12. STORIA DEL FESTIVAL DI PIEDIGROTTA: 1890 – 2010

In offerta!

39,00 36,00


PIEDIGROTTA PRIMA DEL SALONE MARGHERITA

Nel 1890, quando ancora devono sorgere il Salone Margherita, l’Eldorado e il Circo delle Varietà, ossia quei luoghi in cui la canzone napoletana diventa internazionale, nasce il primo concorso di canzoni esclusivamente napoletane, apripista dell’epoca d’oro della canzone partenopea e che anticipa il glorioso periodo delle audizioni di Piedigrotta.
La manifestazione, come afferma un articolo di recensione del quotidiano Il Roma, è alla seconda edizione. Lo stesso giornale specifica che avendo avuto un notevole successo nel 1889, Mimì (Diego) Aguglia, il direttore del concorso e proprietario dello Stabilimento Balneare del Chiatamone, ne ha organizzato subito una seconda edizione di proporzioni maggiori.
É la prima volta, quindi, che una gara canora di canzoni popolari si sdogana in maniera definitiva dai carri della festa di Piedigrotta, anche se viene scelto, per il suo svolgimento, lo stesso periodo, ossia il mese di settembre. Nel 1889, però, il concorso è stato una semplice carrellata di canzoni napoletane, mentre questa volta si tiene quella che storicamente è inquadrata come prima gara canora di canzoni partenopee.
Nell’articolo del bando di concorso viene specificato che è prevista una gara di canzoni popolari e che quella che viene selezionata come la migliore vince un premio di 200 lire in oro, una bella somma di denaro che spinge autori di una certa notorietà a presentare una propria composizione. È importante notare che il concorso a premi è indirizzato esclusivamente a canzoni dialettali, stimolando, in questo modo, un settore che, anche se abbastanza fertile, è stato per anni soffocato o, comunque, tenuto a bada.
Sempre nel bando sono specificati i termini di presentazione, che vanno dal 1° luglio al 7 settembre del 1890. L’esecuzione della canzone vincitrice avviene con l’accompagnamento dell’orchestrina stabile dello Stabilimento Balneare del Chiatamone diretta dal maestro Pascale e viene premiata il giorno 14 settembre.
Il premio di 200 lire viene assegnato alla miglior canzone, sia che questa sia stata scritta e musicata dallo stesso autore, sia che ci siano più autori. Nella seconda ipotesi, viene specificato che la divisione del premio avviene esclusivamente per accordi personali tra gli autori, senza alcun intervento della commissione che ne rimane totalmente estranea. Viene annunciato, inoltre, che la commissione giudicatrice è formata da critici d’arte e da un rappresentante di tutti i principali giornali di Napoli. I membri della commissione esaminatrice eleggono un presidente ed un segretario che provvedono a redigere un proprio regolamento interno con criteri e regole da approvare all’unanimità.
Il ruolo della commissione è di assistere, tra il 7 e il 14 settembre, all’esecuzione di tutte le canzoni in gara e, a maggioranza di voto, stabilire un verdetto finale da comunicare alla direzione generale.
Infine, la gara canora è libera e aperta sia a professionisti che dilettanti; questi dovranno depositare presso la direzione generale tutte le parti d’orchestra almeno otto giorni prima della sua esecuzione. Il termine di otto giorni è stabilito per dare la possibilità alla commissione esaminatrice di riunirsi per l’ascolto e per fare eseguire almeno una prova, prima dell’esecuzione della canzone, ai professori d’orchestra.
Nel bando non viene segnalato se ci sia o meno un costo di partecipazione, anche se è precisato che le spese per le parti d’orchestra, da consegnare alla direzione, sono a carico dei concorrenti. Una ulteriore spesa a carico dei concorrenti è sostenuta per la scelta del cantante nel caso sia diverso da quello ingaggiato dalla direzione generale.
Il bando di concorso della più bella canzone popolare viene pubblicato sul quotidiano Corriere di Napoli di giovedì 17 luglio 1890, nell’articolo di Gibus intitolato Bagni e Canzoni Popolari:
1) Dal premiato Stabilimento balneare del Chiatamone sarà conferito un premio di duecento lire in oro, alla migliore canzone popolare che sarà eseguita nello Stabilimento balneare del Chiatamone, in Napoli, dal 1° luglio al 7 settembre del corrente anno 1890.
2) L’orchestrina dello Stabilimento eseguirà gratuitamente, ma i cantanti e le parti strumentali dovranno essere forniti a cura e spese de’ concorrenti.
3) Il premio sarà aggiudicato da una Commissione costituita da critici d’arte o da un rappresentante di tutt’i principali giornali della città, l’amministrazione dello Stabilimento restando assolutamente estranea all’opera ed al giudizio di tale Commissione.
4) La Commissione assisterà alla esecuzione di tutte le canzoni che si dichiarano in concorso, ed a maggioranza di voti emetterà il suo giudizio nel periodo dal 7 al 14 settembre prossimo, avvertendo la direzione dello Stabilimento.
