbatus era in Etruria, Fulvius aveva avuto Samnium come sua provincia. Ancora il Capitoline Fasti dall’età di Augustus assegna a Fulvius un trionfo sopra sia il Samnites che Etruscans e non accenna affatto a Barbatus. Le varie prove vanno indicando che le famiglie nobili hanno registrato le attività pubbliche dei loro antenati in seguito e che quindi questi record risultano spesso inesatti in quanto tramandati per via orale e poi trascritti. È quindi possibile che la tomba riferisca in modo errato le gesta dell’avo.
Questa spiegazione risulta maggiormente credibile se si considera che l’iscrizione sarebbe stata aggiunta in una data successiva (Roman Conquest of Italy / Provides the history of the three Samnite Wars and the gradual conquest of the entire Italian peninsula by Rome./ Directory Match: Roman Expansion ).
Come se non bastasse vi è anche chi, non contento delle follie torinesi, ci mette un tocco di colore portandosi Taurasia in Calabria, in provincia di Cosenza. Anche qui l’ignoranza è spaventosa. Ignari del fatto che i romani non si sono mai sognati di modificare alla rinfusa i nomi delle città: o li univano prendendo l’inizio della prima parola e la fine dell’altra, o li lasciavano immutati, o li modificava no in colonia col nome del Console. Appare quindi fantasiosa la trasformazione di Taurasia in Tarsia (Cs), quando nel sito ufficiale della Provincia di Cosenza di scrive che Tarsia “si vuole che fosse l’antica Taurasia o Caprasia chiamata poi con l’attuale nome in omaggio alla famiglia Tarsia che l’aveva infeudata”. A ragione, invece, si aggiunge in seguito che “altri ritengono che furono gli stessi Tarsia che la fondarono ai tempi normanni”.
Con sempre maggiore convinzione, cioè, storici locali, ritengono sia stata l’antica Caprasia, un villaggio che, in prosieguo di tempo, venne chiamato Tarsia, proprio come l’omonima famiglia cosentina che vi ebbe titolarità feudale. E ancora, scrivono che “presso la stazione ferroviaria, nel 1886 sono emerse vestigia dell’età classica forse appartenenti alla già citata Taurasia. In località Mandoleto, tra i vari reperti archeologici, è stata ritrovata una statuetta di Hirakles e un notevole pythos frammentario ionico-arcaico, decorato a rilievo su cui è riprodotto il mito di Eirakles e Pholos, ascrivibili al VI secolo a.C. e tuttora custodito al Museo Civico di Crotone”.
La confusione sulle conquiste romane regna sovrana se si tiene conto delle citazioni storiche come l’Inscriptiones Latinae Liberae Rei Publicae (Firenze, 1965), 178:
Taurasia, Cisauna / Samnio cepit, subigit omne Loucanam opsidesque abdoucit.
[16] See S.M. Goldberg, Epic in Republican Rome (Oxford 1995) 78-79. Cf. Cicero Fam. 2.10.3, a parody of the military bulletin, and Julius Caesar’s famous “veni, vidi, vici”, uttered in 47BC after his victory over Pharnaces. The aphorism was inscribed on stone and carried in the triumphal procession: see Suetonius Divus Julius 37.2, Appian BC 2.91, and Cassius Dio 42.48.1. Note the plain style of Scipio’s elogium in A. Degrassi (ed.).
La deportazione dei 40.000 Liguri a Taurasia, in un territorio confiscato agli Irpini a conclusione della guerra di Pirro ci riporta a Tito Livio con “ager qui Taurasinorum fuerat” (XL,38) e alla “Taurasia” del CIL (2,2,6,7) che quasi tutti gli studiosi collocano nella zona di Circello, cioè a Nord di Benevento, come ricorda Antonio Salvatore (in “Aeclanum, mille anni di storia irpina, Edizioni L’Amico del terziario, Foggia 1982”).
Tutto a sostegno di Taurasia=Taurasi si è invece schierato D.Silvestri (D.Silvestri, Taurasia, Cisauna e il nome antico del Sannio, in “La Parola del Passato”, XXXIII, 1978, pp.172-180), ma con congetture del tutto filologiche.
Nel CIL (CIL, IX,1085) si legge:
M(arcus) Vergilius, C(aiae) l(ibertus), / Gallus, aug(ustalis) / quinq(uennalis).
Tradotto in: Marco Virgilio Gallo, liberto di Caia, augustale quinquennale. Il prenome della donna è generico e determina l’appartenenza di Gallo ad una donna della gens Virgilia.
Epigrafe che il Mommsen non vide di persona in quanto ricopiata dal Dressel, ma pubblicata invece dal Guarini che, avendola vista, la riportò nella forma corretta della “C” capovolta di “Caiae” e non di “Cai”.
Nel testo del 1656, Bellabona, scriveva che l’iscrizione era presso la chiesa parrocchiale di Taurasi. Errò il Lupoli dicendo che si trovava a Frigento messo all’indice dal Guarini. L’iscrizione si trovò sempre a Taurasi fino a quando non fu portata nei giardini del Museo Irpino orsono qualche lustro, catalogata col n.29.
Secondo il Di Fronzo il territorio di Taurasi, unitamente a quello di una ventina di comuni, per un totale di 700 chilometri quadrati, apparteneva all’antica Eclanum, da Volturara a Sant’Agata di Puglia (P.Di Fronzo, Breve storia delle Diocesi dell’Alta Irpinia, Lioni 1971). Idea ovviamente fantastica, in quanto sono almeno una decina le città romane in 700 chilometri.
Il territorio di Taurasi è sicuramente interessato alla dominazione Romana, per via del ponte che si trova presso la stazione ferroviaria, oggi chiamato Ponte Sant’Anna, a testimoniare la presenza di una strada romana che da Avellino porta verso Eclano (Avanzi di una costruzione rurale di età romana, ponte romano sul Calore e tratto di una via romana, in NS, XXVI, 1901, pag.333-336).
Recensioni
Non ci sono ancora recensioni.
Only logged in customers who have purchased this product may leave a review.