11. COMUNE DI SAN CIPRIANO PICENTINO NEL 1756 (SA)

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Le famiglie del paese che nel 1700 era inserito nella provincia del Principato Citra.

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La Storia ha sempre bisogno di fonti, soprattutto quando intendiamo scrivere su vicende “locali” e “particolari”. I Catasti sono straordinari per questo: miniere di informazioni di “prima mano” che ci guidano alla scoperta delle Comunità, dell’anagrafe storica, delle antiche professioni. Un mondo che si rileva ai nostri occhi moderni e contemporanei!
Leggere il Catasto onciario voluto da Carlo III di Borbone anche per le Universitas civium di San Cipriano, Vignale, Filetta e Pezzano tra il 1754 ed il 1756 è come entrare nei fuochi, in ciascuna famiglia, spesso capostipite di quelle ancora esistenti sul Territorio. All’epoca, infatti, l’attuale Comune di San Cipriano Picentino (come tale solo dal 1862) era diviso in quattro nuclei abitativi ai quali, in epoca recente, si è aggiunto quello dell’antica località Campigliano, oggi frazione più a valle, che segna il confine meridionale del Comune, a ridosso delle città di Salerno e Pontecagnano. Le primissime testimonianze insediative, invece, risalgono all’epoca imperiale quando, nel cuore dell’attuale centro storico, un ricco latifondista romano costruì la sua villa rustica, divenuta centro produttivo di olio e vino, ben inserita nel paesaggio antropizzato dell’entroterra salernitano di quel periodo. Introno alla villa e, una volta caduta in disuso su quello che ne rimase, sorse il primo nucleo abitato detto San Cipriano, dal nome del Vescovo e martire cartaginese. Successivamente, con lo stanziamento di famiglie provenienti da luoghi diversi dell’antico Principato di Salerno e poi del Regno di Napoli, cominciarono a svilupparsi i restanti casali, trasformati in epoca baronale (sec. XV) in Universitas, con una specifica fisionomia sociale ed economica.
L’ardua trascrizione dei Catasti di San Cipriano Picentino operata da Fabio Paolucci ci consente di ammirare la nitida composizione sociale della nostra Comunità, fotografata come un’istantanea, negli anni cinquanta del Settecento, come ebbe modo di vederla il poeta Jacopo Sannazaro e, successivamente, anche Benedetto Croce. Ci offre, inoltre, uno strumento per selezionare dati, approfondire conoscenze già consolidate nella storiografia locale e, soprattutto, allarga il campo della conoscenza sulla storia di comunità. Con la sua ‘fatica’ un’importante fonte di studio e di ricerca potrà essere letta da tutti, in maniera più agevole e sicuramente in modo più comprensibile. Un lavoro che aiuta soprattutto le nuove generazioni a relazionarsi con la Storia, con i documenti, per appropriasi di un passato, certo e sicuro, che li renda solidi per il futuro.

Gennaro Aievoli

Description

San Cipriano (1752-1756)

Il progetto del Catasto Onciario, cosiddetto dall’unità di misura, l’oncia1, fu frutto dell’acume di re Carlo III di Borbone e prese avvio dalle istruzioni emanate dalla Regia Camera della Sommaria il 17 marzo 1741, completate dagli “avvertimenti” del 15 agosto dello stesso anno dopo il concordato firmato con la Santa Sede per quanto riguardava i beni degli enti ecclesiastici2.
Il primo volume del Catasto di San Cipriano si apre con un frontespizio recante l’iscrizione:

Acta preliminaria S. Cipriani.
Vol. contenente
Atti preliminari = vol. di documenti,
Squarciafogli di Campagna,
Libro dell’Apprezzo, e
Lib. d’Esazione