5) Le lire duecento saranno consegnate al vincitore, solennemente, il 14 settembre nella sala dello Stabilimento.
6) Il premio sarà conferito alla canzone, sia che musica e poesia sieno dello stesso autore, sia che diversi sieno gli scrittori. In questo secondo caso, la divisione fra gli autori avverrà per accordi esclusivamente fra essi, a’ quali la Commissione rimarrà totalmente estranea.
7) La Commissione si costituirà eleggendo nel proprio seno un Presidente ed un segretario, e stabilendo quelle norme regolamentari che crederà utili.
8) Per ciascuna canzone i concorrenti dovranno avvertire la Direzione dello Stabilimento almeno 8 giorni prima della esecuzione, perché la Commissione esaminatrice possa essere prevenuta e le parti strumentali distribuite in tempo per una prova.
9) Il concorso è libero ed aperto per tutti: basta dichiarare di volervi prender parte, depositando le parti strumentali presso la Direzione ed indicando per iscritto il giorno della esecuzione.
Anche sul quotidiano Il Pungolo viene pubblicato il bando di concorso, e il giornalista esprime tutta la sua meraviglia per la scelta fatta da Mimì Aguglia di riservare la partecipazione alle sole canzoni popolari e suppone che la scelta è motivata dal fatto che questo genere di canzonette è seguitissimo sia dal popolo che dall’aristocrazia. Anche qui vengono elencate le nove condizioni, specificando ulteriormente che l’esecuzione dell’orchestrina dello stabilimento è gratuita, mentre i cantanti e le parti orchestrali sono a scelta e a spese dei concorrenti.
Il compito della commissione di lettura non si esaurisce con la selezione delle 13 canzoni che dovranno partecipare alla gara canora tra le oltre 50 presentate in redazione. Infatti, anche la votazione finale per decretare la classifica e la canzone vincente è nelle mani della commissione la cui decisione è definitiva e irremovibile.
Il quotidiano Corriere di Napoli di mercoledì 3 settembre 1890, nell’articolo di Gibus intitolato Al Chiatamone, scrive:
“Ricordiamo che il concorso bandito per la migliore canzone popolare da eseguirsi nello stabilimento del Chiatamone, si chiude sabato sera, e quindi tutti coloro che ancora non hanno portato i loro manoscritti devono affrettarsi a farlo. E questo lo diciamo volentieri perché è bene che i giovani ci provino, ricordano che non è indispensabile che la canzone debba ad ogni costo trattare di acqua ferrata, Chiatamone, ecc., ed invece l’argomento può essere qualunque si voglia. Domenica 7, avrà luogo la gara pubblica, con ingresso libero a tutti dalle 11 a.m. alle 2. Fra le canzoni presentate ve ne ha delle graziosissime di Siragusa, di Garzia, di D’Amico, ecc. Fra gli esecutori G. Gaudiosi, d’Amore ed altri”.
Tra le nuove e ultime regole stabilite dalla commissione, a quelle del bando di concorso viene aggiunta quella del divieto assoluto dei bis delle canzoni (concesso in seconda serata solo alle canzoni premiate).
Il concorso organizzato da Mimì Aguglia si tiene in due serate (prima serata eliminatoria e seconda serata finale) domenica 7 e lunedì 8 settembre 1890 nell’elegante sala d’aspetto dello Stabilimento dei Bagni al Chiatamone.
Essendo un luogo balneare, l’esecuzione dei brani selezionati avviene dalle ore 10.30 (poi spostato alle ore 11.00) del mattino e fino al termine.
Nella prima serata sono eseguite tutte le canzoni in programma, dopodiché la commissione decide per le canzoni classificate ai primi tre posti. La definitiva premiazione si tiene al termine della seconda serata, dopo l’esecuzione di tutti i 13 brani. Dopo la proclamazione del verdetto e classifica finale, sono ripetute le canzoni vincitrici classificate ai primi tre posti e, solo in quest’occasione, è concesso il bis.
Prima del debutto festivaliero, sono pubblicati i primi titoli delle canzoni con i relativi autori e la stampa dichiara che, per la notorietà degli stessi, l’aspettativa è altissima.
La gara inizia nella sala del Metropole alle ore 11, e già un’ora prima dell’inizio, lo stabilimento registra il tutto esaurito.
Le 13 canzoni in gara sono: ‘A castagnara di Michele Rossi e Alberto De Cristofaro, A lo Fiatamone di P. Scura e Gemmino Raiola, ‘E sbagliato ‘o palazzo di Ludovico Vivenzio e Giuseppe De Gregorio, ‘A spicajola di L. Torlonia (Giovanni De Meglio) e D. De Lancellotti (Gennaro Gaudiosi), ‘A stiratrice di Ferdinando Russo e Antonio Siragusa, A tuono ‘e museca di Giovanni Capurro e Giuseppe De Martino, Adelì lasso ‘o ì! di Antonio Landi e Antonio Siragusa, Cocòla (Sicuro ritieni!) di Girolamo Gaudiosi e Carlo Fanti, ‘E cerine di Aniello Costagliola e Emilio Zito, ‘O fonografo di Vincenzo Stoppelli e Michele Ciociano, Parla chiaro di D. Fossa e E. Damasco, Pecchè? di Cesare Torelli e Gaetano Scognamiglio, Va te refresca di Giovanni Capurro e G. Amich.
