09. COMUNE DI CETARA CASALE DI CAVA NEL 1754 (SA)

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Le famiglie del paese che nel 1700 era inserito nella provincia del Principato Citra.

 

I cognomi registrati a Cetara nella metà del Settecento sono, in ordine di diffusione: Giordano (34 famiglie), Pappalardo (29), Crescenzo / Crescienzo / Di Crescenzo (27), Liguori (27), D’Acunto (15), Gatta / Gatto (11), Ferrigno (9), Landi (8), Autuori (7), Galano (7), Anastasio (6), Annarummo / Annarumma (5), Falcone (5), Imparato (5), Montesanto (5), Punzo (5), Avallone (4), Caravano (4), Perriello (4), Prencipe (Principe, 4), Romano (4), Apicella (3), Benincasa (3), Esposito (3), Masullo (3), Sarno (3), Scannapieco (3), Bianco (2), Coceniello (2), Della Noce (2), Di Caro (2), Fiorillo (2), Mandiello (2), Vuolo (2), Alfano (1), Calabria (1), Cesarino (1), Cona (1), Criscuolo (1), De Federici (1), Della Monica (1), Di Cesare (1), Di Fazio (1), Di Filippo (1), Di Mauro (1), Di Nicola (1), Di Vito (1), Fedele (1), Ferrajuolo (Ferraioli, 1), Figliuolo (1), Forcellini (1), Gargano (1), Gaudiano (1), Magliano (1), Paladino (1), Pasante (1), Pica (1), Prudente (1), Ruocco (1), Tata (1), Testa (1), Troise (1) e Tuniero (1)16.
Tali cognomi sono riconducibili, tutti, a famiglie di modesti pescatori, marinari ed artigiani registrate nel Catasto Onciario, ma non mancano ceppi familiari che nella storia di Cetara e delle aree limitrofe si sono contraddistinti per censo, nobiltà o personaggi illustri, come ad esempio i de Federici o Federici. Matteo Camera, nella sua opera Memorie storico-diplomatiche dell’antica città e ducato di Amalfi, afferma che tralle famiglie antiche ed agiate del paese andavan distinti i casati di Aulisio, Pappalardo, de Liguoro, Cioffi, Campanile, de Lando e altri17. Di queste, le famiglie Aulisio, Cioffi e Campanile non sono registrate nel Catasto Onciario e va menzionato Grandinetto d’Aulisio, commemorato in una lapide della chiesa di San Pietro Apostolo per aver portato in salvo il principe Federico d’Aragona facendolo scampare alla congiura dei baroni, nel XV secolo18.
Procediamo, quindi, con un excursus storico ed etimologico su tutti i cognomi delle famiglie di Cetara nel 1754, trattandole in ordine alfabetico:
ALFANO – Tipico salernitano, dove è attestato fin dall’epoca medievale, ma largamente diffuso in tutto il territorio campano e specialmente in area partenopea, deriva dalla cognominizzazione in senso patronimico del personale tardolatino Alfanus, a sua volta originato dal germanico halfer (“aiutante”), oppure dall’arabo al fannon (“asino selvatico”)19. A Cetara, nel Catasto Onciario, è presente solo la famiglia del piscivinolo Paolo Alfano di 45 anni.
ANASTASIO – Cognominizzazione in senso patronimico del nome Anastasio, dal greco Anastasios, composto da ana (“su”, “di nuovo”) e stasis, (“che sta”), col significato originario di “risorto”. Il nome di persona Anastasio ed il suo aferetico Stasio si diffusero grazie al Cristianesimo per il culto dei santi Anastasio di Camerino, dove fu martire nel 251 insieme alla moglie Teopista ed i figli Aradio, Evodio (Ebodi), Callisto, Felice, Eufemia e Primitiva, Anastasio vescovo di Antiochia, giustiziato sotto l’imperatore bizantino Foca (602-610), e Anastasio il Persiano, monaco martire a Resafa in Siria nel 62820.
ANNARUMMO / ANNARUMMA – Tipico campano, attualmente registrato nella forma Annarummo solo a Cetara e maggiormente diffuso nella variante Annarumma principalmente ad Angri, Scafati, Salerno, Cava de’ Tirreni e Pagani nel Salernitano, deriverebbe dalla cognominizzazione dei nomi di persona Anna e Rumma, quest’ultimo originato dalla dialettizzazione del personale Domenica (Rummeneca, da cui Rumma).
APICELLA – Deriverebbe dal termine latino apex, apicis, che può essere tradotto con i significati di “apice, punta, sommità”, “cresta, ciuffo di penne sul berretto o sull’elmo”, “ornamento, sommo decoro, grado”, come soprannome legato all’attività svolta o ad una specifica connotazione fisica del capostipite, oppure da apica, termine che designava un particolare tipo di pecora che non ha lana al ventre, in relazione all’attività di pastore, allevatore, tosatore o produttore di formaggi e latte di pecora. Come ipotesi più plausibile, Apicella potrebbe derivare dalla cognominizzazione del personale Apicio, nome di un ghiotto gastronomo romano vissuto sotto Tiberio, autore del De re coquinaria, in cui trattava dei piaceri della tavola e dei modi di stimolare l’appetito: tale nome, al femminile Apicia, si sarebbe tramutato in termini domestici e affettivi nelle forme Apicillula e Apicellula, da cui il matronimico Apicella21.
AUTUORI – Tipico del Salernitano, e maggiormente diffuso a Salerno, Pontecagnano, Cetara e Vietri sul Mare, deriverebbe dalla cognominizzazione in senso patronimico del nome di persona medievale Autore, Adiutore o Auditore, diffusosi con il culto di Sant’Adiutore, secondo la tradizione primo evangelizzatore di Cava de’ Tirreni.
AVALLONE (4) – Tipico della costiera, in particolare di Raito, frazione di Vietri sul Mare e antico Casale della Città della Cava, dal punto di vista etimologico deriverebbe da uno dei tanti toponimi Vallone che hanno dato luogo alle espressioni “da Vallone” e “d’Avallone”. Meno probabile appare invece l’ipotesi che ne attribuisce l’origine da “Vallone” inteso come oriundo della Vallonia in Belgio, il cui etimo deriva dal termine Vallia, dal latino Gallia – con alla base gallus con il significato originario di “celtico”, “straniero”22. Nel 1754 sono residenti a Cetara quattro famiglie Avallone, rappresentate da un marinaro, un pescatore, un industriante di salzume ed un clerico coniugato.
BENINCASA – Diffuso in molteplici ceppi in tutto il territorio nazionale, con picchi d’intensità in Calabria, Campania costiera, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte, trae origine dal personale medievale di carattere gratulatorio Beneincasa, Benincasa o Benencasa (documentato nelle tre forme, in diverse aree italiane, già a partire dall’XI secolo), derivato a sua volta dall’espressione augurale “colui che porta il bene in casa” oppure “colui che è entrato ed è accolto bene in casa”23. Massima esponente della famiglia è stata Suor Orsola Benincasa, nata a Cetara nel 1547 e deceduta in Napoli nel 1618, fondatrice delle romite e delle oblate dell’Immacolata Concezione, oggi suore teatine24. Nella metà del Settecento il ceppo cetarese è costituito da tre nuclei familiari, i cui capifamiglia sono due boscajoli e un sartore.
BIANCO – Largamente diffuso e molto frequente in tutto il territorio nazionale, è originato dal soprannome, poi divenuto nome, Bianco, epiteto attribuito in relazione al colore dei capelli e della barba, o della pelle25. Dal punto di vista etimologico, la parola “bianco” deriverebbe dall’alto tedesco antico blanch, modificato in blank, con il significato di “splendente”26.
CALABRIA – Diffuso in Campania maggiormente nel Napoletano a Marigliano ed Acerra, e nel Salernitano a Montesano sulla Marcellana e Casalbuono, trae origine dal luogo di provenienza della famiglia, appunto una località della Calabria. Nel 1754 a Cetara vi è solo la famiglia del marinaro Antonio Calabria di 55 anni, sposato con Antonia Anastasio e con tre figli.
