22.PIETRASTORNINA IN ETA’ MODERNA (primo vol.): Emigranti, portieri e nutrici dei nobili di Napoli. Il paese del direttore de L’Unità di New York e dei Massa di Faenza riggiolari di Santa Chiara

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Copertina posteriore

PIETRASTORNINA IN ETA’ MODERNA – PRIMA PARTE

1.
I MASSA NELLA PIETRASTORNINA DEL 600

Da mastri riggiolari di via Faenzera a Santa Chiara

2.
LA BRUTTA FINE DEL 1799
COL MARCHESE FEDERICI DECAPITATO

Dal Palazzo sul Ponticello al patibolo di Napoli

3.
LA POVERTA’ DELL’OTTOCENTO
E LE NUTRICI CHE PARTIVANO PER NAPOLI

Da maestri d’arte a cittadini, portieri e nutrici

L’EMIGRAZIONE IN AMERICA
CON LE CANZONI DI ALFREDO

Dalle canzoni alla lotta socialista per Sacco e Vanzetti

5.
IL GIORNALISTA GINO BARDI
SPIA ANTIFASCISTA DELL’UNITA’ DI N.Y.

Dall’entourage di Coppola a direttore del L’Unità
Da spia antifascista all’esilio voluto da Donini e Togliatti

6.
L’ERA DI VINCENZO RIZZO
MEDICO E SINDACO DEL PAESE

Dallo sviluppo delle frazioni alla politica di Fiorentino Sullo

FONTI

Archivio di Stato di Avellino
Archivio di Stato di Benevento
Archivio di Stato di Napoli
Biblioteca Nazionale di Napoli – sezione manoscritti
Società Napoletana di Storia Patria