Formano il cast: Eduardo Sottolana, Girolamo Gaudiosi, Oscar Cetrangolo, Ettore Caliendo, Giuseppina Savoia, D’Amico, Ermelinda Scarano, Marietta Gaudiosi, Angelo Giannelli, Annina Pelella.
Il programma prevede le seguenti esecuzioni: ‘A castagnara (Ettore Caliendo), A lo Fiatamone (Ermelinda Scarano), ‘E sbagliato ‘o palazzo (Marietta Gaudiosi), ‘A spicajola (Angelo Giannelli), ‘A stiratrice (Eduardo Sottolana), A tuono ‘e museca (Marietta Gaudiosi), Adelì lasso ‘o ì! (Girolamo Gaudiosi), Cocòla (Sicuro ritieni!) (Girolamo Gaudiosi), ‘E cerine (Oscar Cetrangolo), ‘O fonografo (Ermelinda Scarano), Parla chiaro (Giuseppina Savoia), Pecchè? (Annina Pelella), Va te refresca (D’Amico).
Tutti gli artisti sono accompagnati dall’orchestra diretta da Pascale.
Alla vigilia del festival, la stampa dedica molti articoli alla gara canora, entusiasta che le canzoni sono in gara tra loro in un unico concorso e in un ambiente teatrale, e non eseguite, come da consuetudine, sui carri carnevaleschi, sotto i balconi delle redazioni giornalistiche o nei vari caffè e birrerie.
Il quotidiano Il Piccolo di sabato 6 settembre 1890, nell’articolo intitolato Le Canzoni, scrive:
“…In questo, come negli altri anni, si cantano le canzoni alla Villa, alla birreria Dreher, nella Galleria Principe di Napoli, in piazza Plebiscito, ma la vera gara sarà in campo chiuso, nel recinto così noto e tanto simpatico ai napoletani, dello stabilimento balneare al Chiatamone, dell’egregio prof. Aguglia. La direzione di questo elegante stabilimento ha voluto sottrarre alle dimostrazioni di piazza un certo numero di poeti e musicisti…”.
La gara inizia con l’esecuzione della canzone ‘A castagnara cantata da Ettore Caliendo, il posteggiatore dalla voce tenorile, leader della Birreria Monaco, accompagnato da un nutrito coro di suoi colleghi. L’esecuzione della prima canzone è di buon auspicio perché piace moltissimo e il pubblico ne richiede subito il bis, nonostante conosca la regola del divieto.
Piace meno, invece, la seconda canzone in scaletta, Cocòla, non tanto per il testo quanto per il suo esecutore, il popolare comico Girolamo Gaudiosi (anche autore di testi teatrali e di canzoni), definito dalla stampa una via di mezza tra un sotto-Scarpetta e un Paulus.
Il trionfo arriva con l’esecuzione del terzo brano in programma: ‘A stiratrice. La stampa scrive che il successo della canzone è attribuibile, quasi per intero, al baritono Eduardo Sottolana, grande beniamino del pubblico, che quando interpreta canzoni popolari propone una verve personalissima, caratterizzata da un modo particolare di sottolineare la frase che dà l’accessit alle più bizzarre e birichine canzoni.
La gara termina con Oscar Cetrangolo che interpreta ‘E cerine. Il cantante, simpaticamente, tra una strofa e l’altra, colora la sua esibizione lanciando scatole di cerini al pubblico.
Il quotidiano Il Piccolo di domenica 7 settembre 1890, nell’articolo intitolato Le Canzoni, scrive:
“Stamane, dunque, nell’elegante stabilimento di bagni al Chiatamone sono state eseguite parecchie canzoni, per la nota gara con premio; e, anche in questa occasione artistica, quel furbacchione del comm. Aguglia ha voluto dare prova della bontà del suo stabilimento offrendo al pubblico un magnifico – magnifico, così per dire – bagno russo. Era tanta la folla, che non sarebbe fuori proposito di accennare al non mai abbastanza citato chicco di miglio; ma era invece fuori proposito quell’”hammam” subìto in onore delle canzoni. Del resto, chi si contenta gode, e certo sono state tre ore allegre quelle impiegate per l’udizione di graziose canzoni napoletane, parecchie delle quali cantate con simpatica comicità dai signori Gaudiosi e Savoia…”.
Ascoltate tutte le canzoni, la commissione si ritira per la proclamazione della canzone vincitrice. Al termine dello spoglio dei voti, fa sapere che almeno quattro canzoni sono di ottimo livello e che, per la scelta finale, è necessario un secondo ascolto.
Aggiunge che è necessario ripetere le esecuzioni di certe canzoni in forma privata, perché alcuni componenti della giuria, tra cui pure Pasquale Russo-Galeota, il direttore del periodico L’Occhialetto, sono arrivati tardi e, per questo motivo, non hanno assegnato alcun giudizio alle prime canzoni eseguite.
Al termine della privata esecuzione, la commissione torna a votare, dopodiché, il giorno successivo rende pubblica la votazione che comporta la qualificazione in finale di quattro canzoni che andranno a concorrere per il premio messo a disposizione: ‘A castagnara, Adelì lasso ‘o i’, ‘A stiratrice, ‘E cerine. Tutte le altre, che saranno comunque ripetute, sono considerate classificate, pari merito, al quinto posto.