CARAVANO – Tipico di Salerno, potrebbe derivare dai termini caravan, in persiano, o kervan, in turco, con il significato di “carovana” o usato per indicare un luogo di ricovero delle carovane con cortile intorno al quale vi erano alloggi e stalle. Il carovano era, appunto, il mercante, viaggiatore o pellegrino che si spostava in carovane. È possibile anche la derivazione del cognome dall’antica città denominata Kairovan, italianizzata in Carovano, nei pressi di Cirene, che pure prese quel nome perché fondata a comodo delle carovane mercantili che vi confluivano.
CESARINO – Cognome napoletano, è originato dalla cognominizzazione in senso patronimico del nome del capostipite, appunto, Cesarino. L’unica famiglia con questo cognome nella Cetara della metà del Settecento è quella che fa capo al pescatore Francesco Cesarino.
CONA – Registrato attualmente in Campania solo a Sant’Angelo dei Lombardi nell’Avellinese e a Casal Velio e Stella Cilento nel Salernitano ed aree limitrofe, potrebbe trarre origine dal personale medievale Cono, nome diffusosi per il culto di San Cono da Teggiano, vissuto tra la fine del XII secolo e la prima metà del XIII.
CRESCENZO / CRESCIENZO / DI CRESCENZO – Tra i più diffusi a Cetara nella metà del Settecento, deriva dalla cognominizzazione del nome del capostipite Crescenzo, da cui il patronimico di Crescenzo (oggi Di Crescenzo e De Crescenzo), Crescenzo e la variante dialettizzata Crescienzo. Dal punto di vista etimologico, è evidente la derivazione dal nome latino Crescentius, dal participio crescens, impartito alla nascita con significato augurale (“crescente”, “che cresce bene”).
CRISCUOLO – Tipico della Costiera Amalfitana e di Salerno, si ha menzione di un casato Criscuolo amalfitano che godette di nobiltà. È, più precisamente, quello dei Crisconio, che donò alla storia personaggi di spicco quali Giovann’Angelo Crisconio, o Criscuolo, pittore e notaio a Napoli dal 1536 al 1560, fratello minore probabilmente del celebre pittore Giovan Filippo27. A Cetara nel 1754 il casato è rappresentato dai nuclei familiari del marinaro Antonio Criscuolo di 40 anni e della vedova Vittoria Apicella madre di Gennaro e Domenica Criscuolo.
COCENIELLO – Sopravvissuto nelle forme Cuciniello e Cucciniello, deriverebbe dall’ipocoristico aferetico28 di nomi come Enrico, Federico, Teodorico, da cui, appunto, soprannomi come ad esempio Enricuccio ed Enricucciniello. Un masto de campo Coceniello è menzionato nelle Opere in lingua Napoletana di Giulio Cesare Cortese del 166429.
D’ACUNTO – Cognome diffuso in Campania principalmente nel Salernitano ed in area partenopea, deriva dall’antico patronimico nato dalle due forme cognominali interscambiabili di Cunto e de Cunto, trasformatosi verso la metà del Seicento in D’Acunto e in seguito nelle varianti locali D’Acunzo, D’Acunzi, e D’Acunti. Il ceppo dei D’Acunto del Salernitano presenta come nuclei originari le antiche famiglie di Vietri e di Cetara, in origine Casali della città di Cava de’ Tirreni30. A Cetara esiste ancora la località Casa d’Acunto, individuata già all’epoca del Catasto Onciario e probabilmente antico luogo da dove si è irradiata la famiglia. Tra le quindici famiglie D’Acunto individuate a Cetara nel 1754, tutte composte da marinari e pescatori ad eccezione del calzolajo Gennaro, si distingue quella del benestante Francesco che vive del suo, ovvero delle sue sostanze.
DE FEDERICI – FEDERICI – Cognome che appartiene all’unica famiglia nobile residente in Cetara nella metà del XVIII secolo, trae origine dalla cognominizzazione del nome del capostipite Federico. È di origine genovese e fu investita dagli Angioini del feudo di Pietrastornina. Di questo casato si distinse il generale Francesco Federici, nato nel 1739 dal marchese Emanuele e da Gelsomina Minucci di Pietrastornina, che fu martire della Repubblica Partenopea del 179931.
DELLA MONICA – Tipico campano, maggiormente diffuso a Cava de’ Tirreni, Napoli, Salerno, Vietri sul Mare, Pontecagnano e Castellammare di Stabia, deriva dal nome comune e soprannome Monica – dal titolo religioso di “monaca” – originato dal termine greco mónos-monachós, “solo e unico”, e quindi dal latino monachus, “colui che vive da solo” 32. A Cava il cognome è attestato già nel XIV secolo33 e nel 1460 un Petrillo de Monica, insieme ad altri Cavesi, ricevette un’epistola dal sovrano Ferrante I d’Aragona contenente privilegi e concessioni alla Fedelissima Città della Cava34. A Cetara nel 1754 è presente solo la famiglia del bracciale – bracciante agricolo – Andrea della Monica di 50 anni.
DELLA NOCE – Attualmente tipico di Napoli, è documentato a Cetara per due famiglie nel 1754: quella dello storpio Bartolomeo di 60 anni, padre del barbiero Giuseppe, e l’altra del marinaro Pascale figlio del fu Andrea di 27 anni. Il cognome deriva da un toponimo legato al termine “noce”, e quindi dal luogo di provenienza della famiglia.
DI CARO – Diffuso anche nella forma De Caro, deriva dalla cognominizzazione del personale Caro, dal termine latino carus, col significato di “amato, dolce, affettuoso o affezionato”, divenuto in epoca medievale nome proprio di persona in senso augurale, per invocare la nascita di un figlio “caro e prezioso”35.
DI CESARE – Patronimico, è originato dalla cognominizzazione in senso patronimico del nome del capostipite Cesare. Nel Catasto Onciario è registrato solo un clerico Giovanni di Cesare di 19 anni, che possiede una montagna sterile a Frontone.
DI FAZIO – Deriva dal nome del capostipite Fazio, cognominizzato in senso patronimico. L’unica famiglia residente a Cetara nel 1754 è quella del bracciale Marco di Fazio di 33 anni, coniugato con Angela Avagliano.
DI FILIPPO – Patronimico, ovvero originato dal nome del capostipite Filippo, è attestato con la famiglia del bracciale quarantenne Giovanni di Filippo sposato con Barbara d’Acunto.
DI MAURO – Tipico di Vietri e Cetara, Casali della Città della Cava, è originato dalla cognominizzazione in senso patronimico del nome del capostipite Mauro. Tale cognome ha dato origine anche al ceppo familiare dei Mauri, come testimoniato dalla rivela del 1754 del cetarese Antonio di Mauro di 74 anni che fa’ industria di salar pesce, nella cui casa vive la cognata Marina Palladino, vedova di Tomaso Mauri36.
DI NICOLA – È la cognominizzazione del personale Nicola, nome del capostipite della casata37. A Cetara nel 1754 vive il panettiero Saverio di Nicola di 48 anni, che abita in un proprio comprensorio di case con la sua famiglia.
DI VITO – Cognominizzazione in senso patronimico del nome del capostipite Vito, si ritrova attualmente pure nella forma De Vito38. A Cetara nel 1754 vive il pescatore Antonio di Vito di 30 anni con la sua famiglia, mentre un altro nucleo familiare con lo stesso cognome è individuabile nella rivela del pescatore Francesco Liguori.