Segue il Bando da prammatica regia, solennemente trascritto in bella grafia: Carolus Dei Gratia Rex, utriusq. Siciliae, et Hyerusalem3, Infans Hyspaniarum, Dux Parmae, Placentie, et Castri ac Magnus Princeps Hereditarius Hetruriae etc.
Nos de Regimine Universitatis Terrae S. Cipriani pro exequutione ordinum Majestatis Suae eiusque Regiae Camerae Summariae.
Riflettendo sempre più la Regal mente della Maestà del Re Nostro Signore (che IDDIO sempre conservi) al sollievo de’ suoi fedelissimi Vassalli, ha stimato necessario che il peso, che si porta da questa Università, per la Regia Corte, per li FIscalarj, per gl’Istrumentarj, e per le spese insescusabili, o ordinarie, o estraordinarie, sia con uguaglianza ripartito, in modo che il povero venga a pagare secondo che le sue forze comportano, ed il ricco paghi a proporzione de’ suoi averi, ha permesso la Sua Regal Clemenza, che si fosse in questa nostra Terra formato il general Catasto, per cui certamente riuscirà ad ogni uno, ed in particolare a’ poveri di farsi loro più lieve il peso, a cui presentemente soggiacciono; e potendosi con facilità pagare gli enunciati pesi, sarà quest’Università meno angustiata da’ Commessarj, e da altre simili vessazioni, che per la di lei importanza si esperimentano; onde dovendosi da noi dar principio alla formazione di detto general Catasto, secondo le regole prescritte dalle leggi, e da’ decreti generali della Regia Camera, abbiamo stimato fare il presente Bando, col quale in nome della M. S. ordiniamo, e comandiamo a tutte, e singole persone di qualunque stato, grado, e condizione che sieno, commoranti, ed abitanti in questa Terra, o che sieno Cittadine, o che sieno forestiere della medesima, ed a chiunque altro spetta, acciò fra il termine di giorni otto dopo la pubblicazione del presente Bando praecise et peremptorie, debbano, e ciascuna d’esse debba formare rivela distinta, lucida, chiara, ed intera, senza mancanza, né difetto alcuno, in cui si descriva il nome, cognome, l’età, arte, o se pur vive nobilmente: Il nome, cognome, e Patria di sua moglie, se la tiene; numero de’ figli, e delle figlie con distinzione de’ nomi, dell’età, arte o di altro esercizio che ciascuno d’essi figli fa, come pure di altre persone, che forse tenesse in sua casa per servi, e serve, col nome e cognome, e Patria di ciascuna delle medesime. Dovranno similmente nell’istessa rivela descriversi tutti gli stabili, che nel tenimento di questa Terra, ciascuno di questi Cittadini, o forestieri possiede, come sono case, vigne, oliveti, chiuse, territorj, culti, ed inculti, selve, molini, trappeti, con la loro capacità, fini, e confini; se si trovano dati in affitto, a chi e per qual domma; se si tengono per conto proprio colla rendita, che se ne percepisce; come pure d’ogni altra entrata, che si possedesse, come sono censi, tanto conseguativi, com’enfiteutici, o affitti, descrivendosi da chi si corrispondano, e per quali beni, o animali di qualunque specie sieno, ancorchè in altro territorio, e si descriveranno ancora gli animali, che da ciascuno Cittadino, o forestiere si posseggono con distinzione del numero d’essi, e di quali specie sieno, ancorchè si tenessero in Territorio d’altre Città, Terre, e Luoghi, dovendosi spiegare in quali luoghi sieno, che somma se ne paghi per erbaggio, o fida, se sieno animali proprj, o pure d’altri, e se si tengono ad menandum, o vero a sociatà, e quanto sia il frutto d’essi ogni anno, che si corrisponde al Padrone, e chi quello sia; similmente descriversi tutt’i beni stabili, che forse si possedessero tanto in feudi disabitati, per li quali sono tenuti i possessori come fuochi di questa nostra Università pagare le collette in beneficio della medesima; quanto in tenimento, e distretto di qualche altra Università, colla quale si vive in promiscuo con questa Patria, a chi anche appartiene esigerne dette collette: Insiememente dovrò descriversi in detta Rivela ogn’industria di negoziazione, e la somma che in quella si tiene impiegata, se sia danaro proprio, o d’altri, e di chi quello sia; descrivendosi similmente tutto quello che si tiene di peso ogni anno sopra i suoi beni, col nome, cognome, e Patria del Creditore, a chi quello si corrisponde, esibendo in nostro potere documento valido di tali pesi, ed il tutto con distinzione; Quale rivela mancandosi di farre, o non facendosi con tutta la verità di sopra espressata, ma difettosa, e mancante di qualche realmente si possiede e sua effettiva rendita, arte, industria, ed età; oltra d’essere spergiuro, ed incorso nella pena di falso, si procederà ancora all’Incorporazione di tutto quello meno rivelato, o non rivelato. E per coloro, che non hanno beni, e mancheranno di fare la rivela, incorreranno nella pena di ducati 25., e