Editorial Review
Elementi aggiuntivi per una lettura dell’Onciario di Baiano
I catasti comunali, teoricamente, avrebbero dovuto servire alle amministrazioni locali per una equa e giusta tassazione. Era necessario per affermare questo principio, che il controllo a livello comunale, e della Sommaria fosse più deciso e serio sulle rivele (dichiarazioni personali ), affinché nessuno potesse sfuggire alle tasse: il ricco pagasse secondo i suoli reali possedimenti ed il povero non fosse sottoposto a tasse esorbitanti.
Le Università e i Baroni, e le istituzioni centrali spesso erano indebitate fino al collo, questo portò ad un aumento sconsiderato della pressione fiscale sulla popolazione. Durante il lungo periodo, che va dal 1742 al 1799, I comuni dovettero saldare i loro debiti contratti con i Baroni e con le altre istituzioni centrali.
Per il mantenimento delle Chiese vi erano oltre alle rendite e alle normali entrate (matrimoni, battesimi, funerali ecc.) anche le decime sacramentali, contributo dovuto da tutti i fedeli in ragione del 10% delle loro rendite, e del 5% per quelli che avevano proprietà in paese, ma risiedano abitualmente fuori
In caso di dichiarazione non veritiera e difettosa si incorreva nella pena di falso e denunciato, si prelevava una terza parte, del non dichiarato, a beneficio dell’Università e l’altra terza parte in beneficio del Regio fisco. Cosa che non sempre, era applicata.
L’Onciario nacque per evitare che i sudditi sfuggissero al pagamento dei tributi e per assicurare una maggiore giustizia contributiva fra i vari ceti, annullando la dannosa sperequazione, fonte di tanti dissidi, ordinò il Catasto Onciario: un tabulato, che era una specie di anagrafe tributaria. In esso venivano iscritti tutti i cittadini capi-famiglia con le loro proprietà mobili e immobili possedute, le professioni ed i mestieri esercitati, nonché l’indicazione delle rendite e pesi in once. Non erano soggetti a tassazione i padri con dodici figli, le ragazze nubili minori di diciotto anni, le vedove, e, secondo il concordato, erano tassati per la metà i beni appartenenti ai luoghi pii. Questo sistema sostituiva quello più antico dei fuochi o tassa focatica, imposta diretta personale che, veniva versata in misura uguale da ogni nucleo familiare, indipendentemente dal reddito e dal numero dei componenti.
Della commissione per la redazione del Catasto Onciario di Mugnano fecero parte il parroco, il medico e il notaio; i due assessori comunali eletti; il cancelliere notarile (segretario della commissione); il cancelliere notarile dell’Università comunale (compilatore).
Essi sono:
Don Cesare parroco Galasso deputato ecclesiastico
Dottor Michele Candela deputato
Notar Pietro Angelo Foglia deputato
Alessandro Fasuoli eletto
Giovanni Campanile eletto
Notar Andrea Ferrara Cancelliere assunto
Notar Angelo de Stefano ordinario cancelliere di detta Università di Baiano.XII.
L’Estratto Catasto Baiano [1763] oggetto di questo studio è inserto in un rogito notarile di un notaio che comincia con la classica sigla religiosa presente ad inizio atto notarili come di consuetudine: I.M.I.