Alla stampa piace molto la proposta di nuove canzoni napoletane tramite una gara canora ed esprime tutto il suo compiacimento per questa nuova idea di presentazione di composizioni piedigrottesche.
Il quotidiano Corriere di Napoli di lunedì 8 settembre 1890, nell’articolo di Gibus intitolato La gara delle canzoni, scrive:
“…Io non posso qui esprimere i miei criterii e il mio giudizio; sono, o signori, anch’io dell’areopago dei pubblicisti della giuria e la delicatezza e l’accordo preso tra i miei amici e colleghi mi vietano di parlare. Trovo questo pensiero della gara – e altre volte mi par d’averlo detto – cosa assai simpatica e geniale ed oso sperare che si ripeta negli anni venturi, con qualche modificazione, specie nel criterio dell’accettazione della musica che concorre al premio…”.
Nel frattempo, la canzone ‘A stiratrice, dopo alcune lamentele della stampa, perde due autori per strada, ossia Carlo Fanti e Sebastiano Garzia che inizialmente comparivano insieme ad Antonio Siragusa fra i compositori della musica.
Domenica 14 settembre 1890, ovvero il giorno della finale, nella sala del Metropole degli Stabilimenti del Chiatamone si tiene inizialmente una matinèe musicale, durante la quale sono suonate da un’orchestrina di dieci professori delle sinfonie del maestro Alberto De Cristofaro che dirige l’orchestrina e partecipa al violoncello.
Al termine di questa parentesi introduttiva, inizia la serata finale del Festival di Piedigrotta Aguglia per la premiazione delle canzoni classificate ai primi tre posti.
La eco del successo della prima serata festivaliera, porta nella sala del Metropole il doppio del pubblico accorso la settimana precedente.
La stampa precisa che l’affollamento è dovuto soprattutto alla presenza di giovanissimi, a dimostrazione che qualsiasi festival, fin dalle sue origini, ha sempre affascinato un pubblico abbastanza adolescenziale.
Alla fine dell’ultima esecuzione canora, la giuria proclama le canzoni vincitrici privilegiando il criterio dell’originalità sia dei versi che della musica dei lavori.
La decisione finale della commissione modifica il premio in denaro: invece di assegnare la somma di £ 200 ad una sola canzone, divide il premio in £ 100 alla prima classificata e due premi di £ 50 alla seconda e terza classificata.
La classifica finale è la seguente: primo premio per ‘A stiratrice; secondo premio per ‘E cerine; terzo premio per ‘A castagnara. Soltanto una menzione d’onore per Adelì lasso ‘o i’! che si classifica al quarto posto.
Abolito il divieto di bis, il popolare attore comico Girolamo Gaudiosi esegue la sua canzone Sicuro ritieni! (Cocòla) bissandola ben tre volte. È bissata pure l’esecuzione di Oscar Cetrangolo della composizione ‘E cerine che suscita molto entusiasmo per la fine monelleria della frase briosa e, per lo stesso motivo, è bissata da Marietta Gaudiosi ‘A tuono ‘e museca, delizia futura dei salotti mondani per la grande e dolce sentimentalità.
Tra le canzoni non premiate, la stampa apprezza pure il testo di Pecchè? di Cesare Torelli, alla sua prima esperienza in dialetto napoletano. La canzone diventa, poi, un cavallo di battaglia della cantante Annina Pelella. Infine, note positive pure per ‘O fonografo che rientra nelle canzoni-attualità e che racconta in maniera ironica della nuova scoperta del fonografo, la macchina parlante che conserva le parole, inventata da Edison, un guappo americano.
Non vengono eseguite tutte le canzoni: Parla chiaro, Pecchè? e ‘A spicajola, non sono cantate per l’assenza degli autori e dell’esecutore.
Il risultato finale va ogni oltre rosea aspettativa e apre le porte ai successivi festival che lanceranno nel mondo melodie immortali napoletane.
Il quotidiano Corriere di Napoli di lunedì 15 settembre 1890, nell’articolo di Gibus intitolato Le canzoni premiate, scrive:
“… Così ebbe termine la gloriosa mezza giornata di ieri. Io esprimo, per conto mio, i miei ringraziamenti all’egregio Aguglia, che va dando ogni giorno di più, all’elegante e confortevole stabilimento del barone Dumesnil, lustro e decoro. A lui dunque sia gloria ed onor! Non potremo dimenticare la sua gentile ospitalità e la sua compitezza…”.
Il Festival di Piedigrotta Aguglia 1890, che ha coinvolto e appassionato sia la critica e la stampa che il pubblico affamato di musica, è ricco di lamentele e malcontenti che sono tipici di qualsiasi gara canora. Polemiche che nascono soprattutto per opera di chi è stato eliminato, come quella alquanto insolita fatta scoppiare dal maestro Giuseppe De Gregorio che, non gradendo l’eliminazione della sua canzone, fa conoscere alla stampa che il brano ‘E sbagliato ‘o palazzo non è mai stato da lui proposto alla gara canora e che sarà stato inserito tra le canzoni del festival probabilmente per qualche scherzo di un amico il quale, a sua insaputa, ha preparato la domanda di ammissione.