BIBLIOGRAFIA

Giuseppe Baraldi, Monsignore, Continuazione delle Memorie di Religione Morale e letteratura, Tomo III, Modena, dalla Reale Tipografia Eredi Soliani, 1834.
Vincenzo Cuoco, Saggio storico sulla Rivoluzione di Napoli, II Edizione, Napoli 1806.
Keppel Richard Craven, Excursions in the Abruzzi and Northern Provinces of Naples, 2 volumi, Londra, 1837.).
Memoirs of Baron Thiébault (transl. by A.J. Butler), London, 1896. La caduta di Luigia Pallavicini nelle memorie di Thiebault.: in: https://en.wikipedia.org. Cfr. Ducharme, Diane J., Guide to the Lady Mary Hamilton Papers”. Yale University Library. Yale University. 2010.
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Virgilio Iandiorio, Durazzano, ABE Napoli 2021.
Virgilio Iandiorio, Compagni d’America, ABE Napoli 2021.
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http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/gilda-mignonette-griselda-andreatini
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Gianni Lannes, da: http://sulatestagiannilannes. blogspot.com /2013/07/sacco-e-vanzetti-assassinati-dagli.html
Bartolomeo Vanzetti al figlio di Sacco, Dante – 1927.
Nicola Sacco, al figlio, Dante – 1927.
Sergio Delli Carri, blog elettronico su internet.
Antonio Sciotti, Le dive dalla vita spezzata, ABE Napoli 2023.
A.Bascetta, BPAV, Elettori del 1889, Camera di Commercio, Avellino.
Gerald Meyer, L’Unità del Popolo: The Voice of Italian American Communism, 1939-1951, 2 ottobre 2009, da: The Italian American Review (primavera-estate 2001), pagg.121-156, in: http://www.politicalaffairs.net/l-unit-del-popolo-the-voice-of-italian-american-communism-1939-1951.
Brendan Hennessey, articolo Resisting Discrimination and Anti-Semitism on the Culture Page of L’Unità del Popolo, 1939-1941, pubblicsato sulla rivista Italian American Review, vol. 4, n.1, winter 2014, pag.2 e segg. Cfr. https://calandrainstitute.org/wp-content/uploads/2018/05/IAR_4.1_text.pdf
«Prior to the increase in population in Harlem, the largest concentration of Italians in New York City was in the Lower East Side, the Mulberry District (Pozzetta 1981)». «As Meyer points out: “The 1930 census showed the remarkable homogeneity of Italian Harlem, 81 percent of its population consisted of either first- or second-generation Italian Americans. (This was somewhat less than the concentration of Italian Americans in the Lower East Side’s Little Italy—88 percent; but Italian Harlem’s total population was three times that of Little Italy)” (Meyer, “Italian Harlem”)». V. Brendan Hennessey, nel suo articolo Resisting Discrimination and Anti-Semitism on the Culture Page of L’Unità del Popolo, 1939-1941, pubblicsato sulla rivista Italian American Review, vol. 4, n.1, winter 2014, pag.2 e segg. Cfr. https://calandrainstitute.org/wp-content/uploads/2018/05/IAR_4.1_text.pdf
L’Unità del Popolo, “Il Nostro Romanzo D’Appendice” 1941, 1. V. Brendan Hennessey, nel suo articolo Resisting Discrimination and Anti-Semitism on the Culture Page of L’Unità del Popolo, 1939-1941, pubblicsato sulla rivista Italian American Review, vol. 4, n.1, winter 2014, pag.2 e segg. Cfr. https://calandrainstitute.org/wp-content/uploads/2018/05/IAR_4.1_text.pdf.