La sigla sta per Jesus, Maria Joseph (Gesù, Maria, Giuseppe) e rappresenta una pia giaculatoria. L’invocazione è comunque quasi un ‘finalmente’ dopo svariati e inutili tentativi di comporre il catasto ordinato dal Re fin dal 1742, tanto che i compilatori rediggono il Catasto Onciario basandosi sulla precedente tassa delle decime, per ordine del Marchese di Castiglione, con ben 21 anni di ritardo, dopo il 1763.I
Non si sa se questa trascrizione notarile sia conforme al testo che non si trova, ma che sicuramente fu nell’Archivio della Regia Camera della Sommaria, Serie Catasti Onciari, Provincia di Terra di Lavoro, Distretto di Nola, col titolo di Terra di Baiano, Estratto Catasto Baiano [1763], ed è inserito a pag.618 del rogito conservato presso l’Archivio di Stato di Avellino.II
Il rogito comincia con queste parole: - Tassa decimale di questa Terra di Bajano regolata così col Catasto Generale dell’anno 1743, come ancora colla tassa catastale dell’anno 1763, con essersi eziandio intesi più volte, e discussi li possidenti dei loro fondi della suddetta Terra; dei passaggi, et alienazioni dei medesimi; e questo in esecuzione dei Sovrani comandi, et istruzioni dateci dall’Illustre Signor Sopraintendente, di detta decima, Marchese di Castiglione Don Pietro de Petriy Fraggianni, onde siamo venuti noi qui sotti deputati alla liquidazione dell’infrascritto Onciario.
Ha quindi inizio la stesura dell’Onciario del Comune di Baiano.II
Una Duchessa è principale capifamiglia, con cui ha inizio l’elenco in ordine alfabetico di nome e non di cognome, con il mestiere e il luogo di abitazione raramente aggiunto, oltre la composizione del nucleo familiare e i maggiori beni posseduti, con il relativo reddito imponibile espresso in once.
E’ l’eccellentissima Signora Duchessa di Tursi util padrone della suddetta Terra di Bajano per once dei beni burgensatici in questo tenimento (Qual partita essendosi discussa colla medesima si è esposto, che si ritrova fatta rivela nella Regia Camera, a cui si rimette). La duchessa fa una dichiarazione dei redditi pari a 921 once che non sono molte per l’epoca.III
Seguono, sempre in ordine alfabetico di nome, tutti i cpofamiglia residenti che rappresentano il ‘fuoco’, che cioè pagano la tassa sulla testa: ‘il fuocatico’.
Vi sono molte famiglie dai cognomi riconosciubili anche oggi, dai Bocciero a quella del notaio Angelo de Stefano, ai Lippiello. In questo caso non conosciamo il nome della persona, evidentemente perché i compilatori non lo ricordavano, e quindi assistiamo all’aggiunta del nomignono. Lippiello infatti è detto alias Rucco.
Ne suono tanti altri e fra i più comuni si annoverano quelli di: Cascelo, Martiniello, Incoronato, Montella, Montuori, Canonico, Lanziello, d’Acierno, Candela figlio del Dottor fisico, cioè del medico curante Don Giovanni Candela che possedeva la Massaria a Le Strade e molti altri beni che però, come egli stesso dice, cioè rivela a voce, dovrà dichiararli nel Catasto di Avella, a quei compilatori, perchè è in quel comune che rattrovasi incatastati. Un altro notaio famoso era notar Andrea Ferrara figlio di un magnifico, Tommaso, cioè di uno degli uomini in vista che avevano il titolo onorifico, magari per essere stato assessore o sindaco, come diversi altri ricchi che posseggono il titolo di ‘Don’.
Un Don era anche Angelo Picciocchi figlio del fu Notar Nicola o il dottor Alessandro Picciocchi figlio del fu Notar Annibale oppure il sacerdote Don Nicola Picchiocchi senior o il Dottor Don Alessandro Picciocchi, e fratelli Sacerdoti Don Giuseppe, e Don Nicola juniore con tutti gli eredi del Notar Annibale comune padre. Si intuisce che i Piciocchi eano una famiglia secolare di notai.