Description

NAPOLI E I FESTIVAL A PIEDI GROTTA

Nel 1880, con lo strepitoso successo di Funiculì Funiculà e la nascita del fenomeno dell’industrializzazione della canzone napoletana, sopraggiunge la necessità (soprattutto d’interesse economico) di presentare sempre più canzoni, affollando inesorabilmente i palcoscenici della Festa di Piedigrotta e di altri ritrovi minori.
La canzone dialettale è molto richiesta e i luoghi di presentazione spesso diventano inappropriati e anche di bassa qualità. Fino alla seconda metà degli anni ’80 dell’Ottocento, i grandi capolavori della storia della canzone napoletana vengono presentati sotto i balconi degli uffici di periodici e quotidiani o nelle case dei nobili.
Come contropartita, i numerosi concorsi di Piedigrotta organizzati da impresari, periodici e case editrici sono relativamente interessanti, perché questi si svolgono a porte chiuse. In pratica, viene lanciato un bando di concorso con assegnazione di premi in denaro alle migliori canzoni, ma la selezione e successiva esecuzione dei brani sono tenute in maniera strettamente privata (spesso negli uffici delle case editrici e delle redazioni giornalistiche), senza presenza di pubblico. Per l’occasione, sono le commissioni nominate dagli organizzatori che scelgono, tra le canzoni partecipanti, quelle meritevoli di vincere i premi in denaro: solo in un secondo momento sono fatte conoscere al pubblico durante la festa di Piedigrotta.
Così, nel 1890, nasce il primo Festival di Piedigrotta: le nuove canzoni napoletane, selezionate tramite bando di concorso, sono presentate al pubblico attraverso una gara canora, e valutate da una commissione nominata dagli stessi organizzatori e da una parte del pubblico presente, sorteggiata tramite biglietto d’ingresso.
Lo spettacolo di Piedigrotta assume tutte le caratteristiche di un festival: dalla presentazione che avviene tramite la pubblicazione di un bando di concorso fino alla classifica finale con i primi tre posti e con l’assegnazione di menzioni d’onore (premio della critica) alle canzoni scelte nella serata finale.
Il meccanismo festivaliero, nonostante ci ritroviamo nel 1890, è simile a quello usato oggi dal Festival di Sanremo o da quello che fu del Festival della Canzone Napoletana: tre serate di cui le prime due eliminatorie e la serata con le canzoni finaliste che si sfidano per la vittoria. Il tutto sotto gli occhi di un pubblico coinvolto nella votazione finale tramite referendum popolare.
La città di Napoli s’inventa, così, la formula festivaliera, grazie all’intuizione di Mimì Aguglia, direttore di uno stabilimento Balneare del Chiatamone che, per un proprio tornaconto, organizza la prima gara canora nella storia della musica napoletana (e italiana).
Il Festival di Piedigrotta si sdogana, così, dalla Festa di Piedigrotta, anche se spesso si tiene nello stesso periodo.
Da precisare che, anche in maniera intensa, in questo periodo si tengono numerosissimi concorsi piedigrotteschi da noi non considerati perché tenuti privatamente (a porte chiuse) senza la partecipazione del pubblico. In contemporanea ai concorsi, anche i festival crescono, tanto è vero che, per alcuni anni, sono contemplati più di uno per importanza e qualità.
Dopo circa due decadi, con l’editore Peppino Santojanni inizia un cambiamento che porterà all’abbandono del Festival di Piedigrotta (e anche dei concorsi di Piedigrotta) sostituito dall’audizione di Piedigrotta con la quale, fino alla fine degli anni ‘50 del Novecento, sono lanciati i più grandi successi della canzone napoletana.