«In the New York Times, June 25, 1937, Mussolini stated: “I authorize you to state and to inform the Jews of America, as soon as you have returned to New York, that their preoccupation about the situation of their racial and religious brethren living in Italy can be nothing other than the fruit of malicious informers” (Sarfatti 2006, 120)». V. Brendan Hennessey, nel suo articolo Resisting Discrimination and Anti-Semitism on the Culture Page of L’Unità del Popolo, 1939-1941, pubblicsato sulla rivista Italian American Review, vol. 4, n.1, winter 2014, pag.2 e segg. Cfr. https://calandrainstitute.org/wp-content/uploads/2018/05/IAR_4.1_text.pdf
Gerald Meyer, L’Unità del Popolo: The Voice of Italian American Communism, 1939-1951, 2 ottobre 2009, da: The Italian American Review (primavera-estate 2001), pagg.121-156, in: http://www.politicalaffairs.net/l-unit-del-popolo-the-voice-of-italian-american-communism-1939-1951.
«In his preface to the Italian version of Are We Aryans?(Siamo Ariani?), Louis Candela opened with a direct assault on theories of a “great race”: “Le dottrine razziste che oggi vengono propagate dal nazismo e dal fascismo sono barbare e criminali. Invece di unire i popoli, li dividono con odio bestiale. Le persecuzioni sadistiche, crudeli, e inumane degli ebrei in Germania sono delle azioni selvaggie giustificate dalle infame ‘teorie’ razzisti” (Bardi 1939b, 5). (The racist doctrines that are today propagated by Nazism and Fascism are barbarous and criminal. Instead of uniting the people, they divide them with a bestial hatred. The sadistic, cruel, and inhuman persecutions of the Jews in Germany are savage actions that are justified by infamous racial “theories”) (editor’s translation)». V. Brendan Hennessey, nel suo articolo Resisting Discrimination and Anti-Semitism on the Culture Page of L’Unità del Popolo, 1939-1941, pubblicsato sulla rivista Italian American Review, vol. 4, n.1, winter 2014, pag.2 e segg. Cfr. https://calandrainstitute.org/wp-content/uploads/2018/05/IAR_4.1_text.pdf.
Brendan Hennessey, articolo Resisting Discrimination and Anti-Semitism on the Culture Page of L’Unità del Popolo, 1939-1941, pubblicsato sulla rivista Italian American Review, vol. 4, n.1, winter 2014, pag.2 e segg. Cfr. https://calandrainstitute.org/wp-content/uploads/2018/05/IAR_4.1_text.pdf.
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Antonio Sciotti, Almanacco della Canzone Napoletana, ABE Napoli, 2020.
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Valentina Venturini, Raffaele Viviani: la compagnia, Napoli e l’Europa, Roma, Bulzoni, 2008
Erminio Scalera, Dal Fiorentini all’Eldorado, Napoli, Fiorentini Editore, 1971
Domenico Rea, Il re e il lustrascarpe, Milano, Mondadori, 1961
Paolo Sommaiolo, Il Café-Chantant, Napoli, Tempo Lungo Edizioni, 1998.
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Gerald Meyer, L’Unità del Popolo: The Voice of Italian American Communism, 1939-1951, 2 ottobre 2009, da: The Italian American Review (primavera-estate 2001), pagg.121-156, in: http://www.politicalaffairs.net/l-unit-del-popolo-the-voice-of-italian-american-communism-1939-1951.
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Bardi Gino, Siamo Ariani? New York: Italian Section, International Workers Order, 1939.
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Description