ESPOSITO – Di derivazione dal latino expositus, a, um, con il significato di “esposto, abbandonato”, dal verbo exponere (“esporre”), era attribuito agli infanti “figli della colpa o del peccato” abbandonati (quindi expositi, ovvero “esposti”) presso brefotrofi, strutture religiose o sugli usci di case private. Usata per quasi ottocento anni da istituti di carità, la cosiddetta “ruota degli esposti” era il più comune sistema di accoglimento di neonati abbandonati, escogitato per salvare loro la vita. Dal 1811 a Napoli si propose di assegnare ai neonati abbandonati un cognome d’ufficio, eliminando lo storico Esposito, che fu però ancora attribuito a molti “infanti proietti” fino alla metà del XX secolo39. Altra forma cognominale adoperata per gli esposti era la sigla A.G.P., con il significato di Ave Gratia Plena: nel Catasto Onciario di Cetara compare Rosa A.G.P., moglie del pescatore Pascale Imparato.
FALCONE – Patronimico, deriva dalla cognominizzazione del nome di persona medievale Falcone. Un esempio illustre dell’antica pratica di attribuire questo personale in area campana è offerto dal famoso Falcone Beneventano (1070 circa – 1144 circa), storico longobardo, notaio e giudice, autore del Chronicon Beneventanum.
FEDELE – Cognominizzazione del nome medievale Fedele, dal termine latino fidelis (“fedele”), è maggiormente diffuso nel Napoletano e nel Casertano.
FERRAJUOLO (FFERRAIOLI) – Registrato attualmente nella forma cognominale Ferraioli, deriva dall’attività artigianale del fabbro o del lavorante all’estrazione o ancora alla fusione del ferro (dal latino faber ferrarius, in dialetto campano ferraro o ferraiolo/ferraiuolo)40.
FERRIGNO – Principalmente diffuso in Campania a Napoli, Salerno, Pozzuoli, Marano di Napoli, Cetara, Nocera Inferiore, Cava de’ Tirreni, Maiori e San Marzano sul Sarno, deriverebbe dal nome medievale Ferrigno, avente alla base il termine “ferro” ad indicare le qualità di questo metallo come la durezza, la compattezza e la solidità.
FIGLIUOLO – Cognome originario di Montella in provincia di Avellino, deriva dal soprannome figliuolo, divenuto anche nome di persona in epoca medievale. Il Catasto Onciario di Cetara del 1754 registra l’artigliero o bombardiere Gennaro Figliuolo di 60 anni di Montella, che vive nella reggia torre di questo Casale della città di Cava.
FIORILLO – Tipico campano, principalmente diffuso nei Comuni di Napoli, Salerno, Caserta, Gricignano di Aversa, Sant’Antimo, Vietri sul Mare, Orta di Atella, Casavatore, e Cava de’ Tirreni, è un cognome derivato dal soprannome fitonimico “Fiore”. Dal punto di vista etimologico, è chiara la derivazione dal termine latino flos, floris, col significato di “fiore”, divenuto nome proprio in senso augurale allo scopo di propiziare la nascita di un figlio “bello come un fiore”, e infine cognominizzato nella forma base Fiore e nelle varianti Fiorucci, Fioretti, Fiorillo e Fiorilli41.
FORCELLINI (FORCELLINO) – Attualmente registrato nella variante pluralizzata Forcellini solo a Salerno e a San Giorgio a Cremano, la forma base singolare Forcellino è oggi tipica di Cetara, con propaggini di diffusione anche a Salerno, Vietri sul Mare, Angri, Bellizzi, Cava de’ Tirreni e Pompei. L’origine è da ricondurre ad un toponimo legato al termine “forcella”, dal latino furcilla, per la presenza di un tratto stradale che ne ricordava la forma. Infatti, la forcella è, in genere, qualsiasi legno, ferro o altro oggetto che a un certo punto si allarga biforcandosi. A Cetara l’unica famiglia registrata con questo cognome nel 1754 è quella del fallegname Francesco Forcellini di 63: da costui discendono tutti i Forcellino cetaresi attuali.
GALANO – Tipico della Costiera Amalfitana e di quella Sorrentina, deriva dalla cognominizzazione in senso patronimico del nome di persona Galano, già diffuso in epoca medievale. Nella metà del Settecento a Cetara i Galano sono tutti pescatori e marinari, così come pure le molteplici famiglie omonime di Praiano e Vettica Maggiore42.
GARGANO – Cognome dell’Italia meridionale, è diffuso maggiormente a Napoli, nel Salernitano a Salerno, Angri, Pagani, Sant’Egidio del Monte Albino, Amalfi e Altavilla Silentina, e nell’Avellinese a Bisaccia, Bagnoli Irpino e Sant’Angelo dei Lombardi. Deriva dall’area di origine del ceppo familiare, appunto il Gargano in Puglia. Nel Catasto Onciario del 1754 è presente la rivela di Giuseppe Gargano di Amalfi, che risiedeva nel Casale di Cetara.
GATTA / GATTO – Ancora presente a Cetara solo nella variante Gatto, è registrato in tutta la Campania nelle forme Gatta e Gatto. Tali forme cognominali sono originate dal nome del capostipite Gatto, zoonimo43. A Cetara è registrata anche la forma pluralizzata Gatti, soltanto nella rivela del sacerdote Reverendo Don Angelo Gatti.
GAUDIANO – Tipico campano delle aree costiere e diffuso anche in Basilicata, potrebbe derivare dal toponimo Gaudiano di Lavello in Lucania oppure dalla cognominizzazione del nome del capostipite Gaudiano, originato dal latino Gaudius. Un Gaudiano servo quondam Guillelmi de Limata de Caserta è documentato nel 123144.
GIORDANO – Cognome più diffuso a Cetara nella metà del Settecento, è largamente diffuso in tutta Italia e deriva dal personale medievale Giordanus, già documentato in iscrizioni latine cristiane del II e III secolo come Iordanus e Iordanes: il nome, dall’aramaico Yurdenah ed ebraico Yarden (col significato di “fiume a due bracci”) si diffuse in Europa nell’XI secolo per effetto delle crociate in Terrasanta, essendo il nome del fiume Giordano della Palestina dove fu battezzato Cristo45. Vi fu pure un Perosino de Giordano tra i cavesi che, il 22 settembre 1460, furono destinatari della missiva di re Ferrante I d’Aragona contenente privilegi e concessioni alla Fedelissima Città della Cava.
IMPARATO – Diffuso in tutta la Campania nella duplice forma Imparato e Imperato, è originato dalla cognominizzazione in senso patronimico del nome del capostipite Imperatore, personale nei secoli scorsi impartito agli infanti sulla scia di una tradizione augurale di nomi derivati da titoli nobiliari (Barone, Nobile, Marchesella, Principessa, etc.).
LANDI – Di origine medievale, deriva dal personale Lando, ipocoristico di nomi come Orlando, Rolando, Landolfo, Lamberto, etc.; alla base vi è il germanico landa, ovvero “territorio, paese”. Tipico della città di Salerno, è ampiamente diffuso anche a Fisciano, Baronissi, Pontecagnano Faiano, Battipaglia e Mercato Sanseverino, con propaggini a Napoli e nel Casertano, area quest’ultima dove è presente anche la variante locale Lendi46. Mentre a Cetara i Landi registrati sono tutti di ceto borghese, si individua nella città di Cava un ceppo nobile nel Quattrocento47.
LIGUORI – Tra i più diffusi nella Cetara settecentesca, è la cognominizzazione in senso patronimico del nome medievale Ligorius. Tale appellativo deriva dal personale Lidorius, diffusosi in Occidente per effetto del Cristianesimo grazie al culto di San Ligorio o Lidorio, vescovo di Tours, morto nel 371. Lidorius, la cui variante nell’accezione comune divenne Ligorius, significava letteralmente “colui che colpisce”, derivando dal verbo latino laedo, is, laesi, laesum, ere48.
MAGLIANO – Tipico del Salernitano, dove è diffuso principalmente a Campagna, Cava de’ Tirreni, San Giovanni a Piro ed Eboli, deriva da un toponimo Magliano o dalla cognominizzazione in senso patronimico del personale Magnano, a sua volta originato dal supernomen latino Magnus (da magnus, “grande”).