delle pene suddette se ne applicherà una terza parte al Denunciante, che sarà tenuto secreto, un’altra in beneficio di questa Università, ed un’altra a beneficio del Regio Fisco. Quale rivela fatta nella conformità predetta, debba ogni uno fra il suddetto termine presentare in nostro potere, ed insiememente ne’ giorni immediate susseguenti assistere presso di noi, nel luogo, e propriamente il Palazzo di Santa Ecclesia a tal effetto eletto per la discussione delle dette rivele, acciò stia inteso del tutto, e possa dire tutto ciò che gli occorre; altrimenti detto termine elasso, e non ritroandosi esibita da ciascheduno la sua rivela, o facendosi mancante, si procederà irremisibilmente all’esazione delle dette pene. Ed affinchè venghi a notizia di tutti, e non si possi da alcuno allegare causa d’ignoranza, si è fatto il presente bando da affiggersi copia di esso, e pubblicarsi ne’ luoghi soliti a noi colla dovuta relata: Dato in S. Cipriano lì 3 Marzo 1755 Dr. Fis. Bartolomeo Gagliardi Sindico Dr. Fis. Sebastiano Marotta eletto Dr. Fis. Francesco Vernieri Eletto Not. Pasquale Leone Cancelliere4.
Nella forma base del bando, sottoscritta dal sindico, dai due eletti e dal cancelliere, è inserita l’informazione essenziale da comunicare ai Sanciprianesi: la convocazione nei giorni seguenti presso il Palazzo di Santa Ecclesia, presso le autorità competenti.
Periodicamente, l’Universitas civium5 riceve le istruzioni su come procedere nei lavori di confezione del Catasto Onciario, che deve essere composto dagli atti preliminari (bandi, ordini, inviti, processi verbali, fedi, attestazioni varie), apprezzo (apprezzamenti agricolo-forestali effettuati da agrimensori ed esperti del territorio), rivele (dichiarazioni dei redditi dei cittadini), stato discusso delle rivele ed il catasto vero e proprio, detto onciario per la misurazione della tassa in once6. Un ruolo fondamentale nella redazione del Catasto Onciario è sicuramente occupato dall’Apprezzo, cioè la stima di tutti i beni che erano presenti nell’Università, solitamente inserito negli Atti preliminari. Gli apprezzatori, o estimatori, erano per definizione agrimensori, apprezzatori e ben esperti ed intesi del territorio della Terra dove si forma il Catasto e di coloro che lo posseggono7.
Il 20 marzo 1755 vengono nominati i deputati per il confezionamento del Catasto, ovvero coloro che materialmente hanno l’obbligo di raccogliere tutte le rivele dei cittadini, e gli apprezzatori, addetti alla certificazione della veridicità delle stesse rivele. Sono nominati i deputati Filippo Petrone, Giuseppe Sabato, Gerardo Mandia, Donato Giannattasio, Bartolomeo Cioffo (Cioffi) e mastro Domenico Noschese, mentre gli apprezzatori sono Antonio Sabbato, Mattia d’Elia, Salvatore Alfano e Pietro Vitolo8.
Il 20 agosto 1755, a decorrere da 8 giorni dalla pubblicazione di questo ennesimo bando, di invitano tutti i capifamiglia di San Cipriano a presentare rivela9, contenente tutte le notizie anagrafiche, sulla composizione della famiglia, sui mestieri svolti dai singoli componenti, sulla residenza e sui beni, crediti e pesi economici del nucleo familiare. Le sanzioni per coloro che non si presentano sono durissime: qualifica di spergiuro, pena di falso, incorporazione dei beni non rivelati in caso di mala fede e pagamento della somma di ducati 25 nel caso in cui non si posseggano beni da incorporare.
È da aggiungere, per comprendere in maniera più chiara il quadro sociale dell’epoca nel Regno di Napoli, che la popolazione di San Cipriano, come nelle altre Università regnicole, è divisa nei tre ceti de Civilibus, de Mediocribus e de Inferioribus, a seconda del ceto di appartenenza.
Per un conteggio più approfondito, l’Università il 7 ottobre 1756, a conclusione dei lavori, fa fede della rendita degli animali per i singoli proprietari:
Per ogni Bove ricava il Padrone franchi annui carlini 20
Per ciascheduna Vacca di frutto: 10
Per ogni centinajo di pecore di frutto: 150
Per ogni cento Capre di frutto: 100
Per ogni mulo, o mula d’industria: 30
Di più, fa fede del prezzo dei generi di grano, ed altro:
Ciascheduno tomolo di grano: 10
Per chiascheduna Botte di vino: 30
Per ciascheduna quarantina d’aglio: 10
L’Università rendiconta anche le sue spese, nel modo seguente:
Alla Regia Corte, Fiscalarij, e sussistenza de nuovo Battaglioni, ed altre Imposizioni ordinarie, ed estraordinarie: docati 510
Per jus esationis docati 50
Provesioni alli Razionali carlini 30
Provisione al magnifico Cancelliere docati 10
Provisione al giurato docati 8
Banni Pretorij al Goverrnatore carlini 20
Alli Padri Cappuccini per quietanza docati 15
Decime ducati 18
Alla persona che sona i tocchi annui carlini 15
All’Illustre Principe possessore carlini 20
Sono docati 619.50