La differenza sostanziale tra audizione e festival è che l’audizione non è una gara canora con tutte le sue caratteristiche, ma una semplice carrellata di nuove canzoni napoletane piedigrottesche con brani appartenenti soltanto ad una unica casa editrice.
Infatti, mentre nei festival sono presentate canzoni appartenenti, dal punto di vista del copyright, a più case editrici o addirittura agli stessi autori, ora sono gli editori che singolarmente organizzano la carrellata di nuove composizioni napoletane firmate dagli autori sotto contratto.
Questo nuova formula di spettacolo piedigrottesco va a sostituire, in maniera graduale, ma in meno di un lustro, il Festival di Piedigrotta.
Si perde, così, l’agonismo della gara canora ma aumentano vertiginosamente gli interessi economici, in quanto le edizioni musicali con l’audizione impongono al pubblico in maniera più immediata le proprie canzoni che fruttano grossi guadagni sia alle case editrici che agli stessi autori, i cui contratti (spesso di esclusiva) frequentemente registrano notevoli cifre.
La prima audizione viene presentata nel 1900 dall’editore Peppino Santojanni e, in meno di una decade, viene imitato dagli altri editori. Le imprese teatrali e gli impresari, con l’avvento delle audizioni, sono scoraggiati ad organizzare un festival perché viene a mancare la materia prima: la canzone. Infatti, nessun autore di prestigio invierebbe le sue canzoni ad un festival perché le possibilità di successo sono maggiori se i brani sono presentati in audizione, e poi perché i contratti editoriali lo impediscono.
L’audizione ammazza il festival e riesce pure a sopravvivere per quasi mezzo secolo perché, nonostante la semplice carrellata di canzoni, riesce ad evolversi ed a mutare secondo il periodo e i cambiamenti dei gusti del pubblico. Addirittura, dalla prima metà degli anni ’40 del Novecento, viene inquadrata e proposta sotto forma di rivista con il corpo di ballo, i comici, i presentatori e gli attori che recitano la satira.
Nonostante il cambiamento, nelle altre città d’Italia nei primi anni dell’abbandono della formula festivaliera, si continua a richiedere la gara canora e, per questo motivo, alcuni editori, dopo aver presentato l’audizione di Piedigrotta, su richiesta, la trasformano in gara canora, come accadde nel 1907 quando Francesco Feola, dopo aver presentato tutte le canzoni della nuova produzione della casa editrice La Canzonetta al Caffè Suisse di Portici nelle esecuzioni di Elvira Donnarumma, su richiesta di Giovanni Cruciani, proprietario del teatro Eden di Roma, organizza un nuovo cast che va a sfidarsi nel locale della capitale con le stesse canzoni già proposte al pubblico napoletano.
Tra le ultime richieste, quella del 1910 del cav. Repetto, proprietario del Varietès di Genova, che chiede esplicitamente agli editori Raffaele Izzo e Ferdinando Bideri di poter organizzare una sfida canora e non una semplice carrellata di nuove canzoni di Piedigrotta.
Anche in quest’occasione, sia Izzo che Bideri hanno già presentato la nuova produzione e, per accontentare Repetto, selezionano le canzoni più applaudite per il festival ligure.
Un gradevole ritorno della caratteristica gara canora avviene nel 1920, quando l’editore Alfredo Curatoli stupisce l’ambiente dello spettacolo presentando al pubblico il Concorso fra le donne musiciste italiane. Per la prima volta nella storia della musica in Italia viene organizzato un festival tutto al femminile. Sono, infatti, tutte donne gli autori dei testi e delle musiche delle canzoni in gara e tutte donne i cantanti del cast. L’unico uomo presente nell’intera organizzazione festivaliera è l’editore Curatoli, a cui si deve la stupefacente iniziativa.
Ovviamente il festival delle donne viene totalmente snobbato e anche ostacolato, tanto è vero che non avrà futuro e questa del 1920 è l’unica edizione disputata.
Nel 1947, dopo anni di assenza, fa ritorno il Festival di Piedigrotta, questa volta organizzato dalla Rai (Radio Audizioni Italiane) di volta in volta in collaborazione con l’Associazione Napoletana della Stampa, dell’E.N.A.L. (Ente Nazionale Assistenza Lavoratori), del Comitato Feste di Napoli, ecc.