MANDIELLO – Registrato nel Catasto Onciario di Cetara di Cava anche nella forma corrotta Manniello, ha alla base il nome Mando, da Armando, oppure Manno, già documentato nell’VIII secolo nella forma latinizzata Mannus, ipocoristico aferetico di nomi medievali come Alemanno, Ermanno, Russomanno o Riccomanno49.
MASULLO – Cognome campano, principalmente diffuso a Cava de’ Tirreni, Napoli, Salerno, Casalnuovo di Napoli, Casalbuono, Vietri sul Mare, Sacco, Pozzuoli e Nola, deriva dal nome del capostipite Maso, o Masullo, ipocoristico aferetico del nome Tommaso o Tomaso (da cui Tomasullo e Masullo).
MONTESANTO – Cognome napoletano, ma discretamente diffuso pure in Costiera Amalfitana a Maiori e Cetara, deriverebbe dalla cognominizzazione di un toponimo Montesanto, luogo di origine del ceppo familiare. A Cetara nel 1754 sono registrate cinque famiglie Montesanto, una delle quali, rappresentata da Benedetto Montesanto, è originaria di Majuri, dunque di Maiori50.
PALADINO (PALLADINO) – Diffuso in tutta Italia, con più alta frequenza al Sud per Palladino, ha alla base il nome Paladino, già documentato nel XII secolo (Genova 1163 e Bari 1273, Palladinus; Bari 1270, Paladinus), formato da paladino, denominazione – irradiatasi in Italia a partire dal XII secolo con l’epica francese carolingica – di ognuno dei dodici cavalieri che vivevano e combattevano accanto a Carlo Magno51. A Cetara vive nella metà del Settecento la famiglia del bracciale Luca Paladino.
PAPPALARDO – Tipico campano e diffuso in tutta l’Italia meridionale, deriva da un soprannome legato al termine pappa, dal verbo pappare (“mangiare”), e lardo (“grasso animale”). Proprio a Cava, il cognome è già documentato nell’anno 1060 con un Marius qui dictus est Pappalardo52. A Cetara è tra i cognomi più diffusi nella metà del Settecento e si distinguono alcuni esponenti del ceppo come veri e propri imprenditori, industrianti di salzume e negozianti d’alice salate.
PASANTE – Rimasto solo nella forma Passante, deriverebbe dal soprannome “passante”, inteso come “viandante”. A Cetara nel 1754 è il cognome di una sola famiglia, il cui paterfamilias è il bracciale Bernardo Pasante spostato con Anna Scapolatiello, il quale è probabilmente originario dell’area del Napoletano.
PERRIELLO – Documentato nel Catasto Onciario del Casale di Cetara di Cava solo per quattro famiglie di pescatori e marinari, deriva da Petriello, dal nome latino Petrus, affermatosi sin dal primo Cristianesimo per il prestigio e il culto di San Pietro, il Principe degli Apostoli martire a Roma sotto Nerone53.
PICA – Diffuso maggiormente nell’area tra Abruzzo, Lazio, Campania e Puglia, può derivare da un soprannome legato al termine latino pica (“gazza”) oppure dalla cognominizzazione in senso matronimico del personale femminile Pica.
PRENCIPE (PRINCIPE) – Registrato nel Catasto Onciario di Cetara nella forma corrotta Prencipe, è attualmente presente soltanto nella versione italianizzata Principe. Deriva dalla cognominizzazione del nome di persona Principe o da un epiteto attribuito al capostipite, detto appunto “prencipe”.
PRUDENTE – Attestato a Cetara nel 1754 solo per la famiglia del marinaro Lorenzo Prudente, coniugato con Antonia Gatto, deriva dalla cognominizzazione del personale Prudente. Dal nucleo familiare individuato nel Catasto Onciario del Casale di Cetara discese l’illustre clinico Francesco Prudente (Cetara, 1804 – Napoli, 1867), figlio di Luigi e Maria Liguori, che fu direttore e professore della “Prima Clinica Medica dell’Università degli Studi di Napoli” e senatore del Regno d’Italia.
PUNZO – Meridionale, diffuso anche nella variante pluralizzata Punzi, ha origine dal nome Ponzio o Ponziano, a sua volta derivato dal nomen latino Pontius54. Nella Cetara della metà del Settecento i Punzo sono tutti pescatori e marinari, ma va menzionato a Cava un ceppo familiare con questo cognome che si distinse particolarmente nel XIV secolo con un Giacomo Punzo che fu auditore della Provincia di Bari sotto re Roberto nel 131655.
ROMANO – Panitaliano, ossia diffuso in tutto il territorio nazionale, si trova registrato anche nelle varianti locali Romani, Romanelli, Romanello e Romaniello. Deriva dal nome di origine slava Roman, o dal nome latino Romanus o da uno dei vari toponimi contenenti il termine “romano”56.
RUOCCO – Forma dialettale del nome cognominizzato in senso patronimico Rocco, si ritrova diffuso in tutta la Costiera Amalfitana: nel 1562 un Serio de Rocco de Plagiano è sindaco dell’Università di Praiano e Vettica Maggiore e da una cronaca tramandataci dal Camera, del 1645, abbiamo notizia di un Costanzo Ruocco padrone di un legno da pesca57. A Cetara nel 1754 è residente una sola famiglia Ruocco, rappresentata dal pescatore Gennaro di 20 anni.
SARNO – Cognome campano, diffuso maggiormente a Napoli, Avellino, Volturara Irpina, Salerno, Bracigliano, Nocera Inferiore, Atripalda, Portici e Parolise, deriva dal toponimo Sarno, luogo di provenienza del ceppo familiare.
SCANNAPIECO – Tipico del Salernitano, dove è registrato con picchi di maggiore diffusione a Salerno, Maiori, Campagna, Nocera Inferiore e Cava de’ Tirreni, deriva dal soprannome “Scannapieco”, da scanna (“scannare”, “sgozzare”) e pieco (da piecoro, “pecora” o “agnello”). Nel 1460 era sindaco della Città della Cava un messere Onofrio Scannapieco.
TATA – Attualmente poco diffuso in Campania, e registrato solo a Napoli, Agropoli, Cancello ed Arnone, Pozzuoli, Valva e Falciano del Massico, deriva dall’appellativo tata, con il significato di “padre”. A Cetara nel 1754 risiede la famiglia dei fratelli fornari Fabrizio e Carlo Tata.
TESTA – Secondo lo storico Vannozzi, è un soprannome fisico-anatomico che deriva dal latino testa, col significato di “guscio” o “conchiglia” e dopo di “vaso di terracotta” e quindi, per estensione analogica, “capo” sia dell’animale che dell’uomo. L’analogia risale forse all’uso barbarico di versare acqua, vino o sangue da bere nel cranio, ma anche ai comici del basso impero. In analogia con Capo e Caputo, il cognome si attesta a partire dal medioevo palesemente traendo linfa dal linguaggio colorito dei comici nel tardo impero romano (ripreso poi dalle commedie dell’arte, le varie maschere tipiche regionali ancor oggi insistono sulla caricatura che fa dei personaggi rappresentati dei “tuttotesta”). Viene, infatti, determinato e attribuito per le caratteristiche fisiche o figurate della testa58.
TROISE – Diffuso sia nella forma originaria Troise che nella variante pluralizzata Troisi, ha alla base il nome di persona Troise o Troisio. Un Domenico Troise è documentato a Cava come capitano nel Principato per re Carlo nel 1291 e un cavalier Toisio de Troise fu barone in Terra di Lavoro e maestro della Real Maresciallia nel 1294. Ancora, Federico Troise nel 1345 fu cameriero familiare della regina Giovanna I e un Annibale nel 1347 fu avvocato ed apprezzato autore di opere giuridiche59. A Cetara nel 1754 è registrata una sola famiglia Troise, con a capo il marinaro Martino di 31 anni.
TUNIERO – Cognome estinto in Campania, attestato per una sola famiglia nella Cetara della metà del Settecento, deriva dalla cognominizzazione in senso patronimico del nome di persona Fortuniero.
VUOLO – Tipico campano, è originato dal nome di persona Paolo, cognominizzato in senso patronimico nella forma Pavuolo, divenuta poi Vuolo per aferesi60.

