Una novella storica con protagonisti il Principe di Salerno e sua sorella Giulia, fatti schiavi da corsari turchi, brillantemente tirata fuori dal cassetto da due curatori e traduttori eccezionali, quali sono il preside Virgilio Iandiorio (Italia) e il prof. Delolme.
La storia ha inizio nel Regno di Napoli, ai tempi del Viceré Gaspare Mendez De Haro. Il principe , coinvolto nella guerra austro-turca, combattuta dal 1683 al 1699, finisce schiavo dei Turchi in Siria, come sua sorella. Più che la forza delle armi sarà quella dell’amore a dipanare la vicenda. E viene fuori un confronto serrato e leale tra le due culture, quella turca e quella occidentale, sul ruolo della donna, sulla virtù politica e sui valori umani.
Il libro, pubblicato in Francia più di tre secoli fa, offre spunti di riflessione su questioni che sono di attualità ai nostri giorni. La postfazione al libro è un corollario importante per comprendere le motivazioni storiche e stilistiche dell’autore francese, Jean de Préchac.
Nella seconda metà del XVII secolo, in Francia, ebbe successo il genere letterario delle novelle storiche. Un genere molto eterogeneo, ma che in qualche modo anticipa il romanzo storico. Lo studioso francese ne ha contate una cinquantina di novelle di questo genere. Molte di esse sono di autore anonimo; di altre gli autori sono personaggi famosi (Lafayette, Villedieu, Bernard,
Aulnoy).
La storia alla fine conia entrambi i lati della stessa moneta. Da un lato, lavora per produrre un insieme strutturato, seguendo un processo in cui determinati tratti sono fissi. Le parti dei caratteri, l’ambiente e le lezioni appaiono chiare. D’altra parte, gioca con le apparenze, le finzioni, le maschere e gli eventi a doppio senso. Offre uno sciame di personaggi che presentano all’origine un certo numero di attributi, poiché cambiano le funzioni e i colori nella misura in cui procedono in avanti. Sotto gli occhi del lettore si svolge come un esperimento scientifico in cui gli elementi reagiscono, si trasformano, a seconda delle forze e delle tensioni, e diventano diversi molte volte. Il libro stesso va gradualmente mutando. Appare in anticipo come documento storico. Poi si passa ad un libro di cavalleria ad un libro sentimentale, da una storia di schiavi ad una storia edificante, da una narrazione dall’ambigua morale ad una narrazione in cui l’etica è sicura.
In conclusione, si percepisce una grande ricchezza di aspetti e contrasti che sono collegati da un ritmo forte, in cui abbondano le avventure di paradossi e di sorprese: una storia di avventura che attraversa il Mediterraneo, ma che passa nello spazio ristretto di una stanza, un’opera in cui un principe italiano si umilia nel palazzo di un siriano, per gli splendidi occhi di una musulmana allevata da una cristiana.