La formula utilizzata è quella prettamente festivaliera (come quella attuale) con la gara canora, le tre serate (di cui due eliminatorie), le qualificazioni e la classifica finale delle migliori tre canzoni.
La caratteristica del Festival di Piedigrotta, che si distingue da quelli precedenti, è che gareggiano sia canzoni italiane che napoletane, ognuno nell’apposita categoria.
Così, dal 1947 e fino al 1951, la Rai organizza ben cinque edizioni, associando la manifestazione addirittura con la Lotteria Italia e, in alcune occasioni, organizza pure dei collegamenti con paesi europei e con l’America.
Il modo con cui presentare le canzoni al bando di concorso cambia notevolmente rispetto a quello dei vecchi festival. Le composizioni non possono essere più presentate dagli autori perché nasce la formula dell’invito. L’organizzazione invita a partecipare al festival direttamente le case editrici. Sono poi i responsabili di queste a selezionare tra i loro autori, i brani da presentare alla gara canora.
La formula ad inviti cambia nei particolari durante le cinque edizioni, ma non nella sostanza.
Fino al 1950, gareggiano al Festival di Piedigrotta anche le canzoni in lingua con l’apposita classifica a parte, dopodiché queste passano nel 1951 al Festival di Sanremo (o Festival della Canzone Italiana) e rimangono in gara solo quelle dialettali.
Poi, nel 1952, sempre dalla Rai viene istituito il Festival della Canzone Napoletana e il Festival di Piedigrotta viene messo di nuovo a tacere.
Dopo un lungo silenzio di circa vent’anni, durante il quale la canzone napoletana è comunque ben rappresentata dalle 18 edizioni del Festival di Napoli, nel 1970, nell’ambito della Festa di Piedigrotta, torna la gara canora con un festival chiamato Una Canzone per la Piedigrotta ’70, organizzato dall’Associazione per lo Sviluppo Discografico e Editoriale del Sud, di cui è presidente Aurelio Fierro.
Segue nel 1973 la manifestazione Piedigrotta: Le Nuove Canzoni di Napoli che, però, non è una vera e propria gara canora, in quanto ricalca il vecchio schema delle audizioni, senza vincitori e senza eliminazioni. Questa manifestazione, che nasce come ripiego della Rai dopo aver interrotto in maniera improvvisa e sconveniente il Festival della Canzone Napoletana, è, nella sostanza, semplicemente un programma televisivo nel quale sono cantate nuove canzoni napoletane.
Un successivo tentativo, che naufraga quasi immediatamente, è quello del Festival Pirotecnico del Golfo di Napoli del 1975, organizzato nell’ambito di Piedigrotta: Napoli in festa dall’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo presieduta da Alberto Del Piero.
La gara presentata da Daniele Piombi e Annalisa Raviele viene annullata all’ultimo momento e lo spettacolo si riduce ad una semplice carrellata di nuovi e vecchi motivi.
Con una formula leggermente diversa, dal 2007 al 2009 fa ritorno per l’ultima volta il Festival di Piedigrotta (chiamato Audizioni di Piedigrotta) voluto dall’Ente Provinciale del Turismo con presidente Dario Scalabrino.
Nella prima edizione, la formula è meno festivaliera del solito perché sono presentate al pubblico, che non può giudicare, solo le canzoni vincitrici decise dalla commissione di lettura, mentre nelle due edizioni successive, viene istituita la gara canora con le tre serate, di cui le prime due eliminatorie e con la proclamazione delle canzoni vincitrici.
Dopo la terza edizione, il Festival di Piedigrotta viene messo nuovamente a tacere, giustificato dalla crisi della canzone napoletana, nonostante nelle ultime due decadi nuovi artisti la rilanciano a livello nazionale, quali Clementino, Rocco Hunt, Franco Ricciardi o Andrea Sannino e nonostante il movimento neomelodico, con il suo quarto di secolo di vita, sia sempre ben saldo con le nuove generazioni rappresentate da Emiliana Cantore, Nancy Coppola, Lino Calone, Rico Femiano, i Desideri e tanti altri.
Oggi che la città di Napoli è diventata molto turistica, sarebbe interessante rilanciare il Festival di Piedigrotta che diventerebbe sicuramente una vetrina preziosa per i nuovi artisti partenopei e pure una affascinante vetrina folkloristica per i tantissimi turisti che affollano la città.
L’Autore