Un altro cognome è registrato nel Catasto Onciario del Casale di Cetara, ed è quello del Privilegiato Napoletano – ovvero nativo di Napoli e quindi privilegiato per essere esente dal pagamento della tassa in once – Ignazio de Sanctis. Tale cognome deriva dal nome del capostipite Santo, latinizzato nella forma patronimica latina de Sanctis.
Attualmente i cognomi più diffusi a Cetara sono, nell’ordine: Pappalardo, Giordano, Ferrigno, Di Crescenzo e Benincasa, tutti già registrati nel Catasto Onciario della metà del Settecento.
Oltre a quelli già registrati nel Catasto Onciario del 1754, i cognomi oggi presenti a Cetara sono: Abbate, Alari, Alboretti, Arcella, Argento, Arpino, Attanasio, Attomana, Basile, Battista, Bertella, Bertini, Bettarini, Biondini, Bisogno, Bosco, Caiazzo, Cammarota, Capo, Capozzi, Carobene, Casaburi, Casizzone, Caso, Castaldo, Castelgrande, Castiello, Cauciello, Cioffi, Colaps, Cretella, Crisconio, Curcio, Curia, D’Alessandro, Dalia, D’Amato, D’Arienzo, De Bonis, De Chiara, Del Balzo, Dell’Acqua, Della Mura, Del Pizzo, D’Emma, Di Bianco, Di Lieto, Di Martino, D’Uva, Ferrara, Fertitta, Figliola, Finiguerra, Foresti, Forte, Francese, Gallo, Giacinto, Giorgio, Grassi, Iannicelli, Iannone, Karantes, Luisi, Mammato, Mandara, Marano, Marchiaro, Marone, Massimo, Milano, Minutolo, Mocerino, Monetti, Nasta, Nicolao, Nicoletti, Nobile, Ottomana, Palazza, Paradiso, Parente, Parodi, Pavone, Peluso, Pennino, Pino, Pirozzi, Pisacane, Piscino, Pizzulli, Porcelli, Rizio, Romeo, Rondini, Rosalba, Roseti, Rubini, Sagginella, Santelia, Santini, Saporiti, Saturnino, Savastano, Saviello, Savino, Senatore, Settembrino, Sperandeo, Speranza, Spinace, Squizzato, Staffa, Tafuri, Torre, Torrente, Venosino, Vigorita, Vitale, Vitolo, Zuppardi e Zuriello….