L’ABATE PONTIFICIO DI S.MARIA DE JUSO
LA PRIMA NOVITA’ DI QUESTA PRIMA PARTE SU PIETRASTORNINA

A pagina 7 dell’Inventario antico redatto dall’Abate Massa della Chiesa di S.Maria de Juso di Pietrastornina viene ricordato che l’Università comune aveva già redatto un Catasto ad opera di Pietro Antonio Fusci all’anno circa 1630 in 1650, di cui non si hanno altre notizie, se non un estratto notarile relativo ai beni acquistati da Antonio de Fusco dal Notar Giovanni Ricci fra la Via Pubblica da Sotto e Via Publica da Sopra, forse presso L’Arco, in Loco Rosola. In esso compaiono altri luoghi antichi come Monticello e la Selva di Calze donata alla Cappella del SS.Rosario e perciò chiamata Selva del Rosario. Altrove, a pagina 10, è detto che la vendita era descritta al foglio 70, nel Catasto dell’Università fu formato (come si crede) dal fu Pietro Antonio Fusco.
Seguono: Campo d’Antona, Cerrito, Lo jardino, Carpenito, e quello di Giovanni battista de Alesandro in Loco Vecelleto seu Carbona ò Vesceglito concesso anticamente à Don Pietro Sasso e poi ad Achille Riccio. Gli Onciari si presentano come dei grossi volumi divisi in sezioni, fra atti preliminari e rivele. Nel 1749, a Catasto compilato, Pietrastornina ha cambiato volto. Si è adeguata al rinnovamento avuto con l’aumento delle libere proprietà che hanno permesso il nascere del ceto civile in tutto il Regno di Napoli. Niente più pagamenti a destra e a manca per i capifamiglia, ma solo tre tasse statali che si imposero più di ogni altra, da versare nelle casse del Regno: quelle sopra le teste dei suoi cittadini ed habitanti, loro beni stabili, animali ed industrie. In effetti si trattava del solo testatico, aumentato dell’imposta sui beni posseduti e dell’imposta sul reddito prodotto dai figli maschi lavoratori. L’Università è mandata in tassa per tot fuochi. Questo sistema aveva evitato la forte evasione, specie di quei forestieri che dichiaravano di non abitare nè in un posto e nè nell’altro, e degli ecclesiastici bonatenenti, mai tassati fino ad allora, pur incamerando i censi (provenienti da terre e case affidate in enfiteusi), benefici e beni delle parrocchie. Pesi fiscali, questi, che nell’Onciario vengono scalati dalle tasse, sebbene ad agevolarsene, oltre i minorenni, esentati di diritto, furono i non-lavoratori: i troppo-poveri e i troppo-benestanti; i primi dovettero dichiararsi mendicanti; i ricchi, vivendo del proprio (se ne guardarono bene dall’investire il capitale, come nello spirito della legge), finirono per accomulare solo ducati e per esercitare come professione l’essere “possidente”.
Nel II Inventario parrocchiale di S.Maria de Juso, si dice che possiede: sei candelieri di legno dorati e due tovaglie vecchie in france per l’altare, un altare portabile, una cappottella del SS.Sacramento fatta dal fu Abate Agostino Massa, sei fior di giarre dello stesso Abate, due mesali, un calice d’altare d’oro con patena, cinque corporali e palle, dieci purificatori, due veli neri, tre bianchi, uno rosso e uno verde, due angeli di legname sprannati d’oro per l’altare maggiore, due camcii et cusali, una pianeta fatta sempre dall’Abate, altre pianete vecchie, una croce d’argento all’antea, un crocifisso di legname, due quadri, con S.Lorenzo et un altro di S.Giuseppe, una lampa d’argento fatta dal Signor Barone, due parati, due lemmi, tre basetti di stagno per gli olii sacri, un altro per gli infermi, un altro per il battesimo, tre pissidi d’argento, una corsa per portare il SS.Sacramento. In quell’anno, 1592, il barone era ancora Ugone Pagano possessore del Bosco del padre, Cesare Pagano sito in S.Felice, molto vicino a Roccabascerana, i cui abitanti possiedono i terreni.
Un libello-platea inserito nel II Inventario è chiamato Quinternio di S.Maria de Juso fatto dall’olim Abbate per… al presente Abate di detta Cheisa Agostino Massa nell’anno del Signore 1634 il 30 di marzo.
L’abate di S.Maria, soggetto all’arcidiocesi di Benevento, aveva soppiantato quello di S.Marco Eca, soggetto alla mensa pontificia di S.Martino dei Sellitti, alle dirette dipendenze del Vaticano. Caduta l’abbazia il titolo era stato poi trasferito nella Chiesa Madre (foto parrocchia) insieme alla Collegiale che sovrintendeva sui 36 casali del Principato di Pietrastornina della Casata Lottiero D’Aquino.
Fatto è che i Massa vissero a Pietrastornina e poi a Napoli, dove ormai lavoravano a tempo pieno.
Donato Massa, negli ultimi anni, è il pietrastorninese più famoso nel mondo. Lo svela uno studio pubblicato da Scientific Data, realizzato dalle università francesi della Sorbona e Sciences Po, della Columbia e dell’università di New York, di cui si è nutrito il geografo finlandese Topi Tjukanov, esperto designer, che ha realizzato una mappa interattiva.
In essa si mostra la persona più famosa nata in ogni comune d’Italia, e del mondo, ispirandosi al sito The Pudding, che aveva già realizzato una mappa sugli Stati Uniti che considerava le persone più citate su Wikipedia in base al luogo di nascita. La classifica riguarda celebrità in diversi campi, dallo sport alla cultura e per finire alla politica.
Per S.Angelo a Scala, ovviamente è Papa Paolo IV che tutti i ben informati, sulla scia dei nostri studi, portano nato a S.Angelo a Scala e non a Capriglia, perché così dice il cronista e storico Panvinio, contemporaneo del papa.
Ma di Pietrastornina è solo lui, Donato Massa, il mastro di S.Chiara, nato di madre Minucci nel 1678, vivrà a Napoli fino al 1747, anno della morte. Restò tutto questi tempo, fin dal 1684, anno del tesferimento a casa del fratello Giuseppe, già sistematosi nella capitale e anch’egli ceramista col terzo fratello, Gaetano. Furono tutti “mastri riggiolari” di quella ormai conosciuta come scuola napoletana di ceramica, fattasi indipendente dalla maiolica abruzzese, e cresciuta intorno alla figura di Donato.