Seguono i Montano, del Tufo, i coloni Stefano Napolitano, Farina detto Faravolo, Sgambato, Mangino, Veterione, Tridenti detto Pallone, Vetrano, Coluccio fu Francesco detto Ceccarella, Jasseoli, Montella, Nappi, Ravotti, di Lisa detta Petrajola [di Pietrastornina?] deve rivelare in Avella il territorio Melito perché è lì che è incatastato, i Fiorillo, Vetrano detto Mazzo di Paglia, Tonacella, Montanile, Borzetti e molti altri, sempre in ordine alfabetico di nome.IV
I compilatori hanno preferito omettere la Rubrica delle vergini da marito, vergini in capillis, e quella delle vedove, inserendole direttamente nei capifamiglia come se fossero stati dei nuclei familiari.V
Segue poi la Rubrica de sacerdoti Cittadini, cioè dei preti residenti, che in questo Catasto viene chiamata Nota dei Reverendi Preti Secolari di questa Terra di Bajano per dei beni patrimoniali, ed extra patrimoniali =onciario=, tutti soggetti a peso di messa.VI
Ma è la Rubrica de Luoghi Pii Cittadini qui chiamata Luoghi Pii, ed ecclesiastici di detta Terra di Bajano tassati per intiero, che resta la più interessante per via dell’elenco delle chiese, delle cappelle e degli oratori esistenti. Essi sono:
1. La Venerabile Cappella del Santissimo Corpo di Cristo eretta dentro la Chiesa di Santa Croce che dichiara circa lo stesso numero di once (100) della Marchesa.
2. La Congregazione laicale eretta dentro la detta Chiesa di S.Croce, che è abbastanza povera.
3. La Congregazione delle Sorelle sotto il titolo del SS.Rosario eretta similmente in detta Chiesa e povera anch’essa.
4. Il Venerabile Monistero di Montevergine, e propriamente dell’Oreto che per causa di cenzo esige ogni anno docati 58 da Don Stefano Foglia per il territorio Starze, altri annui carlini 15 dagli eredi del Reverendo Don Nicola Picciocchi, ed altri annui carlini 15 dal Reverendo Don Marco Bocciero, dichiarando ben 200 once.
5. Il Venerabile Monistero di S.Spirito delle donne moniche della Città di Nola per oncie dei beni per il territorio Chiuppo che tiene in fitto Antonio Peluso che dichiara beni per 150 once.
6. La Venerabile Cappella, ossia Romitorio di Gesù e Maria, poverissima.X
Contrariamente a quanto si possa pensare, tutti i più agiati cittadini forestieri che possedevano beni in territorio del Comune di Baiano non erano di Avella, ma di Mugnano del Cardinale, all’epoca feudo dell’AGP, cioè della santa casa dell’Ospedale dell’Ave Grazia Plena, cioè dell’Annunziata di Napoli, che a suo tempo, fra l’altro, commissariò le sedi e i feudi dell’abbazia di Santa Sofia dei Benevento e di Montevergine.
Due soli bonatenenti sono di Monteforte, i fratelli Don Lorenzo e Don Vincenzo de Laurentiis, che dichiarano entrate baianesei, quasi quanto il Loreto di Montevergine (180 oce).
Quattordici forestieri sono anche del Casale Sirigano, fra cui quello stesso Comune e 25 sono di Avella: per metà del centro e per metà del quartiere chiamato Sperone, oggi comune a sè.
Seguono i forestieri bonatenenti di Afragola, ,a soprattutto di Mugnano, che sono ben 100, cioè poco meno di 1/3 di tutti gli abitanti di Baiano, ma primeggia anche il Magnifico Dottor Don Francesco Maria Magnotta e suoi eredi, cioè Gennaro Magnotta del Comune di Quadrelle, che dichiara 833 once.
Pochi altri sono di Nola.IX
Tantissimi sono gli ecclesiastici di Baiano residenti e nonr esidenti, possessori in loco e non possessori, come il convento di San Pietro a Cesarano di Mugnano, chiamato della Solitudine di San Pietro a Cesarano. Ad essi vanno aggiunte tutte le altre dichiarazioni, dei cittadini, come quelle dei forestieri, che danno una sola cifra, chiamata Collettiva generale della once.
E’ da questa sommatoria, una sorta di dichiarazione generale dei redditi di tutto il patrimonio presente nel territorio di Baiano, che è poi quella ufficiale dei redditi dichiarati allo stato.XI
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