 

Description

INDICE DEI COGNOMI E DEI LUOGHI CONTENUTI NEL TESTO

 

Famiglie

Alfano: 239
Anastasio: 11 – 47 – 88 – 131 – 226
Annarummo/Annarumma: 46 – 87 – 93 – 137 – 165
Apicella: 51 – 86 – 221
Autuori: 1 – 24 – 65 – 80 – 215 – 246 – 261
Avallone: 27 – 62 – 196 – 266
Benincasa: 7 – 144 – 230
Bianco: 33 – 56
Calabria: 36
Caravano: 94 – 99 – 142 – 232
Cesarino: 119
Coceniello: 38 – 220
Cona: 101
Crescenzo/Crescienzo: 6 – 91 – 117 – 122 – 130 – 159 – 185 – 201 – 217 – 218 – 222 – 231 – 258
Criscuolo: 14
D’Acunto: 72 – 110 – 121 – 129 – 138 – 145 – 160 – 169 – 174 – 186 – 237 – 250 – (253 con Di Nicola) – (270 con Galano)
De Federici: 188
Della Monica: 40
Della Noce: 52 – 247
Di Caro: 66 – 265
Di Cesare: 143
Di Crecenzo: 2 – 4 – 5 – 15 – 41 – 58 – 70 – 76 – 79 – 84 – 109 – 153 – 162 – 163
Di Fazio: 214
Di Filippo: 156
Di Mauro: 10
Di Nicola: 253
Di Vito: 29
Esposito: 206 – 212 – 262
Falcone: 50 – 205 – 216 – 235
Fedele: 136
Ferrajuolo (Ferraioli): 139
Ferrigno: 92 – 100 – 148 – 151 – 167 – 195 – 200 – 255
Fiorillo: 107 – 133
Forcellini: 118
Galano: 98 – 157 – 166 – 187 – 233 – 242 – 270
Gatta: 32 – 67 – 108 – 120 – 244 – 263
Gatto: 44 – 141 – 228 – 241 – 249
Gaudiano: 234
Giordano: 3 – 20 – 22 – 25 – 42 – 45 – 55 – 61 – 63 – 77 – 78 – 102 – 103 – 104 – 105 – 106 – 112 – 126 – 147 – 158 – 161 – 171 – 172 – 175 – 184 – 191 – 199 – 259 – 260 – 267 – 268 – 269
Imparato: 23 – 89 – 176 – 229 – 238
Landi: 8 – 19 – 75 – 125 – 155 – 178 – 182 – 209
Liguori: 9 – 12 – 21 – 39 – 48 – 49 – 54 – 59 – 68 – 81 – 83 – 111 – 113 – 114 – 115 – 116 – 152 – 154 – 168 – 179 – 189 – 192 – 198 – 207 – 236 – 245 – 256
Magliano: 150
Mandiello: 35
Masullo: 34 – 219
Montesanto: 31 – 240 – 251
Paladino: 193
Pappalardo: 13 – 16 – 30 – 53 – 82 – 90 – 96 – 123 – 128 – 134 – 135 – 164 – 180 – 181 – 194 – 202 – 210 – 211 – 213 – 223 – 224 – 225 – 227 – 243 – 248 – 252 – 254 – 264
Pasante: 43
Perriello: 64 – 124 – 146 – 149
Pica: 37
Prencipe (Principe): 71 – 74 – 95 – 132
Prudente: 197
Punzo: 26 – 38 – 60 – 73 – 183
Romano: 17 – 69 – 85 – 140
Ruocco: 173
Sarno: 97 – 170 – 177
Scannapieco: 18 – 190 – 257
Tata: 127
Testa: 57
Troise: 204
Tuniero: 203
Vuolo: 208 – (87 con Annarumma)