Il Catasto Onciario di San Cipriano è contenuto in tre buste, custodite presso l’Archivio di Stato di Napoli nel fondo della Regia Camera della Sommaria e segnate con i numeri 3628-3630.

Dettagli

EAN

9788872970133

ISBN

887297013X

Pagine

96

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Editorial Review

Il libro comprende anche Vignale ma che nel 1754 era comune a sé

 

Il Catasto Onciario di Vignale si apre con gli atti preliminari, nei quali sono inseriti il bando e le direttive emanate di volta in volta dall’autorità regia. Il 19 novembre 1752 il sindico Nicola Alfani, l’eletto Lorenzo Candido e il cancelliere Giovanni Battista Longo fissano per il successivo 26 novembre la data per la nomina dei deputati e degli estimatori per la confezione del Catasto, nel luogo del pubblico parlamento, solito e cognito alla popolazione, della nostra Residenza.
Il 26 novembre 1752 Vengono nominati i deputati: Tommaso Antonio Genovese e Francesco Antonio Leone per il primo ceto, Rubino Alfano e Domenico Mandia per il secondo ceto, e Magno Robino e Felice Zoccola per il terzo ceto. Gli apprezzatori sono: Francesco Ardovino e Salvatore Alfano, cittadini, e Padalino Marotta e Andrea Sabbato forastieri della Terra di San Cipriano, conoscitori dei luoghi e degli abitanti della zona. Come scrivente viene scelto il magnifico Casparo Arduino.
Nell’incartamento è rilevante la nota per il frutto e la rendita di ogni animale, per garantire una stima corretta degli animali domestici, che si rivela un importante documento economico del tempo: per ogni paro di Bovi rende franco al Patrone annuij docati 4; per ogni paro di Vacca di corpo annuij carlini 10; per ogni cento Pecore di frutto annuij docati 5; per ogni cento Crape di frutto rende docati 10; per ciascheduna giumenta di corpo rende annuij carlini 20; per ogni Borrico che si da a socia in 4 carlini 10; per casce di una mula che si tiene per industria annuij carlini 20; per ciascheduna scrofa di razza rende annuij carlini 10; per ogni centinaio di Anneccioni per industria rende annuij docati 6; Il grano a carlini 10 il tomolo; Orgio a carlini 6 il tomolo; ciascheduno tomolo di Grandinia a carlini 5; l’Avena a carlini 3 il tomolo. Vignale 1 febbraio 1754. Francesco Antonio Leone Sindaco, Francesco Ardovino eletto.
Il 3 febbraio 1754 vengono elencate tutte le attività presenti a Vignale, pure importanti per il Catasto:
Eccellentissimo Signore Principe di Melfi possiede uno Molino da Macenare grano e seie Balchiere per Bianghegiare; Ingnatio di Amato tiene un trappeto da macenare olive; Signor Nicola Leone tiene un trappeto da macenare olive; Signor Tomaso Antonio Genovese tiene un trappeto da macenare olive; Signora Donna Catarina Candido tiene un trappeto da macenare olive; Signor Son Domenico Mandia tiene un trappeto da macenare olive; Signor Dottor Don Nicola Longo tiene un trappeto da macenare olive; Signor Don Gerardo Pastina del Stato di Gifuni tiene una Macina da macenare mortella in pertinenza di questa Terra al luogo di sotto le Balchiere.
Il volume del Catasto Onciario di Vignale è custodito presso l’Archivio di Stato di Napoli, nel fondo della Regia Camera della Sommaria, b. 4045, con lavori conclusi in data 8 settembre 1756.