SAN GIOVANNI A-T-AURANO DEL MONTE SANT’ANGELO FONDATA DA SAN PIETRO APOSTOLO SBARCATO AL FORO GIULIO DI URBE RIANO

SAN GIOVANNI A-T-AURANO DEL MONTE SANT’ANGELO FONDATA DA SAN PIETRO APOSTOLO SBARCATO AL FORO GIULIO DI URBE RIANO

BASCETTA: IL BATTISTERO DI S.GIOVANNI FONDATO DA S.PIETRO APOSTOLO NEL I SECOLO SBARCATO A URBE-RIANO

di Arturo Bascetta
La vera Basilica di s.Giovanni in Laterano fu nel Late di Urano che non è il Lazio di Roma, ma l’Atense del Gargano col Castello Taurano. S.Giovanni è il Bagno battesimale fondato da s.Pietro Apostolo appena sbarcato in Puglia, e chiamato Principato del Regno di Dio. Esso fu invaso dai normanni slavi del Guiscardo per fondare la capitale dei Mariani martiri della Croce di S.Andrea di Patrasso, opponendo il rito di S.Paolo nella adiacente città dell’Episcopio. Guiscardo fondava l’Ascola proprio a Teate Apula, nel luogo del Mercato di Urrita, dove erano stati uccisi i Giudei che si immolavano nel nome di Cristo. Teate era fra i ruderi del Foro Giulio del consolato romano di Bibulco, fra le lapidi dell’Urbe Vetere dove nacque la prima sede del Ducato Apulia. Essa fu detta Episcopio della Scola greca del Castello Vetere del Late dei Greci tolto ai Troiani, ma che era proprio dei Romani pagani e non degli Schiavi ebrei greci che adoravano Mamma Schiavona. L’Episcopio del Ducato Apulia sostituì il culto della Civitate Regina in Principato in Hea Apula detta Eca di Canosa, che era la vera vicaria bizantina di Costantinopoli.
C’è da dire che sul Gargano fu fondata anche Ascolano, che era il Castello Luriano propriamente detto di S.Maria dell’Episcopio che differisce da S.Pietro à Castello Taurano che fu la Basilica di s.Giovanni in Laurano.
Insomma la Basilica sta sopra al Monte S.Angelo, mentre l’Episcopio sta sotto al monte, dove era ubitaco l’antico consolato romano di Urbe Uriano, Urbiriano, che divenne ufficialmente la Rocca-Palazzo S.Martino conosciuta come Civitate.
Ma il suo nome è Civitate Episcopio, a ridosso della Porta di Yriano che conduce infra Civitate Asculense, detta della Porta Iscardi, perché è Città del Porto fondata dai Beneventati e usurpata dai Greci, provocando le ire del papa.
Passando oltre le stesse mura, compariva S.Giuliano, sul fiume dell’antica Canne, la chiesa costruita dai militi Ranensi di Trani, indicando che questi luoghi dell’Episcopio Yriano tornarono poi ai troiani ecani, guidati dall’episcopo greco s.Marco d’Eca, che li riportò nel regno bizantino, fino a quando il papa non si rivolse a Roberto il Guiscardo.
Guiscardo occupò il Principato dell’Ascola con la basilica di S.Giovanni battista che si diceva fondata da s.Pietro principe degli apostoli. In cambio il pontefice chiese la distruzione di Civitate Episcopio, quella dove nel mentre era nata una S.Nicola dei Greci, proprio a Civitate Porto Ascolense a Lu Riano ovvero Uriano, futura Contea, che non è Ariano Irpino, perché Yriano fu fondata dai salernitani e occupata dal Guiscardo, il quale abitava nella limitrofa di Ascolense dell’Iscola Castello.
Fu detta Luriano, sita proprio fuori il Porto di Civitate Asculense, perché dalle ceneri nacque s.Mercurio in s.Martino al Bivio o Biviano, che non è la futura Bovino.
Stando alla cronaca di Leone Ostiense è esistito un Gerardo, signore di Alipergo, castello che sovrintendeva sulla relativa Contea di Yriano, il quale, andando incontro a Roberto, primo fra tutti i normanni, quasi per scherzo, lo chiamò Guiscardo.
Con questa certezza è possibile ripartire dal toponimo «Alipergo», nome del castello pugliese appartenuto ai Salernitani, o Yriani che dir si voglia, dalle cui scale scese Alberada, quando il fratello, per non vedere distrutta la Puglia di Heapula di Canosa, stretta amicizia con l’invasore normanno della Sarmazia, le volle dare marito, sfidando una parte dei bizantini.
Allo scopo di ottenere servigi dalle sue milizie, col consenso del figlio Eriberto, nel 1048 fece così sposare la sorella Alberada di Alipergo col più potente guerriero.
Il Guiscardo, dal matrimonio con Alberada, avrà Boemondo, poi tornato dalle Crociate come Principe di Antiochia, contando sulla fedeltà dei cugini Roberto e Eriberto figli di Gerardo. Boemondo fonderà il suo palazzo principesco in quel di Cenosa, l’antica Eca Apula, o Heapula, strappata ai pagani romani che si erano fidati del defunto padre. Boemondo resse nella sostanza il titolo di Principe imperiale senza muovere la sede della vicaria dell’Impero d’Oriente, Civitate Regina, occupata dai Cavalieri prima di partire per le Crociate.
Al 1048 è possibile ascrivere l’inizio della storia del Castello di Alipergo della Contea di Yria, federato col Guiscardo, a protezione della Civitate Regina, ovvero la prima Troia dei Romani d’Oriente. La vicaria dell’Impero bizantino, ex capitale troiana dei romani pagani, rischiava ora di cambiare nuovamente rito religioso, dirottata dai salernitani su quello dei martiri greci di Patrasso a suo tempo uccisi dai romani.
Nella sostanza i Mariani, cioè gli Ebrei della croce di Cristo, si riprendevano i luoghi del martirio di S.Nicandro, quest’ultimo morto nel Mercato del Loreto di Urrito, luogo dell’anfiteatro del Foro Julio dell’antica Ate di Teate, consolato romano di Puglia, mandando su tutte le furie il papa che pretese la distruzione di S.Maria dei Giudei venerata a Porto Uriano, che è la futura Barola di Borsa, erede del Guiscardo, sede del Principato regio di rito misto distrutta dal sisma del 1092, quando nacque Baruletto dei templari e Borsa con la madre Sichelgaita furono cacciati e arretrati nel Salernitano (Cimitile di Nola) dal fratellastro Boemondo. Il Papa impose allora che la nuova capitale papalina del Principato di Dio fosse Urbeiriano fatta vicaria del Regno di Pavia fatto nascere da Corrado di Lorena contro il padre Imperatore, scrivendo il Catalogo dei Baroni appunto nel 1092, con la Santa Trevia. Nasceva il Regno di Heapula a Canosa, malamente tradotto come Regno di Napoli, durato solo fino al 1101, quando avvenne l’invasione del padre Imperatore che ripristinò le Contee di Nova Capua, Nova Benevento e Nova Salerno mandando in fumo i marchesati papalino e l’unificazione del regno d’Italia.
Arturo Bascetta

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