Vedove e vergini in capillis

Avallone ved. Pappalardo: 7
Criscuolo ved. Masullo: 3
Ferrigno: 1
Giordano ved. Anastasio: 6
Giordano ved. Falcone: 2
Liguori ved. Giordano: 5
Pappalardo ved. Mandiello: 4

Napoletani Privilegiati

De Sanctis: 1

Forestieri abitanti:

Figliuolo da Montella: 2
Gargano da Amalfi: 3
Montesanto da Maiori: 1

Cittadini assenti:

D’Acunto: 1
Montesanto: 2
Giordano: 3

Forestieri assenti:

Calabrò di Maiori: 2
Liguori di Erchie: 1
Manniello di Salerno: 3

Ecclesiastici Secolari Cittadini

Apicella: 1 – 13
Avallone: 7
Crescenzo: 3 – 4 – 15 – 16
Erroja: 9
Falcone: 6 – 11
Ferrigno: 5 – 8
Gatti: 2
Giordano: 12
Magliani: 17
Pappalardo: 18
Romano: 10
Testa: 14

Chiese e Luoghi Pij

Cappella di Santa Maria di Costantinopoli
Congregazione di San Francesco d’Assisi
Pio Monte de Morti
Pio Monte dell’Anime del Purgatorio
Pio Monte del Santissimo Sagramento e della Santissima Annunciata
Parrocchiale Chiesa di San Pietro Apostolo

 