STORIA DEL FESTIVAL DI PIEDIGROTTA
(1890-2010)

Introduzione: Napoli Festivaliera

Cronologia dei Festival di Piedigrotta
i parte
1890 – 1897
LE ORIGINI DEL FESTIVAL DI PIEDIGROTTA
1.
Aguglia 1890

2.
Partenope Teatrale 1891

3.
Starace 1892

4.
Circo delle Varietà 1893

5.
Circo delle Varietà 1894

6.
della Municipalità 1895

7.
Circo delle Varietà 1896

8.
Eldorado 1896

9.
Eldorado 1897

10.
CIRCO DELLE VARIETA’ 1897

Cronologia dei Festival di Piedigrotta
ii parte
1898 – 1907
IL BOOM FESTIVALIERO

1.
Eldorado 1898

2.
Politeama 1898

3.
Rossini 1899

4.
Mercadante 1900

5.
Valente 1901

6.
Carelli 1902

7.
dell’Associazione degli Autori 1903

8.
Tavola Rotonda 1904

9.
Tavola Rotonda 1905

10.
Tavola Rotonda 1906

11.
La Canzonetta 1907

Cronologia dei Festival di Piedigrotta
iii parte
1910 – 2009
LA RAI PORTA ALLA RIBALTA la PIEDIGROTTA

1.
Varietès 1910

2.
delle Donne 1920

3.
Rai 1947

4.
Rai 1948

5.
Rai 1949

6.
Rai 1950

7.
Rai 1951

8.
una canzone per la Piedigrotta 1970

9.
Audizioni 2007

10.
Audizioni 2008

11.
Audizioni 2009

Ringraziamenti

Note sull’autore

Bibliografia

Recensioni

Recensioni

Non ci sono ancora recensioni.

Only logged in customers who have purchased this product may leave a review.