Dettagli

EAN

9788872970416

ISBN

8872970415

Pagine

112

Autore

Bascetta

Recensioni

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Editorial Review

Un paese dalle radici profonde

 

 

Dopo aver celebrato le figure del professor Francesco Urciuolo e del dottor Vincenzo Rizzo, ABE continua su questa scia per dare seguito agli studi sul paese del 1900, che tanto successo ha riscosso, degli uomini illustri del passato remoto e dei personaggi che ci hanno lasciato a cavallo dell’ultimo secolo, compreso il compianto ultracentenario professor Biagio Antonelli, seguito all’illustre Aldo Antonelli dell’Istituto Napoletano di Storia Patria, di cui già avemmo modo di apprezzare qualità e onestà intellettuale, nella presentazione del primo volume su Pietrastornina, che vide la luce nell’ormai lontano 1988.
Faranno seguito testo più specifici che tratteranno degli uomini illustri, dal «mastro riggiolaro» del Settecento Napoletano, Donato Massa, al generale Francesco Federici, martire del 1799; fino ad arrivare ai primi editori, Gino Bardi Bascetta, direttore del giornale «L’Unità di New York», e Alfredo Bascetta, artista e spia socialista del movimento sindacale nato spontaneamente fra gli emigranti che si schierarono in favore di Sacco e Vanzetti per contrasti con la polizia.
Non per questo li abbiamo trascurati. Scrive il preside Virgilio Iandiorio che «la parola “assimilazione” nel nostro comune sentire viene il più delle volte riferita alla trasformazione degli alimenti in sostanze nutrienti. Si porta, infatti, il bambino dal pediatra “perché –si dice- non assimila quello che mangia”; ma si fa uso del termine anche a scuola, quando il professore spiega allo studente perplesso che le deficienze nelle materie derivano da “scarsa assimilazione”. Che cosa succede, però, in termini squisitamente sociali e culturali ad uno che, per i motivi più diversi, lascia la propria casa, la sua città per trasferirsi in un altro paese con lingua, abitudini, religione, ecc., diversi? Anche il suo sarà un caso di assimilazione? Si sa che le notizie sulla vita dei nostri primi emigranti in USA, non sempre sono certe, anche per il fatto che la stragrande maggioranza di essi era analfabeta e non sempre la memoria da sola aiuta a ricostruire date ufficiali. L’acquisizione di una nuova lingua crea la differenza con quella materna, ma la differenza può essere colmata dall’amore per la nuova e per l’antica. Per noi, che viviamo in Patria, gli emigrati italo-americani che si distinguono nei diversi campi del sapere e delle libere attività diventano una bandiera da sventolare e da esibire con orgoglio. Quasi che la pura e semplice appartenenza allo stesso luogo, o la derivazione da esso, sia di per sé un valore, anzi il “valore”. Ma sappiamo poco di come gli italo-americani si “vedono”, cosa pensano di noi che restiamo al di qua dell’oceano, attaccati alla terra dei padri».
E’ importante quindi comprendere lo stato d’animo, la riflessione culturale di tanti intellettuali statunitensi di origine italiana, la loro condizione di americani. Come è importante correggere, se ci riusciamo, i nostri probabili errori di prospettiva nel valutare fenomeni complessi, quale la condizione degli italo-americani, con il metro del legame affettivo e sentimentale con la terra da cui sono partiti essi stessi o i loro antenati.
Il programma editoriale dell’ABE sul tema delle “migrazioni” nella Campania e nel Mezzogiorno è quanto mai impegnativo: biografie di artisti e uomini di cultura di origine italiana, che si sono distinti nelle arti e nelle scienze negli Stati Uniti. Ma è con essi che scopriremo e comprenderemo molte più cose.
In altro testo della nostra casa editrice il lettore troverà la storia antica del paese oppure racconti popolari, detti, proverbi, usi e costumi dalla viva voce dei contadini e dei pensionati degli anni Ottanta del secolo scorso, dei quali si conservano gelosamente i nastri dalla casa editrice.
Negli ultimi tempi, inoltre, sono sopraggiunti negli Archivi di Stato i documenti dell’Ottocento che riguardano il ripopolamento dei casali del paese da parte di famiglie di mezzadri provenienti dall’area beneventana di Ceppaloni.
Questi ceppi furono accolti dai Ricci-Rizzi, che già popolavano Pietrastornina, come risulta dalla nutrita raccolta documentale di tutti gli atti di concessione dei terreni fatti ai nuovi coloni fra Pascone, Ciulli, Luciani, Cappella, Starza, con la rinascita delle frazioni dedite alla coltivazione della vite e del grano, lungo il corso della Valle dei Tronti, che collega il torrente San Martino con il fiume Sabato e divide Pietrastornina da Arpaise.
Fino ad allora il grano veniva importato quasi del tutto dai paesi della Baronia di Flumeri, per la precisione dall’area di Savignano, Greci e Ariano di Puglia, dove ci si recava a caricare i sacchi sui traini per trasportarli in paese e procedere alla molitura. Dall’Ottocento, insomma, benché incalzasse l’emigrazione in America, vi fu una discreta coltivazione dei campi; essa ebbe epicentro lavorativo nel Casino di campagna, quello che ancora oggi si incontra dopo il Casale Forti. Ma l’anima dei casali restava la via dei mulini, quelli nati lungo il corso d’acqua di Via Rano, che ricongiungeva il borgo a Furmo, Ragucci e Ciardelli.
L’Autore