Dettagli

EAN

9788872970133

ISBN

887297013X

Pagine

96

Autore

Paolucci

Editore

ABE Napoli

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Editorial Review

Mestieri, professioni e società

Sfogliando le rivele del Catasto Onciario del Casale di Cetara, si ha la possibilità di immergersi totalmente nella società della metà del Settecento di questa località, “incontrando” tutte le famiglie dell’epoca, una ad una, con le annotazioni dei mestieri o professioni e dell’età di ogni singolo componente.
Nella parte del catasto vero e proprio, poi, si trascrivono fedelmente le notizie essenziali con l’elenco delle famiglie numerate e riordinate per nome del capofamiglia, anziché per cognome, con la stessa impostazione di ordine delle rivele. Tutto è registrato e trascritto dai deputati e dagli apprezzatori incaricati alla redazione del Catasto: i nomi e cognomi di tutti i capifamiglia sono riportati in ordine alfabetico di nome, con relativo mestiere e composizione del nucleo familiare, seguiti dal parametro dell’oncia per stabilire l’esatto valore del reddito imponibile. Seguono le rubriche dei Napoletani Privilegiati, Forastieri abitanti, Forastieri assenti, Cittadini assenti, Vergini e vedove, Luoghi Pij e Sacerdoti Secolari Cittadini, ovvero i sacerdoti.
Dopo l’elenco a parte che estrapola i beni ecclesiastici, tassati diversamente in base al Concordato con la Chiesa11, il tutto viene registrato, confrontato e assommato nell’operazione di sommatoria definitiva delle tasse, che va sotto il nome di Collettiva delle once, per stabilire l’esatto importo della dichiarazione totale del reddito imponibile relativo all’Università.
Il mestiere più diffuso a Cetara, svolto dalla maggioranza dei componenti delle famiglie residenti, è quello del semplice pescatore, attività che costituisce la fonte principale di reddito per ben 121 famiglie sulle 270 censite nel Catasto Onciario (considerando solo le rivele dei capifamiglia maschi), mentre altri 89 paterfamilias sono registrati come marinari.
Meno diffusa, per la morfologia del territorio, è l’agricoltura, praticata in sostanza da tutta la popolazione grazie alla presenza nella maggior parte delle case di un piccolo orto o giardino accosto coltivabile, ma attività di primo impiego per pochi Cetaresi: Andrea della Monica di 40 anni, Bernardo Pasante di 52 anni, Domenico Apicella di 54 anni con il nipote quarantenne Antonio Apicella, Francesco Fiorillo di 24 anni, Carmine Magliano di 30 anni residente con il padre decrepito Giovanni Berardino, Giovanni di Filippo di 40 anni, Giuseppe di Crescenzo di 35 anni, Luca Paladino di 46 anni, Matteo Crescienzo di 54 anni, Marco di Fazio di 33 anni, Pietro Montesanto di 56 anni, Sabato Montesanto di 54 anni e Tomaso di Caro di 47 anni. Legati alla pastorizia sono solo due capifamiglia: il guardiano Andrea Liguori di 60 anni e il guardiano di capre Biase Apicella, trentanovenne.
È questa la classe sociale più povera di Cetara, rappresentata da umili pescatori, marinari, bracciali o braccianti agricoli e guardiani di animali domestici, non mancando in alcuni casi, per coloro che rivelano essere dediti alla pesca, la proprietà di barche ed uzzi grandi o piccoli. Sono infatti tanti i capifamiglia nelle cui rivele è leggibile l’espressione non possiede cosa alcuna, e tra i Cetaresi più indigenti vi è il pescatore Gennaro d’Acunto di 40 anni, il quale vive con la moglie ed i suoi tre figli nelle case di Candelora di Caro senza pagarne l’affitto per carità della citata proprietaria.
Al ceto degli imprenditori, ovvero di coloro che fanno industria, appartengono i pescivendoli, pisciaiuoli, piscivennoli o piscevinola Carmine Gatta, Domenico Antonio Pappalardo, Gennaro di Crescenzo, Gennaro Giordano, Nicola Crescenzo, Nicola Gatto, Paolo Alfano e Matteo Landi, quest’ultimo menzionato nella sua rivela come rivenditore di pesce, ma degne di particolare attenzione sono le attività di produttori o commercianti di pesce salato. Fanno industria di salzume, infatti, Gennaro Ferrigno di 61 anni che tiene 150 ducati impegnati in negozio di pesci salati e lavora con il figlio quattordicenne Giuseppe, Liberato Avallone del fu Domenico di 48 anni con il figlio ventenne Antonio, e il pescatore Pietro Liguori del fu Antonio di 52 anni con il figlio Antonio di 20 anni. Ancora, Antonio di Mauro di 74 anni fa’ industria di salar pesce con il figlio e suo nipote, Melchiorre Pappalardo di 48 anni è negoziante d’alice salate, e Matteo Pappalardo di 58 anni è negoziante di pesce salato con suo fratello Luca.
Ai commercianti si aggiungono il negoziante di vini Domenico Anastasio di 45 anni, il bottegaro Bartolomeo di Crescenzo di 48 anni che abita alla Marina di Cetara, e il giovine di negoziante Francesco Liguori di 40 anni.
Vi sono poi gli artigiani, come i calzolaj Gesuè Landi del fu Francesco di 25 anni e Gennaro d’Acunto di 66 anni, il trentacinquenne solachianiello - riparatore di scarpe - Andrea Giordano, il fallegname Francesco Forcellini che svolge la sua attività con il figlio Pascale, i boscajoli Giuseppe Benincasa del fu Giovanni e Antonio Benincasa, quest’ultimo con i suoi sei figli tutti boscajoli, ed i sartori Carmine di Crescenzo ed Onofrio Benincasa. Solo in quattro famiglie si hanno le competenze per panificare o infornare prodotti alimentari: Diego Sarno con il figlio Giovanni e Fabrizio Tata con il fratello Carlo sono fornari, mentre sono panettieri Giuseppe Sarno e Saverio di Nicola.
Gli unici barbieri sono Giuseppe della Noce di 22 anni, che vive in casa del padre storpio Bartolomeo, e Giovanni Antonio Giordano di 34 anni figlio del pescatore Serafino.
Di più agiata condizione economica e sociale sono i sacerdoti12, i professionisti come i reggi notari Filippo e Geremia di Crescenzo e il dottore fisico - ossia medico - Salvatore Pappalardo, e coloro che vivono con le proprie sostanze: vive del suo Francesco d’Acunto del fu Luca di 50 anni, così come pure Natale Apicella di 76 anni ed il cittadino assente Giovanni Montesanto del fu Bartolomeo di 40 anni che vive in Erchia13. Borghesi sono sicuramente pure i tre clerici Giovanni di Cesare, Giovanni Sarno e Tomaso Avallone, l’ultimo dei quali coniugato, lo scribente Giuseppe Giordano di 53 anni, e Gennaro Figliuolo (o Figliolo) di 60 anni di Montella, che abita con la moglie Margarita Erroja nella Reggia Torre di Cetara dove esercita il reggio officio di bombardiere o di artigliero e risulta esentato dal pagare la tassa in once per il proprio impegno militare al servizio della corona14.
Vive addirittura nobilmente il Signor Giuseppe de Federici di 69 anni e risiede con la sua famiglia e la servitù in una casa palaziata nel Casale di Cetara: soltanto in questo nucleo familiare sono annotati, accanto ai nomi dei singoli componenti, i titoli di Signor, Don e Donna, all’epoca attribuiti soltanto ai membri delle casate signorili15.
A pochissimi giovani è concesso studiare: casi rari sono l’applicato agli studj Giuseppe Perriello di 20 anni figlio del pescatore Carmine, Donato Tata di 17 anni figlio del fornaro Fabrizio, che risulta allo studio con il fratello Gianbattista ed il cugino Michelangelo, entrambi di 14 anni, e vanno alla scuola pure Giovanni Berardino di 16 anni ed Onofrio di 14 anni, figli di Francesco d’Acunto.
Sei capifamiglia vengono definiti vecchi decrepiti o impotenti, per l’età avanzata o per l’impossibilità a fatigare: Andrea Anastasio e Ventura Galano di 90 anni, Geronimo Liguori di 80 anni, Giovanni Berardino Magliano e suo fratello Biase di 72 e 65 anni, Lorenzo Liguori pure di 65 anni e Gennaro Giordano di 60 anni.
Tra i casi che suscitano curiosità vi sono invece i muti Pietro, Gaetano e il disapplicato - che non lavora - Antonio Ferrigno, tutti registrati in casa del marinaro Silvestro Ferrigno, e il pescatore fuggiasco Filippo Giordano di 40 anni menzionato nella rivela del fratello Saverio.
Corrispondono alcuna tassa in once il privilegiato Napolitano Ignazio de Sanctis, i forastieri abitanti Benedetto Montesanto e Giuseppe Gargano, e tutte le vedove, perché povere, Angela Ferrigno, Carmina Giordano, Lucia Criscuolo, Margherita Pappalardo, Margherita Liguori, Geronima Giordano e Rosa Avallone, mentre i cittadini Giuseppe d’Acunto marinaro di 55 anni che vive a Maiori, il già citato Giovanni Montesanto commorante in Erchia pertinenze della Città di Majuri ed il pescatore Nicola Giordano commorante nella Scalea, che risultano quindi assenti in quanto residenti in altri luoghi, vengono regolarmente tassati per le proprietà che possiedono a Cetara, propria patria d’origine. Allo stesso modo, vengono tassati i cittadini forastieri assenti, cioè i forestieri che non abitano a Cetara ma che ivi possiedono beni, Domenico Liguori del Casale di Erchia, Domenico Calabrò della Terra detta lo Giglio Tenimento di Majuri e Nicola Manniello - o Mandiello - del fu Felice di Salerno.